sabato 26 gennaio 2013

USA for Life



La Marcia per la vita a Washington è solo una delle iniziative organizzate dalla Conferenza episcopale negli Stati Uniti. Contro la cultura della morte

Migliaia di persone hanno portato la loro testimonianza a favore dei principi morali e religiosi in occasione della Marcia per la vita che si è svolta ieri, venerdì, a Washington. Un evento, diventato ormai appuntamento fondamentale per i movimenti e le organizzazioni pro-life, che si tiene ogni anno a seguito della sentenza, datata 1973, con la quale la Corte suprema di giustizia ha legalizzato l’aborto negli Stati Uniti.Il raduno, giunto dunque alla quarantesima edizione, è stato preceduto da una veglia di preghiera che si è tenuta nella basilica del santuario nazionale dell’Immacolata Concezione, aperta dalla messa presieduta dal cardinale arcivescovo di Boston, Sean Patrick O’Malley. Nell’omelia il porporato ha sottolineato che «il Vangelo della vita è un imperativo per i discepoli di Cristo», aggiungendo che «Cristo, attraverso la sua Chiesa, ci spinge a essere difensori della vita in una cultura della morte». Il cardinale O’Malley ha poi osservato che «troppi americani vedono l’aborto come un male necessario» e ha concluso esortando i fedeli a lavorare per dimostrare che non è così, che l’aborto «è semplicemente il male». La veglia è stata conclusa da una concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Dallas, Kevin Joseph Farrell.
L’arcidiocesi di Washington, in contemporanea alla marcia, ha promosso altri eventi: si è trattato di due manifestazioni e di due messe che si sono svolte in distinti luoghi della capitale e che hanno coinvolto in particolare giovani e non residenti. Inoltre alla marcia si accompagnano una manifestazione per la vita, che si svolge oggi a San Francisco, e altri raduni minori che, di anno in anno, richiamano sempre più adesioni. Anche quest’anno, nonostante le rigide temperature, le strade di Washington hanno accolto una moltitudine di manifestanti, soprattutto giovani. Alla prima marcia del 1974 parteciparono circa ventimila persone ma, nel corso degli anni, il numero delle adesioni all’iniziativa è progressivamente cresciuto fino a toccare, per esempio nel 2010, quota trecentomila.
Dall’episcopato cattolico si sono fatti sempre più frequenti gli appelli volti a contrastare la secolarizzazione della società, invitando le comunità a vivere in maniera intensa e coerente la propria appartenenza alla Chiesa.
I vescovi hanno promosso un’iniziativa per esortare i fedeli a rendersi promotori di un rinnovamento della società. Si tratta di un programma di preghiere e penitenza al fine di ribadire l’impegno dei fedeli per una nuova cultura della vita. «La nazione — sottolinea il cardinale O’Malley — ha molto bisogno delle nostre preghiere e dei sacrifici personali. Il male dell’aborto infligge dolore inimmaginabile, ma Gesù ci offre guarigione e rinnovamento». In una dichiarazione pubblicata sul sito dell’episcopato, l’arcivescovo di Boston ricorda che dal 1973 il numero di aborti che si è registrato negli Stati Uniti ha toccato i cinquantacinque milioni. «La portata di questa perdita di nascite — aggiunge il porporato — è sconcertante ma ancora oggi la Corte di giustizia e molti altri nella nostra società la ritengono relegata a una questione di scelta personale».
Come parte della campagna di sensibilizzazione, è spiegato, i vescovi hanno lanciato un’iniziativa che prevede «intenzioni di preghiera quotidiane per la guarigione spirituale e la conversione del nostro Paese, dei rappresentanti eletti che sostengono l’aborto e di tutti coloro le cui esistenze sono cambiate per sempre a seguito di un aborto». I sussidi che accompagnano l’iniziativa sono disponibili per la diffusione attraverso i nuovi sistemi di comunicazione, come per esempio i social network, e si rivolgono in particolare ai giovani.
Il tema della difesa della vita è strettamente legato a quello della libertà religiosa, soprattutto a seguito dell’introduzione dei nuovi regolamenti sanitari voluti dal Governo statunitense, i quali comportano pesanti limitazioni all’obiezione di coscienza di tutti coloro che si oppongono alle pratiche abortive. Questi regolamenti impongono a tutti i datori di lavoro (con poche e ristrette eccezioni per quanto concerne gli istituti religiosi) di offrire ai propri dipendenti piani assicurativi privati che includano anche l’offerta di contraccettivi e interventi di sterilizzazione.
Il cardinale O’Malley conclude la dichiarazione auspicando che «le preghiere per difendere la vita e la libertà religiosa, la testimonianza per la dignità di ogni persona, il servizio di carità e le altre intenzioni di preghiera che richiamano l’infinito amore e la misericordia di Dio, possano animare un rinnovamento di amore e di impegno per il vero bene a favore del prossimo». E puntualizza altresì che «soltanto un amore che cerca di servire i più bisognosi, qualunque sia il costo personale per ciascuno, è abbastanza forte per superare una cultura della morte e per costruire una civiltà degna per gli esseri umani creati a immagine di Dio». Sempre al fine di incoraggiare il rinnovamento spirituale, in una nota dell’episcopato, si evidenzia che in occasione dell’assemblea generale autunnale che si è svolta nel novembre scorso a Baltimore, è stata approvata, fra l’altro, un’esortazione pastorale sul sacramento della Penitenza e della Riconciliazione che si propone come sussidio per il periodo della Quaresima. Il testo è disponibile anche sul sito per un’agevole consultazione. In esso «si incoraggiano i fedeli a rendere il sacramento parte significativa della propria vita spirituale».
L'Osservatore Romano, 27 gennaio 2013.