martedì 26 marzo 2013

Un regalo per i parlamentari (e non solo...)


I primi libri di papa Francesco in italiano

La malattia della corruzione
l'Unità - Rassegna "Fine Settimana"
(Pietro Grasso) Riporto la postfazione del presidente del Senato al libro di Jorge Mario Bergoglio «Guarire dalla corruzione» -- I giorni dell’elezione di papa Francesco hanno portato in Italia una calda brezza di rinnovamento. Proprio in quelle ore, mentre l’uomo vestito (...)



“Umiltà, la strada verso Dio” e “Guarire dalla corruzione”: sono i titoli dei primi due libri in italiano di Jorge Mario Bergoglio. I due volumetti, editi dalla Editrice Missionaria Italiana (Emi), sono stati presentati stamani alla sede di “Civiltà Cattolica”. I testi, che raccolgono due meditazioni dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, attingono alla spiritualità ignaziana. A seguire la presentazione per noi c’era Alessandro Gisotti: 

Nei testi del cardinale Bergoglio si respira la spiritualità di Sant’Ignazio di Loyola. E’ quanto sottolineato da padre Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica” che ha anche osservato come questa dimensione ignaziana sia presente anche nella modalità che Papa Francesco segue per scrivere i suoi testi, sempre incentrati su tre punti forti, tre parole chiave:

R. – Questa dimensione del ritmo del discorso è tipico dell’espressione ignaziana, quindi gesuitica. Da sempre, gli Esercizi spirituali sono stati predicati in tre punti. Quindi, quando Papa Francesco parla di tre parole – e lo ha fatto spesso, da cardinale, nelle sue omelie ma anche nei suoi testi – si richiama esattamente a questa capacità di dare ritmo al discorso, individuando i nuclei-chiave, fondamentali.

D. – Una cosa che colpisce: la forza nelle parole che Papa Francesco usa nei testi. Quasi una severità, a volte, quando c’è una denuncia come proprio nel caso della corruzione …

R. – Questa severità è resa in metafore. Voglio ricordare che nel testo sulla corruzione, Papa Francesco usa delle immagini che Ignazio adopera parlando dell’inferno, negli Esercizi Spirituali, parlando addirittura dell’uomo corrotto come di una piaga purulenta, quindi con immagini molto forti, molto evidenti che il Papa utilizza con grande scioltezza, con grande agilità. Quindi, direi: questo discorso fatto di ritmo ternario e di metafore molto evidenti dà corpo ad un discorso molto comprensibile – un discorso per tutti – ma estremamente incisivo.

Nel testo “Guarire dalla corruzione”, l’allora cardinale Bergoglio sottolineava che “non ci sarebbe corruzione sociale senza cuori corrotti”, aggiungendo che il “peccato si perdona, la corruzione non può essere perdonata” perché è una “stanchezza della trascendenza”. Il corrotto, scrive il futuro Papa Francesco, “si erge come autosufficiente”, “si stanca di chiedere perdono”. Parole che hanno molto colpito il presidente di “Libera”, don Luigi Ciotti:

R. – "Mi ha colpito la radicalità del Vangelo, perché il Vangelo raccomanda la 'parresia', cioè il parlare chiaro che è il contrario di ipocrisia. E in questo testo, Papa Francesco parla molto chiaro: è una denuncia forte, chiara ma soprattutto è una grande riflessione. Quello che a me sembra molto importante è quando dice che non bisogna confondere il peccato con la corruzione, e soprattutto quando dice che la corruzione più che perdonata dev’essere guarita. Quindi, diventa una responsabilità per ciascuno di noi. Quello che per me è importante è la considerazione del peccato sociale. Credo che anche all’interno della Chiesa si debba portare avanti un processo di purificazione da qualunque forma di potere, tant’è vero che lui parla anche della corruzione tra i sacerdoti per scuoterli, per chiedere loro di avere il coraggio di fare maggiori scelte, di non essere corrotti all’interno, cioè di non frenare per scegliere sempre il 'meno peggio'. Ci vuole meno tiepidezza, più coraggio per costruire un bene, un bene comune!".

“Chi si autoaccusa lascia spazio alla misericordia di Dio”, scrive il cardinale Bergoglio nell’altro testo pubblicato dalla Emi e aggiunge: “Colui che sa accusare se stesso è una persona che saprà sempre ‘avvicinarsi bene’ agli altri, come il buon samaritano, e in questo avvicinamento a Cristo stesso realizzerà l’accesso al fratello”. Questa sottolineatura dell’umiltà, ha detto la prof.ssa Lucetta Scaraffia, unisce Papa Francesco a Papa Benedetto. Se infatti, Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio sono per tanti aspetti diversi tra loro, ha detto l’editorialista dell’Osservatore Romano, sono in realtà complementari. L’Emi ha, dunque, avuto il merito di essere la prima casa editrice a pubblicare in italiano dei testi del cardinale Bergoglio. Una soddisfazione che viene espressa dal direttore della Casa editrice,Lorenzo Fazzini:

R. – E’ una grande soddisfazione condita di umiltà: lo viviamo come un servizio ad un Papa missionario, ad un Papa globale, ad un Papa che vive nell’umiltà e ci insegna questa umiltà. Come editrice missionaria abbiamo sempre tenuto gli orizzonti aperti alla Chiesa, alle Chiese ed ai popoli, ed oggi ospitare un Papa venuto dal Sud America per noi è un grandissimo onore e un grandissimo senso di responsabilità.

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Arriverà in dono a tutti i parlamentari la prima traduzione italiana di un libro di papa Francesco: “Guarire dalla corruzione” (Corrupcion y pecado. Algunas reflexiones en torno al tema de la corrupcion, 60 pagg., € 6,90), pubblicato a tempo di record dalla Emi, Editrice Missionaria Italiana, insieme a un altro libretto del cardinal Bergoglio, “Umiltà. La strada verso Dio” (Sobre la acusacion de si mismo, 64 pagg., € 6.90).


A lanciare la proposta del regalo ai neo-onorevoli è stato don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, durante la presentazione dei due volumetti nella sede della Civiltà Cattolica. E l'invito è stato subito volentieri accolto da Lorenzo Fazzini, il direttore della Emi. “Mi auguro che il testo possa portare a una profonda riflessione”, ha detto Fazzini.


Ciotti, prendendo spunto dal libro, ha chiesto al Parlamento di rendere “più forte e incisiva” la legge sulla corruzione, oggi “monca e insufficiente”, perché la corruzione è “un viatico ai giochi criminali e mafiosi e questo dev'essere sottolineato con estrema forza”.


Per il fondatore di Libera, papa Francesco ha dimostrato, già con la scelta del suo nome, di voler portare avanti un “processo di purificazione, anche all'interno della Chiesa, da un punto di vista di potere: la Chiesa è una Chiesa povera vicina ai poveri, la Chiesa dev'essere più profetica e meno diplomatica, soprattutto la Chiesa dev'essere una Chiesa che sceglie la sua essenzialità, la Chiesa libera”.


D'altra parte, a collegare il volumetto sulla corruzione di papa Francesco ai mali italiani ci aveva già pensato il presidente del Senato Pietro Grasso, nella sua postfazione. Nelle pieghe della corruzione, scrive l'ex-procuratore nazionale antimafia, “si nasconde il disprezzo verso il bene comune e l'anteporre il proprio particolare all'interesse generale” e per questo “combatterla deve diventare la priorità della classe politica”.


Per la seconda carica dello Stato, l'elezione di papa Francesco ha portato in Italia “una calda brezza di rinnovamento”, e non a caso “proprio in quelle ore”, mentre il nuovo papa parlava di “tenerezza” e “povertà”, “il nostro Paese tentava di trovare una via d'uscita dall'ennesima impasse politica, accompagnata da una crisi sociale e dal degrado morale che divora ormai le nostre istituzioni”.


Grasso – che intitola la sua postfazione “La ricostruzione morale è possibile” –, si dice certo che l'Italia stia vivendo un “passaggio storico straordinario: il cambiamento è ora possibile”. “L'esperienza professionale maturata come magistrato – aggiunge - m'induce a ritenere che questa strada non possa passare che attraverso la ricostruzione morale del nostro Paese, anche mediante un efficace contrasto alla corruzione”. E il presidente del Senato lancia anche una proposta concreta: “Una norma che punisca lo scambio di qualunque altra utilità, oltre al danaro, quale corrispettivo della promessa di voto”.


Ma la corruzione di cui parla papa Bergoglio, ha messo in guardia durante la presentazione Lucetta Scaraffia, editorialista dell'Osservatore Romano, non è solo di natura “sociale e politica” ma anche “personale”, una “corruzione delle anime” che è molto più profonda di quella collettiva. Per Scaraffia, dal libro di papa Francesco emerge la messa in guardia contro quella “cultura della corruzione” che rende il peccato “accettabile, tollerabile, dentro l'anima di ciascuno e nella società”.


Papa Francesco, per il 'padrone di casa' dell'evento, il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, “fa un discorso sociale a partire da categorie profondamente spirituali”. Spadaro mette in guardia i potenziali lettori dei due volumetti: “Non sono libretti di pura devozione o pura denuncia. Se volete star tranquilli, se volete denunciare gli altri, i partiti e la società, ma non voi stessi – non per spirito di denuncia ma per un aiuto a vivere la vita dello spirito – non leggeteli”.


Come per gli Esercizi spirituali di sant'Ignazio, il fondatore dei gesuiti, i due libretti descrivono infatti i meccanismi profondi e offrono vie di soluzione a fenomeni di estrema attualità quali la corruzione, nella società e persino nella Chiesa, e l'urgenza di una vita, a cominciare dall'interno della Chiesa, improntata alla carità fraterna.


“Guarire dalla corruzione”, a partire dall'osservazione del dilagare della corruzione nella società argentina e nel mondo, individua nel 'cuore' la radice di questo male. E distingue con originalità il fenomeno della corruzione da quello del peccato. “Umiltà. La strada verso Dio”, di carattere spiccatamente spirituale, è invece l'introduzione a un testo – anch'esso riportato nel libro - di Doroteo di Gaza, padre della Chiesa del IV secolo, sulla pratica dell'umiltà. In appendice un ampio intervento del priore di Bose Enzo Bianchi che attualizza il messaggio di Doroteo attraverso la lettura che ne offre Papa Francesco. (A. Speciale)

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Cos’è un cuore corrotto? Come può l’animo umano guarire da quel male oscuro che rende accettabile il peccato? Sono alcune delle domande che con forza emergono da alcuni scritti del cardinale Bergoglio ora pubblicati in due libricini dalla Editrice missionaria italiana. Guarire dalla corruzione e Umiltà la strada verso Dio offrono a chi voglia conoscere il pensiero e la spiritualità di Papa Francesco una grande opportunità. I titoli non devono trarre però in inganno. Quando l’ arcivescovo di Buenos Aires parla di “corruzione” non pensa al fatto socio politico, che semmai è una conseguenza. Pensa piuttosto a quella attitudine dell’animo umano che nega la verità, che permette alla “frivolezza” di prendere il sopravvento sulla severità spirituale. Insomma c’è tutta la forza degli esercizi spirituali di Sant’ Ignazio nei testi del cardinale Bergoglio. A commentare i due scritti di Papa Francesco da cardinale, in una affollata conferenza nella sede della Civiltà Cattolica a Roma, sono stati il direttore della prestigiosa rivista Padre Antonio Spadaro, la storica Lucetta Scaraffia e don Luigi Ciotti presidente di Libera.
Padre Spadaro ha riletto proprio le pagine di Sant’ Ignazio che riguardano la corruzione dell’anima presentando i punti di continuità con i testi di Bergoglio. Lucetta Scaraffia ha ricordato che della “strana mistura” di Francesco ed Ignazio i media hanno evidenziato soprattuto la parte più francescana che si coglie nei gesti, ma è grazie ai testi che si vede la profonda matrice ignaziana del Papa. E si può dire che mentre la irruente umanità intrisa di francescanesimo rende il Papa facilmente amato da tutti, lo studio dei testi, severi e profondi basati sull’esame di coscienza, e l’accusa di se che cerca la verità, che chiama i peccati con il loro nome, sarà forse più difficile da accettare. L’idea di Chiesa di Bergoglio, oggi Papa Francesco, è una idea inclusiva ed apostolica. Non una Chiesa che si arrocca in auto difesa e autoreferenzialità. E del resto la corruzione per Bergoglio è la “stanchezza della trascendenza”.
E in questo c’è la perfetta continuità con quello che Papa Benedetto XVI ha sempre con lucida chiarezza denunciato: quando l’uomo si dimentica di Dio il peccato diventa un modo normale di vivere. E’ questo il male della corruzione, di quell’allontanamento da Dio che Ratzinger vedeva nella cultura e Bergoglio denuncia nell’animo di ogni uomo. Così anche umiltà e povertà, che non sono solo fatti di segni e di simboli, ma di una libertà interiore che può anche far si che, come fece Matteo Ricci alla corte cinese, ci si possa vestire d’oro se serve a comunicare meglio. Essere umili secondo il Vangelo è essere liberi, ma per esserlo fino in fondo si deve avere ben chiara la verità. Sono concetti che la società contemporanea non “digerirà” facilmente. Più facile invece soffermarsi sulle scelte esteriori senza comprenderne il significato più profondo e religioso.
Ecco l’umiltà come “accusa di sè stessi” alla scuola di un padre della Chiesa come Doroteo di Gaza. Quello che noi oggi chiameremmo appunto esame di coscienza. Insomma questi scritti di Jorge Mario Bergoglio non sono solo libri di denuncia e non sono solo libri di devozione, sono spiritualità e dialettica giocata su tre livelli come è tipico del metodo ignaziano, una vera scienza dello spirito alimentata da quella sete di verità cui ci ha abituati Benedetto XVI. (A. Ambrogetti)