venerdì 19 aprile 2013

Famiglia, la prima impresa



Una difesa a tutto campo della famiglia quella proposta dal vescovo Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, durante il primo dei dialoghi tematici proposti dal dicastero in collaborazione con l’Unione dei giuristi cattolici italiani. L’incontro, svoltosi mercoledì 17 aprile, ha avuto come tema «La famiglia prima impresa».«Viviamo in un tempo in cui, per la prima volta nella storia, la famiglia è attaccata alla radice e subisce attacchi frontali» ha detto in apertura dell’incontro monsignor Paglia. Dunque, «non si può stare in area di difesa, ma abbiamo il dovere di entrare a tutto campo nei problemi della famiglia per trovare insieme le soluzioni. La famiglia deve tornare al centro, della pastorale, della politica, dell’economia, della cultura».
Per dare maggior forza alle sue affermazioni il presule è partito proprio dal ruolo della famiglia nella vita economica della società. Si è basato su alcuni elementi elaborati dal dicastero che presiede in occasione del VII Incontro mondiale delle famiglie svoltosi a Milano nel giugno dello scorso anno. «I dati — ha detto — evidenziano con incredibile chiarezza che la famiglia rimane una risorsa per il mondo del lavoro assai più di quanto non accada viceversa. C’è da dire anzi che il mondo del lavoro sfrutta la risorsa famiglia senza tener conto a sufficienza delle esigenze della vita familiare e senza considerare le potenzialità economiche della famiglia».
Essa, in sostanza, costituisce il vero capitale sociale della comunità, cioè «quel complesso di relazioni di fiducia, cooperazione e reciprocità che sono alla base dello sviluppo economico delle società. Si può insomma affermare che la famiglia normo-costituita è e rimane la sorgente vitale della società». È amica delle imprese; anzi, essa stessa «è impresa, che produce beni e servizi, organizza il lavoro», ridistribuisce le ricchezze secondo i bisogni e il principio di solidarietà e sussidiarietà.
Dunque «metterla in forse o depotenziarla — ha sostenuto monsignor Paglia — significa rendere le persone deboli da assistere, anziché attori che generano e rigenerano capitale umano e sociale della stessa società».
Nel saluto iniziale, il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, ha elogiato l’operato del dicastero e la collaborazione con l’Unione dei giuristi cattolici italiani nell’«affermare e difendere con decisione l’originaria ontologia della famiglia, nonostante gli attacchi e le critiche».
Si sono poi susseguiti una serie di interventi. Il giurista Francesco D’Agostino ha ribadito, per esempio, che «senza famiglia, con un padre e una madre, non c’è identità umana, nel bene e nel male». Sulla scia del suo intervento, suor Alessandra Smerilli, docente di economia, ha sottolineato la necessità di superare una obsoleta concezione economica, che riduce la famiglia a luogo di consumo e risparmio, ha chiarito. «La famiglia — ha ricordato — produce beni di varia natura e valore, per esempio relazionali, di educazione alla cooperazione, alla fiducia e al senso civico, o la trasformazione di valore tra le mura domestiche, e queste sono virtù etiche ed economiche».
Questo primo incontro ha indubbiamente aperto una strada lunga da percorrere e da esaminare, come spiega una nota del dicastero stesso. Gli ostacoli che si incontreranno lungo il cammino saranno superati se, entrando nella logica del Vangelo della famiglia, si affronteranno seriamente i problemi più urgenti che meritano di essere risolti solo in vista del bene comune.
L'Osservatore Romano, 20 aprile 2013.