domenica 21 aprile 2013

I primi 40 anni di padre Jorge Mario Bergoglio


A 40 anni dalla professione perpetua nella Compagnia di Gesù di Papa Francesco

(Luis Badilla) Quando Jorge Mario Bergoglio era vicino ai 37 anni, il 22 aprile 1973, fece la sua "professione solenne" - emissione in perpetuo dei voti religiosi - nella Compagnia di Gesù. D'allora sono passati 40 anni. P. Jorge Mario Bergoglio era stato ordinato sacerdote, dall'arcivescovo di Córdoba Ramón José Castellano (15 febbraio 1903 – 27 gennaio 1979) il 13 dicembre 1969. Lo stesso anno della professione perpetua, il 31 luglio, J.M. Bergoglio fu eletto Provinciale dei gesuiti in Argentina, carica che occupò per sei anni. poi, per diversi anni si dedica all'insegnamento sia a Buenos Aires sia a Córdoba.
Il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo titolare di Auca e ausiliare di Buenos Aires, arcidiocesi guidata allora dal futuro cardinale Antonio Quarracino. J.M. Bergolgio dunque fu eletto Successore di Pietro dopo 21 anni di episcopato. Benedetto XVI fu eletto Papa dopo 28 anni di episcopato (fu nominato vescovo il 25 marzo del 1977 da Paolo VI). Giovanni Paolo II fu eletto Successore di Pietro dopo 20 anni di episcopato (fu nominato vescovo il 4 luglio 1958 da Pio XII). Anche Albino Luciani fu eletto Papa a 20 anni dalla sua nomina episcopale. Era stato nominato da Giovanni XXIII il 15 dicembre 1958.
Professione religiosa (di Agostino Tesio - Treccani) È l'atto formale con cui una persona si consacra a Dio nella vita religiosa abbracciando un istituto approvato dalla Chiesa, ed emettendo i voti di povertà, castità e obbedienza. La dedizione all'istituto e l'emissione dei voti, sebbene siano separabili in sé stesse, pure per volere della Chiesa sono inseparabili, non riconoscendo essa quale religioso se non quegli la cui dedizione è congiunta con i voti. Il diritto canonico riconosce varie specie di professione: la temporanea, che dura solo un determinato tempo; la perpetua, che dura tutta la vita; la solenne, che importa una dedizione assoluta da parte del professante e l'accettazione parimenti incondizionata da parte dell'istituto, e inoltre induce talune inabilità, rendendo nulli o annullabili gli atti contrarî ai voti; la semplice, che rende illeciti, pur lasciandoli validi, gli atti contrarî ai voti, e in essa la dedizione non è immutabile, almeno nella sua accettazione da parte dell'istituto. La solenne si fa soltanto negli ordini religiosi ed è sempre perpetua; la semplice può essere temporanea o perpetua, ed è propria delle congregazioni. La perpetua deve essere preceduta dalla temporanea almeno per un triennio; questa non può essere fatta prima del 16° anno compiuto, e la perpetua prima del 21°. Per la validità di qualsiasi professione si richiedono: 1. l'età richiesta; 2. l'ammissione da parte del superiore competente; 3. aver compiuto il noviziato prescritto; 4. che sia espressa; 5. che sia libera, cioè non fatta per forza, per timore grave o per inganno. Non pochi istituti, ai tre voti sostanziali e comuni a tutti gli altri, ne aggiungono qualche altro speciale, secondo lo scopo loro proprio; così, per es., i fatebenefratelli, quello di assistere gli infermi; i gesuiti, di speciale obbedienza al papa. Nei primi tempi della Chiesa la professione s'identificava con la presa dell'abito religioso, la quale importava professione di vita più perfetta con l'obbligo implicito di castità e di distacco dalle ricchezze. Quando s'introdusse la vita comune in cenobî, si aggiunse la promessa di ubbidienza; ma soltanto nella professione francescana per la prima volta si fa espressa menzione del voto di povertà e castità, implicito in tutte le altre. Per molti secoli si professava al primo entrare in monastero, nel vestire l'abito religioso, ovvero dopo un periodo non fisso né strettamente obbligatorio di prova. Il noviziato prima della professione divenne obbligatorio indistintamente per tutti gl'istituti dopo il concilio di Trento. Fino al sec. XVI si conosceva soltanto la professione solenne; S. Ignazio di Loyola introdusse la semplice, riconosciuta come vera professione religiosa da Paolo III, e il suo esempio trovò in seguito molti imitatori. Il rito della professione è assai vario nei diversi istituti; in generale esso è connesso con la Messa; e specialmente presso le religiose suole essere molto solenne, commovente e pieno di mistico significato".

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Testo della lettera di Papa Francesco inviata alla Presidente dell'Argentina all'indomani del loro incontro in Vaticano lo scorso 18 marzo

"Porto tutti nel mio cuore senza dimenticare nessuno, pregando per l'intera nazione e i suoi destini".
Signora Presidente:
Ricordando il nostro recente incontro e la sua visita a Roma, in occasione dell'inizio del mio ministero come Successore di San Pietro, desidero ringraziarla per la sua presenza e per gli auguri che Sua Eccellenza ha formulato affinché il nuovo compito che mi è stato affidato nella Chiesa, per volere della Divina Provvidenza, sia fruttifero e sia anche un aiuto al bene comune di tutti gli uomini e alla pacifica intesa fra tutti i popoli. 
Nella persona di Sua Eccellenza, così come nella responsabilità che esercita, ho voluto vedere il volto dei cari figli delle terre argentine che si sforzano, ogni giorno, per dare il meglio di sé stessi alla patria dove sono nati, e hanno l'anelito di essere protagonisti di un presente sereno e costruttori di un futuro luminoso dove l'amore reciproco sia la porta della speranza e della mutua fiducia, e anche del sincero rispetto e della collaborazione generosa.
Nel ribadire la mia gratitudine per le parole che Lei mi ha indirizzato in questi giorni, vorrei affidare a Nostra Signora di Luján, celeste Patrona del Paese, tutti gli argentini: a coloro che sono autorità, perché cerchino nel servizio il loro alleato migliore e lavorino infaticabilmente per stabilire legami che consolidino la concordia, il dialogo, la riconciliazione e l'intesa fra tutti; ai bambini, che hanno diritto a vivere in un mondo che si caratterizzi per la virtù e per i valori che danno dignità alla persona, ai matrimoni affinché siano capaci di cimentare la famiglia nella comprensione e nella fedeltà verso la vita, agli anziani, accanto ai quali si imparano sempre lezioni belle; ai poveri e a coloro che soffrono perché possano trovare sempre una mano amica che offra loro aiuto e sostegno per le loro giuste aspirazioni.
Porto tutti nel mio cuore senza dimenticare nessuno, pregando per l'intera nazione e i suoi destini.
Con questi sentimenti riceva, Eccellenza, il mio saluto cordiale e tramite Lei a tutti i suoi collaboratori così come all'amatissimo popolo argentino, sul quale invoco abbondanti benedizioni divine.
(Nota. La lettera del Papa alla signora Cristina Fernández de Kichner, Presidente dell'Argentina, è stata pubblicata oggi su diversi organi di stampa argentini).


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