venerdì 26 aprile 2013

Il primo miracolo è il Creato



Pubblichiamo un capitolo tratto dal libro "Miracoli", scritto da Francesco Agnoli, Giulia Tanel con prefazione di Massimo Gandolfini, edito da Fontana di Siloe (pp.144, euro 14).
Ma cos’è, allora, un “miracolo”? Come lo si intende oggi in Occidente si tratta di un concetto tipicamente cristiano. Infatti nel mondo antico, politeista e panteista, intriso di magia ed astrologia, i prodigi sono la normalità. Il sole, la luna, le foreste…tutto è abitato da presenze spiritali (ninfe, gnomi, folletti, troll…) che rendono la natura superiore all’uomo. L’uomo deve dunque muoversi cercando di propiziare gli dei, di placarne l’ira, di scrutarne il volere, privo della libertà e della possibilità di “signore del creato”.

Tutte le mitologie antiche, come le religioni animiste, sovrabbondano di fatti assurdi, mostruosi, divini. Ma dove tutto è miracolo - perché l’universo animato è in balia del volere delle mille divinità che lo abitano e che possono da un momento all’altro scatenare una tempesta col tridente (Poseidone), o un’eruzione per uno scatto d’ira (Efesto)-, il miracolo, come lo intende la nostra cultura, non esiste. Dove lo stregone, per far piovere, o lo sciamano, per guarire una malattia, sono la norma, tutto è monstrum, prodigio, e nulla, in verità, lo è davvero.

Infatti nel mondo antico, prima che con il cristianesimo il monoteismo subentri al politeismo e un Dio personale trascendente prenda il posto delle molteplici divinità immanenti, non esiste neppure il concetto di legge naturale. Così come non esiste laddove la cultura biblica non si è mai affermata, mettendo al bando la superstizione: “La storia del mondo è piena di profezie e di portenti, ma specie in Occidente si ha l’impressione che questa è tutta roba del passato. In Asia, invece, l’occulto serve ancora oggi a spiegare i fatti di cronaca almeno quanto l’economia... In Cina, in India, in Indonesia, quella che noi chiamiamo superstizione è ancora roba di tutti i giorni. L’astrologia, la chiromanzia, l’arte di leggere il futuro nel volto di una persona, nella palma dei suoi piedi o nelle foglie di tè della sua tazza giocano un ruolo importantissimo nella vita della gente…così come le pratiche dei guaritori, lo sciamanismo o il feng-shui, l’arte del vento e dell’acqua… Gran parte delle piccole e grandi decisioni politiche che riguardano interi popoli sono ancora oggi determinate da una qualche credenza o dal consiglio di personaggi esperti in uno di questi tanti modi di consultare l’occulto”.

Il miracolo, come lo intende la Chiesa cattolica, è dunque un evento raro, che supera una legge naturale, generando stupore, e che quindi presuppone l’esistenza di un Dio Creatore trascendente e Legislatore, e, appunto, della legge fisica stessa.

Dio, è scritto infatti nella Bibbia, ha creato tutto «secondo numero, peso e misura». Ponendo, diranno i teologi medievali, delle leggi a regolamento dell’ordine universale. Scriveva sant’Agostino: «il corso ordinario della natura presa nel suo insieme ha le sue determinate leggi naturali», (La Genesi alla lettera, IX, 17, 32); e Origene, ribattendo a Celso, che accusava i cristiani di non venerare il dio-sole: «Rispondiamo che a celebrare il sole non attendiamo gli ordini da nessuno… lo celebriamo invero, ma come opera del Creatore, che obbedisce alla legge di Dio…»; un teologo dell’XI secolo, Guillaume de Conches, aggiungerà che «Dio (di norma) rispetta le proprie leggi». Si comprende, allora, sia perché la Chiesa sia stata sempre grande avversaria della magia, sia la fiducia dei padri della scienza, da Copernico a Keplero, a Mendel, in Dio come garante della regolarità della natura.

Vi è dunque un paradosso: quanti, a partire soprattutto dall’Ottocento, negano la possibilità di un miracolo, in nome della regolarità delle leggi e quindi della scienza, escludendo così la possibilità che Dio agisca nella realtà, dimenticano quanto accadde per secoli: fu proprio la regolarità della natura, la sua bellezza, la sua intelleggibilità, ad essere interpretata dai padri della scienza sperimentale come dimostrazione dell’esistenza di un Creatore. Se vi sono ordine, armonia, leggi che permettono all’universo di “funzionare”, deve esistere anche un Ordinatore, un “Artefice supremo”, un Dio Legislatore.. Scrive ai giorni nostri il premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia: “La natura è costruita in maniera tale che non c’è dubbio che non sia costruita così per un caso. Più uno studia i fenomeni della natura, più si convince profondamente di ciò. Esistono delle leggi naturali di una profondità e di una bellezza incredibili. Non si può pensare che tutto ciò si riduca ad un accumulo di molecole. Lo scienziato in particolare, riconosce fondamentalmente l’esistenza di una legge che trascende, qualcosa che è al di fuori e che è immanente al meccanismo naturale. Riconosce che questo “qualcosa” ne è la causa, che tira le fila del sistema. È un “qualcosa” che ci sfugge. Più ci guardi dentro, più capisci che non ha a che fare col caso»..

LA CINA, NEWTON, I MIRACOLI
Joseph Needham, biochimico, studioso di embriologia e sinologo, nel suo celeberrimo “Scienza e civiltà in Cina” si chiede perché la scienza moderna sia nata in Europa e non in Asia. E risponde citando un famosa quartina newtoniana: “Sia lodato il Signore perché ha parlato/gli universi si piegarono alla sua voce possente;/Leggi che non verranno mai violate, / Egli ha fatto per il loro ordine e norma”. Questa quartina, argomenta Needham, non avrebbe mai potuto essere scritta da un cinese, ma solo nell’Europa cristiana, “in cui la concezione di un Creatore, sia della realtà non umana che di quella umana, rende via via familiare l’idea che anche la natura abbia da seguire leggi inviolabili…”. I Cinesi, osserva ancora Needham, “non erano affatto convinti [a differenza degli europei cristiani] che il codice delle leggi naturali potesse essere svelato o letto, poiché non vi era alcuna garanzia che un essere divino, ancora più razionale di noi, avesse mai formulato un tale codice suscettibile di venir letto”; di conseguenza, di fronte ai cristiani che argomentavano sulla potenza di Dio, che solo può violare una legge di natura, compiendo miracoli, negavano ai miracoli qualsiasi capacità di provare alcunché, se non una “buona tecnica di maghi”..

Perché ci sia miracolo, dunque, occorrono, è bene ribadirlo, Creatore e legge fisica: due idee proprie del cristianesimo. Questo ci porta a capire bene l’atteggiamento della Chiesa cattolica che da sempre crede nei miracoli, e da sempre, però, invita i fedeli a non correre dietro agli eventi straordinari, come se essi potessero fondare la fede stessa. Il miracolo deve essere possibile, logicamente, perché Dio esiste, e perché la Ragione di Dio non è la ragione dell’uomo: quest’ultima, infatti, può solo scoprire le leggi già date nel creato (infatti l’uomo è vincolato dalle leggi, le subisce); la Ragione di Dio, invece, è Colei che ha creato, che fonda le leggi stesse, per cui è superiore e precedente ad esse, non è da esse vincolata.

Come la ragione di un orologiaio, dunque, non è vincolata dall’orologio che ha prodotto, perché potrebbe farne tanti altri, diversi e in diverso modo, analogamente la Ragione di Dio (che non solo produce, ma crea) non è limitata dalle regole che Essa stessa ha posto, dal momento che ne avrebbe potute porre altre ben diverse. Come la ragione di un costruttore di macchine, cioè di quanto di più meccanicistico ci sia, non è limitata dalla macchina che produce, perché potrebbe imporle qualsiasi modifica dall’esterno, conoscendone, internamente, tutti i meccanismi, così la Ragione di Dio è libera di interrompere, o superare, le leggi che essa stessa ha posto in quella che un vescovo medievale chiamava la mundi machina..
Il miracolo dunque, è possibile come manifestazione dell’onnipotenza di Dio..

Un Dio che crea l’universo, che ne pone le leggi, può evidentemente essere Signore dell’Universo e delle leggi. Può incarnarsi, morire e risorgere. Proprio a proposito della Resurrezione, uno scienziato di grande valore come Blaise Pascal (1623-1662), scriveva: “con che ragione vengono a dirci che non si può resuscitare? Che cos'è più difficile: nascere o resuscitare? E' più difficile, che ciò che non è mai stato sia, o che ciò che è stato sia ancora? E’ più difficile essere o ritornare a essere? L'abitudine ci fa sembrare facile l'essere; la mancanza di abitudine ci fa sembrare impossibile il ritornare ad essere. Che mondo ingenuo, popolare di giudicare!” (Pensieri, 357).

Ebbene, se è vero che il miracolo è possibile, è anche chiaro che esso non è la norma dell’agire di un Dio che rispetta da una parte le sue stesse leggi, dall’altra la libertà e la razionalità degli uomini, i quali devono saper vedere la manifestazione di Dio non solo nei miracoli, diciamo così,  più rari, come quelli di Lourdes, ma nel miracolo del creato tutto. Non è forse un “miracolo”, infatti, per usare una parola del premio Nobel ateo Francis Crick, la complessità e l’armonia di una sola cellula? Non è la vita, anche la più semplice, qualcosa che, come il telo della Sindone, non sappiamo né creare, né produrre, né, addirittura, definire?.…