martedì 30 aprile 2013

Ricordi del cardinale Jorge Mario Bergoglio...




...sul suo primo lavoro e su quello che imparò lavorando da quando aveva 13 anni. "Il lavoro consolida l'unità familiare e la pace sociale"


(Luis Badilla) Papa Francesco, Jorge Mario Bergolgio Sivori,  cominciò a lavorare quando aveva 13 anni: era il 1949. Lui stesso ricorda il suo sconcerto quando si sentì dire dal padre: "Senti, ora che stai per cominciare il Liceo sarebbe buono trovare un lavoro per il periodo delle vacanze. Io proverò a trovarti qualcosa", aggiunse senza toni drammatici né perentori papà Mario che sapeva essere dolce e convincente quando era necessario così come sapeva essere fermo e determinato se le circostanze lo richiedevano.
Jorge Mario ricordando quest'episodio commenta: "Lo stipendio di papà, che lavorava come ragioniere, era sufficiente per i bisogni della famiglia. Non avevamo la macchina e non andavamo in villeggiatura, ma non pativamo grosse necessità". Al momento dovuto - come voleva suo padre - Jorge Mario si trovò a lavorare come addetto alle pulizie di una fabbrica della cui contabilità si occupava il padre. Dopo due anni di scope, secchi e detersivi, gli furono assegnate delle mansioni amministrative per un anno, ma al quarto anno tutto cambiò drasticamente. Poiché ormai i suoi studi in Chimica dell'alimentazione e della nutrizione presso una prestigiosa scuola industriale erano già molto avanzati, trovò un nuovo impiego: questa volta in un Laboratorio di analisi chimica dove entrava alle 7 del mattino e da dove usciva alle ore 13, giusto in tempo per un rapido boccone e raggiungere la scuola serale.
Su queste esperienze, mezzo secolo dopo il cardinale Jorge Mario Bergoglio commenta: "Sono molto grato a mio padre per la sua decisione di mandarmi a lavorare. Il lavoro è stato una delle cose che più bene mi ha fatto nella vita, in particolare in quel Laboratorio ho imparato le cose buone e anche quelle brutte di ogni fatica umana. In quel posto ebbi una capo straordinario, Esther Ballestrino de Careaga(1), una paraguaiana simpatizzante del comunismo, alla quale anni dopo, durante l'ultima dittatura(2), furono sequestrati la figlia e il genero. Poi, lei stessa, insieme con le suore Alice Domon(3) e Léonie Duquet(4), fu sequestrata e assassinata". Jorge Mario conclude questo commosso ricordo dicendo: "Esther mi insegnò la serietà del lavoro. In realtà a quella donna io devo molto".
Il cardinale Bergoglio interpellato sul dramma della disoccupazione e sui disoccupati, ma soprattutto sulla sua esperienza pastorale in quest'ambito risponde: "E' gente che non si sente persona. Anche se ricevono aiuto dalla famiglia o dagli amici,  desiderano lavorare a tutti i costi, desiderano guadagnarsi il pane col sudore della fronte e ciò perché, alla fin fine, il lavoro dà dignità. Tale dignità non ti la danno la tua origine, la formazione familiare e neanche l'educazione. La dignità deriva solo dal lavoro. Mangiamo ciò che siamo in grado di guadagnare, manteniamo le nostre famiglie con ciò che guadagniamo. Non è importante se è molto o poco. Certo, se è di più, meglio ancora. Possiamo avere delle ricchezze, ma se non lavoriamo e non abbiamo un lavoro,  la dignità crolla". Per l'arcivescovo emerito di Buenos Aires "il lavoro comporta sacrifici" e quindi aiuta a vedere le cose in un modo diverso, "ci allontana dalle teorizzazioni sterili". "Il lavoro, aggiunge nelle sue riflessioni, ci apre una porta sul realismo della vita oltre ad essere un chiaro comando di Dio: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela... cioè, lavorate!"
Soffermando il suo sguardo sulla disoccupazione, in concreto sulle persone disoccupate, dramma umano e sociale al quale è stato sempre molto sensibile nel suo impegno pastorale, il cardinale Bergoglio osserva: "Nel caso della persona senza lavoro accade che nelle sue ore di solitudine si sente misero perché non si guadagna i mezzi per vivere. E' dunque molto importante che i governi dei differenti Paesi, attraverso i ministeri competenti, fomentino la cultura del lavoro e non quella dell'assistenzialismo. Certo, nei momenti di emergenza, come abbiamo vissuto noi nel 2001, si capisce che è necessario far ricorso all'assistenza, ma poi la soluzione vera sta nella creazione di posti di lavoro perché - e non mi stancherò mai di dirlo - il  lavoro dona a ciascuno dignità".
Ricordando l'importanza dell'Enciclica di Leone XIII "Rerum Novarum", e l'ambiente sociale e culturale in cui fu pubblicata il 15 maggio 1891, il cardinale Bergoglio conclude queste sue riflessioni così: "La Chiesa ha sempre indicato come chiave della questione sociale il lavoro. Il lavoratore deve essere il centro ma oggi, in molti situazioni, non è così! Spesso il lavoratore viene licenziato se non rende ciò che è stato programmato. Viene considerato una cosa e non una persona. Dall'altra parte, va ricordato che la Chiesa negli ultimi decenni spesso ha denunciato la disumanizzazione del lavoro. Non va mai dimenticato  che il centro del lavoro non è ne il profitto né il capitale, bensì l'essere umano. Non all'uomo al servizio del lavoro, sì invece al lavoro al servizio della persona umana".
Jorge Mario Bergolgio, come si sottolinea in queste citazioni contenute nel libro "El Jesuita", di Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti, nel suo magistero episcopale ha dato sempre grande importanza al lavoro e lui stesso è stato sempre un vero lavoratore della pastorale e non solo. Ai seminaristi gesuiti che guidava anni fa, come Provinciale della Compagnia di Gesù, insisteva spesso sul l'importanza determinante del lavoro come mezzo di autosostentamento. Perciò nei terreni della casa di formazione sacerdotale a lui affidata faceva allevare maiali e lui stesso, insieme con i giovani seminaristi, si occupava di dare da mangiare agli animali e di controllare la loro crescita e la loro salute.
Nelle sue omelie in occasione dell'importante festa argentina di San Cayetano, 7 agosto, ci sono ampie e approfondite riflessioni sull'argomento. In numerose di queste allocuzioni si trova un'idea molto ricorrente: "Il lavoro consolida l'unità familiare e la pace sociale". (5) Infine, domenica scorsa, dopo il Regina Coeli, ricordando le vittime della terribile tragedia in Bangladesh, dove il crollo di un palazzo ha causato la morte centinaia di lavoratori, Papa Francesco ha lanciato un forte appello "affinché sia sempre tutelata la dignità e la sicurezza del lavoratore".
Note.
(1) Esther Ballestrino de Careaga, detta "Teresa", 20 gennaio 1918 - 17 o 18 dicembre 1977. Era una delle fondatrice delle "Madre de Plaza de Mayo" che cercava prigionieri politici scomparsi.
(2) Guerra sporca (1976 - 1983).
(3) Religiosa francese. Charquemont, 1937 – Santa Terecita, 17 o 18 dicembre 1977.
(4) Religiosa francese. Longemaison, 9 aprile 1916 – dicembre 1977.
(5) Articoli di stampa: