lunedì 29 aprile 2013

Se il potere è il servizio


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Mi hanno riferito alcune critiche a me dirette nel libro scritto da Michela Murgia e Loredana Lipperini sulla violenza sulle donne. Non l’ho ancora letto e quindi semplicemente per il momento preferisco non commentare. E’ invece un grande onore, oltre che un conforto, questo articolo che ha scritto per noi don Riccardo Mensuali, del Pontificio Consiglio per la Famiglia – in pratica gli esperti del Vaticano sul tema – che  il libro lo ha letto con attenzione.  
Costanza Miriano.
di Don Riccardo Mensuali
Nel loro interessante pamphlet L’Ho uccisa perché l’amavo: falso!, Loredana Lipperini e Michela Murgia se la prendono un po’ con Costanza Miriano. Lo fanno a pag 47. Siccome il saggio ha come scopo, opportuno e prezioso, quello di “imparare a parlare di femminicidio”, cioè far luce sulla violenza contro le donne della nostra società, Sposati e sii sottomessa è, dalle due autrici, messo all’indice. Mi accorgo adesso che il correttore ortografico non conosce la parola femminicidio. Ragione in più per apprezzare il lavoro delle signore Lipperini e Murgia. Che però, io credo, non hanno letto i libri di Costanza Miriano.
Anche io trovo che viviamo in un mondo duro, violento e crudele, soprattutto verso i più deboli: donne, anziani, stranieri, bambini. Il libro delle due autrici non avrebbe 80 pagine ma 800 se solo avesse avuto capitoli sulla violenza contro le donne nel resto del mondo. Molti preti, e non solo, sono ancora scandalizzati da quel sacerdote ligure che osò affiggere in parrocchia una locandina nella quale esponeva la tesi secondo cui, in fin dei conti, una parte della violenza sarebbe da imputare alla colpa delle donne. Con questi discorsi, subito del resto censurati dal Vescovo incaricato della censura, il vescovo diocesano, si getta solo discredito sulla Chiesa. Così, per chiarire.
Scrivo però queste righe perché Costanza Miriano verrà a parlare al Pontificio Consiglio per la Famiglia il prossimo 29 Maggio, partecipando ad un seminario sul tema L’Amore Imperfetto: un padre e una madre, l’educazione dei figli. A lei abbiamo affidato il titolo: La ricchezza della differenza. Non so ancora cosa Costanza dirà. O forse sì, un po’ lo so. Ho letto i suoi libri. Il contrario della differenza non è uguaglianza. È uniformità. La povertà dell’uniformità, potevamo darle anche questo, di titolo, specchio dell’altro.
Secondo Lipperini e Murgia, Costanza Miriano sarebbe convinta che “il problema della violenza e della morte delle donne nasca dalle scelte delle donne stesse, che rifiutandosi di “stare sotto”, quindi di porsi come pilastro portante dell’intera impalcatura del sistema di dominio patriarcale, fanno crollare l’armonia iniziale stabilita alle origini del cosmo, da Dio o dalla natura stessa. Chi ha fatto propria questa visione pretende di partire da un atto incontrovertibile – che la donna e l’uomo siano fisicamente differenti – per fondare su questa differenza una gerarchia di poteri e una pre-assegnazione di ruoli e di attitudini”.
In sintesi, secondo Lipperini-Murgia, Costanza dilapiderebbe secoli di fatiche per tornare indietro nel tempo riassegnando alla donna un posto molto più in basso nella “gerarchia di poteri”. Un anti-femminismo di femmina, quindi più pericoloso, se è possibile estremizzare. Mi permetto di consigliare alle autrici del breve e intenso saggio, di rileggere, quanto meno, le pagine di Costanza Miriano. Vi troveranno invece dei grandi personaggi femminili. Scopriranno che c’è un’eroicità della libertà di essere donne cristiane. C’è – eccome – una gerarchia di poteri nelle pagine di Miriano. Ma non è la gerarchia a cui allude “L’ho uccisa perché l’amavo:falso!”. È il suo opposto. C’è un potere nel “servizio” che rende libero il matrimonio di respirare, di crescere, di esistere e di resistere. Il cristianesimo o è eroico o non è. E tutte le mogli dei libri della Miriano sono eroiche, libere, spregiudicate, divertenti e ironiche perché superiori avendo scelto di essere “inferiori”, capaci di lottare e di riposarsi, di imporsi e di rispettare, di correre e di fermarsi. Le trovo piene di libertà. E se rispettano i loro mariti, lo fanno come suggerisce loro l’etimologia del verbo rispettare: vuol dire guardare due volte. Costruiscono, queste donne, famiglie solide perché aperte, a Dio e al mondo. Chiedono, propongono, esigono. Se c’è qualcosa che non sono è tiepide, “né calde né fredde” (Ap 3,15), che mi sembra la malattia del nostro mondo. Fanno tornare alla mente le parole di Benedetto XVI pronunciate al Parlamento tedesco il 22 Settembre 2011: “La ragione positivista … non è in grado di percepire qualcosa al di là di ciò che è funzionale, assomiglia agli edifici di cemento armato senza finestre, in cui ci diamo il clima e la luce da soli e non vogliamo più ricevere ambedue le cose dal mondo vasto di Dio. E tuttavia non possiamo illuderci che in tale mondo autocostruito attingiamo in segreto ugualmente alle “risorse” di Dio, che trasformiamo in prodotti nostri. Bisogna tornare a spalancare le finestre, dobbiamo vedere di nuovo la vastità del mondo, il cielo e la terra ed imparare ad usare tutto questo in modo giusto”.
Se si ha la pazienza di guardare dentro le case dove vivono i personaggi di Costanza Miriano scopriamo case e famiglie aperte al vasto mondo di Dio. È questo, credo, che le rende libere.
Sono certo – insomma – che, leggendo bene Costanza, anche le amiche Lipperini e Murgia dovrebbero prenderla con sé, sul carro nobile della battaglia contro la violenza (in genere) e la violenza che subiscono le donne. Ce n’è molta – di violenza – anche nell’imporre alle donne di non fare le donne, le mogli, le mamme, le nonne – mi pare. È uscito in questi giorni, per PIEMME, Un domani per i miei bambini: è la storia di riscatto e di vittoria sulla malattia di una giovane donna del Malawi, Pacem Kawonga. Una donna che da sottomessa alla violenza disumana ha imparato a “mettersi sotto” la vita di tanti, diventandone quella roccia salda su cui siamo chiamati a costruire una vita degna (Mt 7,24). Allora benvenuta la gerarchia di poteri, se, come insegna Papa Francesco, il potere è servizio. La gerarchia di servizi potrebbe essere l’impalcatura per costruire un mondo migliore. Anche per gli uomini. Grazie per l’accoglienza. Ci vediamo il 29 Maggio.
Costanza Miriano