venerdì 21 giugno 2013

Paolo VI, cinquant'anni dopo



Cari amici, oggi ricorrono i cinquant’anni dall’elezione di Papa Paolo VI, che a mezzogiorno del 21 giugno 1963, dopo un conclave breve ma combattuto, si affacciò dalla loggia centrale di San Pietro. Iniziava così un pontificato lungo e difficile. A Papa Montini sarebbe toccato guidare e condurre a termine il Concilio Vaticano II, inaugurato pochi mesi prima, e soprattutto reggere il timone della barca di Pietro negli anni drammatici della contestazione. Mantenne la barra a dritta, evitando sia nostalgici retromarcia, sia pericolose fughe in avanti. Con la sua sofferenza e il suo magistero – si trovò costretto a riaffermare quale fosse il“Credo del popolo di Dio” come pure a ribadire la dottrina cattolica sull’eucaristia – mantenne unita la Chiesa.
Ho già citato e postato anche qui altre volte le parole che disse ricevendo nel dicembre 1968 i membri del Seminario lombardo. Ricordiamo che vennero pronunciate pochi mesi dopo la pubblicazione dell’enciclica “Humanae vitae”, che rappresentà il momento di massimo isolamento per Papa Montini. Le riproduco ancora una volta.
«Tanti si aspettano dal Papa gesti clamorosi, interventi energici e decisivi. Il Papa non ritiene di dover seguire altra linea che non sia quella della confidenza in Gesù Cristo, a cui preme la sua Chiesa più che non a qualunque altro. Sarà Lui a sedare la tempesta. Quante volte il Maestro ha ripetuto: “Confidite in Deum. Creditis in Deum, et in me credite!”. Il Papa sarà il primo ad eseguire questo comando del Signore e ad abbandonarsi, senza ambascia o inopportune ansie, al gioco misterioso della invisibile ma certissima assistenza di Gesù alla sua Chiesa. Non si tratta di un’attesa sterile o inerte: bensì di attesa vigile nella preghiera».
Questa stessa coscienza del fatto che non è il protagonismo del Papa a guidare la Chiesa, l’abbiamo ritrovata espressa più volte negli otto anni di pontificato di Benedetto XVI. Basta citare le parole di Papa Ratzinger nell’eccezionale discorso da lui tenuto nell’ultima udienza in Piazza San Pietro, la mattina del 27 febbraio, il giorno prima che dell’inizio della sede vacante in seguito alla rinuncia: «Vedo la Chiesa viva! La Chiesa non è mia, non è nostra, ma è del Signore, che non la lascia affondare; è Lui che la conduce...».
Questa stessa coscienza e questo stesso insegnamento lo ritroviamo ora nel successore di Benedetto, Papa Francesco.
Tornielli
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- Paolo VI. Il Papa audace (Intervista a Andrea Tornielli a cura di Luca Fiore, Tracce) 
- La sguardo di Paolo VI che riformò la Chiesa spalancandola al mondo (P.G. Accornero, BergamoNews)