lunedì 22 luglio 2013

La répression pour tous?


È uscito in Francia un libro davvero impressionante, «La répression pour tous?», «La repressione per tutti?», dell'imprenditore e attivista politico François Billot de Lochner (Lethielleux, Parigi 2013). Di passaggio a Parigi, ho potuto raccogliere qualche ulteriore testimonianza sui fatti di cui si parla, ma il volume - il cui titolo evoca il «matrimonio per tutti», omosessuali compresi, introdotto in Francia dalla legge Taubira, e la «manifestazione per tutti» che vi si è opposta - parla da solo.
La collezione di violenze poliziesche contro chi manifesta per la famiglia criticando il matrimonio e le adozioni omosessuali in Francia è impressionante, ma rischia di fare perdere di vista un passaggio essenziale, che pure il volume spiega. La polizia - opportunamente istruita dal potere esecutivo -  non interviene in nome di presunte leggi che vietino di manifestare contro il governo o il Parlamento. Non ci sono leggi simili in Francia. Interviene, bastona e usa i gas lacrimogeni perché in Francia c'è una legge sull'omofobia. Una legge del 2004 che permette d'intervenire in modo duro contro chi promuove la discriminazione razziale o fondata sul genere, emendata a due riprese nel 2008 e nel 2012. Oggi la legge punisce anche chi - così recita l'articolo 1 - «crea un clima ostile» a un'etnia, una razza o un «orientamento sessuale». Chi ha manifestato contro la legge Taubira è stato accusato di «creare un clima ostile» agli omosessuali,  crimine che è punito con la prigione e permette l'arresto del pericoloso criminale colto in flagrante mentre esprime la sua ostilità.
Si noti - perché interessa all'Italia - la precisa concatenazione temporale: prima si modifica la legge sull'omofobia per permettere al meccanismo repressivo di stroncare eventuali proteste, poi si fa passare la legge che introduce il matrimonio e le adozioni omosessuali. E chi «crea un clima ostile» agli omosessuali, facendo scattare le gravi sanzioni previste dalla legge sull'omofobia? Qui il libro di Billot de Lochner si legge come un romanzo di Franz Kafka (1883-1924) o di George Orwell (1903-1950). Vi trovate sugli Champs Elysées, studenti e studentesse, per prendere un aperitivo e vi sfugge qualche commento ostile alla legge Taubira? «Clima ostile»: la polizia arriva subito, vi porta via dal bar e vi spinge in una stazione della metropolitana intimandovi di disperdervi. Vi avviate alla coda per visitare la Sainte- Chapelle con una maglietta che non insulta nessuno ma porta il logo della «Manifestazione per tutti»? Mal ve ne incoglie: «clima ostile», siete fermato dai gendarmi e caricato sul cellulare. Siete un'handicappata e, confidando nella legge che protegge i disabili, aspettate con qualche amico alla stazione di Caen l'arrivo di un ministro con le bandiere della «Manifestazione per tutti»? Confidate male: vi accusano di «clima ostile», la polizia vi butta a terra e continua a picchiarvi dopo che siete caduta - tutto filmato e documentato su YouTube. Siete dei politici francesi - accompagnati da uno italiano, Luca Volonté - e portate anche voi una maglietta della «Manifestazione per tutti»? Arrestati e tenuti in guardina tutta la notte. Reagite in modo non violento, cantando nel cellulare che vi porta in prigione? La polizia getta un candelotto lacrimogeno nel cellulare per impedirvi di cantare e perpetuare il «clima ostile».
E tutto questo senza contare le vere e proprie violenze e brutalità poliziesche, l'uso dei lacrimogeni anche contro mamme che manifestano con bambini n passeggino, e gli insulti - da «fascista» a «puttana» -, tutto oggetto di un dossier presentato dallo stesso Luca Volonté al Consiglio d'Europa, di cui «La nuova Bussola quotidiana» ha già parlato. Il libro nota che la repressione si scatena solo contro chi critica la legge Taubira. Il 13 maggio 2013 violenze a Parigi da parte di tifosi di calcio che hanno distrutto automobili e saccheggiato negozi, trasformando - come ha detto un commerciante - «una zona di Parigi in Beirut», sono state affrontate dalla polizia con estrema tolleranza. Qui non si applica la legge sull'omofobia, e dunque un ultras del calcio che sfascia un'automobile è considerato meno pericoloso di una mamma che si mette una maglietta pro-famiglia. O meglio, qualche tifoso di calcio è arrestato, come scopre un tale che l'8 maggio festeggia la vittoria della sua squadra. Lo arrestano perché ha commesso un errore: forse nella fretta, è sceso in strada a festeggiare con una maglietta della «Manifestazione per tutti».
Per non parlare delle Femen, il gruppo ucraino di attiviste pro-gay e anti- religiose che protestano denudandosi, una delle cui leader, Imma Shevchenko, ricercata in Ucraina e Russia non solo ha ottenuto asilo politico in Francia, ma - lo abbiamo già raccontato su queste colonne - ha prestato il volto al simbolo della Repubblica francese, Marianna, per il nuovo francobollo unico voluto dal presidente Hollande. Nel 2012 le Femen hanno gettato un liquido che sembrava proprio urina su manifestanti anti-legge Taubira. il 12 febbraio 2013 sono entrate a Notre-Dame spogliandosi e proponendo il consueto repertorio di bestemmie e pose oscene. Non sono state neppure fermate dalla polizia: solo accompagnate, con cortesia e sorrisi, nel vicino commissariato per l'identificazione. È vero, a Parigi si vocifera che la Shevchenko sia legata da affettuosa amicizia a un'altissima personalità della «République»: ma l'impressione di due pesi e due misure resta fortissima. Non si tratta di fatti che interessano solo ai francesi. Mostrano a che cosa servono le leggi sull'omofobia e come saranno applicate. Oggi in Francia, domani in Italia.
Introvigne

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Omofobia irrazionale


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di Andrea Piccolo
Su blog e social network si è parlato molto della proposta di legge detta anti omofobia che, salvo imprevisti, sarà discussa alla camera venerdì. Per i quotidiani e la stampa ufficiale, invece, pare che la proposta di legge non esista nemmeno. Uno degli aspetti più dibattuti è che sembra trattarsi del primo passo verso l’approvazione dei matrimoni omosessuali, poiché condannando anche la semplice diffusione di idee ritenute discriminanti, manifestare contro una eventuale legge sui matrimoni o le adozioni gay potrebbe comportare l’arresto fino a 18 mesi.
Esiste certamente una differenza tra discriminazione ed espressione di idee non condivise da tutti. Il fatto che una legge su cui gravi il sospetto di violare la libertà di pensiero possa essere presentata alla camera, senza che ci siano stati pubblici dibattiti e confronti tra politici delle diverse fazioni, mi ha incuriosito. Mi ha anche insospettito: ogni tanto ai parlamentari piace approfittare del clima rilassato estivo per fare approvare di straforo qualche legge scottante.
Il testo della legge può essere consultato QUI . Lascio ai giuristi le spiegazioni tecniche, non è il mio ruolo e ritengo che il prof. Mauro Ronco abbia saputo esporre molto bene, nel suo articolo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana, i motivi per cui, dal punto di vista del diritto, si tratti di una legge inutile.
Ma dalla lettura del testo nascono anche altre riflessioni sul senso e, vorrei dire, sul buonsenso della legge. Salta subito all’occhio, ad esempio, la definizione del nuovo concetto di identità sessuale. Per carità, l’identità sessuale è un’espressione che ha già un significato, sul quale potremmo essere quasi tutti d’accordo dicendo che si tratti del sesso come determinato dai cromosomi. Ma si sa che le leggi non possono accontentarsi di un approssimativo “siamo quasi tutti d’accordo che”. Se la legge deve valere per tutti, è giusto definire i termini in modo univoco per tutti. Così la proposta di legge esordisce testualmente:
Art. 1. (Definizioni relative all’identità sessuale).
1. Ai fini della legge penale, si intende per:
a) «identità sessuale»: l’insieme, l’interazione o ciascuna delle seguenti componenti: sesso biologico, identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale;
b) «identità di genere»: la percezione che una persona ha di sé come uomo o donna, anche se non corrispondente al proprio sesso biologico;
c) «ruolo di genere»: qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse all’essere uomo o donna;
d) «orientamento sessuale»: l’attrazione emotiva o sessuale nei confronti di persone dello stesso sesso, di sesso opposto o di entrambi i sessi.
A questo punto i più arguti avranno già notato che se la legge voleva fugare gli equivoci, il proverbiale asino più che cascare è stramazzato al suolo folgorato. Non è tanto questione degli elementi che si vuole compongano l’identità sessuale: cromosomi, come io mi sento e come io mi atteggio. Da un proponente sostenitore delle lobby GLBT denota una certa coerenza. Ciò che veramente sorprende è che oltre a non spiegare bene quale debba essere il mix di componenti, infatti l’espressione “l’insieme, l’interazione o ciascuna” non chiarisce se possano coesistere o si tratti piuttosto di un “o” che li rende mutuamente esclusivi, neppure viene fornito un qualche criterio per discriminare quindi, a meno che debba essere il giudice a stabilire l’’identità sessuale interrogando il soggetto su come si sente e valutando come si atteggia, l’identità sessuale può essere valutata solo da sé stessi al proprio riguardo.
Ma questo non risolve ancora: identità determinata quando? Entro la maggiore età? Una volta per tutte? Posso cambiare idea ogni giorno o magari più volte al giorno? Il fatto che l’identità sessuale possa cambiare nel tempo prospetta interessanti scenari in sede di giudizio: “Imputato, lei è accusato di atti discriminatori omofobi avendo apostrofato il signor x, gay dichiarato, di vestire come una prostituita” “Vostro onore, il giorno dell’episodio contestato il signor x si sentiva femmina, per cui il fatto non sussiste”.
Significativo poi che l’identità sessuale sia definita esclusivamente nell’ambito della legge penale. Definirla tout court avrebbe portato a situazioni oggettivamente paradossali e ingestibili. Ad esempio non sarebbe più stata necessaria una legge per i matrimoni gay in quanto ad oggi possono sposarsi solo un uomo e una donna, ma cambiando il modo in cui li si definisce e identifica basterebbe presentarsi uno in tight e l’altro in abito bianco per poter essere sposati. Oppure si potrebbe sfruttare la nuova opportunità per snellire l’iter di separazione: se una mattina sposandomi mi sento donna, il mio matrimonio è ipso facto nullo, non sono mai stato sposato e risparmio in anni e avvocati per avere la sentenza di divorzio.
Oggettivamente e da un punto di vista logico, questa formulazione dell’identità sessuale viola il principio di non contraddizione anche se ristretta al solo ambito penale; evidentemente serve a raggiungere uno scopo difficilmente raggiungibile per via argomentativa. I movimenti gay si risentono perché la dottrina Cristiana insegna che l’omosessualità è un disordine intrinseco. Il modo in cui scrivono le leggi sembrerebbe una prova a carico.
Nonostante l’incredibile assurdità di ciò che enuncia, sono abbastanza convinto che la proposta sarà votata dal nostro parlamento e diventerà legge dello stato. Convinto da una considerazione probabilistica: la proposta di legge ha 216 firmatari, nostri deputati, che per la maggioranza devono aver apposto la firma limitandosi a leggere la premessa del testo (in caso contrario avrebbero notato qualche incongruenza nella definizione di identità sessuale, giusto?), e una tale ammucchiata alla sottoscrizione non promette nulla di buono per quel che concerne la capacità di utilizzare il cervello.
Paradossalmente, questa legge che vuole combattere la discriminazione sessuale, una volta approvata, proprio perché limitata all’ambito penale resterà fortemente discriminatoria: PD, SEL e altri partiti si troveranno infatti con una significativa rappresentanza di identità sessuali femminili, senza riuscire a soddisfare le quote rosa.