sabato 20 luglio 2013

Papa Francesco tra consenso e carismi




Nuovo tweet del Papa: Carissimi ragazzi; so che tanti di voi sono ancora in viaggio verso Rio. Che il Signore vi accompagni lungo la strada (20 luglio 2013)

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Papa Francesco, “uno straordinario comunicatore”. Certo vien da pensarlo, mentre ci sorride dalla copertina di Vanity Fair, che lo ha eletto da poco uomo dell’anno, e da una folla di altre riviste (forse non altrettanto glamour ma non meno popolari). Il grande consenso che papa Francesco sin dagli inizi del suo pontificato sembra naturalmente attrarre porta inevitabilmente con sé una domanda: “perché tutti lo cercano, perché tutti vogliono vederlo?” Del successo strettamente “mediatico” di papa Francesco non solo si continuerà a parlare, ma si studierà a lungo: da quattro mesi a questa parte assistiamo ad un fenomeno inedito per tutti, che porta interrogativi nuovi sull’informazione – non solo religiosa – nel mondo globalizzato. Spiegarne i motivi non è possibile, almeno per ora: questo, per gli addetti ai lavori, non è che il tempo delle ipotesi.
Accanto al consenso c’è però quel che il cristianesimo chiama “chárisma” (dono, carisma), e che è qualcosa di molto meno oscuro dei dati su comunicazione e media. Qualcosa che nelle sue varietà è tanto connaturato alla comunità cristiana, da non suscitare in essa ansie o interrogativi straordinari. Perché è la Chiesa, la comunità dei credenti, il luogo in cui fin dalle origini, nell’unità dello Spirito (in unitate Spiritus), fioriscono i carismi. Nella prima lettera ai Corinzi, San Paolo spiega così questo concetto: “Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole” (1 Cor 12, 4-11).
La domanda del perché papa Francesco sia tanto amato – anche dai media – è però una questione centrale e non banale, specie per l’uomo di fede. Non nasce da presupposti esclusivi della postmodernità e non è nell’informazione globalizzata che ha le sue radici. Un interrogativo molto simile al nostro appartiene ad una storia di santità che risale al Medioevo e ne è protagonista proprio il santo di cui papa Bergoglio porta il nome, San Francesco d’Assisi. Raccontano le Fonti Francescane – il corpus che raccoglie la tradizione scritta sulla vita, la morte e i miracoli del Poverello – che un giorno un compagno di Francesco, fra Masseo da Marignano, “uomo di grande santità, discrezione e grazia nel parlare di Dio”, mentre Francesco usciva dalla selva nella quale aveva pregato, per mettere alla prova la sua umiltà tre volte gli domanda: “Perché a te?”. San Francesco gli chiede che cosa voglia dire. Masseo risponde: “Dico, perché a te tutto il mondo viene dietro, e ogni persona pare che desideri di vederti, ed udirti, ed ubbidirti? Tu non sei un bell’uomo nel corpo, tu non sei di grande scienza, tu non sei nobile: da dov’è dunque (qual è l’origine, come si spiega, ndr) che tutto il mondo ti venga dietro?” (I Fioretti di San Francesco, X). Insomma, anche un compagno di San Francesco – uomo santo e da lui amato – è assillato da questo interrogativo che riguarda il carisma e il consenso insieme, e non ha timore di chiedere.
Un paragone tout court tra papa Bergoglio e il santo d’Assisi non lo si può certo mettere in campo (c’è da scommettere, del resto, che un’agiografia del pontefice risulterebbe sgradita prima di tutto al protagonista), ma è lecito se non altro intuire in papa Francesco un riferimento alla spiritualità del santo da cui ha preso il nome assumendo il ministero petrino. E c’è poi un argomento squisitamente francescano: da sempre San Francesco è “l’altro” termine di un paragone. Quello con Cristo, prima di tutto. “Alter Christus” lo chiama la tradizione, perché Francesco è il primo santo della storia a ricevere le stimmate, le stesse ferite di Cristo crocifisso. Perché a Cristo volle conformarsi in tutto, vivendo “secondo la regola del Santo Vangelo”. Per questo il pittore noto come il Maestro di San Francesco, nell’affrescare le pareti della basilica inferiore di Assisi raffigurerà poi “a specchio”, l’uno di fronte all’altro, due cicli di storie: uno sulla vita di Cristo, l’altro su quella di Francesco. Ma Francesco sarà a sua volta anche termine di riferimento per la vita di altri santi: Chiara d’Assisi, ad esempio. E, a distanza di secoli, di un altro francescano, San Pio da Pietrelcina, anche lui insignito del dono delle stigmate. Forse proprio perché campione d’umiltà, Giovanni di Bernardone detto Francesco risulta il santo più “paradigmatico”, l’uomo la cui vita di santità più volte è servita da specchio per la santità altrui, per renderla “più leggibile”.
Resta ancora la domanda nostra e di fra Masseo. Ed ecco la risposta che la tradizione attribuisce a San Francesco: “per fare quella operazione meravigliosa che Egli intende fare, (il Signore, ndr) non ha trovato più vile creatura sopra la terra, e perciò ha eletto me, per confondere la nobiltà e la grandezza e la fortezza e la bellezza e sapienza del mondo: perché si sappia che ogni virtù e che ogni bene viene da lui, e non dalla creatura, e nessuna persona si possa gloriare al cospetto suo; ma chi si glorierà, si glorii nel Signore, a cui è ogni onore e gloria in eterno”.
San Francesco sposta di peso la questione dal consenso – dalla “gloria del mondo” – ai carismi. E questi, che non vengono dalla creatura ma dal Creatore, non hanno altra spiegazione e scopo che la maggior gloria di Dio. L’appeal che San Francesco riconosce in sé è esclusivamente ordinato al disegno di salvezza per gli uomini: “per fare quella operazione meravigliosa che Egli intende fare”, sono le prime parole del Santo. Così, sulle folle che cercano l’uomo di Dio e lo seguono, due prospettive opposte si confrontano: una legge il successo nella sua orizzontalità, l’altra rivela il filo tra la creatura povera e il suo Creatore. Tanto è vero che le Fonti concludono: “Allora frate Masseo a così umile risposta, detta con fervore, si spaventò, e riconobbe certamente che san Francesco era fondato nell’umiltà”. L’opinione di papa Francesco sul motivo del suo favore tra la gente potremmo conoscerla solo se qualcuno dovesse rivolgergli, prima o poi, la domanda di fra Masseo. Ma non è improbabile che la risposta del papa – che da cardinale all’umiltà ha dedicato anche un libro – somigli almeno un po’ a quella che viene dal passato. E da una cittadina di nome Assisi. (R. Leone)
Korazym

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Il 70% dei giovani si fida di Papa Francesco. E' quanto emerge dal ''Rapporto giovani'', la ricerca promossa dall'Istituto G. Toniolo, curata da un gruppo di docenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e realizzata da Ipsos con il sostegno della Fondazione Cariplo (www.rapportogiovani.it). Per oltre il 70% degli intervistati (un campione rappresentativo fra i 18 e i 29 anni), Papa Francesco è una persona di cui fidarsi, per l'85 % è vicino alla gente e per il 91% ispira simpatia. 

Andando poi nei particolari, il Rapporto evidenzia come oltre l'80 per cento dei giovani sia convinto che con Papa Francesco possa crescere la coerenza morale tra i comportamenti e i valori affermati (il 21,2% è ''abbastanza d'accordo'', il 29,1 lo è ''molto'', il 30,7% ''moltissimo''). Riguardo ai temi sui quali i giovani percepiscono una maggiore attenzione del Papa, a colpirli maggiormente è sì la vita di preghiera (68%) e le verità professate dalla Chiesa (64% di risposte positive), ma ancor più l'impegno verso gli ultimi e nei confronti delle questioni sociali (oltre l'85%). Seguono, raccogliendo largo consenso, i temi della pace e del dialogo tra religioni (oltre l'80%). 

''In sintesi, - afferma il prof. Alessandro Rosina, docente di Demografia Sociale all'Università Cattolica e tra i curatori dell'indagine - ''in un clima di generalizzata sfiducia verso tutte le istituzioni e la mancanza di figure credibili di riferimento per i giovani, Papa Francesco sembra aver fatto breccia nel cuore delle nuove generazioni. In coerenza con il nome che ha scelto, ad essere particolarmente apprezzato di lui e' l'essere percepito come più vicino alla gente che alle gerarchie, l'attenzione ai meno fortunati e il richiamo continuo oltre che ai valori, alla concretezza dei problemi sociali. Tutti aspetti che lo mettono direttamente in sintonia con i giovani, sia nel merito dei temi toccati che nel modo di trattarli e comunicarli''. 

IL 56% SI DICHIARA CREDENTE - PREOCCUPAZIONE PER LA CRISI ''Cifre che incoraggiano e che sono ancor piu' interessanti -si legge in una nota- se letti alla luce di quanto invece emerge dal rapporto fra i giovani e l'appartenenza religiosa''. I dati dell' indagine dell'Istituto Toniolo su ''Giovani e fede'' confermano il trend di progressiva erosione del senso di appartenenza dei giovani italiani verso il credo cattolico. I giovani che si dichiarano credenti nella religione cattolica sono circa il 56% (esattamente il 55,9%), mentre si dichiara non credente 15,2% della popolazione giovanile. Papa Francesco, invece, per circa l'83% dei giovani e' capace allo stesso tempo sia di incarnare con autenticita' i valori cattolici che di cogliere le novita' che arrivano dalla societa', un consenso tanto ampio da non essere confinato solo ai credenti. 

''Lo stesso discorso -prosegue la nota- vale per la fiducia che i giovani hanno verso il futuro e le istituzioni. I giovani, infatti, vivono con molta preoccupazione l'attuale periodo di crisi. Non solo per le difficolta' a realizzare i propri progetti di vita, ma anche per la mancanza di punti di riferimento. Forte e' soprattutto la sfiducia verso il quadro politico e le istituzioni, non considerate in sintonia con i cittadini e non all'altezza del proprio compito. Una caduta di credibilita' rispetto alla quale si salvano parzialmente solo l'Europa e la Presidenza della Repubblica, che pero' raccolgono comunque meno della meta' dei consensi tra i giovani''. 

TRIANI, PONTEFICE TRASMETTE VICINANZA EMOTIVA E TENSIONE MORALE Ambivalente e' anche il voto dato alla Chiesa: 5 credenti su 10 la promuovono (si scende a 3 su 10 considerando anche i non credenti). A parte la famiglia, in questo contesto storico risulta difficile trovare figure verso le quali le nuove generazioni diano larga fiducia e riversino ampie aspettative positive. ''Proprio per questo appaiono particolarmente significativi i dati della nuova rilevazione di approfondimento sull'atteggiamento dei giovani verso papa Francesco effettuata dal Rapporto giovani''. 

''I dati messi in rapporto con l'attuale considerazione che i giovani hanno delle istituzioni, compresa la Chiesa, indicano un grande investimento di fiducia -commenta il professor Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia i dell'Universita' Cattolica e fra i curatori della ricerca -. I giovani intervistati vedono in Papa Francesco una persona capace di grande capacita' comunicativa, capace di mostrare vicinanza e di mettere in dialogo la Chiesa con i cambiamenti che stanno attraversando la societa'. Avvertono una vicinanza emotiva e una tensione morale verso la quale manifestano grandi attese soprattutto in ordine all'attenzione verso problemi sociali e verso l'esemplarita' dei comportamenti dei cristiani''. - See more at: http://www.televideo.rai.it/televideo/pub/articolo.jsp?id=16426#sthash.5mRsfsCr.dpuf