mercoledì 24 luglio 2013

Una festa della fede


Nuovo tweet del Papa:
 "Ringraziamo il Beato Giovanni Paolo II per le GMG e per le tante vocazioni che sono nate durante queste 28 giornate" 
(24 luglio 2013)

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Papa Francesco in pellegrinaggio nel santuario mariano di Aparecida per consacrare il suo pontificato alla Vergine

Stile decisamente carioca  per la cerimonia inaugurale della ventottesima Giornata mondiale della gioventù, svoltasi nella serata di martedì 23 luglio, a Rio de Janeiro. C’erano proprio tutti gli elementi tipici dell’anima brasiliana, capace di rendere  festoso ogni avvenimento del quale è chiamata a essere protagonista. Dalla scenografia naturale, offerta dalla spiaggia tra le  più famose del mondo, Copacabana, all’esibizione della Coral Carioca gmg, formata da cento giovani artisti; dalla preghiera, spesso trasformata in armoniosa melodia da un coro multilingue, al ritmico sventolare di centinaia di bandiere innalzate sotto le luci dei fari disseminati per rischiarare una notte decisamente invernale in questo periodo a Rio.
Cinquecentomila i giovani che hanno partecipato alla  messa celebrata sulla spiaggia  dall’arcivescovo di Rio, monsignor Tempesta.  Il Papa ha seguito la cerimonia attraverso le immagini diffuse Il Pontefice ha seguito l’apertura della «settimana della gioventù» per televisionein mondovisione. «La Chiesa è giovane e lo si vede proprio bene nella gmg. Che il Signore ci mantenga sempre tutti giovani di cuore» ha commentato su Twitter, aggiungendo poi: «Cari giovani, Cristo ha fiducia in voi e vi affida la sua stessa missione: Andate, fate discepoli».  Da parte sua monsignor Tempesta ha ricordato che la gmg  chiama in causa soprattutto «la responsabilità vera e concreta del mondo degli adulti».  E «proprio perché tutti vogliamo un mondo migliore, è necessario puntare sui giovani» ha ribadito il cardinale Bertone, segretario di Stato, nel corso della cerimonia di presentazione della medaglia commemorativa della  visita.
Il Santo Padre — giornata senza impegni pubblici per lui quella di ieri — è oggi, mercoledì 24, ad Aparecida, dove nel santuario mariano celebra la messa e consacra il suo pontificato alla Vergine. In serata la visita all’ospedale intitolato a san Francesco d’Assisi, specializzato nel recupero di tossicodipendenti e alcolisti, dove trovano assistenza e cure gratuite gli indigenti.

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"Bergoglio? Come san Francesco: ricostrusice la Chiesa"

Intervista con Leonardo Boff, l’ex francescano e teologo della liberazione che Joseph Ratzinger non riuscì ad “ammorbidire”

ANDREA TORNIELLI

 Leonardo Boff


«Tre settimane prima dell'elezione di Bergoglio avevo scritto su Twitter: il futuro Papa sarà Francesco, perché come fece il santo di Assisi serve chi ricostruisca la Chiesa che ha perduto la sua credibilità...». Leonardo Boff non porta più il saio, dopo i contrasti con Roma per le sue posizioni teologiche ha lasciato l'ordine francescano e si è sposato. Ma la barba, bianchissima, è rimasta la stessa di quando era frate. Il teologo della liberazione che Joseph Ratzinger non riuscì a ammorbidire parla con «La Stampa» del viaggio in Brasile del primo Papa latinoamericano della storia.


L'ha stupita l'accoglienza che la folla di Rio de Janeiro per Francesco?

«No, è un entusiasmo dovuto alla sua semplicità, al suo venire senza un grande apparato di sicurezza, al suo voler percorrere le strade della città in una macchina semplice e con i finestrini sempre aperti, al suo farsi raggiungere e toccare dalla gente, al suo fermarsi a baciare i bambini. Si vede che è un pastore, un vescovo che sta in mezzo al suo popolo. Non un monarca».


Francesco ha voluto cominciare il viaggio con una visita al santuario di Aparecida. Perché?

«Perché qui nel 2007 i vescovi latinoamericani hanno pubblicato un documento che ridà spazio ai poveri e afferma che certi metodi di evangelizzazione sono vecchi e vanno cambiati. Servono pastori che abbiano l'odore delle pecore più che il profumo dei fiori dell'altare».


Francesco mostra di avere una grande devozione mariana e una grande attenzione alla pietà popolare. Non sembrano aspetti così vicini alla sensibilità progressista...

«E invece lo sono, sono vicini alla teologia della liberazione. In Argentina questa si è sviluppata particolarmente come teologia del popolo, portata avanti dal gesuita Juan Carlos Scannone, che è stato insegnante di Bergoglio. Il Papa è vicino a questa teologia. Non è una devozione popolare "pietistica", ma una devozione che conserva l'identità del popolo e s'impegna per la giustizia sociale».


Il Papa parla spesso dei poveri e all'ospedale di Rio ha ripetuto che andare verso i poveri significa toccare «la carne di Cristo». Che cosa significa?

«Il povero è il vero rappresentante di Cristo, in un certo senso il povero è il vero "Papa", e Cristo continua a essere crocifisso nel corpo dei condannati della terra. Cristo è crocifisso nei crocifissi della storia».


Che cosa cambia nella Chiesa con Papa Francesco?

«Credo che cambierà parecchio. Francesco non sta riformando solo Curia, sta riformando il papato. La sua insistenza sull'essere vescovo di Roma, l'aver lasciato il palazzo per abitare nella residenza Santa Marta, significa andare verso il mondo. Il Papa spiega che preferisce una Chiesa incidentata ma che va per strada, piuttosto che una Chiesa asfittica e chiusa nel tempio. Ora si sente che la Chiesa è un focolare di speranza e non una fortezza assediata sempre in polemica con la modernità o una dogana che controlla e regola la fede invece di facilitarla».


C'è chi critica Francesco dicendo che sta desacralizzando il papato...

«No, non lo sta desacralizzando, lo presenta nella sua vera dimensione evangelica. È il successore di Pietro e Pietro era un semplice pescatore. Bisogna combattere la "papolatria" che abbiamo visto negli ultimi decenni. I cardinali non sono prìncipi della Chiesa, ma servitori del popolo di Dio. I vescovi devono partecipare alla vita della gente. E il Papa non si sente un monarca: anche di fronte alla presidente del Brasile ha detto: "Vengo qui come vescovo di Roma", cioè come colui che presiede la Chiesa nella carità e non nel diritto canonico».


Che cosa provocherà in Brasile e in America Latina un Papa latinoamericano?

«Credo che Francesco si renda conto che il potere deve ascoltare i poveri, deve ascoltare i giovani che protestano per strada. La sua insistenza sulla giustizia sociale può aiutare le democrazie latinoamericane e favorire maggiore partecipazione. La nostra in Brasile è una democrazia a bassa intensità: il Papa chiama i politici a essere veri servitori del popolo».


Si è pentito di aver lasciato il saio francescano?

«No perché ho lasciato l'abito ma ho conservato lo spirito e continuo a sentirmi francescano: lavoro per la salvaguardia del creato e perché su questa nostra terra ci si senta tutti fratelli e sorelle».