sabato 27 luglio 2013

Veglia di Preghiera a Copacabana. Papa Francesco ai giovani: "Siete il campo della fede! Siete gli atleti di Cristo!..."

<br>

Veglia di Preghiera a Copacabana. Papa Francesco ai giovani: "Siete il campo della fede! Siete gli atleti di Cristo! Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore ... Anche oggi il Signore continua ad avere bisogno di voi giovani per la sua Chiesa"

[Text: Italiano, Português, Français, English, Español]
"Ho pensato a tre immagini che ci possono aiutare a capire meglio che cosa significa essere discepolo-missionario: la prima, il campo come luogo in cui si semina; la seconda, il campo come luogo di allenamento; e la terza, il campo come cantiere" 
Il segno (...) indica frasi aggiunte dal Santo Padre e pronunciate a braccio.
Carissimi giovani,
Abbiamo appena ricordato la storia di san Francesco d'Assisi. Davanti al Crocifisso sente la voce di Gesù che gli dice: “Francesco, va’ e ripara la mia casa”. E il giovane Francesco risponde con prontezza e generosità a questa chiamata del Signore: riparare la sua casa. Ma quale casa? Piano piano, si rende conto che non si trattava di fare il muratore e riparare un edificio fatto di pietre, ma di dare il suo contributo per la vita della Chiesa; si trattava di mettersi a servizio della Chiesa, amandola e lavorando perché in essa si riflettesse sempre più il Volto di Cristo.
Anche oggi il Signore continua ad avere bisogno di voi giovani per la sua Chiesa. (...) Anche oggi chiama ciascuno di voi a seguirlo nella sua Chiesa e ad essere missionari. (...) Come? In che modo? (...) (Il Santo Padre fa riferimento ai cambiamenti intervenuti in merito all'uso di Campus Fidei reso inagibile per via delle piogge ...)
Partendo dalla immagine del "campo" ho pensato a tre immagini che ci possono aiutare a capire meglio che cosa significa essere discepolo-missionario: la prima, il campo come luogo in cui si semina; la seconda, il campo come luogo di allenamento; e la terza, il campo come cantiere. 
1. Il campo come luogo in cui si semina. Conosciamo tutti la parabola di Gesù che narra di un seminatore andato a gettare i semi nel campo; alcuni di essi cadono sulla strada, in mezzo ai sassi, tra le spine e non riescono a svilupparsi;  ma altri cadono su terra buona e producono molto frutto (cfr Mt 13,1-9). Gesù stesso spiega il significato della parabola: il seme è la Parola di Dio che è gettata nei nostri cuori (cfr Mt 13,18-23). Cari giovani, questo significa che il vero Campus Fidei è il cuore di ognuno di voi, è la vostra vita. Ed è nella vostra vita che Gesù  chiede di entrare con la sua Parola, con la sua presenza. Per favore, lasciate che Cristo e la sua Parola entrino nella vostra vita, possano germogliare e crescere! (...) Gesù ci dice che i semi caduti ai bordi della strada o tra i sassi e in mezzo alle spine non hanno portato frutto. Quale terreno siamo o vogliamo essere? Forse a volte siamo come la strada: ascoltiamo il Signore, ma non cambia nulla nella vita, perché ci lasciamo intontire da tanti richiami superficiali che ascoltiamo; (...) o come il terreno sassoso: accogliamo con entusiasmo Gesù, ma siamo incostanti e davanti alle difficoltà non abbiamo il coraggio di andare contro corrente; (...) o siamo come il terreno con le spine: le cose, le passioni negative soffocano in noi le parole del Signore (cfr Mt 13,18-22). (...) Oggi, però, sono certo che il seme cade in terra buona, (...) che voi volete essere terreno buono, cristiani non part-time, non “inamidati”, di facciata, ma autentici. (...) Sono certo che non volete vivere nell'illusione di una libertà che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte definitive che diano senso pieno alla vita. (...) Gesù è in grado di offrirvi questo. Lui è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Fidiamoci di Lui. Lasciamoci guidare da Lui!
2. Il campo come luogo di allenamento. Gesù ci chiede di seguirlo per tutta la vita, ci chiede di essere suoi discepoli, di “giocare nella sua squadra”. Penso che la maggior parte di voi ami lo sport. E qui in Brasile, come in altri Paesi, il calcio è una passione nazionale. Ebbene, che cosa fa un giocatore quando è convocato a far parte di una squadra? Deve allenarsi, e allenarsi molto! Così è nella nostra vita di discepoli del Signore. San Paolo ci dice: «Ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce; noi invece una che dura per sempre» (1 Cor 9,25). Gesù ci offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo! Ci offre la possibilità di una vita feconda e felice e ci offre anche un futuro con Lui che non avrà fine, la vita eterna. (...) Ma ci chiede di allenarci per “essere in forma”, per affrontare senza paura tutte le situazioni della vita, testimoniando la nostra fede. Come? Attraverso il dialogo con Lui: la preghiera, (...) che è il colloquio quotidiano con Dio che sempre ci ascolta. Attraverso i Sacramenti, che fanno crescere in noi la sua presenza e ci conformano a Cristo. Attraverso l’amore fraterno, il saper ascoltare, il comprendere, il perdonare, l’accogliere, l’aiutare gli altri, ogni persona, senza escludere, senza emarginare.  (...) Cari giovani, siate veri “atleti di Cristo”!
3. Il campo come cantiere. (...) Quando il nostro cuore è una terra buona che accoglie la Parola di Dio, quando "si suda la camicia” cercando di vivere da cristiani, noi sperimentiamo qualcosa di grande: non siamo mai soli, siamo parte di una famiglia di fratelli che percorrono lo stesso cammino: siamo parte della Chiesa; (...) anzi, diventiamo costruttori della Chiesa e protagonisti della storia. (...) San Pietro ci dice che siamo pietre vive che formano un edificio spirituale (cfr 1 Pt 2,5). E guardando questo palco, si vede che esso ha la forma di una chiesa costruita con pietre, con mattoni. Nella Chiesa di Gesù siamo noi le pietre vive, (...) e Gesù ci chiede di costruire la sua Chiesa; e non come una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone. Ci chiede che la sua Chiesa vivente sia così grande da poter accogliere l’intera umanità, sia la casa per tutti! Dice a me, a te, a ciascuno:  “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Questa sera rispondiamogli: Sì, anch’io voglio essere una pietra viva; insieme vogliamo edificare la Chiesa di Gesù! Diciamo insieme: Voglio andare ed essere costruttore della Chiesa di Cristo! (...) 
Nel vostro giovane cuore c'è il desiderio di costruire un mondo migliore. Ho seguito attentamente le notizie riguardo ai tanti giovani che in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e fraterna. (...)
Resta però la domanda: da dove cominciare? (...) Quali i criteri per la costruzione di una società più giusta? Quando chiesero a Madre Teresa di Calcutta che cosa doveva cambiare nella Chiesa, rispose: tu ed io! (...) 
Cari amici, non dimenticate: siete il campo della fede! Siete gli atleti di Cristo! Siete i costruttori di una Chiesa più bella e di un mondo migliore. Alziamo lo sguardo verso la Madonna. Essa aiuta a seguire Gesù, ci dà l'esempio con il suo “sì” a Dio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Lo diciamo anche noi, insieme con Maria, a Dio: avvenga per me secondo la tua parola. Così sia!
PORTOGHESE
Queridos jovens,
Acabamos recordar a história de São Francisco de Assis. Diante do Crucifixo, ele escuta a voz de Jesus que lhe diz: «Francisco, vai e repara a minha casa». E o jovem Francisco responde, com prontidão e generosidade, a esta chamada do Senhor: repara a minha casa. Mas qual casa? Aos poucos, ele percebe que não se tratava fazer de pedreiro para reparar um edifício feito de pedras, mas de dar a sua contribuição para a vida da Igreja; tratava-se de colocar-se ao serviço da Igreja, amando-a e trabalhando para que transparecesse nela sempre mais a Face de Cristo. 
Também hoje o Senhor continua precisando de vocês, jovens, para a sua Igreja. Também hoje ele chama a cada um de vocês para segui-lo na sua Igreja, para serem missionários. Como? De que modo? Partindo do nome do local em que nos encontramos - Campus Fidei, Campo da Fé - pensei em três imagens que podem nos ajudar a entender melhor o que significa ser um discípulo missionário: a primeira, o campo como lugar onde se semeia; a segunda, o campo como lugar de treinamento; e a terceira, o campo como canteiro de obras. 
1. O campo como lugar onde se semeia. Todos conhecemos a parábola de Jesus sobre um semeador que saiu pelo campo lançando sementes; algumas caem à beira do caminho, em meio às pedras, no meio de espinhos e não conseguem se desenvolver; mas outras caem em terra boa e dão muito fruto (cf. Mt 13,1-9). Jesus mesmo explica o sentido da parábola: a semente é a Palavra de Deus que é lançada nos nossos corações (cf. Mt 13,18-23). Queridos jovens, isso significa que o verdadeiro Campus Fidei é o coração de cada um de vocês, é a vida de vocês. E é na vida de vocês que Jesus pede para entrar com a sua Palavra, com a sua presença. Por favor, deixem que Cristo e a sua Palavra entrem na vida de vocês, e nela possam germinar e crescer. 
Jesus nos diz que as sementes, que caíram à beira do caminho, em meio às pedras e em meio aos espinhos não deram fruto. Qual terreno somos ou queremos ser? Quem sabe se, às vezes, somos como o caminho: escutamos o Senhor, mas na vida não muda nada, pois nos deixamos aturdir por tantos apelos superficiais que escutamos; ou como o terreno pedregoso: acolhemos Jesus com entusiasmo, mas somos inconstantes e diante das dificuldades não temos a coragem de ir contra a corrente; ou somos como o terreno com os espinhos: as coisas, as paixões negativas sufocam em nós as palavras do Senhor (cf. Mt 13, 18-22). Mas, hoje, tenho a certeza que a semente está caindo numa terra boa, sei que vocês querem ser um terreno bom, não querem ser cristãos pela metade, nem “engomadinhos”, nem cristãos de fachada, mas sim autênticos. Tenho a certeza que vocês não querem viver na ilusão de uma liberdade que se deixe arrastar pelas modas e as conveniências do momento. Sei que vocês apostam em algo grande, em escolhas definitivas que deem pleno sentido para a vida. Jesus é capaz de oferecer-lhes isto. Ele é o «caminho, a verdade e a vida» (Jo 14,6)! Confiemos n’Ele. Deixemo-nos guiar por Ele!
2. O campo como lugar de treinamento. Jesus nos pede que o sigamos por toda a vida, pede que sejamos seus discípulos, que “joguemos no seu time”. Acho que a maioria de vocês ama os esportes. E aqui no Brasil, como em outros países, o futebol é uma paixão nacional. Ora bem, o que faz um jogador quando é convocado para jogar em um time? Deve treinar, e muito! Também é assim na nossa vida de discípulos do Senhor. São Paulo nos diz: «Todo atleta se impõe todo tipo de disciplina. Eles assim procedem, para conseguirem uma coroa corruptível. Quanto a nós, buscamos uma coroa incorruptível!» (1Co 9, 25). Jesus nos oferece algo muito superior que a Copa do Mundo! Oferece-nos a possibilidade de uma vida fecunda e feliz e nos oferece também um futuro com Ele que não terá fim: a vida eterna. Jesus, porém, nos pede que treinemos para estar “em forma”, para enfrentar, sem medo, todas as situações da vida, testemunhando a nossa fé. Como? Através do diálogo com Ele: a oração, que é diálogo diário com Deus que sempre nos escuta. através dos sacramentos, que fazem crescer em nós a sua presença e nos conformam com Cristo; através do amor fraterno, do saber escutar, do compreender, do perdoar, do acolher, do ajudar os demais, qualquer pessoa sem excluir nem marginalizar ninguém. Queridos jovens, que vocês sejam verdadeiros “atletas de Cristo”!
3. O campo como canteiro de obras. Quando o nosso coração é uma terra boa que acolhe a Palavra de Deus, quando se “sua a camisa” procurando viver como cristãos, nós experimentamos algo maravilhoso: nunca estamos sozinhos, fazemos parte de uma família de irmãos que percorrem o mesmo caminho; somos parte da Igreja, mais ainda, tornamo-nos construtores da Igreja e protagonistas da história. São Pedro nos diz que somos pedras vivas que formam um edifício espiritual (cf. 1Pe 2,5). E, olhando para este palco, vemos que ele tem a forma de uma igreja, construída com pedras, com tijolos. Na Igreja de Jesus, nós somos as pedras vivas, e Jesus nos pede que construamos a sua Igreja; e não como uma capelinha, onde cabe somente um grupinho de pessoas. Jesus nos pede que a sua Igreja viva seja tão grande que possa acolher toda a humanidade, que seja casa para todos! Ele diz a mim, a você, a cada um: «Ide e fazei discípulos entre todas as nações»! Nesta noite, respondamos-lhe: Sim, também eu quero ser uma pedra viva; juntos queremos edificar a Igreja de Jesus! Digamos juntos: Eu quero ir e ser construtor da Igreja de Cristo!
No coração jovem de vocês, existe o desejo de construir um mundo melhor. Acompanhei atentamente as notícias a respeito de muitos jovens que, em tantas partes do mundo, saíram pelas ruas para expressar o desejo de uma civilização mais justa e fraterna. Mas, fica a pergunta: Por onde começar? Quais são os critérios para a construção de uma sociedade mais justa? Quando perguntaram a Madre Teresa de Calcutá o que devia mudar na Igreja, ela respondeu: você e eu! 
Queridos amigos, não se esqueçam: Vocês são o campo da fé! Vocês são os atletas de Cristo! Vocês são os construtores de uma Igreja mais bela e de um mundo melhor. Elevemos o olhar para Nossa Senhora. Ela nos ajuda a seguir Jesus, nos dá o exemplo com o seu “sim” a Deus: «Eis aqui a serva do Senhor, faça-se em mim segundo a tua Palavra» (Lc 1,38). Também nós o dizemos a Deus, juntos com Maria: faça-se em mim segundo a Tua palavra. Assim seja!
FRANCESE
Chers jeunes,
Nous venons de rappeler l’histoire de saint François d’Assise. Devant le Crucifix il entend la voix de Jésus qui lui dit : « François, va et répare ma maison ». Et le jeune François répond avec rapidité et générosité à cet appel du Seigneur : réparer sa maison. Mais quelle maison ? Peu à peu il s’est rendu compte qu’il ne s’agissait pas de faire le maçon et de réparer un édifice de pierres, mais de donner sa contribution à la vie de l’Église ; il s’agissait de se mettre au service de l’Église, en l’aimant et en travaillant, pour qu’en elle se reflète toujours davantage le Visage du Christ.
Aujourd’hui aussi, le Seigneur continue à avoir besoin de vous, les jeunes, pour son Église. Aujourd’hui aussi, il appelle chacun de vous à le suivre dans son Église et à être missionnaire. Comment ? De quelle manière ? En partant du nom du lieu dans lequel nous nous trouvons, Campus fidei, le Champ de la Foi, j’ai pensé à trois images qui peuvent nous aider à mieux comprendre ce que signifie être disciple-missionnaire : la première, le champ qui est le lieu dans lequel on sème ; la seconde, le champ comme lieu d’entraînement ; et la troisième, le champ comme chantier. 
1. Le champ comme lieu dans lequel on sème. Nous connaissons tous la parabole de Jésus qui parle d’un semeur parti jeter les semences dans son champ. Quelques unes d’entre elles tombent sur la route, au milieu des pierres, parmi les épines et ne parviennent pas à se développer. Mais d’autres tombent sur la bonne terre et produisent beaucoup de fruits (Cf. Mt 13, 1-9). Jésus lui-même explique le sens de la parabole : la semence est la Parole de Dieu qui est jetée dans les cœurs (Cf. Mt 13, 18-23). Chers jeunes, cela signifie que le vrai Campus Fidei c’est le cœur de chacun de vous, c’est votre vie. Et c’est dans votre vie que Jésus demande d’entrer avec sa Parole, avec sa présence. S’il vous plaît, laissez le Christ et sa Parole entrer dans votre vie, germer et grandir !
Jésus nous dit que les semences tombées au bord de la route, ou entre les pierres, ou au milieu des épines n’ont pas porté de fruit. Quel terrain sommes-nous ou voulons-nous être ? Peut-être sommes nous parfois comme la route : nous écoutons le Seigneur, mais rien ne change dans la vie, parce que nous nous laissons étourdir par beaucoup d’attraits superficiels que nous écoutons ; ou comme le terrain pierreux : nous accueillons avec enthousiasme Jésus, mais nous sommes inconstants, et devant les difficultés nous n’avons pas le courage d’aller à contre courant ; ou nous sommes comme le terrain avec les épines : les choses, les passions négatives étouffent en nous les paroles du Seigneur (cf. Mt 13, 18-22). Mais aujourd’hui, je suis certain que la semence tombe dans la bonne terre, que vous voulez être un bon terrain, non pas des chrétiens part-time, « empesés », de façade, mais des chrétiens authentiques. Je suis certain que vous ne voulez pas vivre dans l’illusion d’une liberté qui se laisse entraîner par les modes et les convenances du moment. Je sais que vous visez haut, vous voulez faire des choix définitifs qui donnent plein sens à la vie. Jésus est capable de vous offrir cela. Il est « la voie, la vérité et la vie » (Jn 14, 6). Ayons confiance en lui. Laissons-nous guider par lui !
2. Le champ comme lieu d’entraînement. Jésus nous demande de le suivre toute la vie, il nous demande d’être ses disciples, de « jouer dans son équipe ». Je pense que la majorité d’entre vous aime le sport. Et ici, au Brésil, comme en d’autres pays, le football est une passion nationale. Et bien, que fait un joueur quand il est appelé à faire partie d’une équipe ? Il doit s’entraîner, et s’entraîner beaucoup ! Il en est ainsi dans notre vie de disciple du Seigneur. Saint Paul nous dit : « Tous les athlètes s’imposent une discipline sévère ; ils le font pour gagner une couronne qui va se faner, et nous pour une couronne qui ne se fane pas » (1 Co 9, 25). Jésus nous offre quelque chose de meilleur que la Coupe du monde ! Il nous offre la possibilité d’une vie féconde et heureuse, il nous offre aussi un avenir avec lui qui n’aura pas de fin, la vie éternelle. Mais il demande de nous entraîner pour « être en forme », pour affronter sans peur toutes les situations de la vie, en témoignant de notre foi. Comment ? Par le dialogue avec lui : la prière, qui est le colloque quotidien avec Dieu qui toujours nous écoute. Par les sacrements, qui font grandir en nous sa présence et nous configurent au Christ. Par l’amour fraternel, par l’écoute, la compréhension, le pardon, l’accueil, l’aide de l’autre, de toute personne, sans exclure, sans mettre en marge. Chers jeunes, soyez de vrais « athlètes du Christ ». 
3. Le champ comme chantier. Quand notre cœur est une bonne terre qui accueille la Parole de Dieu, quand « on mouille sa chemise » en cherchant à vivre comme chrétiens, nous expérimentons quelque chose de grand : nous ne sommes jamais seuls, nous faisons partie d’une famille de frères qui parcourent le même chemin, nous faisons partie de l’Église ; ou plutôt nous devenons les constructeurs de l’Eglise et les protagonistes de l’histoire. Saint Pierre nous dit que nous sommes pierres vivantes qui forment un édifice spirituel (Cf. 1 P 2, 5). Et en regardant cette estrade, on voit qu’elle a la forme d’une église construite avec des pierres, avec des briques. Dans l’Église de Jésus nous sommes, nous, les pierres vivantes, et Jésus nous demande de construire son Église ; et non pas comme une petite chapelle qui ne peut contenir qu’un petit groupe de personnes. Il nous demande que son Église vivante soit grande au point de pouvoir accueillir l’humanité entière, qu’elle soit la maison de tous ! Il dit à toi, à moi, à chacun : « allez, et de tous les peuples faites des disciples ». Ce soir, répondons-lui : Oui, moi aussi je veux être une pierre vivante ; ensemble, nous voulons édifier l’Église de Jésus ! Disons ensemble : je veux aller et être constructeur de l’Église du Christ !
Dans votre jeune cœur, il y a le désir de construire un monde meilleur. J’ai suivi avec attention les nouvelles relatives à tant de jeunes qui, en tant de parties du monde sont sortis sur les routes pour exprimer le désir d’une civilisation plus juste et fraternelle. Demeure cependant la question : par où commencer ? Quels critères pour la construction d’une société plus juste ? Quand on demandait à Mère Theresa de Calcutta qu’est-ce qui devait changer dans l’Église, elle répondait : toi et moi !
Chers amis, n’oubliez pas : vous êtes le champ de la foi ! Vous êtes les athlètes du Christ ! Vous êtes les constructeurs d’une Église plus belle et d’un monde meilleur. Levons les yeux vers la Madone. Elle aide à suivre Jésus, elle nous donne l’exemple par son « oui » : « Voici la servante du Seigneur : que tout se passe pour moi selon ta parole » (Lc 1, 38). Nous le disons nous aussi, ensemble avec Marie, à Dieu : Que tout se passe pour moi selon ta parole. Ainsi soit-il.
INGLESE
Dear Young Friends, 
We have just recalled the story of Saint Francis of Assisi.  In front of the crucifix he heard the voice of Jesus saying to him: “Francis, go, rebuild my house”.  The young Francis responded readily and generously to the Lord’s call to rebuild his house.  But which house?  Slowly but surely, Francis came to realize that it was not a question of repairing a stone building, but about doing his part for the life of the Church.  It was a matter of being at the service of the Church, loving her and working to make the countenance of Christ shine ever more brightly in her.
Today too, as always, the Lord needs you, young people, for his Church.  Today too, he is calling each of you to follow him in his Church and to be missionaries.  How?  In what way?  Starting with the name of the place where we are, Campus Fidei, the field of faith, I have thought of three images that can help us understand better what it means to be a disciple and a missionary.  First, a field is a place for sowing seeds; second, a field is a training ground; and third, a field is a construction site.
1. A field is a place for sowing seeds.  We all know the parable where Jesus speaks of a sower who went out to sow seeds in the field; some seed fell on the path, some on rocky ground, some among thorns, and could not grow; other seed fell on good soil and brought forth much fruit (cf. Mt 13:1-9).  Jesus himself explains the meaning of the parable: the seed is the word of God sown in our hearts (cf. Mt 13:18-23).  This, dear young people, means that the real Campus Fidei, the field of faith, is your own heart, it is your life.  It is your life that Jesus wants to enter with his word, with his presence.  Please, let Christ and his word enter your life, blossom and grow.
Jesus tells us that the seed which fell on the path or on the rocky ground or among the thorns bore no fruit.  What kind of ground are we?  What kind of terrain do we want to be?  Maybe sometimes we are like the path: we hear the Lord’s word but it changes nothing in our lives because we let ourselves be numbed by all the superficial voices competing for our attention; or we are like the rocky ground: we receive Jesus with enthusiasm, but we falter and, faced with difficulties, we don’t have the courage to swim against the tide; or we are like the thorny ground: negativity, negative feelings choke the Lord’s word in us (cf. Mt 13:18-22).  But today I am sure that the seed is falling on good soil, that you want to be good soil, not part-time Christians, not “starchy” and superficial, but real.  I am sure that you don’t want to be duped by a false freedom, always at the beck and call of momentary fashions and fads.  I know that you are aiming high, at long-lasting decisions which will make your lives meaningful.  Jesus is capable of letting you do this: he is “the way, and the truth, and the life” (Jn 14:6).  Let’s trust in him.  Let’s make him our guide!
2. A field is a training ground.  Jesus asks us to follow him for life, he asks us to be his disciples, to “play on his team”.  I think that most of you love sports!  Here in Brazil, as in other countries, football is a national passion.  Now, what do players do when they are asked to join a team?  They have to train, and to train a lot!  The same is true of our lives as the Lord’s disciples.  Saint Paul tells us: “athletes deny themselves all sorts of things; they do this to win a crown of leaves that withers, but we a crown that is imperishable” (1 Cor 9:25).  Jesus offers us something bigger than the World Cup!  He offers us the possibility of a fulfilled and fruitful life; he also offers us a future with him, an endless future, eternal life.  But he asks us to train, “to get in shape”, so that we can face every situation in life undaunted, bearing witness to our faith.  How do we get in shape?  By talking with him: by prayer, which is our daily conversation with God, who always listens to us.  By the sacraments, which make his life grow within us and conform us to Christ.  By loving one another, learning to listen, to understand, to forgive, to be accepting and to help others, everybody, with no one excluded or ostracized.  Dear young people, be true “athletes of Christ”! 
3. A field is a construction site.  When our heart is good soil which receives the word of God, when “we build up a sweat” in trying to live as Christians, we experience something tremendous: we are never alone, we are part of a family of brothers and sisters, all journeying on the same path: we are part of the Church; indeed, we are building up the Church and we are making history.  Saint Peter tells us that we are living stones, which form a spiritual edifice (cf. 1 Pet 2:5).  Looking at this platform, we see that it is in the shape of a church, built up with stones and bricks.  In the Church of Jesus, we ourselves are the living stones.  Jesus is asking us to build up his Church, but not as a little chapel which holds only a small group of persons.  He asks us to make his living Church so large that it can hold all of humanity, that it can be a home for everyone!  To me, to you, to each of us he says: “Go and make disciples of all nations”.  Tonight, let us answer him: Yes, I too want to be a living stone; together we want to build up the Church of Jesus!  Let us all say together: I want to go forth and build up the Church of Christ! 
In your young hearts, you have a desire to build a better world.  I have been closely following the news reports of the many young people who throughout the world have taken to the streets in order to express their desire for a more just and fraternal society.  But the question remains: Where do we start?  What are the criteria for building a more just society?  Mother Teresa of Calcutta was once asked what needed to change in the Church.  Her answer was: you and I! 
Dear friends, never forget that you are the field of faith!  You are Christ’s athletes!  You are called to build a more beautiful Church and a better world.  Let us lift our gaze to Our Lady.  Mary helps us to follow Jesus, she gives us the example by her own “yes” to God: “I am the servant of the Lord; let it be done to me as you say” (Lk 1:38).  All together, let us join Mary in saying to God: let it be done to me as you say.  Amen!
SPAGNOLO
Queridos jóvenes
Hemos recordado hace poco la historia de San Francisco de Asís. Ante el crucifijo oye la voz de Jesús, que le dice: «Ve, Francisco, y repara mi casa». Y el joven Francisco responde con prontitud y generosidad a esta llamada del Señor: reparar su casa. Pero, ¿qué casa? Poco a poco se da cuenta de que no se trataba de hacer de albañil y reparar un edificio de piedra, sino de dar su contribución a la vida de la Iglesia; se trataba de po-nerse al servicio de la Iglesia, amándola y trabajando para que en ella se reflejara cada vez más el rostro de Cristo.
También hoy el Señor sigue necesitando a los jóvenes para su Iglesia. También hoy llama a cada uno de ustedes a seguirlo en su Iglesia y a ser misioneros. ¿Cómo? ¿De qué manera? A partir del nombre del lugar donde nos encontramos, Campus Fidei, Campo de Fe, he pensado en tres imágenes que nos pue-den ayudar a entender mejor lo que significa ser un discípulo-misionero: la primera, el campo como lugar donde se siembra; la segunda, el campo como lugar de entrenamiento; y la tercera, el campo como obra en construcción.
1. El campo como lugar donde se siembra. Todos conocemos la parábola de Jesús que habla de un sembrador que salió a sem-brar en un campo; algunas simientes cayeron al borde del ca-mino, entre piedras o en medio de espinas, y no llegaron a des-arrollarse; pero otras cayeron en tierra buena y dieron mucho fruto (cf. Mt 13,1-9). Jesús mismo explicó el significado de la parábola: La simiente es la Palabra de Dios sembrada en nues-tro corazón (cf. Mt 13,18-23). Queridos jóvenes, eso significa que el verdadero Campus Fidei es el corazón de cada uno de ustedes, es su vida. Y es en la vida de ustedes donde Jesús pide entrar con su palabra, con su presencia. Por favor, dejen que Cristo y su Palabra entren en su vida, que germine y crezca. 
Jesús nos dice que las simientes que cayeron al borde del camino, o entre las piedras y en medio de espinas, no dieron fruto. ¿Qué terreno somos o queremos ser? Quizás somos a ve-ces como el camino: escuchamos al Señor, pero no cambia nada en la vida, porque nos dejamos atontar por tantos reclamos superficiales que escuchamos; o como el terreno pedregoso: acogemos a Jesús con entusiasmo, pero somos inconstantes y, ante las dificultades, no tenemos el valor de ir contracorriente; o somos como el terreno espinoso: las cosas, las pasiones nega-tivas sofocan en nosotros las palabras del Señor (cf. Mt 13,18-22). Hoy, sin embargo, estoy seguro de que la simiente cae en buena tierra, que ustedes quieren ser buena tierra, no cristianos a tiempo parcial, no «almidonados», de fachada, sino auténticos. Estoy seguro de que no quieren vivir en la ilusión de una libertad que se deja arrastrar por la moda y las conveniencias del momento. Sé que ustedes apuntan a lo alto, a decisiones definitivas que den pleno sentido a la vida. Jesús es capaz de ofrecer esto. Él es «el camino, la verdad y la vida» (Jn 14,6). Confiemos en él. Dejémonos guiar por él.
2. El campo como lugar de entrenamiento. Jesús nos pide que le sigamos toda la vida, nos pide que seamos sus discípulos, que «juguemos en su equipo». Creo que a la mayoría de ustedes les gusta el deporte. Y aquí, en Brasil, como en otros países, el fútbol es una pasión nacional. Pues bien, ¿qué hace un jugador cuando se le llama para formar parte de un equipo? Debe en-trenarse y entrenarse mucho. Así es en nuestra vida de discí-pulos del Señor. San Pablo nos dice: «Los atletas se privan de todo, y lo hacen para obtener una corona que se marchita; no-sotros, en cambio, por una corona incorruptible» (1 Co 9,25). ¡Jesús nos ofrece algo más grande que la Copa del Mundo! Nos ofrece la posibilidad de una vida fecunda y feliz, y también un futuro con él que no tendrá fin, la vida eterna. Pero nos pide que entrenemos para «estar en forma», para afrontar sin miedo todas las situaciones de la vida, dando testimonio de nuestra fe. ¿Cómo? A través del diálogo con él: la oración, que es el co-loquio cotidiano con Dios, que siempre nos escucha. A través de los sacramentos, que hacen crecer en nosotros su presencia y nos configuran con Cristo. A través del amor fraterno, del saber escuchar, comprender, perdonar, acoger, ayudar a los otros, a todos, sin excluir y sin marginar. Queridos jóvenes, ¡sean auténticos «atletas de Cristo»!
3. El campo como obra en construcción. Cuando nuestro corazón es una tierra buena que recibe la Palabra de Dios, cuando «se suda la camiseta», tratando de vivir como cristianos, ex-perimentamos algo grande: nunca estamos solos, formamos parte de una familia de hermanos que recorren el mismo cami-no: somos parte de la Iglesia; más aún, nos convertimos en constructores de la Iglesia y protagonistas de la historia. San Pedro nos dice que somos piedras vivas que forman una casa espiritual (cf. 1 P 2,5). Y mirando este palco, vemos que tiene la forma de una iglesia construida con piedras, con ladrillos. En la Iglesia de Jesús, las piedras vivas somos nosotros, y Jesús nos pide que edifiquemos su Iglesia; y no como una pequeña capilla donde sólo cabe un grupito de personas. Nos pide que su Iglesia sea tan grande que pueda alojar a toda la humanidad, que sea la casa de todos. Jesús me dice a mí, a ti, a cada uno: «Vayan, y hagan discípulos a todas las naciones». Esta tarde, respondámosle: Sí, también yo quiero ser una piedra viva; juntos queremos construir la Iglesia de Jesús. Digamos juntos: Quiero ir y ser constructor de la Iglesia de Cristo.
Su joven corazón alberga el deseo de construir un mundo mejor. He seguido atentamente las noticias sobre tantos jóvenes que, en muchas partes del mundo, han salido por las calles para expresar el deseo de una civilización más justa y fraterna. Sin embargo, queda la pregunta: ¿Por dónde empezar? ¿Cuáles son los criterios para la construcción de una sociedad más jus-ta? Cuando preguntaron a la Madre Teresa qué era lo que debía cambiar en la Iglesia, respondió: Tú y yo.
Queridos amigos, no se olviden: ustedes son el campo de la fe. Ustedes son los atletas de Cristo. Ustedes son los construc-tores de una Iglesia más hermosa y de un mundo mejor. Levan-temos nuestros ojos hacia la Virgen. Ella nos ayuda a seguir a Jesús, nos da ejemplo con su «sí» a Dios: «Aquí está la esclava del Señor, que se cumpla en mí lo que has dicho»  (Lc 1,38). Se lo digamos también nosotros a Dios, junto con María: Hágase en mí según tu palabra. Que así sea.