mercoledì 21 agosto 2013

Chi ci farà uscire dal bunker?


Le false sicurezze del "bunker" e la vera libertà di Dio

Il giornalista irlandese John Waters tiene la conferenza sul tema della XXXIV edizione del Meeting di Rimini "Emergenza Uomo"


Vogliamo aprirci allo stupore o rimanere chiusi nel nostro bunker? Il tema della 34° edizione del Meeting di Rimini, Emergenza uomo, ci mette di fronte alla nostra libertà, in alternativa alla quale c’è la schiavitù dei desideri, facilmente equivocabile da taluni come la vera libertà.
A sviluppare la riflessione è stato, ieri pomeriggio, il giornalista e scrittore John Waters, ex musicista rock, oggi vicedirettore dell’Irish Times. Waters è ormai una vecchia conoscenza del pubblico del Meeting: intervenuto per la prima volta a Rimini nel 2006 come relatore, durante l’edizione dello scorso anno Waters è stato curatore della mostra Tre accordi e il desiderio di Verità. Rock ‘n’ roll come ricerca dell'infinito.
Già mezz’ora prima dell’inizio della conferenza la sala D3 di Riminifiera è stracolma. Accompagnato dalla presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, sale poi sul palco John Waters. Già il suo aspetto tradisce il passato rock: barba e capelli lunghi, come un reduce di Woodstock, Waters è una persona che ha vissuto e goduto fino in fondo l’epoca della sua gioventù, gli anni ’70, e, nella maturità, senza rinnegare il suo passato, ha voluto allargare i suoi orizzonti personali, spirituali e culturali.
Waters ha toccato temi esistenziali, sia generali, che personali. Figlio di un’Irlanda ancora ferventemente cattolica, il giornalista ha spiegato come, da bambino nutrisse un profondo amore per Gesù Cristo, sbiaditosi intorno ai quindici anni, quando scoppiò in lui un nuovo amore per la cultura e per la musica del suo tempo.
Il giornalista ha raccontato anche la sua dipendenza dall’alcool, che ha segnato una significativa parte della sua vita. “La dipendenza dall’alcol – ha raccontato Waters - e lo sforzo per uscirne mi ha reso consapevole del fatto che io ero creato, che io ero dipendente, che io non mi ero fatto da me. Che io ero mortale, ma infinito nel mio desiderio. E ho incontrato delle persone che avevano fatto un viaggio simile e che mi hanno detto: la risposta alla tua domanda è Dio”.
La riscoperta di Dio, quindi, è consistita per John Waters nell’acquisizione della consapevolezza di sentirsi amato da Lui: “Avevo una comprensione dell’amore di Dio, ma come qualcosa di astratto, distante – ha detto -. Senza questo senso di amore di cui parlo la vita sarebbe insopportabile e niente nel bunker sarebbe capace di proteggermi”.
Waters ha poi citato Flannery O’Connor, quando affermava che “non abbiamo dimenticato Cristo ma siamo tormentati da Lui”. E alla fine ha dichiarato: “Mi sento amato da Cristo. Senza questo amore, la vita sarebbe insopportabile”.
Sul vivere con o senza Dio è stata articolata l’intera conferenza di Waters che ha citato in primo luogo la metafora del bunker che Benedetto XVI menzionò durante la sua visita al Bundestag di Berlino. In tale bunker, “senza finestre”, secondo la logica del positivismo, tutto è dato per scontato, non c’è spazio per il mistero ed ogni cosa deve essere dimostrabile e verificabile.
“Il bunker elimina la sorpresa – ha proseguito Waters - chiudendo fuori i misteri incomodi dell'esistenza. Siamo convinti di essere i padroni delle nostre esistenze e dei nostri destini. Nel bunker l'uomo finge di non essere una creatura ma il padrone di se stesso”.
Questo modo di pensare, ha spiegato Waters, crea soltanto false speranze destinate a dissolversi. È la tirannia dei desideri che ci spinge a cercare la soddisfazione nelle cose materiali, anche nelle superflue: l’uomo, quindi, è fatto per l’infinito ma si ostina a cercare ciò che per la sua stessa natura non può soddisfarlo.
Viviamo in un’epoca, ha osservato il giornalista irlandese, in cui apparentemente viene esaltata l’individualità e in cui, tuttavia, l’io finisce per essere svuotato con gli idoli, con l’effimero, con la cultura del possesso e dell’immagine.
La distruzione del sacro è qualcosa di molto più seria della distruzione di un’impalcatura morale o identità culturale, in quanto comporta la perdita della capacità di guardare al mondo con stupore, “ma soprattutto di mantenere la visione che permette alla persona umana di vivere pienamente, di sperare e desiderare ardentemente il destino umano totale”.
Eppure, come spiegò don Giussani ne Il senso religioso, se uscissimo adesso, così come siamo dal ventre di nostra madre, non potremmo far altro che stupirci di ciò che siamo, di ciò che c’è.
È lo stesso stupore che non si esaurisce mai, nemmeno di fronte alle grandi scoperte geografiche e scientifiche della storia. Anche Neil Armstrong, il primo uomo a sbarcare sulla Luna, all’indomani della sua epocale esperienza, non poté fare a meno di domandarsi: “Chi sono io? Chi mi ha dato la vita? Perché sono qui?”.
L. Marcolivio

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Non basta la filosofia per convertire la Cina

Al Meeting di Rimini, parla Tianyue Wu, docente cinese che non teme di manifestare il suo essere cattolico


“La filosofia in sé non può convertire i non credenti. Bisogna avere la pazienza di proporre il cristianesimo a persone con una tradizione forte e antica”. A parlare così è Tianyue Wu, professore del Dipartimento di Filosofia nell’Institute of Foreign Philosophy della Peking University. Wu, cattolico, ha raccontato la sua vicenda e la situazione dei cattolici in Cina nel corso dell’incontro che si è svolto al Meeting di Rimini, lunedì 19 agosto.
Il docente di filosofia ha spiegato che i cristiani in Cina sono trenta milioni e, di questi, sei milioni sono cattolici, nonostante il fatto che “professare la fede pubblicamente è difficile, se non impossibile”. Anche se – ha aggiunto - “il fatto che in questo momento non ci sia un’etica predominante in Cina rende molto più attraente la proposta cristiana”.
Secondo il professor Wu, “l’incongruenza di crescita tra economia e spiritualità ha portato ad una 'Emergenza-uomo' anche in Cina” e “proprio in virtù delle sfide affrontate dai cristiani cinese, la difficile condizione offre grandi opportunità”.
Il docente di filosofia ha raccontato inoltre che tutta la sua famiglia è cattolica, a cominciare dal nonno che studiò in una missione cattolica e stava pensando di diventare prete. Poi divenne medico. Tutta la famiglia frequentava la messa e i sacramenti. Alla morte del nonno, alcuni familiari entrarono in seminario, mentre Tianyue, cominciò a leggere i testi del predicatore John Bunyan e di Sant’Agostino. Si iscrisse alla facoltà di Filosofia di Pechino dove oggi è tornato come docente.
Difficili gli anni dell’Università dove era problematico anche solo portare un crocifisso al collo. Insieme alla moglie, il professore ha organizzato un gruppo di lettura su San Tommaso. “Nel corso delle mie conversazioni con i ragazzi – ha raccontato – mi sono reso conto che era già stato piantato un seme nel loro cuore, che li avrebbe aiutati a cogliere  le sfide di questo momento storico”.
Il docente cinese ha raccontato la storia religiosa della Cina, che contava numerose religioni primitive già nel secondo millennio prima di Cristo. Il cattolicesimo arrivò in Cina, nel 1582, con il padre gesuita Matteo Ricci, il quale era così apprezzato dall’imperatore e dalla classe dirigente, da essere l’unico occidentale la cui tomba si trova nella "Città proibita".
Il servo di Dio Matteo Ricci, matematico, geografo, astronomo, tradusse in cinese importanti opere di scienza e mantenne ottimi rapporti con i massimi rappresentanti del confucianesimo. L’opera di Ricci fu continuata dal gesuita Martino Martini, il quale ottenne da Papa Alessandro VII di accettare, sia pure con riserva, che i cinesi convertiti al cristianesimo potessero continuare i loro riti per i morti e per Confucio senza essere scomunicati. Fu poi l’imperatore Kangxi, che governò la Cina dal 1654 al 1722, ad emanare un decreto di libera predicazione del cristianesimo.
I padri gesuiti erano convinti che per favorire la diffusione del cristianesimo in Cina bisognava inculturarlo cercando di operare una frattura con i riti e la cultura locale, mentre i padri francescani e domenicani erano di parere diametralmente opposto. Si arrivò al 1713 quando, con la bolla “Ex illa die”, Papa Clemente XI respinse i tentativi di inculturazione rifiutando ogni mediazione con i riti cinesi. Nel 1742 con la bolla “Ex quo singulari”, Benedetto XIV proibì ogni discussione sui riti cinesi.
La soppressione della Compagnia di Gesù, avvenuta nel 1773, favorì le componenti anticattoliche cinesi, cosicchè gli imperatori Yongzheng e Qianlong limitarono la libertà di predicazione del cristianesimo. Nel 1939 il servo di Dio Papa Pio XII tolse i divieti e consentì ai cattolici cinesi la partecipazione ai riti tradizionali. Ma di lì a poco nel 1949 con l’avvento del comunismo iniziarono le persecuzioni. Nel 1957, in seguito al rifiuto dell’autorità del Papa di Roma nacque la Chiesa Patriottica Cinese. Oggi è il governo cinese che nomina i Vescovi.
In questo contesto, sono significative le parole che il professore Tobias Hoffmann, docente di Filosofia medievale alla Catholic University of America, ha pronunciato in apertura dell’incontro: “Per meglio capire la cultura e il pensiero occidentale, dobbiamo capire come i filosofi e gli uomini di cultura dell’Oriente vivano e testimonino la cristianità nel loro contesto sociologico”.
A. Gaspari

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Oltre mille persone al Meeting per conoscere le cellule staminali

E' stato necessario allestire tre spazi aggiuntivi per consentire al pubblico di seguire l'atteso convegno promosso dalla Fondazione InScientiaFides


Oltre mille persone hanno assistito all’incontro promosso al Meeting di Rimini dalla Fondazione InScientiaFides e dedicato alla conoscenza delle cellule staminali, ai progetti per aumentarne la disponibilità e sulle nuove prospettive alle quali lavora la ricerca italiana ed internazionale.
Troppo piccola la prima sala, ne è stata aperta una seconda con maxischermo, poi è stato allestito uno spazio esterno alle due sale per seguire in video le relazioni e infine è stato deciso di attivare lo spazio esterno all’auditorium con un terzo maxischermo per ospitare tutti coloro che volevano ascoltare parole di chiarezza su un tema così importante.
Moderato da Sandro Ricci, direttore generale della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, il convegno ‘Cellule staminali adulte: una ricchezza per l’uomo’ ha trasmesso un messaggio positivo al pubblico del Meeting così desideroso di capire meglio cosa rappresentano le cellule staminali per la scienza e per la salute dei cittadini.
Luca Pierelli (Medicina Trasfusionale San Camillo Forlanini Roma e docente Università la Sapienza Roma) ha proprio valorizzato il ruolo delle cellule staminali adulte negli utilizzi praticati abitualmente per le malattie del sangue.
Daniele Mazzocchetti (Biologo della Biobanca InScientiaFides) ha presentato un lavoro scientifico condotto dalla Fondazione InScientiaFides insieme alle Università Luiss e La Sapienza che ha l'obiettivo di aumentare le raccolte delle cellule staminali contenute nel sangue cordonale.
Giuseppe Ragusa (Docente di econometria Università Luiss) si è invece dedicato alla presentazione di un modello economico messo a punto con la Fondazione InScientiaFides per favorire un efficace rapporto Pubblico-Privato teso a migliorare l’efficacia nella raccolta di cellule staminali adulte.
Domenico Coviello (Ospedale Galliera Genova e Copresidente dell’associazione Scienza e Vita) ha presentato un’applicazione concreta delle cellule staminali riprogrammate per la cura della epilessia.
Emozionante la video testimonianza di Giacomo ‘Jack’ Sintini, pallavolista del Trentino Volley e protagonista di un’esperienza che l’ha visto prima vittima di una grave malattia e poi, grazie ad una straordinaria forza di volontà e all’infusione di cellule staminali del midollo osseo, capace di guarire e tornare atleta decisivo nella finale scudetto 2013 che ha visto la sua squadra aggiudicarsi il titolo e lui miglior giocatore della gara finale.
“La Fede, la famiglia, i medici e il mondo dello sport mi hanno aiutato a venire fuori da un dramma. Dopo sette cicli di chemioterapia e un trapianto di staminali del midollo osseo la mia vita è ripartita e dopo aver perso 21 chili e tutti i muscoli, ora sono di nuovo il Jack di prima”.
“Il successo di pubblico e di attenzione è stato enorme, dentro di me speravo questo – commenta Luana Piroli, presidente della Fondazione InScientiaFides – perché è davvero indispensabile portare intorno alle cellule staminali un contributo di chiarezza. Da decenni si conoscono le loro potenzialità, le applicazioni riguardano settanta patologie: a fine 2012 s’è raggiunto il milione di trapianti col loro utilizzo, 50.000 ogni anno e ormai 20.000 con le cellule estratte da sangue cordonale. Nel 53% dei casi sono trapianti autologhi, in cui donatore e ricevente sono la stessa persona mentre il rimanente 47% riguarda trapianti allogenici, dove donatore e ricevente sono persone distinte. La ricerca avanza, anche quella italiana compie passi quotidiani ed il tema di rendere disponibili staminali da nuove fonti, come il cordone ombelicale che in Italia viene raccolto nello 0,4% dei parti. L’UE ritiene inaccettabile la media europea che è dell’1%. E’ chiaro che tutti siamo attesi ad un grande lavoro per diffondere una cultura della conoscenza e a migliorare la collaborazione fra Pubblico e Privato”.
La presenza della Fondazione InScientiaFides al Meeting di Rimini (pad. C2) continua fino a sabato e quotidianamente si svolgono incontri per raccontare le potenzialità delle staminali anche tramite il cortometraggio The Cell of Life appositamente prodotto.
Zenit