venerdì 23 agosto 2013

La creatività dei laici per superare la crisi


Riflessione del cardinale arcivescovo di Barcellona sulla dottrina sociale. 

«Per fortuna ci sono molte persone che cercano di trovare una soluzione alla crisi nella quale siamo immersi. In questo compito hanno una missione speciale i laici cristiani. Di essi dice il concilio Vaticano II: “vivono nel secolo, cioè implicati in tutti e singoli gli impieghi e gli affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta”».Comincia così la riflessione — pubblicata domenica scorsa — con la quale il cardinale arcivescovo di Barcellona, Lluís Martínez Sistach, affronta nuovamente i problemi sociali aggravati dalla crisi economica che ha colpito la Spagna come altri Paesi, invitando i laici, con la loro creatività, a fare di più. Proprio in questi giorni è stato presentato il rapporto sulle attività nel 2012 della Caritas diocesana di Almería dal quale emerge che il numero di famiglie spagnole che si è rivolto ai centri di assistenza è risultato superiore a quello degli immigrati.
Risulta evidente, scrive il porporato, che la condizione secolare propria dei laici cristiani conferisce loro una speciale vocazione di presenza nel mondo: «Il carattere secolare dei laici, uomini e donne, si capisce in tutta la sua ricchezza se lo si mette in relazione con il fatto che il Figlio di Dio, facendosi uomo, santificò i legami e le attività umani. Il concilio Vaticano II afferma con chiarezza che, nel mondo, i laici sono chiamati da Dio “a svolgere la loro propria missione in modo che, sotto la guida dello spirito evangelico, contribuiscano come un fermento, dall’interno, alla santificazione del mondo”. Si tratta di una missione umanizzante ed evangelizzatrice», afferma Martínez Sistach.
Ma cosa chiede questa duplice missione ai laici cristiani in questo tempo di crisi? Per l’arcivescovo di Barcellona, «sia il concilio sia gli ultimi Papi hanno dato indicazioni molto chiare a questo proposito, indicazioni che troviamo anche nella dottrina sociale della Chiesa». È il caso dell’enciclica Laborem exercens nella quale Giovanni Paolo II ha mostrato — si legge in una traduzione diffusa dal Sir — che «i socialismi trattano gli esseri umani come strumenti di produzione e non come persone soggetti di lavoro. Dall’altra parte, i mercantilismi li trattano come una merce soggetta al mercato dell’offerta e della domanda». E Benedetto XVI ha detto che le radici della crisi si trovano nell’individualismo «che oscura la dimensione relazionale dell’uomo e lo conduce a chiudersi nel proprio piccolo mondo, ad essere attento a soddisfare innanzitutto i propri bisogni e desideri, preoccupandosi poco degli altri».
Ora — evidenzia il cardinale Martínez Sistach — Papa Francesco, «così sensibile ai problemi sociali, grazie alla sua esperienza latino-americana», afferma che una delle cause della crisi sta in «una visione economicista della società che cerca il guadagno egoistico fuori dai parametri della giustizia sociale». Fortunatamente, sottolinea il porporato, i «laici cristiani molto sensibili alle sfide di questo momento fanno sentire anche la loro voce in mezzo a noi. Alcuni chiedono “un sistema economico alternativo completo che lasci dietro di sé sia le esperienze dell’economia pianificata comunista come gli eccessi del capitalismo finanziario senza nessuna regolamentazione. Mi sembra — aggiunge — che la dottrina sociale della Chiesa e le esperienze dei movimenti di ispirazione cristiana offrano percorsi validi per superare la crisi». E ricorda, per esempio, «la logica del dono, della gratuità e della comunione (esposti da Benedetto XVI nella Caritas in veritate), il principio di sussidiarietà, quello della solidarietà, la necessità di mettere la persona al centro dei sistemi e di cercare un’autorità politica mondiale (già chiesta da Giovanni XXIII nella Pacem in terris) e, in particolare, la necessità di un’economia del bene comune, così urgente nel contesto attuale. Questa — conclude l’arcivescovo di Barcellona — è l’ora della creatività da parte dei cristiani laici presenti nel nostro mondo e consapevoli della complessità dei suoi meccanismi».
L'Osservatore Romano

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