giovedì 26 settembre 2013

Dalla brace alla fiamma



Al congresso internazionale che precede la Giornata dei catechisti. 

Va evitato il pericolo «che la Chiesa intraprenda un cammino di nuova evangelizzazione» lasciando «che la catechesi permanga con le stesse caratteristiche del passato». Lo afferma l’arcivescovo presidente Rino Fisichella intervenendo nel pomeriggio di giovedì 26 settembre al congresso internazionale di catechesi organizzato dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione nell’ambito della Giornata dei catechisti per l’Anno della fede.
Ai congressisti riuniti nell’Aula Paolo VI in Vaticano, il presule offre una riflessione in cui sottolinea come la relazione che porta a unire “nuova evangelizzazione” e “catechesi” comporti «necessariamente l’esigenza di una rinnovata interpretazione del processo catechetico, come strumento a servizio della comunità cristiana per incontrare i credenti e quanti sono in ricerca del senso della vita». Per i primi, monsignor Fisichella rilancia «l’esigenza di una catechesi che si sviluppi in chiave missionaria per far comprendere a quanti sono parte attiva della comunità cristiana l’esigenza di recuperare la forza dell’annuncio»; per i secondi, invece, «essa può diventare un vero strumento di “annuncio” — a volte “primo annuncio” — per recepire progressivamente la novità della fede e la sua importanza per la vita».
Il relatore descrive poi l’attuale contesto culturale, nel quale appare evidente come il distacco dalla fede battesimale si esprima in molti modi: «L’analfabetismo religioso, esteso anche a credenti che nella vita professionale occupano posti di rilievo culturale; la mancanza di identità credente, che trova riscontro in comportamenti spesso in netto contrasto con la fede; l’indifferenza verso la partecipazione alla vita della comunità con la conseguente perdita del senso di appartenenza alla Chiesa stessa; una visione relativista dei contenuti della fede e della morale che prescindono dalla prospettiva della fede». Ciò esige un’attenta verifica dello «stato di crisi della fede presso i battezzati, in un contesto sociale e culturale che nel passato era impregnato di fede cristiana e che oggi sembra dissolversi sempre più velocemente». Del resto, prosegue il presidente del dicastero vaticano, «questa condizione è maggiormente visibile» proprio «nei Paesi di antica tradizione cristiana, dove è facile incontrarsi con persone che sono state plasmate dal cristianesimo per la cultura stessa in cui sono inseriti, ma che non hanno il coraggio di compiere la scelta di fede». Di conseguenza in queste nazioni «tanti non sono più neppure battezzati e molti, pur battezzati, non sentono l’esigenza di confermare la fede o di ricevere il matrimonio cristiano».
Ecco allora che «uno dei compiti della nuova evangelizzazione consiste» proprio «nel ravvivare la fede dei cristiani che sono i più vicini alla comunità». Spesso infatti, denuncia il presule, «la loro fede sembra diventata come la brace del fuoco che arde, ma non è più una fiamma viva capace di dare sostegno all’esistenza. È diventata una fede debole, per molti spesso irrilevante per la vita, e ha bisogno di rinnovato impulso». Per tale motivo «la catechesi è chiamata in causa direttamente» come «tappa adeguata in questo movimento di nuova evangelizzazione che la Chiesa ha intrapreso, per interpellare anzitutto i cristiani in questo tempo». Anche perché con la catechesi, la Chiesa «offre ai fedeli la possibilità di irrobustire l’identità cristiana che deve confrontarsi con le nuove acquisizioni della cultura e dello spirito del tempo».
Inoltre l’arcivescovo Fisichella auspica «un’attenzione del tutto particolare al momento della trasmissione della fede. L’esigenza di nuova evangelizzazione — fa notare — sembra nascere proprio dal fatto che si è interrotta la trasmissione della fede a partire dalla centralità della famiglia. Comprendere le cause di questo fenomeno che pone in seria crisi la fede è un compito da non procrastinare».
Infine, tra i protagonisti di questa opera monsignor Fisichella individua i vescovi. Non a caso, fin dai primi secoli la catechesi ha visto come protagonisti pastori del calibro di sant’Agostino, Cirillo di Gerusalemme, Gregorio Nisseno, Ambrogio, Giovanni Crisostomo, Pietro Canisio, Roberto Bellarmino e Juan de Ávila.
I lavori del congresso, scanditi da cinque relazioni e da alcune comunicazioni, proseguono fino alla mattina di sabato 28. Le conclusioni vengono presentate dall’arcivescovo José Octavio Ruiz Arenas, segretario del dicastero.
L'Osservatore Romano