sabato 28 settembre 2013

La catechesi nel contesto della Nuova Evangelizzazione



Di seguito il testo della relazione tenuta giovedì 26 settembre da monsignor Rino Fisichella al Congresso Internazionale di Catechesi (v. infra per il programma delle giornate)
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            La tematica che si nasconde dietro i due termini in questione –nuova evangelizzazione e catechesi- è stata affrontata diverse volte, in sedi prestigiose e in documenti che segnano la storia della catechesi. Da parte nostra, l’obiettivo che ci poniamo è solo quello di evidenziare la problematica sottesa e i possibili percorsi che si potrebbero delineare nel prossimo futuro. Mi piace porre queste considerazioni nello scenario dellaEvangelii nuntiandi di Paolo VI, perché di fatto esprime la messa a fuoco della problematica nell’immediato post concilio: “Una via da non trascurare nella evangelizzazione è quella dell'insegnamento catechetico. L'intelligenza, soprattutto quella dei fanciulli e degli adolescenti, ha bisogno di apprendere, mediante un insegnamento religioso sistematico, i dati fondamentali, il contenuto vivo della verità che Dio ha voluto trasmetterci e che la Chiesa ha cercato di esprimere in maniera sempre più ricca, nel corso della sua lunga storia. Che questo insegnamento debba essere impartito per formare abitudini di vita cristiana e non per rimanere solamente intellettuale, nessuno lo contesterà. Certamente, lo sforzo di evangelizzazione trarrà un grande profitto, sul piano dell'insegnamento catechetico” (En 44). Per entrare più direttamente nel merito di questo testo programmatico è bene ricordare, in primo luogo, il contesto all’interno del quale si sviluppa la riflessione dell’Esortazione apostolica. Il Papa, infatti, individuava alcune vie privilegiate all’interno delle quali era necessario svolgere l’opera di evangelizzazione. L’attenzione era rivolta sul “come” evangelizzare (En 40) [1]. Egli poneva, anzitutto, la testimonianza come primo segno di ogni genuina opera evangelizzatrice [2]. E’ in questo contesto che si trova l’espressione divenuta paradigmatica: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (En 41). Aggiungeva, comunque, che l’annuncio era la condizione determinante per l’efficacia dell’evangelizzazione, anche se ricordava subito quanto fosse importante considerare la nuova cultura all’orizzonte che prendeva sempre più spazio e di cui oggi noi vediamo i risultati. Il Papa parlava della “cultura dell’immagine” che prendeva il predominio su quella della parola [3]. Su questo scenario dell’annuncio, Paolo VI poneva il primato della Parola di Dio, soprattutto nello spazio dellaliturgia sottolineando quanto fosse essenziale prestare tutta la dovuta attenzione all’omelia perché recuperasse la sua piena efficacia pastorale proprio in vista dell’evangelizzazione [4].
La ricostruzione di questo contesto permette di vedere la catechesi inserita all’interno del servizio dovuto in primo luogo alla Parola di Dio che viene annunciata, come una tappa peculiare dell’evangelizzazione. Dimenticare questo aspetto rischia di snaturare la stessa catechesi e renderla non conforme al piano pastorale della Chiesa e, quindi, impoverire l’impegno di evangelizzazione.
            Questa dimensione, comunque, porta a individuare un ulteriore aspetto che vede il primato dell’evangelizzazione sulla catechesi. La cosa può sembrare ovvia, ma porta con sé alcune conseguenze che meritano di essere considerate. Prima di tutto, il fatto che se si modifica il concetto fondante di conseguenza anche il secondo termine di riferimento viene trascinato in un processo di cambiamento. Pensare, pertanto, che la Chiesa intraprenda un cammino di nuova evangelizzazione e che la catechesi permanga con le stesse caratteristiche del passato –sebbene recente- è un pericolo da evitare. La relazione che porta a unire “nuova evangelizzazione” e “catechesi”, comporta necessariamente l’esigenza di una rinnovata interpretazione del processo catechetico letto alla luce della nuova evangelizzazione; quindi come strumento a servizio della comunità cristiana per incontrare i credenti e quanti sono in ricerca del senso della vita. Per i primi, non sarà da sottovalutare l’esigenza di una catechesi che si esprima e sviluppi in chiave missionaria per far comprendere a quanti sono parte attiva della comunità cristiana, l’esigenza di recuperare la forza dell’annuncio. Per i secondi, essa può diventare un vero strumento di “annuncio” –a volte “primo annuncio”- per recepire progressivamente la novità della fede e la sua importanza per la vita. Per usare le parole di Papa Francesco: “L’azione di Cristo ci tocca nella nostra realtà personale, trasformandoci radicalmente, rendendoci figli adottivi di Dio, partecipi della natura divina; modifica così tutti i nostri rapporti, la nostra situazione concreta nel mondo e nel cosmo, aprendoli alla sua stessa vita di comunione. Questo dinamismo di trasformazione proprio del Battesimo ci aiuta a cogliere l’importanza del catecumenato, che oggi, anche nelle società di antiche radici cristiane, nelle quali un numero crescente di adulti si avvicina al sacramento battesimale, riveste un’importanza singolare per la nuova evangelizzazione. È la strada di preparazione al Battesimo, alla trasformazione dell’intera esistenza in Cristo” (Lf 42).
            La Chiesa ha sempre evangelizzato. Evangelizzare non è uno dei tanti compiti che il Signore Gesù le ha affidato, è la stessa natura della Chiesa. Senza evangelizzazione non c’è Chiesa. La drasticità dell’espressione evidenzia l’essenza della questione teologica. A partire dalla missione di evangelizzare è nato nel recente passato il richiamo a una “nuova evangelizzazione” [5] come responsabilità che la Chiesa è chiamata ad assumere a seguito di un modificato clima culturale che vede in modo particolare i Paesi di antica tradizione cristiana sottoposti a una radicale trasformazione. Ciò che si può costatare è la consapevolezza del nostro contemporaneo di essere entrato ormai nella fase dell’età matura e quindi di aver raggiunto la libertà per essere autonomo e responsabile in ogni condizione personale, sociale e religiosa del suo vivere. Questa condizione diventa ancora più evidente per la complessità dei rapporti che il mondo odierno vive alla luce della globalizzazione e della rapidità delle informazioni da essere ormai in contemporanea da una parte all’altra del pianeta. Le innumerevoli possibilità di dominare e modificare la natura, le quotidiane conquiste della scienza e della tecnica, unite al pluralismo delle opinioni ormai di fatto incontrollabile, lontano dall’aver irrobustito il nostro contemporaneo, lo hanno fortemente indebolito nella sua identità. Paradossalmente, la consapevolezza della maggiore età è obbligata a coniugarsi con l’esperienza della precarietà. La mole di informazioni e conoscenze in cui è inabissato lo rendono più smarrito nella ricerca della verità sulla propria vita e sulla progettualità per il suo futuro [6].
            Il credente non è immune da questo contesto culturale. Ciò che ne è derivato è sotto i nostri occhi. Appare in modo evidente il distacco dalla fede battesimale che si esprime in molti modi: l’analfabetismo religioso, esteso anche a credenti che nella vita professionale occupano posti di rilievo culturale; mancanza di identità credente, che trova riscontro in comportamenti spesso in netto contrasto con la fede; indifferenza verso la partecipazione alla vita della comunità con la conseguente perdita del senso di appartenenza alla Chiesa stessa; visione relativista dei contenuti della fede e della morale che prescindono dalla prospettiva della fede. Questo e tanto altro provoca a verificare lo stato di crisi della fede presso i battezzati in un contesto sociale e culturale che nel passato era impregnato di fede cristiana e che oggi sembra dissolversi sempre più velocemente. Questa condizione è maggiormente visibile nei Paesi di antica tradizione cristiana –e, purtroppo, non più solo in quelli- dove è facile incontrarsi con persone che sono state plasmate dal cristianesimo per la cultura stessa in cui sono inseriti, ma che non hanno il coraggio di compiere la scelta di fede. La presenza in questi Paesi mostra anche tanti che non sono più neppure battezzati e molti che, pur battezzati, non sentono l’esigenza di confermare la fede o di ricevere il matrimonio cristiano.
Uno dei compiti della nuova evangelizzazione consiste in primo luogo nel ravvivare la fede dei cristiani che sono i più vicini alla comunità. Spesso, infatti, la loro fede sembra diventata come la brace del fuoco che arde, ma non è più una fiamma viva capace di dare sostegno all’esistenza. Per diversi motivi, è diventata una fede debole, per molti spesso irrilevante per la vita, e ha bisogno comunque di un rinnovato impulso. Per questo motivo la catechesi è chiamata in causa direttamente per trovare metodi e contenuti che le permettano di essere una tappa adeguata in questo movimento di nuova evangelizzazione che la Chiesa ha intrapreso, per interpellare anzitutto i cristiani in questo tempo.
La catechesi, come si sa, segna un momento centrale nella vita della Chiesa. Solo guardando al suo sviluppo storico, sarebbe facile mostrare quanto nelle diverse epoche storiche essa abbia giocato un ruolo fondamentale nella trasmissione della fede. Con la catechesi, infatti, la Chiesa non solo offre ai cristiani i frutti dello sviluppo della fede che cresce nel corso dei secoli per un’intelligenza sempre più profonda del mistero. Insieme ad essa, infatti, si offre ai fedeli la possibilità di irrobustire l’identità cristiana che deve confrontarsi con le nuove acquisizioni della cultura e dello spirito del tempo per essere in grado di offrire un risposta carica di senso. Difficilmente si possono riscontrare altri ambiti nella vita della Chiesa dove è possibile verificare insieme lo sviluppo della dottrina, la prassi pastorale della comunità e la crescita dei singoli fedeli come lo permette la catechesi. Essa, per alcuni versi, diventa una sintesi intorno a cui si esprime la vita della Chiesa. La forza della catechesi, infatti, dipende dallo spessore teologico che sa mediare nella comprensione dei contenuti di fede, nella motivazione che sostiene la vita sacramentale trovando nella liturgia lo spazio più adeguato per far parlare il mistero stesso (mistagogia) e, infine, nell’offrire il suo valido contributo perché la testimonianza della carità non sia fraintesa, ma conservata nel suo alveo di amore gratuito che a tutti va incontro senza nulla chiedere in cambio. Ripensare la catechesi, pertanto, comporta rivisitare il suo legame primario con l’evangelizzazione per comprendere il ruolo da svolgere nel compito di rafforzare la fede dei credenti in questo peculiare momento della nostra storia.
            Esplicitare la dimensione missionaria della catechesi, comunque, non è retorica, ma responsabilità che compete a quanti hanno assunto in diversi modi questo ministero nella comunità. Ciò comporta l’attenzione, mai sufficientemente ribadita, della formazione per quanti sono chiamati a questo servizio. Una formazione che non separa i contenuti dalla vita, ma che li coniuga sull’esigenza propria di ogni battezzato di prendere consapevolezza dell’impegno per l’evangelizzazione. Ciò comporta la conoscenza dei contenuti di fede, in modo proporzionato e progressivo allo sviluppo personale, espresso con la testimonianza di vita. Dovremmo chiederci, in questo contesto, quanta attenzione l’attuale catechesi pone nel comunicare la consapevolezza della vita nuova che scaturisce dal battesimo e che in Cristo rende figli di Dio. È qui, infatti, che si inserisce l’esigenza di far comprendere la novità cristiana. Uno dei temi centrali della nuova evangelizzazione si pone proprio nel presentare la novità che l’incontro con Gesù Cristo comporta. Il contesto culturale che viviamo sembra impedire proprio questa dimensione. Il cristianesimo è considerato come ovvio, frutto di una contingenza storica più o meno felice, ma incapace di essere influenza sulla vita delle persone di questo tempo. Di fatto, la questione teologica che impegna nel dare ragione delle novità del cristianesimo, confluisce sulla possibilità di esprimere una antropologia in grado di mostrare la vita nuova in Cristo come compimento della ricerca di senso che l’uomo compie. La catechesi dovrebbe preparare e sostenere questo processo, mostrando le ragioni che stanno alla base della testimonianza cristiana. Lo stile di vita dei cristiani, permane come la vera risposta a questi interrogativi. Dovremmo però chiederci come sia possibile che un piccolo gruppo di persone, in una città multiculturale come Antiochia, fosse capace di farsi riconoscere tanto da permettere che per la prima volta quei discepoli fossero chiamati “cristiani” (cfr At 11,26) e oggi una realtà come 1.200.000.000 cattolici vivano nel mondo senza più suscitare almeno curiosità e interesse per il loro stile di vita.
            Tutto ciò diventa ancora più urgente, se si pensa ai destinatari della catechesi che presentano un ventaglio ampio di prospettive diverse. Abbiamo una catechesi di carattere prettamente sacramentale che tende all’educazione cristiana basilare che trova riscontro nei sacramenti dell’iniziazione –che spesso si riduce alla prima comunione e cresima- e che sembra assorbire l’intero impegno della nostra pastorale. Abbiamo modelli di catechesi che si ritrovano in diverse esperienze e si possono raccogliere sotto il nome di “catecumenato”. Non mancano catechesi così chiamate “permanenti” perché hanno lo scopo di condurre i cristiani a un approfondimento e al consolidamento della fede. Come si nota, la diversificazione se, da una parte, potrebbe evidenziare la frammentarietà, dall’altra, cerca di rispettare le esigenze stesse della fede che richiede un’intelligenza costante e una coerenza continua.
Probabilmente, per quanto riguarda la dimensione di nuova evangelizzazione, dovrebbe esserci da parte nostra un’attenzione del tutto particolare al momento della trasmissione della fede. L’esigenza di nuova evangelizzazione sembra nascere proprio dal fatto che si è interrotta la trasmissione della fede a partire dalla centralità della famiglia. Comprendere le cause di questo fenomeno che pone in seria crisi la fede è un compito da non procrastinare. Insieme ad esse, infatti, sarebbe possibile individuare quale risposta positiva la Chiesa intenda intraprendere per dare forma e spessore alla pastorale e alla catechesi in particolare. Sappiamo ormai che particolarmente in Europa e nel Nord America molti si avvicinano alla fede per la prima volta da adulti. L’esperienza di questi anni è ricca, feconda e con risultati positivi che meritano di essere analizzati per comprendere la complessità del fenomeno. È ugualmente vero che per molti di questi, il cristianesimo giunge come “primo annuncio” ricevuto a seconda delle diverse circostanze della vita. Saremmo tutti particolarmente impegnati perché questo annuncio diventasse espressione dell’agire dell’intera comunità cristiana che ha compreso l’esigenza di recuperare fortemente lo spirito missionario spesso abbandonato nei decenni passati non senza negative conseguenze. Certo, questo momento non è ancora catechesi, eppure si può far forte per strutturarsi come un percorso catechetico in modo tale che la presentazione del mistero di Cristo non sia frammentaria ma raccolta nella sistematicità propria della comunicazione di fede. La condizione di crisi di fede che soprattutto l’occidente vive e che vede una moltitudine di cristiani battezzati che senza rinnegare la fede sono sempre più estranei al Vangelo e alla comunità, obbliga a intraprendere nuove strade per non rendere vana la Pentecoste.
Se la comunità si fa carico di questo “primo annuncio” ciò significa che la stessa comunità dovrebbe essere capace di delineare anche il percorso successivo di un catecumeno per non lasciare nessuno in balia di se stesso una volta recuperato il valore della fede. Ciò dovrebbe consentire di “approfondire, consolidare, nutrire, rendere sempre più matura la fede” (En 54). Questo sarebbe un momento di grazia del tutto peculiare per gli adulti, perché li condurrebbe progressivamente alla scelta della fede non come un fatto emotivo, ma come un impegno che possiede tutti i tratti per una scelta libera vera che si compie consapevolmente per affidarsi al Signore. Non si dovrebbe avere timore nel presentare la radicalità della fede cristiana che è appunto una vita nuova offerta realmente con il Battesimo. Prima di ogni espressione della sequela nella via dei comandamenti e delle beatitudini, è importante anticipare la consapevolezza della vita di grazia che viene donata. Il dono della vita di Dio è amore che si rende visibile e diventa impegno per configurare la propria vita a Cristo.

Questo dovrebbe essere uno degli obiettivi a cui la catechesi tende. La vita battesimale come espressione del discepolato è la vita nuova di chi rinuncia al peccato, quindi a condurre la propria esistenza secondo il modello di questo mondo, per vivere come discepolo nella comunità dei discepoli. Come si nota, la conversione dinanzi all’offerta di una vita nuova -l’amore di Dio- permette di coniugare di nuovo evangelizzazione e catechesi. Il percorso di maturazione nella fede è un percorso di evangelizzazione per scoprire la novità della fede e per entrare in essa in modo da verificare la ricchezza che possiede.
Se si vuole, è qui che ritorna con tutto il suo significato esistenziale il valore della Parola di Dio come fondamento della nostra esistenza credente. Una Parola letta e vissuta nella Chiesa che abilita ogni credente alla sua trasmissione fedele e viva. Lo ricorda con un richiamo accorato il Vaticano II quando dice che: “La Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio… Così Dio, il quale ha parlato in passato non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza” (DV 8).
In questo processo di trasmissione, la catechesi gioca certamente un ruolo primario. La comunità cristiana che da 2000 anni si interroga su come rispondere fedelmente al comando del Signore di andare in tutto il mondo e proclamare il suo Vangelo per fare suoi discepoli quanti crederanno (cfr Mt 28,19), trova nel processo della catechesi una tappa fortemente significativa per lo sforzo di rinnovarsi e di individuare  le forme adeguate perché il Vangelo sia sempre percepito come Parola di Dio che salva. È qui che l’esigenza di nuova evangelizzazione bussa alla porta delle nostre comunità per chiedere di non rimanere arroccati in posizioni assunte e spesso diventate ormai anacronistiche o ininfluenti, ma di farsi carico di un nuovo modello di trasmissione e comunicazione della fede. Non per una smania di novità, ma per il primato della novità cristiana che non può essere umiliata dalla nostra pigrizia. La novità cristiana è azione dello Spirito; è grazia che rinvigorisce “le ginocchia vacillanti”(Is 35,3) è “forza che viene dall’Alto” (Lc 24,49) è “potenza che trasforma” (Pastore d’Erma, Pr. 11, XLIII 20-21).
            In questo compito, i primi che sono chiamati a comprendere la posta in gioco sono i Vescovi. Non è un caso che il Concilio abbia voluto indicare il rinnovamento della catechesi proprio nel decreto sulla missione pastorale dei Vescovi: “I vescovi devono esporre la dottrina cristiana in modo consono alle necessità del tempo in cui viviamo: in un modo, cioè, che risponda alle difficoltà ed ai problemi, dai quali sono assillati ed angustiati gli uomini d'oggi. Inoltre non solo devono difenderla in prima persona, ma devono stimolare anche i fedeli a fare altrettanto ed a propagarla… Per la diffusione della dottrina cristiana, ricorrano ai mezzi che oggi sono a disposizione: in primo luogo alla predicazione ed alla istruzione catechistica, che hanno sempre una capitale importanza…Vigilino affinché con premuroso zelo, non solo ai fanciulli ed ai giovani, ma anche agli adulti sia insegnato il catechismo, che ha lo scopo di ravvivare tra gli uomini la fede e di renderla cosciente e attiva, per mezzo di un'opportuna istruzione. Abbiano cura che questo insegnamento sia fatto secondo un ordine ed un metodo che si addica, oltre che alla materia di cui si tratta, alla mentalità, alle capacità, all'età e alle condizioni di vita degli uditori, e sia basato sulla sacra Scrittura, sulla tradizione, sulla liturgia, sul magistero e sulla vita della Chiesa. Si adoperino inoltre perché i catechisti siano convenientemente preparati al loro compito, conoscano di conseguenza a fondo la dottrina della Chiesa” (CD 13-14).
            Come si può notare, secondo il linguaggio del momento, il Vaticano II indica i punti essenziali che fanno sintesi tra la nuova evangelizzazione e la catechesi. Il fatto acquista anche una particolare valenza metodologica. Per un rilancio della catechesi legata al processo della nuova evangelizzazione, i vescovi sono i primi ad essere interpellati perché con il loro ministero possano far emergere le istanze qualificanti per la pastorale nella loro Chiesa particolare. E’ compito peculiare del nostro ministero episcopale fare in modo che la Parola di Dio cresca in mezzo al nostro popolo perché l’intelligenza delle Scritture nella costante tradizione della Chiesa diventi il patrimonio di fede, di carità e di speranza dei fedeli.
La catechesi fin dai primi secoli della nostra storia ha visto i Vescovi come protagonisti. Le indicazioni di s. Agostino nel De catechizandis rudibus, le Catechesi di Cirillo di Gerusalemme, come la Oratio catechetica magna di Gregorio Nisseno; l’Explanatio symbolidi Ambrogio e le Catechesi battesimali di Giovanni Crisostomo per non dimenticare leOmelie catechistiche di Teodoro di Mopsuestia, o i testi catechistici di Pietro Canisio, di Roberto Bellarmino e Juan de Avila, solo per fare alcuni esempi tra i più conosciuti, non fanno altro che evidenziale l’impegno comune nell’Oriente e nell’Occidente riguardo la catechesi. Se a questo si aggiunge che il Papa ogni mercoledì tiene la sua catechesi per migliaia di persone, allora è opportuno chiedersi se non sia giunto il momento perché ogni vescovo riprenda nella propria cattedrale la sua funzione di primo catecheta per comunicare il patrimonio di sapienza e di spiritualità che arricchisce e solidifica la fede. Diventerebbe l’esempio concreto di un impegno per la nuova evangelizzazione che si fa annuncio e catechesi per restituire vigore a tanti sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, laici e laiche che senza conoscere fatica offrono ogni giorno il loro libero, generoso e convinto contributo per la catechesi.
            Scriveva Paolo VI con tanta lungimiranza e forza profetica: “Il mondo, che nonostante innumerevoli segni di rifiuto di Dio, paradossalmente lo cerca attraverso vie inaspettate e ne sente dolorosamente il bisogno, reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio, che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l'Invisibile. Il mondo esige e si aspetta da noi semplicità di vita, spirito di preghiera, carità verso tutti e specialmente verso i piccoli e i poveri, ubbidienza e umiltà, distacco da noi stessi e rinuncia. Senza questo contrassegno di santità, la nostra parola difficilmente si aprirà la strada nel cuore dell'uomo del nostro tempo, ma rischia di essere vana e infeconda” (En 76). Aprire il cuore e la mente del nostro contemporaneo perché possa scoprire l’importanza di Dio nella propria vita e credere in Gesù Cristo. E’ questo, se si vuole, l’obiettivo della nuova evangelizzazione e, quindi, il contenuto primario della catechesi. Ciò sarà possibile nella misura in cui uomini e donne che assumono la responsabilità di essere evangelizzatori e catechisti sapranno essere loro per primi testimoni dell’incontro con Cristo. Farsi riscaldare il cuore dal suo amore e illuminare la mente dalla sua parola; in questo modo, la strada per raggiungere il nostro contemporaneo sarà di nuovo percorribile e spianata. Perché questo avvenga è decisivo riscoprire il primato della testimonianza dove il primato non è dato dalle parole, ma dalla vita. E’ importante, pertanto, che ogni giorno sia segnato dal nostro desiderio di ratificare la fede con una scelta rinnovata di amore fiducioso nel Signore Risorto.
+ Rino Fisichella

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NOTE
[1] “Ci basti, in questa riflessione, ricordare alcune vie che, per una ragione o per l'altra, hanno un'importanza fondamentale” (En 40).
[2] “La testimonianza di una vita autenticamente cristiana, abbandonata in Dio in una comunione che nulla deve interrompere, ma ugualmente donata al prossimo con uno zelo senza limiti, è il primo mezzo di evangelizzazione” (En 41).
[3] “Sappiamo bene che l'uomo moderno sazio di discorsi si mostra spesso stanco di ascoltare e, peggio ancora, immunizzato contro la parola. Conosciamo anche le idee di numerosi psicologi e sociologi, i quali affermano che l'uomo moderno ha superato la civiltà della parola, ormai inefficace ed inutile, e vive oggi nella civiltà dell'immagine. Questi fatti dovrebbero spingerci, certo, a mettere in opera nella trasmissione del messaggio evangelico i mezzi moderni escogitati da tale civiltà” (En 42).
[4] “Dal momento che la liturgia rinnovata dal Concilio ha molto valorizzato la «Liturgia della Parola», sarebbe un errore non vedere nell'omelia uno strumento valido ed adattissimo di evangelizzazione. Bisogna certo conoscere e mettere a profitto le esigenze e le possibilità dell'omelia perché essa acquisti tutta la sua efficacia pastorale. Bisogna, però, soprattutto esserne convinti e dedicarvisi con amore. Questa predicazione particolarmente inserita nella celebrazione eucaristica da cui riceve forza e vigore particolari, ha certamente un ruolo speciale nell'evangelizzazione, nella misura in cui esprime la fede profonda del ministro sacro che predica, ed è impregnata di amore” (En 43).
[5] Cfr R. Fisichella, La nuova evangelizzazione. Una sfida per uscire dall’indifferenza, Mondadori, Milano 2011.
[6] Cfr K. Rahner, Scienza e fede cristiana. Nuovi Saggi IX, Roma 1984, 165-169.

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TEMA:  IL CATECHISTA, TESTIMONE DELLA FEDE

CONGRESSO INTERNAZIONALE DI CATECHESI

GIOVEDÌ 26 SETTEMBRE

ore 15,30    Saluti
S.E.R. Mons. Octavio Ruiz Arenas, 
Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
ore 15,45    Visione del Film
CREDO
Video d’arte e nuova evangelizzazione
Il video, della durata di 15 minuti, è una catechesi narrativa che, attraverso il linguaggio simbolico, invita a riflettere sul Credo, dando spazio soprattutto alla musica e alle immagini.
ore 16,00    Introduzione al Congresso
La catechesi nel contesto della Nuova EvangelizzazioneS.E.R. Mons. Rino Fisichella
Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
ore 16,30    Lectio Divina
I discepoli di Emmaus 
(Lc 24,13-35)Prof. Bruna Costacurta, Direttore del dipartimento di Teologia Biblica alla Pontificia Università Gregoriana (Roma)
ore 17,00    Prima Relazione
Dio cerca l’uomo e si rivela.
Dr. Petroc Willey, Deputy Director presso il Maryvale Institute (Birmingham, Regno Unito)
ore 17,45    Seconda Relazione
La Chiesa primo soggetto della fedeRev.do Manuel José Jiménez RodríguezCappellano dell’Università nazionale della Colombia Assessore del Dipartimento di Catechesi della Conferenza Episcopale Colombiana (Bogotà, Colombia)

VENERDÌ 27 SETTEMBRE

ore 10,00     Preghiera di inizio   
ore 10,15    Terza relazione
"Memoria fidei”: il dinamismo dell’atto di Fede (memoria, evento, profezia)Prof. Mons. Pierangelo Sequeri
Preside della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale (Milano, Italia)
Break
ore 11,30    Quarta relazione
Traditio et Redditio Symboli. Il nostro “sì” a DioP. Robert Dodaro, O.S.A., Preside dell’Institutum Patristicum Augustinianum della Pontificia Università Lateranense(Roma)
Pomeriggio
ore 15,30    Comunicazioni
-    Credibilità della fede: il rapporto tra fede e ragione nella trasmissione della fedeRev.do Krzysztof Kaucha, Docente di Teologia fondamentale all’Università Cattolica di Lublino (Polonia)        
-    Per una pedagogia dell’atto di fedeDr. Jem SullivanDocente di Catechetica presso la Pontificia Facoltà dell'Immacolata Concezione della Dominican House of Studies (Washington, DC, USA)                    
-    Nel fiume della “Traditio Verbi”: l’armonia tra Scrittura, Tradizione e MagisteroRev.do Alberto Franzini, Parroco (Cremona, Italia)
   Accoglienza del Catechismo della Chiesa Cattolica nella catechesi. Esperienze e criteri per una piena ricezioneProf. Joël Molinario, Teologo e Direttore aggiunto dell’Institut Supérieur de Pastorale Catéchétique (Parigi, Francia)
ore 17,00    Catechesi di Papa Francesco

SABATO 28 SETTEMBRE

ore 8,30      Celebrazione della Santa Messa e Professio fideiBasilica di San Pietro – Altare della Cattedra
ore 10,00    Preghiera di inizio
ore 10,15    Quinta relazioneLa diaconia della verità come espressione della comunità ecclesialeS.E.R. Mons. Javier Salinas Viñal, Vescovo di Mallorca Membro del Consiglio Internazionale per la Catechesi(Spagna)
ore 11,30    ConclusioniS.E.R. Mons. Octavio Ruiz Arenas, Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione
PELLEGRINAGGIO DEI CATECHISTI
Nel pomeriggio di Sabato 28 Settembre, i partecipanti al Congresso Internazionale di Catechesi prenderanno parte alle iniziative del PELLEGRINAGGIO DEI CATECHISTI

PELLEGRINAGGIO DEI CATECHISTI

SABATO 28 SETTEMBRE

ore 10,00 - 14,00        Pellegrinaggio alla tomba dell’Apostolo Pietro                                   I gruppi accederanno alla Basilica di San Pietro per la Professio fidei.
Dalle ore 10,00 alle ore 13,00, nelle vicinanze di San Pietro, saranno disponibili alcuni luoghi per la Celebrazione del Sacramento della Riconciliazione e per l’Adorazione eucaristica.
Santa Maria delle Grazie alle Fornaci
Adorazione Eucaristica
Cappella Santa Monica
Adorazione Eucaristica
Santo Spirito in Sassia
Confessioni

ore 15,00                    Catechesi per aree linguistiche in alcune chiese della città di Roma
a seguire                       Celebrazione della Santa Messa (nelle stesse chiese).

DOMENICA 29 SETTEMBRE

ore 10,30                     Santa Messa presieduta dal Santo Padre
                                    In Piazza San Pietro