mercoledì 25 settembre 2013

"Scrivo a te famiglia": lettera pastorale del Card. Angelo Bagnasco



C'è un'evidente continuità tra la "Lumen fidei", la prima enciclica di papa Francesco e "Scrivo a te, famiglia", la lettera pastorale per il nuovo anno del card. Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente dei Vescovi italiani.
La fede è una conoscenza che raggiunge tutti gli ambiti dell'esistenza umana, compreso quello del matrimonio e della famiglia. Li illumina al punto da renderli luci: "tra le luci dell'universo - scrive l'Arcivescovo - vi è la famiglia". È luce il matrimonio, in quanto unione stabile tra l'uomo e la donna; è luce la generazione dei figli, in quanto manifesta la bontà del Creatore. Ma è anche luce l'amore della coppia, che si mostra fedele nel quotidiano, "dove ognuno fa i conti con i propri limiti, umori, sensibilità, entusiasmi e aspirazioni".
Dell'amore umano parla il Santo Padre, evidenziando come esso risulti oggi un'esperienza legata al mondo dei sentimenti incostanti e non più alla verità. E l'Arcivescovo di Genova prosegue: "l'amore di coppia non è sempre effervescente e facile, senza sacrificio. Credere o aspettarsi questo, è credere ad una devastante bugia - oggi molto pubblicizzata - che crea delusione e infelicità". L'amore coniugale si nutre della vita quotidiana, che si ripete giorno dopo giorno, poiché "nella solidità si gusta la gioia genuina come il pane di casa". Il quotidiano, di cui si dovrebbe tessere un elogio, rende forte l'amore tra l'uomo e la donna. Fuori da questa logica, si ricerca solo l'ebbrezza, che scintilla come una stella cadente. Ben diversa è la luce dell'amore fedele: essa illumina l'intera famiglia e dà sicurezza ai figli.
Ma la continuità tra l'enciclica e la nuova lettera pastorale non sta solo nei contenuti, bensì in un'importante intuizione. L'amore coniugale, il matrimonio, la famiglia sono luci, ma occorre poter vederle. "Non bisogna correre sulle cose - scrive l'Arcivescovo - vivere distratti così da non vedere altro che noi stessi e i nostri interessi. Ognuno ha i suoi compiti, ma niente dovrebbe occuparci a tal punto da riempire tutto lo sguardo rispetto agli altri, al mondo". Per vedere la luce occorre alzare lo sguardo, uscire da se stessi. Invece, l'uomo sembra vivere chiuso in se stesso e non sa apprezzare quanto ha intorno. A questo guarda l'enciclica, che invita a superare la concezione ormai perdente di uomo come "individuo", perché lo condanna nella sua autosufficienza, rendendolo il centro di tutto. Non, egli è "persona" in quanto vive sempre in relazione.
L'uomo va dunque considerato secondo questa prospettiva; egli si realizza non nel trattenersi o nell'autoconservazione, ma nell'uscita da sé. La prospettiva dell'enciclica ritorna come trave portante nella lettera pastorale del card. Bagnasco: "l'amore è un continuo esodo per andare incontro alla persona che si ama; è rinunciare a qualcosa di sé, dei propri gusti e programmi. Non è perdere la propria personalità, ma arricchirla nella comunione con l'altro". Guardare all'altro e pensare a lui, prima che a se stessi, è possibile grazie ad una solidità interiore, ad un "centro spirituale", da cui l'uomo e la donna attingono costantemente. Di che cosa si tratta? La lettera pastorale volutamente non ne parla, affinché ciascuno lo identifichi e lo caratterizzi come meglio crede, raggiungendo una maggiore consapevolezza. A questo fine, l'Arcivescovo propone, di tanto in tanto, alcune domande, che conducono verso l'interiorità. La lettera pastorale è preludio all'Anno diocesano della famiglia (2013 - 2014), che inizierà in dicembre: dopo l'Anno degli adolescenti (2011 ? 2012) la comunità cristiana mette nuovamente al centro l'impegno per l'educazione. (M. Doldi)



Scarica il testo integrale della lettera pastorale


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Vatican Insider
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