giovedì 24 ottobre 2013

Nuovi orizzonti antropologici e diritti della famiglia



Un incontro di studi per la ventunesima plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia

Orizzonti e diritti. Nel trentesimo anniversario della Carta dei diritti della famiglia (22 ottobre 1982) e nell’ambito della ventunesima assemblea plenaria del dicastero (23-25 ottobre), il Pontificio Consiglio per la Famiglia ha organizzato a Roma, nella giornata del 24 ottobre, l’incontro di studio «Nuovi orizzonti antropologici e diritti della famiglia». Pubblichiamo stralci dell’intervento di apertura della plenaria, pronunciato dall’arcivescovo presidente del dicastero, e di uno degli interventi.
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(Vicenzo Paglia) È con qualche emozione che apro questa ventunesima plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia; la prima per me. Grato per la vostra presenza mi auguro che in questi giorni possiamo gustare quello “spirito di famiglia” proprio della Chiesa e che qui deve possibilmente eccellere. Ce ne da l’esempio per primo Papa Francesco a cui va il nostro deferente saluto, anche come antico membro della presidenza di questo dicastero. Un grazie particolare glielo rivolgiamo per la decisione di indire un sinodo straordinario dei vescovi sulla famiglia. È un chiaro segno del peso che il Papa intende dare al tema della famiglia nella riflessione della Chiesa. È senza dubbio un grande atto d’amore — se così posso dire — per le famiglie cristiane e per quelle del mondo intero.
Questa nostra plenaria è ovviamente interrogata non poco dalla scadenza sinodale. Tanto più che noi non siamo qui per iniziativa personale, ma perché chiamati dal Santo Padre a offrire il nostro contributo su tutto ciò che concerne il tema della famiglia e della vita. Il nostro servizio è di natura chiaramente ecclesiale. Siamo qui per servire la Chiesa. E quello “spirito di famiglia”, ch’è proprio della Chiesa, ha un significato particolare per noi. Quanto scrive il Vangelo di Matteo: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (18, 20), vale anche per noi in questi giorni. C’è infatti una grazia particolare del Signore quando ci vediamo negli occhi, quando siamo fisicamente gli uni accanto agli altri, quando dibattiamo assieme, quando preghiamo insieme, quando trascorriamo ore del giorno assieme.
È oggi urgente pensare a una nuova pastorale matrimoniale che possa esprimersi con un linguaggio meno autoreferenziale e che parli di cose vere e soprattutto che sia in grado di rispondere alle richieste — talora davvero dolorose — dell’uomo globalizzato contemporaneo. È fondamentale per questo elaborare una nuova cultura del matrimonio e della famiglia, che mentre approfondisce la dimensione teologica, sa cogliere anche le novità della società di oggi (penso alla maggiore consapevolezza della dignità che l’uomo e la donna hanno della propria soggettività), senza condannarle, ma considerandole come la condizione di partenza alla quale rispondere liberando tutte le potenzialità positive che ci sono. Non dobbiamo dimenticare che lo Spirito del Signore non cessa di operare nella storia umana anche oltre i confini della comunità cristiana.
Va poi ricordato che procedere all’elaborazione di una nuova cultura della famiglia senza coinvolgere le donne è di fatto impossibile: le donne oggi non accettano più nulla di cui anch’esse non facciano parte, e parte costruttiva. Le donne, inoltre, sono proprio al centro di questa cultura della cura dell’altro che non può che essere considerata la base di ogni forma di legame familiare. Esse sono al centro perché sono loro le prime a praticarla, con i figli. E sono state anche le prime ad averla rifiutata in un malinteso senso di emancipazione. Senza un’attiva presenza femminile nell’elaborazione di una nuova pastorale familiare si farebbe un lavoro pressoché inutile. Oggi cresce il numero delle donne che se ne vanno, che disfano i legami familiari; anche se sono sempre loro a sostenere il peso del lavoro di cura per bambini, malati e anziani.
Il problema dell’identità di genere, di cosa significhi oggi essere un uomo ed essere una donna, deve quindi essere premesso a ogni discorso sulla famiglia, senza ricorrere al troppo facile discorso sulla complementarietà, che si rivela poi sempre, per le donne, l’assunzione di un peso maggiore di responsabilità e di lavoro. La distruzione della specificità sessuale, proposta dalla nuova cultura di genere, trionfante oggi in tutti i contesti internazionali, deve trovare risposte convincenti e non solo critiche difensive. Senza famiglia si fa impossibile la trasmissione culturale fra le generazioni, e quindi anche la trasmissione della fede: l’evangelizzazione non può radicarsi e fiorire che in un contesto in cui la famiglia sia vitale e vera.
Il lavoro di riflessione culturale sulla famiglia deve quindi coinvolgere anche i laici — oggi spaventati dalla crisi sia del matrimonio che della famiglia — oltre alle donne e ai giovani, che sono le prime vittime di questa crisi. Soprattutto nei contesti economicamente disagiati, la crisi della famiglia significa infatti disgregazione della società, fine di ogni tentativo educativo, perché la famiglia è l’unica istituzione che coinvolge, potenzialmente, proprio tutti e in tutte le età. Ed è bene riflettere sul fatto che sono stati proprio i laici cattolici a promuovere le iniziative più significative di pastorale familiare in questi ultimi tempi contemporanei, basti pensare ai vari tipi di movimenti ecclesiali con il primario scopo dell’aiuto alle famiglie. È indispensabile che la Chiesa investa molte energie in questo campo intervenendo con coraggio e ammettendo i non pochi errori compiuti e i ritardi accumulati.
Sulla linea tracciata già dalla Familiaris consortio e dai numerosi interventi del magistero papale e dei vescovi è particolarmente urgente iscrivere la pastorale familiare all’interno dei diversi orizzonti che la coinvolgono, da quello dei diritti della famiglia come tale a quello della intergenerazionalità, dai diritti dei bambini, degli anziani, dei malati al diritto al lavoro, al riposo, e così oltre. Numerose sono le sfide che si debbono affrontare in questo inizio di millennio, e che richiedono una sapienza nuova anche nei confronti del matrimonio, della famiglia e della vita.
L'Osservatore Romano

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Vedi per il programma del Convegno:

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