martedì 26 novembre 2013

Coltiva la spiritualità unica del tuo bambino


Non tutti entriamo in relazione con Dio allo stesso modo, e questo è un aspetto positivo....




di C. Donaldson
Il mio terzo figlio, Gabriel, ha ricevuto domenica, per la prima volta, il sacramento della Riconciliazione. Mio marito ed io per settimane ci siamo chiesti e richiesti se il ragazzo fosse pronto o no a compiere questo passo - era abbastanza maturo per cogliere l'enormità di quello che stava succedendo?

Questo processo di discernimento è stato ancora più angosciante per noi perché abbiamo istruito i nostri figli a casa, ed il nostro parroco e Direttore di Educazione Religiosa ci ha gentilmente permesso di preparare i bambini a casa per i sacramenti, indipendentemente dal programma di educazione religiosa della parrocchia. So che non tutte le parrocchie sono così disponibili riguardo questo tipo di preparazione, per cui sentivo anche questa ridicola responsabilità di dimostrare che essa non è sempre sbagliata. I miei ragazzi saranno del tutto preparati per qualsiasi sacramento riceveranno! Conosceranno la teologia e la base biblica di ogni rito. Saranno in grado di parlare dell’argomento in modo lucido e articolato e la parrocchia non avrà nessun rimpianto per averci lasciato preparare i ragazzi a casa. Che posso dire? A volte esagero.

I miei primi due figli non hanno fatto nulla per farmi mettere in discussione questi criteri. Sono entrambi tipi intellettuali, molto loquaci, e quando è arrivato il momento della loro prima confessione e della comunione sono stati in grado di esporre tutti gli aspetti che pensavo avrebbero dovuto esporre perché fossero “pronti”.

Poi è arrivato Gabriel. Mentre i primi due imparano leggendo e ragionando sulle esperienze, il terzo ha un approccio alla conoscenza più olistico, intuitivo. Impara facendo, e spesso si tiene la lezione per sé, che l’abbia imparata o meno. Questo mi fa impazzire, ma è quel tipo positivo di pazzia in cui la mia stessa anima impara qualcosa. È la pazzia causata dal fatto di dover rinunciare alla presunzione di conoscere la forma migliore che la spiritualità dovrebbe prendere. È la pazzia dell’umiliazione nell’ammettere che il mio modo di relazionarmi e parlare con Dio non è l'unico – e potrebbe anche non essere il migliore. E mi ci sono voluti solo tre figli per capirlo.

Giorno dopo giorno, dicevo che si stavano manifestando segni esterni e visibili della grazia interna e invisibile del ragazzo. Costruivo per lui il modo corretto di chiedere allo Spirito Santo di rivelarci i nostri peccati e aiutarci ad ispirare in noi un vero pentimento. Leggevo storie, facevo fare esercizi di confessione e inventavo rime per aiutarlo a ricordarsi le preghiere. Aspettavo e aspettavo che si manifestassero i segni che avesse assorbito tutto ad un adeguato livello intellettuale. Invece, ottenevo sorrisi gentili e l’esasperante incapacità di ricordarsi che il penitente non può iniziare la confessione con “Caro Padre, ecco le cose cattive che ho fatto”.

Avevo lo Spirito Santo in collegamento diretto: “Ti prego rimedia a tutte le evidenti lacune educative che ho creato in questo bambino. Ti prego aiutalo ad avvicinarsi a questo sacramento”. Quello che non ho detto, ma che avrei voluto dire, era “Ti prego aiutalo ad amare Dio nel modo in cui io credo debba fare”.

E poi, mentre mio figlio ed io stavamo facendo un esame di coscienza nella quiete della mia stanza, lo Spirito Santo mi ha risposto forte e chiaro. Gabriel era rimasto a guardare fisso nel vuoto mentre io leggevo una versione per bambini dei dieci Comandamenti, chiedendogli se ne avesse infranto qualcuno. Era stato molto silenzioso, scuotendo deciso la testa mentre io elencavo tutti i modi in cui si potesse disobbedire a un Comandamento. Da parte mia mi stavo mordendo la lingua, cercando disperatamente di non dirgli quale fosse secondo me la sua lista di peccati. Improvvisamente, mi guardò. "Esiste peccato così brutto che Dio non perdonerà?".

E questa è la domanda da un milione di dollari giusto? È la domanda con cui tutti noi dobbiamo lottare perché al centro di questa domanda si trova un ringhio di orgoglio e paura e incredulità nella promessa della croce. È la domanda che, una volta trovata la propria personale risposta, che sia un sì o un no, determina più di ogni altra cosa il rapporto con Dio. Questa domanda era un chiaro segno dello Spirito Santo che questo ragazzo - questo dolce, gentile ragazzo di fronte a me - era pronto per la sua prima Confessione.

“Tesoro”, gli dissi, “non c’è nessun peccato così brutto che Dio non perdonerà. L’unico peccato che Dio non perdonerà è quello di cui non ti sei pentito. E non lo perdonerà perché non vuole obbligare nessuno a fare cose che non vuole – nemmeno accettare un perdono che non si desidera”. Lui annuì, sorrise e disse: "Ti voglio bene! E voglio bene a Dio!", poi abbiamo concluso il suo esame, scrivendo ogni cosa su un pezzo di carta a righe che ha piegato con grande precisione e infilato nella tasca della camicia andando in chiesa la domenica. Si era messo camicia e cravatta, e aveva chiesto di indossare la giacca sportiva con i bottoni d'oro. Si strinse contro di me durante la messa precedente le confessioni, e ho potuto sentirlo sussurrare a se stesso, "Ti voglio bene, mamma. Ti voglio bene, Dio ", più e più volte.

Abbiamo tutti ricevuto in dote una spiritualità diversa, unica e non ripetibile come ogni altro aspetto della nostra anima. E siamo tutti chiamati a sviluppare e utilizzare questa spiritualità mentre aiutiamo altri a fare lo stesso, così come qualsiasi altro dono che Dio ci dà. Quello che non siamo chiamati a fare è giudicare la spiritualità di altre persone, o criticare la nostra sulla base di quella altrui. Che lezione di umiltà e moderazione è stato per me il dover ammettere che la spiritualità intuitiva, empirica di mio figlio non era immatura o non completa – è semmai infantile, e ricorda la Madonna, che teneva le cose nel suo cuore, e lì vi rifletteva. Che attacco all’orgoglio è stato rendersi conto che la mia spiritualità, più intellettuale, era soltanto il mio modo “preferito” di amare Dio, e che in realtà potrebbe essere percepita da altri come fredda e distante. Sbagliamo se pensiamo che una forma di spiritualità sia superiore ad un’altra, che una sia più gradita di un’altra agli occhi di Dio.

L'unica spiritualità che non è gradita a Dio è quella che non viene sviluppata, e non venendo sviluppata, si perde alla deriva nella ricerca di cose empie. Dopo la confessione, vidi il mio ragazzo inginocchiarsi, strizzare gli occhi chiusi, e confessare il suo pentimento. Lo vidi lanciarsi fuori dalla panca, genuflettersi in fretta e furia, e poi buttarlo nel cestino più vicino. Lo vidi prendere quella lista di peccati che aveva tenuto così solennemente in tasca, ora sgualcita e sudata, e strapparla in piccoli pezzi. Aveva sul volto un enorme sorriso mentre gettava i pezzetti nella spazzatura e, quando mi guardò, i suoi occhi brillavano. "Ecco!" disse, giubilante. "Quei peccati sono nella spazzatura, e Dio non ci pensa più e io ho un'anima pulitissima!". Mentre camminavamo verso la macchina, ha intonato una piccola canzone: "Ho un'anima pulitissima! Ho un'anima pulitissima!". Gabriel aveva un'anima perfettamente pulita grazie a Dio, e io ne avevo una ancor più felice grazie alla relazione unica al mondo di mio figlio con Dio.
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