venerdì 31 gennaio 2014

La République contro il cristianesimo



“In Francia c’è una guerra civile, République contro cristianesimo”

Di Giulio Meotti – Il Foglio, 31 Gennaio 2014
Parla Pierre Manent. Filosofo, cofondatore di Commentaire: “L’avanguardia dei diritti mira solo a
promuovere una nuova innocenza”

“Quella che chiamano laïcité è la formulazione giuridica di una guerra civile vinta da una
parte e persa dall’altra. La Francia repubblicana ha soggiogato la Francia cattolica e la Francia
cattolica lo ha accettato. Oggi viviamo il seguito di quella guerra civile”. Nessuno meglio di Pierre
Manent, cofondatore della rivista Commentaire, animatore del Centre Raymond Aron in boulevard
Raspail, autore di saggi chiave sul liberalismo, studioso versatile in grado di commentare il “De
Officiis” di Cicerone o la “Teoria dei sentimenti morali” di Adam Smith, passando per la “Summa
Theologiae” di Tommaso, può avere un punto di vista adeguato per analizzare quello che ormai
appare come uno scisma nel liberalismo occidentale che risale alle due rivoluzioni fondatrici. In
Francia gli illuministi detestavano Dio, mentre i Padri fondatori americani divisero la chiesa dallo
stato per proteggere la prima dal secondo. In Francia si vuole fare il contrario.

Abbecedari laicisti affissi sulla facciata di tutte le scuole, corsi obbligatori di educazione
sessuale per bambini di sei anni, progetti di riforma del calendario con l’introduzione di giornate
secolariste al posto di festività cattoliche, leggi che imbavagliano la libertà d’espressione
sull’aborto, militanti della Manif pour Tous arrestati perché protestano in silenzio: la Francia freme
di una “laïcité” combattente. Anne Coffinier, direttore generale della Fondazione per la scuola, ha
dichiarato che la Francia sta tornando a una sorta di petainismo dello “stato educatore”. L’appello
“Un giorno al mese senza scuola” sta causando molte assenze nelle scuole e prende di mira il
progetto sperimentale contro il sessismo a scuola del ministero dell’Istruzione, accusato di voler
imporre la “teoria dei generi sessuali” sin dalla materna. Un’accusa che per il ministro
dell’Istruzione Vincent Peillon “è completamente falsa”.

“Il governo socialista ha dato vita a una nuova ideologia progressista”, dice al Foglio Pierre
Manent: “Una ideologia in cui la democrazia è stata completamente svuotata di significato e ridotta
a una sequela di diritti individuali. Si è persa ogni idea del reale. Si tratta di una visione aggressiva
dell’uguaglianza e della libertà, l’idea di una vita senza più legami con il bene pubblico. Contano
soltanto i diritti individuali, il desiderio. Alcuni socialisti pensano di essere l’avanguardia civile e
morale.

Questi poteri parlano per conto di un uomo nuovo, che non vuole avere niente a che fare con
la vera storia d’Europa, la lunga battaglia tra le nazioni, le religioni e le dottrine filosofiche. Il suo
unico programma è quello di preservare e promuovere la sua nuova innocenza. Questo ha portato a
una disperazione nella vita pubblica francese e a un odio per la chiesa cattolica e il suo messaggio di
unione del paese. C’è ansia nelle strade e nelle famiglie, c’è rabbia, sconforto”. Prendiamo le
Femen, che irrompono anche nelle chiese francesi col loro messaggio iconoclastico e anticristiano.
“Perché non sono state perseguite da polizia e magistratura? La Francia è tornata a essere
ferocemente anticristiana”. Secondo Manent, non è in gioco la “laïcité positive” della religione
civile americana, né la “laïcité identitaire” dei conservatori europei, ma la “laïcité d’opposition”,
militante e aggressiva. “La laïcité francese è sempre stata l’espulsione della chiesa dallo spazio
pubblico, un progetto che ha avuto successo offrendo ai cittadini un nuovo codice morale”, dice
Manent. “E in questo progetto, la chiesa è concepita come nemica della République”.
Il monito tradito di Montesquieu 

In “La Cité de l’homme” (ed. Fayard), il sociologo francese ha già spiegato il paradosso 
dell’occidente, dove il rifiuto della religione e della legge naturale in nome dell’autonomia statale 
porta a smarrire il senso stesso dell’umano. “Tenere la religione fuori dalla sfera pubblica 
indebolisce la nazione e la sua coscienza”, ci dice Manent. “La democrazia non è più una polis, ma 
una mera rivendicazione di nuovi diritti. Lo ha detto chiaramente il ministro Peillon, un filosofo 
professionale prima di salire al governo: ‘La Rivoluzione francese non è finita’. 
La laicità deve diventare una religione che prenda il posto dell’oscurantismo cattolico, Peillon dice 
che è come ‘una nuova nascita, una transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la 
nuova chiesa con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove tavole della legge’. In 
nessun altro paese d’Europa il secolarismo si era mai posto l’obiettivo di spazzare via la religione e 
imporre ai cittadini l’obbligo di aderire alla laicità. E’ un progetto pericoloso, perché come diceva 
Montesquieu, l’uniformità è sorella del dispotismo”.