lunedì 24 febbraio 2014

...ed ora alcuni avvisi.


Derive antropologiche...

Domenica scorsa, una chiesa cattolica in provincia di Milano.

Il sacerdote, durante gli avvisi, sorprende tutti, invitando i fedeli che hanno sentito parlare della Relazione Lunacek ad alzare la mano. Sono pochi quelli che hanno capito di cosa sta parlando il sacerdote, cinque, sei mani alzate, gli altri si guardano l’un l’altro con un vistoso punto interrogativo dipinto in volto.

Il sacerdote tuona e sorprende di nuovo: “Chi non ha alzato la mano, subito dopo la messa venga a confessarsi”. Non è possibile, sostiene giustamente il sacerdote, che un cristiano, cattolico, oggi, non sappia che tipo di politiche familiari ed educative vengono promosse al Parlamento Europeo, politiche intese a “rieducare” noi - ma in particolare i nostri figli - in tema disessualità e omosessualità -; direttive già approvate, che hanno già avuto - o avranno ben presto - ripercussioni su tutti i Paesi della Comunità Europea, e quindi anche sull’Italia.

Fa scandalo che il sacerdote continui con gli “avvisi” elencando il tipo di pratiche sessuali che potrebbero essere introdotte già a partire dalle scuole dell’infanzia: masturbazione davanti ai compagni, auto-palpazione e palpazione vicendevole, educazione sessuale con i bambini nudi e altre oscenità che gli europarlamentari di sinistra vogliono imporre a tutti i Paesi membri, al di là e al di sopra della legislazione nazionale in materia.

Ma forse gli scandalizzati non sanno che in alcuni comuni italiani governati da giunte di sinistra, conformemente alle direttive dell’UNAR sottoscritte dall’allora Ministro Fornero, sono già stati distribuiti ai bambini delle materne e agli alunni delle scuole elementari e medie opuscoli informativi e formativi, contenenti vere e proprie lezioni di educazione sessuale pro-gender, dove praticamente è previsto di confondere le idee ai bambini in materia di sesso e di genere sessuale, attraverso un vero e proprio lavaggio del cervello su famiglia, padre, madre, donna, uomo, identità sessuale.

Altri comuni italiani (anche Milano), insieme all’INPS, hanno invece già adottato modulistica pro-gender, con cancellazione dell’appellativo di padre e madre, sostituiti con “genitore 1” e “genitore 2”, alla faccia dei diritti di tutti.

Il disegno legge Scalfarotto, già approvato alla Camera e in attesa di approvazione definitiva al Senato, prevede il reato di “omofobia” per chi si professi apertamente a favore della natura (padre, madre, bambini), e ritenga sbagliato che persone dello stesso sesso possano contrarre matrimonio, possano adottare figli, possano avere figli (naturalmente con l’ausilio delle tecniche di laboratorio e con fecondazione eterologa, cioè con donatore di seme od ovulo esterno alla coppia, oltre che, nel caso di uomini, con utero in affitto). L’espressione di tali opinioni comporterà ilcarcere fino a 18 mesi e una multa.

La sessualità, cardine dell’identificazione del sé da parte di ogni individuo, è diventata preda delle lobby omosessualiste promotrici di questa visione dell’uomo ideologica, dove tutto è lecito, tutto è possibile, tutto è permesso, tutto sarà garantito dallo Stato e dalle Istituzioni in materia sessuale, procreativa e assistenziale (attraverso le già onerosissime tasse, e quindi a spese di tutti).


Tutto questo viene portato avanti da questa ideologia che ha la carne e le ossa di molti parlamentari italiani, di molti parlamentari europei, dei sindaci di alcune città italiane, ma che ha evidentemente lo spirito del padre della menzogna.
Questo è il progetto culturale che mira a creare una società liquida, dove la differenza di genere (maschio e femmina) viene sommersa in un mare di identità diverse (fino a 56 ad oggi vedi Non ti senti né maschio né femmina? Facebook Usa ti invita a scegliere tra 56 “generi”), e dove una persona può cambiare il proprio orientamento sessuale a seconda del momento, della pulsione del momento, non venendosi a riconoscere definitivamente in nessuno di essi.
Le potenti lobby LGBT lesbiche-gay-trans-bisex, vogliono mettere le mani nella testa dei nostri bambini (oltre che nelle loro mutande…). E questo è da combattere.
L’appello è rivolto a tutti quei PADRI e quelle MADRI che hanno a cuore l’integrità psicologica e l’identità di persona dei propri figli: scegliete finalmente di difendere i vostri figli da questa violenza!

Scendiamo in piazza ogni volta che ci è possibile con le Sentinelle in Piedi! 
Aiutiamoci anche nel compito che ci attende di dire e diffondere la verità, di formarci, di dire ancora una volta che la menzogna che certe associazioni e lobby stanno portando avanti significa la distruzione della nostra società, a partire dall’individuo.
Ringraziamo questo coraggioso sacerdote, con la speranza che altri lo imitino presto, anche perché, salvo rare e preziose eccezioni, il silenzio del clero su queste questioni sta diventando assordante!

Roberta Romanello (comunitambrosiana.org)

*

Gender, a Roma maestre «rieducate»
Di cosa hanno bisogno i bambini degli asili nido e delle scuole del­l’infanzia? Ma è chiaro: di essere e­ducati alla «pluralità dei modelli fami­liari e dei ruoli sessuali», con percorsi che passino «per la decostruzione degli ste­reotipi ». E ciò perché «la disparità di ge­nere e la persistenza di ruoli tradiziona­li sono ancora ben presenti nel sistema educativo italiano». Possibile? Sì, dice il Campidoglio, è sui bambini da 0 a 6 an­ni che bisogna lavorare per combattere «il femminicidio, l’omofobia e il bulli­smo».

È tutto nero su bianco, nella circolare ­datata 13 novembre 2013 - del diparti­mento Servizi educativi e scolastici del Comune che ha avviato il 20 febbraio il «Piano di aggiornamento per l’anno sco­lastico 2013-2014 per le educatrici dei Ni­di e le insegnanti delle Scuole dell’infan­zia di Roma Capitale». Firmato: la diri­gente Patrizia Piomboni. Un progetto strutturato in «22 ore di aggiornamento di base», che ha per tema «l’identità e la differenza di genere» per i circa 7mila in­segnanti e addetti di nidi e asili romani. E sta già sollevando proteste tra i genito­ri che si sentono scippati del diritto-do- vere all’educazione.

In consiglio comunale è già stata depo­sitata una proposta di delibera del con­sigliere Gianluigi De Palo, per ribadire l’i­neludibilità della collaborazione tra scuola e famiglie sui temi dell’educazio­ne sessuale: la proposta chiede «pieno e formale consenso» preventivo dei geni­tori su queste tematiche e «programmi didattici alternativi ove necessario». In attesa che entri nel calendario delle vo­tazioni dell’Aula capitolina, nel II Muni­cipio l’ha presentata il consigliere Giu­seppe Scicchitano di Cittadini x Roma: «Le insegnanti dell’asilo di Villa Chigi hanno cominciato questa formazione – dice – e molte famiglie si sono allarma­te ». La delibera, uguale a quella che at­tende il voto in Campidoglio, ha avuto il sì all’unanimità, il 20 febbraio, del parla­mentino municipale, guidato dal mini­sindaco di centrosinistra Giuseppe Ge­race.

L’aggiornamento degli educatori e degli insegnanti comunali, intanto, è partito. Nel progetto la lotta all’omofobia, si leg­ge, non è l’unico obiettivo: si punta ad­dirittura a contribuire all’uscita del Pae­se dalla crisi. Proprio così: perché la sud­detta «persistenza di ruoli tradizionali» condizionerebbe addirittura «la scelta dei corsi di studio e delle professioni, in mo­do tale da incidere negativamente sulla crescita economica e sullo stato sociale». Basta con queste facoltà sessiste, insom­ma, che escludono le matricole di sesso femminile e deprimono l’economia.

Tra le diverse finalità del progetto c’è ­come già detto - quello di «sostenere la parità donna/uomo, la pluralità dei mo­delli familiari e dei ruoli sessuali»; «favo­rire le insegnanti/educatrici nella lettu­ra dei processi di identificazione degli stereotipi e dei pregiudizi di genere», che dilagano, evidentemente, nei nidi e ne­gli asili; «sollecitare riflessioni sul peso dei modelli culturali, familiari e sociali»; «sostenere» il personale «nella messa a punto di pratiche educative che favori­scano una serena scoperta delle identità in bambine e bambini attraverso lo scambio, la conoscenza reciproca e – si aggiunge – la sperimentazione delle dif­ferenze ». Insomma: con questo proget­to di aggiornamento «si vuole favorire la formazione di personalità libere e per la decostruzione degli stereotipi».

Un altro mattone, insomma, nel monu­mento all’ideologia del gender che il Campidoglio sta tenacemente costruen­do. Un mese fa la presentazione del pro­getto Lecosecambiano@Roma, promos­so dall’assessorato Scuola, su richiesta degli istituti, contro il bullismo omofo­bico. Tra gli obiettivi: «Contribuire alla lotta contro “l’omofobia interiorizzata e sociale”, promuovendo un nuovo ap­proccio alla molteplicità degli orienta­menti sessuali e delle identità di gene­re », anche favorendo «una visione posi­tiva attraverso concrete testimonianze» nelle scuole di testimonial filo-gay del mondo dello spettacolo e della cultura e rappresentanti di associazioni Lgbt.

Due settimane fa, poi, il bando per la se­lezione interna al personale comunale, per individuare esperti in «politiche di genere e Lgbt» per potenziare il diparti­mento Servizi educativi e scolastici. Lo stesso che ora lancia la formazione degli educatori, nel comparto scolastico della prima infanzia su cui il Comune ha car­ta bianca.​​​​

Luca Liverani (Avvenire)