giovedì 27 febbraio 2014

Nelle terre della gioia.

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«Rallegratevi»: la lettera del dicastero per i religiosi

(Nicla Spezzati, Sottosegretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica)
«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia». L’incipit dell’Evangelii gaudium nel tessuto del magistero di Papa Francesco suona con vitalità sorprendente, chiamando al mirabile mistero della Buona Novella che accolta nel cuore della persona ne trasforma la vita. Ci viene raccontata la parabola della gioia: l’incontro con Gesù accende in noi l’originaria bellezza, quella del volto su cui splende la gloria del Padre (cfr. 2 Cor 4, 6), nel frutto della letizia.
La Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica con la lettera Rallegratevi intende dare inizio a un itinerario comune luogo di riflessione personale, fraterna, d’istituto, mentre camminiamo verso il 2015, anno che la Chiesa dedica alla vita consacrata. Un cammino per rivisitare il magistero del Santo Padre, non tanto per ricordare i fondamenti della sequela Christi nel celibato per il Regno — sapientemente illustrati negli anni da un ricco magistero ecclesiale — quanto per verificarne il frutto. Una vocazione fondata in Cristo nella forma del Vangelo, deborda di gioia: «la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa» (Gv 15, 20).
La gioia non è inutile ornamento, ma è esigenza e fondamento della vita umana. Nell’affanno di ogni giorno, ogni uomo e ogni donna tendono a giungere e a dimorare nella gioia con la totalità dell’essere. Nel mondo spesso c’è un deficit di gioia. Non siamo chiamati a compiere gesti epici né a proclamare parole altisonanti, ma a testimoniare la gioia che proviene dalla certezza di sentirci amati, dalla fiducia di essere dei salvati. La nostra memoria corta e la nostra esperienza fiacca ci impediscono spesso di ricercare le «terre della gioia» nelle quali gustare il riflesso di Dio, e ritrovare le radici dello Spirito.
Nella finitudine umana, nel limite, nell’affanno quotidiano i consacrati e le consacrate vivono la fedeltà, dando ragione della gioia che li abita, diventano splendida testimonianza, efficace annuncio, compagnia e vicinanza per donne e uomini che con loro abitano la storia e cercano la Chiesa come casa paterna. Il Papa esorta: «Il fantasma da combattere è l’immagine della vita religiosa intesa come rifugio e consolazione davanti a un mondo esterno difficile e complesso». E ancora: «la gioia nasce dalla gratuità di un incontro! […] E la gioia, quella vera, è contagiosa». E ai superiori generali: «la Chiesa deve essere attrattiva. Svegliate il mondo! Siate testimoni di un modo diverso di fare, di agire, di vivere! […] Io mi attendo da voi questa testimonianza».
Numerose sono le suggestioni che ci vengono dall’ascolto delle parole del Santo Padre, ma particolarmente ci interpella l’assoluta semplicità con cui Papa Francesco propone il suo magistero, conformandosi alla genuinità disarmante del Vangelo. Parola sine glossa, sparsa con il largo gesto del buon seminatore che fiducioso non fa discriminazioni di terreno. Un invito autorevole rivolto a noi con la lievità della fiducia, un invito ad azzerare le argomentazioni istituzionali e le personali giustificazioni, una parola provocativa che giunge a interrogare il nostro vivere a volte intorpidito e sonnolento, vissuto spesso al margine della sfida: «se aveste fede quanto un granello di senapa» (Lc 17, 5). Un invito che ci incoraggia a muovere lo spirito per dare ragione al Verbo che dimora tra noi, allo Spirito che crea e che costantemente rinnova la sua Chiesa.
La lettera del nostro dicastero trova le sue ragioni in tale invito e intende iniziare una riflessione condivisa, mentre si offre come semplice mezzo per un leale confronto: Vangelo e Vita. Con il desiderio e l’intento di osare decisioni evangeliche con frutti di rinascita, fecondi nella gioia. Il mondo, come rete globale in cui tutti siamo connessi, dove nessuna tradizione locale può ambire al monopolio del vero, dove le tecnologie hanno effetti che toccano tutti, lancia una sfida continua al Vangelo e a chi vive la vita nella sua forma. Papa Francesco sta compiendo, in tale storicizzazione, attraverso scelte e modalità di vita un’ermeneutica viva del dialogo Dio – mondo. Ci introduce a uno stile di saggezza che radicata nel Vangelo e nell’escatologia dell’umano, legge il pluralismo, ricerca l’equilibrio, invita ad abilitare la capacità di essere responsabili del cambiamento perché sia comunicata sempre meglio la verità del Vangelo, mentre ci muoviamo «tra i limiti e le circostanze» e consapevoli di questi limiti ci facciamo «debole con i deboli … tutto per tutti» (1 Cor 9, 22).
Siamo invitati a curare una dinamica generativa, non semplicemente amministrativa, per accogliere gli eventi spirituali presenti nelle nostre comunità e nel mondo, movimenti e grazia che lo Spirito opera in ogni singola persona, guardata come persona. Siamo invitati a impegnarci a destrutturare modelli senza vita per narrare l’umano segnato da Cristo, mai assolutamente rivelato nei linguaggi e nei modi.
Il Santo Padre ci invita a una saggezza che sia segno di una consistenza duttile, capacità dei consacrati di muoversi secondo il Vangelo, di agire e di scegliere secondo il Vangelo, senza smarrirsi tra differenti sfere di vita, linguaggi, relazioni, conservando il senso della responsabilità, dei nessi che ci legano, della finitezza dei nostri limiti, dell’infinità dei modi con cui la vita si esprime. Un cuore missionario è un cuore che ha conosciuto la gioia della salvezza di Cristo e la condivide come consolazione nel segno del limite umano: «sa che egli stesso deve crescere nella comprensione del Vangelo e nel discernimento dei sentieri dello Spirito, e allora non rinuncia al bene possibile, benché rischia di sporcarsi col fango della strada».
Accogliamo le sollecitazioni che Papa Francesco ci propone per guardare noi stessi e il mondo con gli occhi di Cristo e a restarne inquieti.
L'Osservatore Romano