mercoledì 26 marzo 2014

C'è un tempo per gridare.




"La scuola non deve sostituirsi alla famiglia!"

Mons. Enrico Solmi, presidente della Commissione CEI sulla famiglia, si oppone agli opuscoli gender nelle scuole e ribadisce: "Educare è compito soprattutto dei genitori"

Contro il tentativo di introdurre nelle scuole corsi di educazione alla teoria gender si schiera anche la Conferenza episcopale italiana. Lo fa per bocca del presidente della Commissione Cei che si occupa di famiglia, nonché vescovo di Parma, mons. Enrico Solmi.
Nel corso di un’intervista a Repubblica, incalzato da una domanda sui discussi opuscoli dell’Unar infarciti di ideologia gender, mons. Solmi afferma che “un dato di fondo è che la persona non è un fascio assoluto di libertà al punto di decidere, prescindendo dal proprio corpo, se essere uomo o donna”.
La sua presa di posizione contro l’ideologia gender prosegue poi così: “Essere uomo o donna significa vivere in questo modo una relazione con se stessi, con gli altri. È una condizione intrinseca alla persona e si manifesta nella profonda unità di anima e corpo”. Attribuisce inoltre all’essere “soggetto alla storia e alle culture che hanno bisogno di venire purificate e che possono comprimere la libertà della persona” la realtà di essere al mondo in una dimensione sessuata.
Pertanto, aggiunge mons. Solmi, “tutti noi auspichiamo una purificazione di crescita perché ognuno nella pienezza della propria dignità esprima il suo essere uomo o il suo essere donna”.
Il vescovo di Parma ritiene poi che il compito dell’educazione affettiva nei confronti dei giovani spetta alla famiglia. “Sono i genitori a essere i primi educatori dei figli”, afferma. “La scuola, lo Stato, tantomeno un’associazione, non possono proporre percorsi da loro non condivisi e in qualche modo rischiare di sostituirsi a loro”. (F.C.)

*

Michela Marzano
Onorevole Marzano, mai sazia del gender
di Tommaso Scandroglio

Il 21 marzo scorso l’onorevole Michela Marzano (PD) ha proposto un’interpellanza alla Camera “concernente iniziative per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni fondate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere”. Il nocciolo duro dell’intervento della parlamentare sta nel fatto che secondo quest’ultima il Governo non sta facendo nulla in questa direzione. Il famigerato documento “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)” a suo dire è lettera morta. Occorre invece darsi da fare e subito perché «conosciamo tutti la situazione in cui vivono tante e tanti concittadini, è una situazione assolutamente drammatica. Ci sono alcune persone che, semplicemente perché trans e/o omosessuali, vengono discriminate, vengono insultate, vengono emarginate rispetto ai diritti cui tutti dovrebbero avere accesso, proprio per garantire l'uguaglianza che è salvaguardata anche dalla nostra Costituzione. […] Non solo non esiste la possibilità, per esempio, per gli omosessuali di potersi sposare o di potersi unire in forma civile, ma non esiste nemmeno ancora una legge contro l'omofobia e contro la trans fobia».
La Marzano si affretta ad aggiungere che nessuno vuole tappare la bocca a chicchessia: «non si capisce la differenza che esiste tra libertà di espressione e insulto. L'insulto è una forma di hate speech, discorso dell'odio, […] Ora, l’hate speech non è un modo di esprimere un'opinione, […] con l’hate speech, con il discorso dell'odio, si vuole far male, si vuole far tacere la persona, si agisce, è un atto linguistico, non c'entra nulla con l'espressione della libertà, con l'espressione di un'opinione diversa». Inutile ricordare alla parlamentare, perfezionatasi alla Normale di Pisa, che ingiuria, calunnia e diffamazione sono già condotte sanzionate da tempo dal nostro ordinamento, molto prima che si stampassero le suddette Strategie, reati che nella loro disciplina non presentano lacune, determinando perciò l’inutilità di legiferare sull’argomento (v. Ddl Scalfarotto).
Quello che comunque sta più a cuore alla parlamentare è l’obiettivo di educare all’omosessualità le nuove generazioni tramite la complicità della scuola: «Io, in questa interpellanza, mi riferisco soprattutto all'asse educazione-scuola, e per quale motivo? Perché ho la sensazione che in realtà si stia assistendo in questo momento a un arresto, come se la strategia LGBT 2013-2015 non interessasse più il nostro Governo». Davvero siamo fermi a mere dichiarazioni di principio sul tema del gender oppure il documento “Strategia nazionale” ha trovato concreta applicazione?
A questo punto prende la parola Teresa Bellanova, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: «a sostegno della strategia, il Dipartimento per le pari opportunità ha sottoscritto, in data 19 dicembre 2012, un protocollo d'intesa e, in data 6 giugno 2013, il relativo accordo di collaborazione, con il comune di Torino, in qualità di segreteria nazionale della Rete READY (Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere) per la realizzazione delle attività previste. […] Tali attività saranno realizzate a partire già dall'entrante primavera 2014. La formazione – continua il Sottosegretario - sarà condotta seguendo due diverse fasi temporali: la prima fase consiste nell'organizzazione di seminari a livello nazionale rivolti alle figure apicali delle amministrazioni centrali e delle loro articolazioni regionali; la seconda fase invece riguarderà la formazione delle figure apicali a livello regionale, provinciale e comunale mediante progetti pilota a livello territoriale (macroregionale)». Quindi il primo passo da compiere ad aprile è indottrinare tutti i responsabili della pubblica amministrazione.
Per quanto riguarda poi gli istituti scolastici «in data 18 dicembre 2013, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha emanato apposita circolare a tutti gli uffici scolastici regionali […]con particolare riferimento ai temi del bullismo omofobico e trans fobico».
In merito agli altri ambiti ecco il calendario di alcuni “seminari formativi” sul tema “gender”: «asse sicurezza, in collaborazione con l'Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori – Ministero dell'interno: 2 e 3 aprile, 15 e 16 aprile prossimi venturi; asse lavoro, in collaborazione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e con il coinvolgimento delle parti sociali: 20 e 21 maggio prossimi venturi; asse educazione e istruzione, in collaborazione con il MIUR: da pianificare a breve». Non solo conferenze e lezioni però. Oltre ai noti tre libretti dell’Unar “Educare alla diversità”, la Bellanova ricorda che «è stata lanciata il 9 ottobre 2013, alla presenza del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Viceministro delegato alle pari opportunità, la campagna informativa “Tante diversità, uguali diritti” del MIUR e del Dipartimento per le pari opportunità. Si tratta di un'ampia campagna informativa sulle pari opportunità e sulla lotta contro le discriminazioni e la violenza, composta da cinque fascicoli informativi».
E per quanto riguarda i media? Anche i giornalisti sono invitati a seguire alcuni seminari: «si rappresenta che, a partire dal mese di ottobre 2013, il Dipartimento per le pari opportunità e l'UNAR hanno realizzato un progetto di informazione, formazione e sensibilizzazione, finanziato dal Consiglio d'Europa, rivolto ai giornalisti, ai fini di favorire una informazione corretta sulle tematiche LGBT. […] Al termine del ciclo dei seminari nazionali, sono state redatte e pubblicate le linee guida per un'informazione rispettosa delle persone LGBT», le famose Linee guida liberticide di cui abbiamo parlato più volte dalle colonne di questo quotidiano.
Infine si rammenta che sono stati lanciati due progetti pilota: uno per accogliere i detenuti transessuali ed approcciarsi a loro nel modo corretto e un altro «è finalizzato al sostegno delle persone transgender nel processo di transizione e all'inclusione socio-lavorativa». Il succo di tutto questo discorso è che la Strategia gender pianificata dal Governo sotto il ministro Fornero sta filiando progetti concreti per diffondere la dottrina omosessualista in tutta la nazione e in tutti gli ambiti della vita sociale. Il nemico sta guadagnando terreno di giorno in giorno.
Nonostante questa montagna di iniziative per i gay (ma se ne fanno altrettante per le famiglie?) la Marzano non si sente pienamente sazia, soprattutto se pensa ai bambini a scuola ancora troppo plagiati da una mentalità “eterosessista”. Vuole che i tre libricini dell’Unar ed elaborati dall’Istituto Beck, a cui abbiamo accennato sopra, siano presenti su tutti i banchi di scuola di ogni ordine e grado: «mi chiedo che fine ha fatto il prodotto Beck, che fine fa la formazione diretta degli insegnanti, che devono spiegare ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, alle nostre ragazze, alle nostre bambine, da subito, il fatto che essere attirati da persone dello stesso sesso non è qualcosa contro natura, è un'altra modalità di essere al mondo. Io chiedo questo alle scuole e lo chiedo come attuazione di questa strategia LGBT».

*

Continua l’imposizione dell’ideologia del gender nelle scuole romane


 Continua l’imposizione ideologica delle perverse teorie del gender all’interno delle scuole romane. Lo scorso venerdi 21 marzo si è tenuto infatti, presso l’”Istituto Comprensivo Ferraironi“, nel plesso della scuola primaria “Iqbal Masih”, il primo di un ciclo di tre incontri sull’educazione all’affettività e alle relazioni, rivolti a genitori e insegnanti, dal titolo “Il museo del non detto”.
L’iniziativa, promossa dalla “Cooperativa Be Free”, è tanto più grave in il “Ferraironi” è una struttura molto grande, comprendente tre scuole Primarie (Iqbal Masih, Romolo Balzani e Pisacane), due scuole dell’Infanzia ( Via Guattari e Romolo Balzani) e uno scuola secondaria di primo grado (Baracca).
La locandina che pubblicizza il calendario degli eventi spiega a chiare lettere come l’obiettivo di questi incontri consista nell’istruire gli insegnanti e i genitori riguardo l’ambiguo concetto di “educazione all’affettività”. Nel comunicato di promozione dell’iniziativa, sul sito web di una delle associazioni organizzatrici, viene, inoltre, sottolineato, e la cosa lascia più di un dubbio, come tale progetto nasca da una domanda degli stessi genitori curiosi di aggiornare i loro metodi educativi al passo coi tempi. Leggiamo infatti: «i genitori della scuola hanno voluto intraprendere un percorso sul tema, e di interrogarsi sul modo in cui è possibile rendere bambini e bambine più competenti rispetto alle relazioni e ai comportamenti sessuali, nel pieno rispetto di sè e degli altri».
prossimi due appuntamenti sono previsti l’11 aprile e il 9 maggio e avranno come tema rispettivamente, “Genere, ruoli di genere e relazioni” e “Forme dell’affettività e della sessualità”. Parallelamente agli incontri tra adultisono previsti anche dei laboratori per bambini organizzati dall’Associazione “SCOSSE” dai titoli inequivocabili: “1,2,3…quante famiglie”, “E perché non io”, “Mi sento…”. Ai piccoli saranno lette le storie del progetto Leggere senza stereotipi, un archivio bibliografico, come si legge sul loro sito, che propone «visioni dei generi sessuali, e dei relativi ruoli, libere da stereotipi (nelle attività quotidiane, nelle relazioni, in famiglia e nella società)». Una raccolta ideologica di letture per l’infanzia e albi illustrati realizzati ad hoc per abbattere falsi tabù e costruire forzatamente «identità libere e serene, curiose verso le differenze» educando, fin dalla tenera età, i bambini e le bambine «a compiere scelte, fare esperienze, avere sogni e ambizioni, leggere il mondo in modo libero, a prescindere dal proprio sesso».
La sempre più prepotente avanzata dell’ideologia del gender nelle nostre aule scolastiche ha fatto sobbalzare l’Age (Associazione Genitori), che attraverso il suo presidente, Fabrizio Azzolini, ha messo in guardia contro i tentativi di «introdurre in Italia l’ideologia del gender nella scuola: con la scusa di abbattere le discriminazioni di genere e di promuovere l’uguaglianza dei sessi, si cerca di negarli e si introduce la nozione di arbitrarietà dei generi. Ci si spinge ad affermare che ogni rappresentazione della differenza dei sessi si basa su un pregiudizio, che il maschile e il femminile sono costruzioni sociali e storiche da combattere».
Il presidente dell’Age ha lanciato anche la proposta di una giornata di ritiro dei figli da tutte le scuole italiane, sull’esempio della Francia, per protestare contro un’ideologia che, scavalcando le famiglie, vorrebbe inculcare ai bambini fin dai banchi di scuola l’indifferenza sessuale sottolineando come: «l’alterità sessuale è, invece, una realtà ontologica che fa parte del nostro essere umani. Non occorre essere cristiani per affermarlo».
Il progetto promosso presso l’istituto romano “Ferraironi” che coinvolge insegnati, genitori e bambini è drammaticamente emblematico della sempre più aggressiva e tentacolare strategia degli ideologi del gender che mira a imporre le proprie false e scellerate idee a tutti i livelli. Un ennesimo imperdonabile attacco che ha come obiettivo primario quello di uniformare al pensiero unico omosessualista le menti dei piccoli alunni in una fase decisiva della loro crescita e formazione. Ci auguriamo che le famiglie dell’”Istituto Comprensivo Ferraironi” aprano gli occhi sui rischi e i pericoli insiti in tale iniziativa e levino forte la loro voce di protesta nei confronti dei due prossimi incontri previsti nei mesi di aprile e maggio. (di Lupo Glori)