sabato 29 marzo 2014

In Olanda per annunciare che esiste l'Amore


"Siamo venute in Olanda per annunciare che esiste l'Amore"

Intervista con Madre Diletta, superiora di un gruppo di benedettine che su invito del vescovo di Haarlem-Amsterdam, si sono trasferite dalle Marche ad Aalsmeer, alle porte di Amsterdam


Nell’Olanda secolarizzata l’arrivo di un gruppo di giovani monache benedettine provenienti dall’Italia è una vera notizia. In un paese dove i monasteri si stanno svuotando e i pochi rimasti sono abitati da pochi religiosi molto anziani, per tutta la diocesi di Haarlem-Amsterdam è stata una vera consolazione l’invito da parte del Vescovo Monsignor Punt ad un convento marchigiano di trasferirsi in Olanda, e precisamente nel paesino di Aalsmeer a pochi chilometri dalla capitale, per aiutare le comunità locali con la preghiera e il lavoro ma anche con la loro semplice presenza perché come giustamente dice la Madre Superiore, Suor Diletta: “In un mondo secolarizzato, che ha completamente perso il senso della trascendenza, l’esistenza stessa di un monastero annuncia che Dio c’è, che è vivo e presente in mezzo al suo popolo”. Andiamo a conoscere allora più da vicino queste giovani monache benedettine, per capire meglio la ragione del loro arrivo in Olanda, il senso della loro missione e lo svolgersi della loro giornata tra lavoro e preghiera.
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Madre Diletta, vuole presentarsi e soprattutto presentare le sue consorelle?
Siamo 13 monache benedettine provenienti dall’Italia centrale e precisamente da un piccolo paesino di mille anime vicino Macerata, di nome Sant’Angelo in Pontano. La nostra età media è tra i 30 e i 40 anni, la più giovane ne ha 23 la più grande 50, 11 italiane, una maltese, una di Tai Wan ed una belga per ora la nostra interprete! Il nostro monastero ha origini antichissime, la fondazione sembra risalire ai tempi dei Longobardi, ma dovette subire due traumatiche soppressioni: la prima in epoca napoleonica e la seconda ad opera della Massoneria. All’epoca le monache espulse trovarono rifugio nell’appartamento offerto loro da un parente che col passare del tempo e l’aumento delle vocazioni, fu necessario ampliare acquistando le  case adiacenti. Purtroppo la crisi vocazionale postconciliare decimò anche il nostro monastero dove rimasero solo sette monache per circa 40 anni ma quando i superiori maggiori decisero di chiuderlo successo un fatto inaspettato. Proprio il giorno precedente la spedizione della lettera con l’ordine effettivo, una ragazza genovese, reduce da un tempo di missione in Olanda, bussò alla porta, chiedendo di essere ammessa come postulante. Era il 1994 e, da allora, ha avuto inizio un incredibile flusso di vocazioni destinato a durare fino ad oggi: il Signore è stato fedele! Le monache anziane, infatti, ci raccontano di una profezia fatta in passato da S. Vincenzo Maria Strambi (1745-1824, vescovo di Macerata e di Tolentino ndr), in occasione di una sua visita, il cui diceva che il monastero, pur tra mille sofferenze, non sarebbe mai stato chiuso.
Come è nata la decisione di venire in Olanda?
Da sempre custodiamo nel cuore un desiderio missionario che è cresciuto nel tempo. Un simile carisma non è estraneo alla nostra storia e spiritualità, anzi, è in gran parte ai figli di San Benedetto che si deve la cristianizzazione dell’Europa e non a caso il patrono dell’Olanda è un benedettino! Furono i monaci di Hohorst e di Egmont, inoltre, a dare il via, insieme alla popolazione locale, alla costruzione di dighe contro il mare. Togliendo l’acqua a terre paludose, crearono così i primi “polder”. Nel contesto di Nuova Evangelizzazione che caratterizza questo tempo della storia della Chiesa, il nostro sguardo si è rivolto all’Olanda, in quanto cuore dell’Europa. Siamo persuase che è qui che l’Immacolata schiaccerà la testa al serpente infernale e siamo venute per stare con gli Olandesi, per pregare con loro e per loro. Abbiamo avuto modo di conoscere il vescovo di Haarlem-Amsterdam, mons. Josef Punt, che si è dimostrato felice di accoglierci e ha scritto una lettera con la richiesta ufficiale di una fondazione monastica nella sua Diocesi. Trovare una struttura adeguata alle esigenze di una comunità claustrale non è stato semplice. Ci hanno aiutate Don Luc Georges, Rettore del Seminario Redemptoris Mater, e Alessio Radaelli, responsabile del Cammino Neocatecumenale nell’Olanda del nord, senza contare il sostegno di tanti fratelli che ci hanno accompagnate con la preghiera, l’elemosina, l’ospitalità, l’impegno nei lavori di ristrutturazione per rendere la casa abitabile. Ci sono voluti ben 4 anni prima di riuscire a trovarla. Quanti viaggi delle madri sono andati a vuoto! Quando ormai cominciavamo a scoraggiarci, è giunta la notizia di un monastero carmelitano prossimo alla chiusura e in vendita ad Aalsmeer. Col permesso della Sacra Congregazione per i Religiosi, oggi siamo a tutti gli effetti una nuova fondazione, dal nome “Maria Tempio dello Spirito Santo”. “Casualmente”, la prima celebrazione vissuta nella nuova cappellina è statala Vegliadi Pentecoste! Ci è parso un segno che al Signore questa scelta sia piaciuta! Come se non bastasse, subito dopo il nostro arrivo, l’ex sindaco della città ci ha portato in dono una statua lignea della Vergine Maria, che le litanie lauretane ricordano anche come “Tempio dello Spirito Santo”.
Ci può parlare un po’ dell’Ordine Benedettino e delle sue caratteristiche? E qual è più precisamente la vostra missione qui in Olanda?
Apparteniamo all’Ordine di S. Benedetto. La nostra giornata è scandita dall’equilibrio tra preghiera e lavoro, silenzio e parola, solitudine e ospitalità.La Regolada noi professata ci chiede di mantenerci col lavoro delle nostre mani, ma a orari fissi il suono della campana lo interrompe per convocarci in cappella, dove recitiamo una preghiera, fatta di salmi cantati e letture bibliche, valida ad aprire il Cielo sul lavoro svolto, orientando continuamente il nostro sguardo a Dio e al popolo per cui siamo chiamate a intercedere. Consacriamo, così, a Lui i momenti chiave della giornata (la notte, l’alba, il mezzogiorno, il primo pomeriggio, il tramonto) e gli presentiamo le vostre necessità, perché riversi una pioggia di grazie sulle vostre anime.  Appartiene al nostro carisma anche l’accoglienza di ospiti che intendono cercare Dio, ritrovare pace e il contatto con la propria dimensione interiore o anche semplicemente sfogarsi un po’ e ricevere una parola di fede. Quante volte, in una folla di solitudini, manca qualcuno con cui condividere la propria sofferenza o si “tira avanti” superficialmente, come se  vivere fosse solo “fare cose” e noi fossimo solo corpo, per poi ritrovarci tristi senza saperne il perché. Senza Dio, vengono meno il senso della vita e la dignità dell’uomo, che perde di vista la propria identità di figlio amato e pensa di valere nella misura in cui produce...il ché finisce per escludere anziani, embrioni e ogni sorta di debolezza. La bella notizia, invece, è che esiste un Padre che ti ama così come sei, che ti conosce profondamente e non aspetta altro che accoglierti, senza pretendere niente in cambio. Non siamo abituati alla gratuità, ma a dover meritare e conquistare tutto: “ti voglio bene se...”, “sei  degno di stima se...”. Chi può amarci quando siamo malvagi o falliti? Gesù spazza via ogni “se” e “ma”, per mostrarci che siamo così preziosi da valere il suo sangue. In un mondo secolarizzato, che ha completamente perso il senso della trascendenza, la tensione al Cielo, i valori che rivelano all’uomo la sua bellezza, l’esistenza stessa di un monastero annuncia che Dio c’è, che è vivo e presente in mezzo al suo popolo. Dinanzi all’imperante consumismo, edonismo, materialismo di una società in realtà affamata di senso, un monastero ricorda che la meta è il Regno dei Cieli, che Dio solo basta e vale la pena lasciare tutto per trovare l’unico vero “tesoro”, l’unica vera felicità, l’unica vera risposta agli interrogativi esistenziali profondi. Anche soltanto vedere una persona consacrata, insomma, costringe a rivolgere il pensiero “alle cose di lassù” e a porsi domande. Non siamo venute in Olanda per fare proselitismo o per imporre leggi, ma per annunciare che esiste l’Amore.
Accanto alla preghiera che scandisce la vostra giornata ci sono anche attività lavorative e manuali, quali sono quelle che svolgete ora e quali sono quelle che avete intenzione di svolgere in futuro?
Siamo specializzate in ogni sorta di ricamo e uncinetto. Realizziamo tovaglie, centrini, lenzuola e federe, tende, corporali e purificatoi etc. Siamo in grado di fare lezioni di italiano (ma anche altre materie, visto che alcune di noi sono laureate in lingue, lettere, ingegneria, biologia), come pure di  ricamo, uncinetto, chiacchierino e, dulcis in fundo, cucina italiana. Se avvertite in tempo utile, possiamo preparare cibi da asporto. Sappiamo anche eseguire traduzioni, scrivere, disegnare e dipingere. Non ci vengono altre idee, ma siamo dispostissime a fare anche altri tipi di lavoro, purchè all’interno del monastero e compatibili con i nostri orari di preghiera. Per il momento, l’unica richiesta che ci sia pervenuta è quella di fabbricare rosari, ma è pur vero che molta gente neppure è informata della nostra presenza. Per ora, quindi, ci limitiamo ad occuparci dell’orto e a lavorare come muratori, falegnami, pittori per rimettere a posto la casa! Ad applicare pavimenti, poi, siamo diventate esperte! Per quanto riguarda le attività domestiche, ognuna ha il suo ufficio: cucina, lavanderia, biblioteca, sagrestia, accoglienza degli ospiti etc.
Vi siete insediate in un edificio estremamente datato, quali sono i bisogni del monastero in questo momento e come sarebbe possibile aiutarvi?
Se volessi elencare tutti i bisogni del monastero, potrei scrivere un papiro! Basti sapere che soltanto le bollette costano un occhio della testa, per non parlare del tetto e delle finestre da rifare. Non scherzo affermando che andiamo avanti con bacinelle e secchi per raccogliere la pioggia! La preoccupazione principale è che il tetto possa crollarci in testa, viste le pessime condizioni delle travi, ma ci dà parecchio filo da torcere anche lo spazio eccessivo tra le finestre e l’intelaiatura, perché oltre all’acqua entra un vento da farci la permanente al velo! Sui vetri rotti abbiamo attaccato lo scotch, ma temo che non sia una gran soluzione contro il freddo. È un vero peccato pensando che l’edificio è anche monumento nazionale. In un simile stato, qualunque elemosina sarebbe un miracolo! 

Paola de Groot-Testoni