martedì 25 marzo 2014

Perdere il sonno ma non la fede

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di Costanza Miriano
Devo dire la verità, ci sono dei giorni in cui scrivere questo pezzetto per Credere mi costa davvero molto, a parte il fatto che i martedì, giorno di consegna del lavoro, si presentano sempre così, all’improvviso, senza farsi annunciare. Il fatto è che ho un lavoro vero, quattro figli e una vita come tutti piena di complicazioni (bollette e batterie scariche e riunioni scolastiche e dentisti incaricati della manutenzione di un centinaio di denti) e posso scrivere solo di notte: diciamo la verità, la soddisfazione di essere apprezzati c’è, senz’altro, ma il cuscino avrebbe anche lui un suo fascino impareggiabile.
Eppure continuo a scrivere, a costo di non dormire, e mi chiedo perché. Penso che sia lo stesso motivo che mi induce a chiamare le amiche che hanno bisogno di una mano, che è poi lo stesso che induce loro a chiamare me quando sono io a essere in difficoltà. È che ci preoccupiamo del bene degli altri. Forse non ne siamo capaci, non abbiamo grandi soluzioni, ma non possiamo lasciare nulla di intentato. È che quando abbiamo trovato un tesoro, è vero, un po’ ne siamo gelosi e lo risotterriamo per andare a comprare il campo, ma dall’altra parte quando la ricchezza – la ricchezza della fede – è nostra ci viene anche voglia di condividerla, di invitare gente a cena da noi per assaggiare le delizie che mangiamo noi.
Credere vuol dire avere la certezza che la vita sia una cosa buona, anche quando ci tocca un dolore inspiegabile, e vuol dire sapere che anche questo dolore ha un senso. Credere vuol dire sapere di stare dalla parte di quello che ha vinto, e quindi sapere che come in un film di Hollywood alla fine tutto si risolverà. Credere significa che non c’è bisogno di essere forti, bravi, fedeli o perfetti, ma solo di affidarsi a uno più forte. Credere, infine, è una buona notizia, e quindi va passata di bocca in bocca.
Non a tutti è chiesto di scrivere, ma a tutti è chiesto di passare la voce, ognuno come può e dove si trova. D’altra parte se penso alla mia vita, di cose belle ne ho lette, ma quelle che mi hanno toccato il cuore sono state le parole che mi hanno detto le persone in carne ed ossa, i testimoni tangibili. A ognuno di noi, dunque, è chiesto questo lavoro, magari senza la scadenza del martedì. Ma perderci il sonno, questo è chiesto a tutti.
fonte: Credere