domenica 30 marzo 2014

Sentinelle in piedi


Sentinelle-in-piedi_Reggio-Emilia_veglia
di Vera Schiavazzi  per “la Repubblica
C’è l’anziano avvocato col loden verde che legge Fini naturali, il ponderoso saggio di Robert Spaemann che ha rilanciato il pensiero teologico. E la ragazza con i leggins e le ballerine colorate che tiene lo sguardo fisso su Due di due di Andrea De Carlo. A molti dei torinesi che nel loro sabato pomeriggio passavano in piazza Carignano, sotto il palazzo barocco dove c’è ancora la prima aula del Parlamento Subalpino, le “Sentinelle in piedi” immobili e silenziose, che riempivano gran parte dello spazio, devono essere sembrate i testimonial di qualche rassegna culturale.
Solo chi si è fermato o ha preso il volantino, ha scoperto che si trattava di un nuovo movimento «apartitico e aconfessionale» che si batte contro il disegno di legge Scalfarotto per il contrasto dell’omofobia. «Per finire in carcere a causa delle proprie opinioni, basterebbe dire che la famiglia è basata su una coppia uomo-donna », denunciano le Sentinelle.
In realtà, il decreto, già approvato alla Camera, arriverà (forse) in Senato con grande ritardo, modificato (anzi «stravolto», secondo molte associazioni Lgbt) da emendamenti che vorrebbero cancellare qualsiasi sanzione. Ciò nonostante, la legge appare ancora troppo inquietante a una parte del mondo cattolico che la combatte insieme alle iniziative di contrasto all’omofobia nelle scuole.
SENTINELLE IN PIEDI
Ma le Sentinelle, create a immagine e somiglianza dei Veilleurs Debout francesi che a Parigi manifestarono contro il matrimonio omosessuale, rappresentano un fatto nuovo nel panorama classico della politica conservatrice italiana.
Silenziose e proprio per questo iper-mediatici, non vogliono essere liquidate come la versione evoluta del Movimento per la Vita o di Alleanza Cattolica, non indottrinano, non minacciano anatemi né scomuniche, non sventolano argomenti di etica generale, men che meno mostrano immagini choccanti.
Mentre le 260 sentinelle torinesi (altri facevano la stessa cosa nello stesso momento a Genova, Como, Varese) restano in piedi con i loro libri, tra le quattro e le cinque del pomeriggio, i loro promoter, quattro o cinque giovani armati di un megafono e qualche pacco di volantini, chiacchierano con i più curiosi tra quelli che vanno a vedere le vetrine o escono dal Museo Egizio.
SENTINELLE IN PIEDI
Qualcuno ha alle spalle anni di esperienza, qualcun altro è un neofita entusiasta, come Pietro Invernizzi, trent’anni, una laurea alla Cattolica e un lavoro nella finanza a Milano. Pietro è alla sua terza veglia, è venuto a dare una mano agli esordienti torinesi. In maglietta e jeans granata,occhiali da sole e collanina, crea un piccolo capannello dopo l’altro («non ho mai fatto neanche lo scout, al massimo da piccolo andavo all’oratorio, non troppo contento »).
Racconta la storia di Adrian Smith, un impiegato comunale inglese vittima di un taglio allo stipendio per le sue opinioni a favore della famiglia vecchia maniera, cita statistiche americane secondo le quali l’Italia sarebbe nella top ten dei paesi gayfriendlye poi dice: «Ma se esistesse un grave problema di omofobia, come potrebbero la Puglia e la Sicilia avere due presidenti gay dichiarati?». Già, come potrebbero?
L’Arcidiocesi di Torino ha intuito con qualche anticipo le potenzialità dell’iniziativa, e l’ha annunciata sul suo sito. Un aiuto che le Sentinelle hanno accolto con gratitudine, ma senza facili entusiasmi: «Ci ha fatto piacere – spiega Carmelo Leotta, giovane avvocato torinese, l’uomo che col megafono detta l’inizio e la fine della manifestazione – Ma noi siamo apartitici e aconfessionali, in questa piazza non ci sono solo cattolici. Vedo un paio di religiosi, ma anche qualche persona musulmana…».
E anche (ma Leotta sorvola) un piccolo drappello di consiglieri comunali e regionali di Ncd, Forza Italia e altri (tra loro il presidente del Consiglio comunale Giovanni Maria Ferraris, eletto con i Moderati, alleati al centrosinistra), ognuno col suo libro in mano. Del resto c’è chi legge Pascal, chi (una provocazione?) ha rispolverato La rivoluzione sessuale di Wilhelm Reich o ha scelto Bella Ciao di Giampaolo Pansa, le opere di e su Papa Ratzinger, o chi si è portato semplicemente fotocopie perché non aveva un volume a portata di mano. Leotta tenta un approccio sorridente: «Adesso finiamo e ci mangiamo un gelato».
La verità è che le Sentinelle, collocate a due metri una dall’altra, sono e si sentono dei perseguitati. Un gruppo che paradossalmente si crede discriminato da un altro, tra i veti incrociati, proprio come in America, dove si scontrano abortisti e antiabortisti, liberisti e protettori delle minoranze, donne e uomini, neri e ispanici, gli uni contro gli altri, mentre la folla del sabato pomeriggio passa senza guardare. Su tutti vigila la bandiera arcobaleno che Angelo Pezzana, pioniere dei movimenti per i diritti gay, ha fatto appendere all’angolo, sulle insegne della libreria Luxemburg. E il 5 aprile le Sentinelle torneranno, questa volta davanti al Pantheon, a Roma.
fonte: La Repubblica

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Manif pour Tous
UE, il patto dei candidati che difendono la famiglia
di Nicolò Fede

Mai come in questi ultimi tempi l’Unione europea è diventata un campo di battaglia, in cui le lobby della cultura della morte hanno fronteggiato la resistenza sempre più attenta di un grande numero di cittadini. Il Parlamento europeo è il luogo dove questa resistenza si fa più politica e dove tutto dipende dai numeri in campo. Di qui la necessità di eleggere come nostri rappresentanti a Bruxelles e Strasburgo uomini e donne che condividano e difendano i princìpi non negoziabili.
Ecco perché la Federazione europea delle associazioni familiari cattoliche (FAFCE) ha appena aperto una campagna in vista delle elezioni europee del 25 maggio prossimo. La campagna si intitola “Vota per la famiglia!”. Essa consiste principalmente nella diffusione di un manifesto al quale i candidati sono chiamati ad aderire. In questo modo essi si impegnano, una volta eletti, a promuovere delle politiche favorevoli alla famiglia, secondo una serie di criteri specificati in 12 punti (cliccare qui per il testo integrale).
Aderendo a questo manifesto, i candidati si impegnano innanzitutto a combattere la dittatura del “gender”, valorizzando la complementarietà tra uomo e donna e riconoscendo il fatto che “la nozione di genere non ha alcun fondamento giuridico nel Trattato dell’Unione Europea”. Inoltre si impegnano ad opporsi ad ogni ingerenza dell’Unione europea nell’ambito della definizione del matrimonio e della famiglia; un punto molto importante, se pensiamo a quanto spesso gli organismi comunitari tentino di influenzare Paesi come il nostro che non riconoscono in alcun modo le unioni tra lo stesso sesso o, in generale, le unioni di fatto.
Inoltre i candidati firmatari si impegnano a sostenere l’iniziativa cittadina europea Uno di Noi, che punta a bloccare ogni finanziamento comunitario alla ricerca sugli embrioni e alle organizzazioni che forniscono servizi abortivi nei Paesi in via di sviluppo. Siamo davanti ad una presa di coscienza del fatto che, se questa iniziativa ha avuto un primo riconoscimento ufficiale grazie ai quasi 2 milioni di firme raccolte, il lavoro maggiore è ancora da farsi: dopo un’audizione pubblica che si terrà a Bruxelles il 10 aprile, la Commissione europea dovrà decidere cosa fare di queste firme, se considerarle carta straccia (smentendo se stessa e non considerando degna di ascolto la richiesta dei cittadini europei), fare uno studio specifico oppure dare seguito alla procedura legislativa richiesta. Ma anche qualora la risposta della Commissione dovesse essere la più positiva (l’avvio della procedura legislativa), il cammino sarà ancora lungo e tutt’altro che facile. Ad ogni tappa di questa complessa procedura il ruolo ed il parere dei futuri eurodeputati sarà fondamentale.
Un altro punto interessante del manifesto della FAFCE, è l’impegno a promuovere l’attuazione metodica del “family mainstreaming”, ovvero quella procedura istituzionale con la quale si controlla l’impatto di un determinato progetto di legge sulla famiglia. Ad oggi l’unica procedura di questo tipo adoperata dal Parlamento europeo è il “gender mainstreaming”... Con tutte le conseguenze aberranti che non stiamo qui ad elencare. Il fatto è che sarebbe ora che le istituzioni europee cominciassero a guardare alla realtà delle famiglie europee per ogni politica attuata, invece di stare ad ascoltare le potenti lobby presenti a Bruxelles.
In tal senso il manifesto della FAFCE diventa uno strumento preziosissimo per risvegliare le coscienze della politica italiana, che sta già iniziando a guardare alle elezioni di maggio, ma soltanto con le lenti sporche dei calcoli elettorali. È giunto il momento di riportare la persona al centro del dibattito politico e la campagna “Vota per la famiglia” è un’occasione propizia. Se in Italia sarà il Forum delle Associazioni familiari (membro italiano della FAFCE) ad occuparsi di trasmettere il testo ai candidati, ciò non impedisce che esso possa diventare uno strumento per la stampa e nelle mani dei singoli cittadini, che possono diffonderlo e pubblicizzarlo. A 2 giorni dalla sua pubblicazione sono già 6 i candidati ad aver firmato (cliccare qui per maggiori informazioni). La proclamazione ufficiale dei candidati firmatari sarà fatta il 15 maggio ed allora avremo dei dati utili per decidere chi votare il 25 maggio.