giovedì 24 luglio 2014

Gioia missionaria



Il  tweet di Papa Francesco: "Quando si vive attaccati al denaro, all’orgoglio o al potere, è impossibile essere felici." (23 luglio 2014)

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A novembre il terzo congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. 

«La gioia del Vangelo: una gioia missionaria». È un passo dell’Evangelii gaudium (n. 21) a ispirare il terzo Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, che — organizzato dal Pontificio Consiglio per i laici — si terrà a Roma dal 20 al 22 novembre prossimi.
Presso il collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae si riuniranno i delegati delle realtà aggregative internazionali più diffuse, già riconosciute quali associazioni internazionali di fedeli o in costante dialogo con il dicastero vaticano. Finora hanno dato la loro adesione più di cinquantacinque fondatori e responsabili generali di più di ottanta comunità, provenienti dai cinque continenti.
Come le precedenti edizioni del 1998 e del 2006 culminarono negli incontri con i Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, anche l’appuntamento di quest’anno appare strettamente legato alla messa di Pentecoste 2013 celebrata da Papa Francesco in occasione dell’Anno della fede proprio con i membri di movimenti ecclesiali e nuove comunità. Al Regina Caeli il Pontefice rivolse loro il suo incoraggiamento: «Siete un dono e una ricchezza nella Chiesa! Portate sempre la forza del Vangelo! Non abbiate paura! Abbiate sempre la gioia e la passione per la comunione nella Chiesa!». Inoltre, dopo quell’incontro, il vescovo di Roma ha donato alla Chiesa l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, che contiene un vero e proprio vademecum per i movimenti ecclesiali e le nuove comunità. Ad esempio, nel documento la necessità di una nuova tappa evangelizzatrice marcata dalla gioia — «la dolce e confortante gioia di evangelizzare» (n. 9) — è ritenuta l’obiettivo prioritario per il cammino della Chiesa dei nostri giorni.
Ed è proprio partendo da tali presupposti che il Pontificio Consiglio ha organizzato un nuovo momento di confronto e di riflessione comune, per meglio comprendere le parole di Papa Francesco e rileggerle alla luce delle esperienze e delle sfide che movimenti ecclesiali e nuove comunità vivono oggi, in quella che per molte di queste realtà aggregative — frutto del concilio ecumenico Vaticano II, del quale si è celebrato il cinquantenario — rappresenta la stagione dell’età adulta, della maturità.
Ai lavori congressuali parteciperanno anche vescovi, provenienti da realtà diocesane e da organismi della Curia romana, quale segno concreto di comunione ecclesiale. L’obiettivo dichiarato è manifestare la gioiosa adesione dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità all’invito del Papa a entrare nella «dinamica di uscita missionaria». 
L’appuntamento di novembre aveva cominciato a prendere forma dopo l’incontro tra diverse realtà associative internazionali avvenuto il 27 giugno dello scorso anno presso la sede del dicastero a Palazzo San Calisto. Nella circostanza venne avviata una riflessione comune sul tema: «Un nuovo Papa, un nuovo inizio». Il Pontificio Consiglio per i laici ha quindi consultato movimenti ecclesiali e nuove comunità riguardo all’organizzazione, alla logistica e alle principali tematiche da affrontare nel Congresso mondiale. E a questo appuntamento i superiori del dicastero hanno dedicato anche l’incontro annuale con movimenti ecclesiali e nuove comunità, che si è svolto lo scorso 27 giugno. Il vescovo Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i laici, portando ai convenuti anche il saluto del cardinale presidente Stanisław Ryłko, ha ringraziato per l’adesione numerosa e sollecita, ricordando i precedenti storici e sottolineando come linea portante di preparazione all’edizione di novembre l’invito di Papa Francesco, contenuto nella Evangelii gaudium, all’edificazione di una Chiesa in uscita, che si renda protagonista della propria trasformazione missionaria, anche attraverso il contributo di movimenti ecclesiali e nuove comunità, perché «comunità di base e piccole comunità, movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Molte volte apportano un nuovo fervore evangelizzatore e una capacità di dialogo con il mondo che rinnovano la Chiesa» (n. 29). Per questo, ha proseguito il vescovo segretario, «il congresso di novembre vuol essere una risposta chiara e decisa dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità circa il loro apporto a un risveglio missionario di tutta la Chiesa».
Monsignor Antonio Grappone, capoufficio del dicastero, ha poi illustrato il programma, sottolineando il profondo significato delle tematiche trattate e riconducendole all’esigenza di conversione e di riforma che interpella personalmente tutti i cristiani e la Chiesa nel suo insieme e che, secondo quanto affermato dal Papa sempre nell’Evangelii gaudium (n. 130) si rivolge anche, in modo speciale, a tutte quelle realtà che lo Spirito Santo ha voluto ispirare in seno alla Chiesa dei nostri giorni determinando la «nuova stagione aggregativa dei fedeli laici» (Christifideles laici, n. 29).
Infine superiori e officiali del dicastero hanno ascoltato i numerosi interventi dei partecipanti all’incontro, che hanno dimostrato la profonda consapevolezza di movimenti ecclesiali e nuove comunità rispetto al proprio ruolo in questo programma di conversione e di riforma. Sono emersi anche la volontà e l’auspicio che il Congresso si riveli occasione feconda per analizzare come ciascuno, secondo il proprio carisma e in comunione profonda con tutta la Chiesa e con le altre realtà, possa apportare un contributo di maturità e di impegno all’interno del progetto auspicato da Papa Francesco.
Monsignor Clemens ha infine ricordato come la modalità del Congresso mondiale sarà quella dell’incontro, del dialogo e del mutuo ascolto. Non si tratterà quindi di un incontro a carattere accademico, con conferenzieri che parlano a una platea di uditori, ma di un mutuo scambio di idee, riflessioni ed esperienze in cui gli stessi congressisti, nei molti e ampi spazi riservati al dibattito e nei momenti comunitari, possano rendersi attori principali condividendo considerazioni e valutazioni.
L'Osservatore Romano