martedì 30 settembre 2014

Francesco e Papa Francesco


Padre Pietro Messa racconta il carisma di San Francesco e i punti di comunanza con l'attuale Pontefice che ne ha preso il nome


*

Il richiamo alla povertà della Chiesa; la "allergia" nei confronti di tutto ciò che appare come vanità e privilegio; il rigore e la sobrietà nella vita personale; lo spirito di servizio e l’umiltà. Sono queste alcune delle caratteristiche di Jorge Mario Bergoglio, il Papa che ha scelto di chiamarsi Francesco, facendo memoria del Poverello D’Assisi che stupì il mondo e la Chiesa per come visse coerentemente il Vangelo. A pochi giorni dal 4 ottobre, giorno in cui ricorre la festività del Santo Patrono d'Italia, abbiamo voluto approfondirne la conoscenza intervistando padre Pietro Messa, preside della Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum, il quale ha indicato anche i punti di comunanza tra il Santo e l'attuale Pontefice.

Che cosa fece San Francesco di Assisi per la Chiesa e per il popolo del suo tempo?
Francesco d’Assisi, figlio del mercante Pietro di Bernardone, nel 1206 circa cambiò stile di vita e cominciò, come dice lui stesso nel Testamento, a vivere secondo la forma del santo Vangelo. Movente delle sue scelte non era la riforma della Chiesa, come facevano molti suoi contemporanei, e neppure osservare la forma della Chiesa primitiva. Questa sequela del Signore Gesù ebbe come effetto collaterale una riforma della Chiesa e l’impegno a esortare tutti ad abbandonare i vizi e vivere le virtù. 
Quali erano le fonti e le ragioni del suo carisma?
Il pensiero e la  spiritualità di frate Francesco d’Assisi, secondo quanto è possibile dedurre dai suoi scritti e dalle antiche fonti, si sono formati lungo gli anni mediante dei passaggi o stratificazioni che vari studi hanno cercato di individuare. Innanzitutto, come membro del ceto mercantile acquisì la capacità di leggere, scrivere e far di conto; infatti egli era alfabetizzato anche se non acculturato. A questo strato nel periodo giovanile si aggiunse l’ideologia cavalleresca, cioè il suo desiderio di diventare cavaliere, atteggiandosi e vestendo come uno di loro; dopo il cambiamento di vita, pur abbandonando tale stile di vita, ne rimasero tracce nella cultura cortese che, in un certo qual modo portò sempre con sé. Cambiando vita, è il Vangelo il suo riferimento costante, ma conosciuto soprattutto mediante la liturgia, la quale fu tramite anche del pensiero patristico.
Che cosa del pensiero e delle azioni di san Francesco è ancora attuale oggi?
Frate Francesco d’Assisi morì nel 1226 e fu canonizzato, ossia riconosciuta canonicamente la sua santità, nel 1228. Quindi la sua è una esperienza datata tra la fine del secolo XII e l’inizio del XIII. L’attualità di Francesco d’Assisi, come di ogni altra personalità o scritto del passato, non sta in loro ma nelle persone del presente, cioè in noi che decidiamo chi e che cosa è ancora attuale. E così si scopre che mentre molti dicono che san Francesco è attuale, al concreto lo è per motivi opposti! Quindi, per onestà intellettuale, è meglio parlare di cosa la vicenda di Francesco d’Assisi può offrire all’oggi.
Quali caratteristiche e insegnamenti dell’attuale Pontefice sono simili o vanno nella direzione indicata da san Francesco?
«Io mi sento gesuita nella mia spiritualità […] Non ho cambiato di spiritualità, no. Francesco, francescano: no. Mi sento gesuita e la penso come gesuita. Non ipocritamente, ma la penso come gesuita». Così disse papa Francesco nella conferenza stampa durante il volo di ritorno dal viaggio a Rio de Janeiro, domenica 28 luglio 2013, alla domanda se, da quando è papa, si sente ancora gesuita. Lui stesso ha detto di aver scelto come nome pontificio quello del Santo d’Assisi a motivo dell’amore per i poveri e all’impegno per la pace. 
Umiltà, povertà, amore appassionato per l’eucaristia e per la Chiesa. Il poverello di Assisi si consumò per testimoniare queste virtù. Come si fa a far conoscere e praticare la spiritualità di San Francesco nei tempi moderni?
Se uno vuole praticare la spiritualità di Francesco d’Assisi oggi basta che legge i suoi scritti e li applica! Certo, comincerebbe ad andare a Messa principalmente per vedere l’ostia consacrata e farebbe la comunione solo nelle grandi solennità e questo non è proprio secondo la maggior consapevolezza attuale dell’importanza della comunione anche quotidiana, raggiunta lungo i secoli grazie a diversi apporti quali ad esempio di San Pio X. Quindi, come Francesco era attento alla lettera del Vangelo per osservarne lo spirito – altrimenti sarebbe diventato un integralista fondamentalista – così chi desidera guardare all’Assisiate come esempio, se non vuole diventare un integralista fondamentalista francescano – nei secoli c’è stato anche questo! – è bene che sappia coglierne il cuore, più che modalità concrete di vivere che certamente sono datate al secolo XIII. 
Quali sono le iniziative che la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum sta preparando per il prossimo anno accademico?
Oltre ai corsi finalizzati a dare gli strumenti per approcciarsi in modo retto alle fonti medievali, soprattutto francescane, è in atto un approfondimento della presenza francescana in Asia, in modo particolare in terra di Cina. Infatti, dopo che lo stesso Francesco andò in Oriente dove incontrò il sultano, già nel 1246 frate Giovanni da Pian del Carpine raggiunse l’Estremo Oriente e assistette nella capitale dell’impero mongolo alla elezione di Güyük, essendo morto Ögödei, il successore di Genghiz Khān.
Nel 1294 Giovanni da Montecorvino giunse in terra di Cina e papa Clemente V, nel 1307, lo nominò vescovo di Kambaliq, l’attuale Pechino; come metropolita, a sua volta, consacrò i vescovi di Zayton. Morto in fama di santità nel 1328, nel 1924 il Concilio plenario cinese, presieduto dal futuro cardinal Celso Costantini ne chiese la canonizzazione. Sarebbe bello se, in seguito a tali studi, si potesse giungere alla canonizzazione di questo primo vescovo in terra di Cina!
Ma vi furono anche diversi martiri come i frati Minori – tra cui il beato Tommaso da Tolentino – uccisi nel 1321 in India a Thane, accanto all’attuale Mumbai, i cui resti mortali furono recuperati dal beato Odorico da Pordenone. Oppure importante è il ruolo che già in quei tempi aveva la penisola di Crimea come base per i viaggi verso l’Estremo Oriente. A questo proposito è appena stato pubblicato il volume di Giuseppe Buffon, Khanbaliq. Profili storiografici intorno al cristianesimo in Cina dal medioevo all’età contemporanea (XIII-XIX sec.), Ed. Antonianum, Roma 2014.
*
Segnaliamo che sabato 11 ottobre, presso la Pontificia Università Antonianum, si terrà, alle 16, un incontro con Marco Roncalli sul tema "Giovanni XXIII: una vista segnata da san Francesco".