mercoledì 26 novembre 2014

Le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del decreto «Unitatis redintegratio»




(Riccardo Burigana) Come una pentecoste del movimento ecumenico. «Unitatis redintegratio costituisce una delle principali fonti del risveglio ecumenico»: in questo modo il cardinale Karl Lehmann, vescovo di Mainz, ha sottolineato l’attualità del decreto conciliare sull’ecumenismo. L’occasione è stata la celebrazione ecumenica del vespro avvenuta nella cattedrale di Mainz per ricordare il cinquantesimo anniversario della promulgazione (21 novembre 1964) del documento del Vaticano II. Il cardinale ha detto che proprio da questa «fonte» si può trarre nuova forza per proseguire sulla strada della riconciliazione e dell’unità.
Leggere, studiare e approfondire il decreto conciliare appare, insomma, anche il modo migliore per preparare insieme, cattolici e riformati, il cinquecentenario della nascita della Riforma, nel 2017.
Per il porporato il movimento ecumenico vive oggi una stagione nuova, anche se, ha osservato realisticamente, non mancano delle resistenze. Per questo è fondamentale trovare sempre nuove forme per trasmettere ai giovani le «conquiste ecumeniche» che ci sono state in questi anni. Alla celebrazione del vespro ha preso parte anche il teologo protestante Volker Jung, presidente della comunità evangelica in Hessen e Nassau, che nella sua riflessione ha evocato alcuni passaggi particolarmente significativi del dialogo ecumenico di questi ultimi anni, tra i quali il comune riconoscimento, nel 2007, del battesimo in Germania. Di qui anche l’invito a una conversione del cuore, proprio in vista del 2017, per rendere questo anniversario un tempo particolarmente fecondo per l’unità della Chiesa.
La celebrazione ecumenica dei vespri a Mainz è stata solo una delle numerose iniziative che si sono svolte in tutto il mondo — dagli Stati Uniti al Canada, dal Portogallo al Libano fino alla Nuova Zelanda — per il cinquantesimo della Unitatis redintegratio. Queste iniziative hanno assunto una molteplicità di forme, come è nella storia della recezione del decreto, che ha costituito un passaggio fondamentale nella crescita della dimensione ecumenica della testimonianza di fede, come è stato ricordato in tanti interventi, anche da esponenti di Chiese e comunità ecclesiali cristiane non cattoliche. Tra questi, l’arcivescovo anglicano neozelandese Philip Richardson ha sottolineato come proprio il decreto conciliare abbia favorito nuove possibilità per la preghiera, il dialogo teologico e la testimonianza che erano impensabili prima del Vaticano II, sviluppando così anche una collaborazione quotidiana nell’annuncio del Vangelo e nella denuncia delle violenze nella società contemporanea.
Alcune iniziative sono state celebrate nell’imminenza dell’anniversario, come il convegno organizzato dall’Istituto di Studi Ecumenici di Friburgo dove è stata proposta una rilettura del decreto e della sua recezione nella prospettiva del suo valore inteso quasi come una “Pentecoste” del movimento ecumenico nella Chiesa cattolica. Ancora prima, martedì 11 novembre, la Conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles ha fatto memoria dell’anniversario del decreto conciliare con una celebrazione ecumenica dei vespri, che ha visto la partecipazione dell’arcivescovo anglicano David Moxon, rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede, per sottolineare come la dimensione spirituale del dialogo ecumenico, tanto presente nell’Unitatis redintegratio, abbia aiutato e possa aiutare i cristiani a superare le divisioni che ancora impediscono la condivisione piena della mensa eucaristica, tanto più in un momento nel quale sembrano nascere nuove questioni, come accade anche in seguito alla decisione di ordinare delle donne vescovo.
In Canada questo anniversario è stato vissuto in un modo del tutto particolare anche grazie alla pubblicazione del documento A Church in Dialogue: Towards the Restoration of Unity among Christians, da parte della Conferenza episcopale canadese. Si tratta di un testo rivolto non solo a coloro che sono coinvolti nella riflessione ecumenica, ma a tutti coloro che vivono l’ecumenismo nella quotidianità. Con questo documento l’episcopato cattolico ha voluto indicare i passi compiuti in questi anni nella prospettiva di promuoverne altri così da «restaurare» l’unità tra i cristiani dopo secoli di divisioni. Questo documento ne segue un altro, pubblicato lo scorso agosto — A Church in Dialogue: Catholic Ecumenical Commitment — nel quale veniva tracciato un bilancio di quanto fatto in Canada alla luce della recezione del Vaticano II. Il lungo elenco di iniziative ecumeniche, tra le quali numerose si sono tenute e si terranno nelle prossime settimane in Italia, testimonia come Unitatis redintegratio abbia aperto una nuova strada del dialogo ecumenico che vale la pena di essere percorsa fino in fondo. 

L'Osservatore Romano