domenica 30 novembre 2014

Santa Messa di inizio dell’Anno della Vita Consacrata celebrata a nome del Santo Padre dal Cardinale João Braz de Aviz. Omelia



Sala stampa della Santa Sede
Alle ore 10 di oggi, I Domenica di Avvento, l’Em.mo Card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, a nome del Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa nella Basilica Vaticana per l’apertura dell’Anno della Vita Consacrata. Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata dal Cardinale nel corso della Celebrazione Eucaristica:
Carissimi fratelli e sorelle,
Iniziamo oggi, con la Chiesa in tutto il mondo, il nuovo anno liturgico. Iniziamo il tempo di avvento. Prepariamo così nella nostra vita di discepoli e nelle nostre comunità il Natale di Gesù. Ma, allo stesso tempo il nostro spirito "viene guidato all’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi" (Messale Romano). In questo tempo segnato dalla speranza cristiana noi innalziamo nei cieli lo sguardo e risvegliamo nei nostri cuori l’attesa per accogliere il Signore che già è venuto, che è con noi ogni giorno e che verrà un giorno nella gloria. (...)

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Ritorno alle origini 

(Nicola Gori) Il valore della vita consacrata risiede nella sua natura e non in quello che realizza. Ad affermarlo è l’arcivescovo segretario del dicastero, José Rodríguez Carballo, che al nostro giornale illustra le tappe principali dell’anno della vita consacrata.
Quali saranno gli appuntamenti più importanti in calendario?
Mi riferisco agli appuntamenti organizzati a Roma, perché ogni conferenza episcopale regionale o nazionale ne ha promossi altri. Il calendario prevede l’inizio con la veglia di sabato 29 novembre, alle 19, nella basilica di Santa Maria Maggiore, alla quale sono invitati tutti i consacrati presenti a Roma. Poi, il giorno successivo, nella basilica di San Pietro, alle 10, il cardinale João Braz de Aviz presiede l’Eucaristia.
Nel mese di gennaio 2015, dal 22 al 25, terremo un colloquio ecumenico di religiosi e religiose, al quale interverranno cattolici, ortodossi e anglicani. Si rifletterà sulle tre grandi tradizioni della vita monastica, consacrata e religiosa. Dall’8 all’11 aprile avremo poi un seminario per i formatori e le formatrici. Desideriamo fare il punto sulla formazione e riflettere su quale cammino intraprendere.
Avete pensato anche a qualche iniziativa per i giovani?
Nel mese di settembre 2015, dal 23 al 25, ci sarà a Roma un laboratorio per le giovani e i giovani consacrati. Ci mettiamo in ascolto delle loro esigenze e allo stesso tempo condivideremo le preoccupazioni e le loro attese. Il 26 dello stesso mese si celebrerà la memoria dei santi e martiri consacrati. Ogni Paese e ogni diocesi potrà scegliere il luogo dove fare questa memoria. A Roma sarà celebrata al Colosseo, spazio simbolico molto significativo per ricordare i nostri santi e martiri. Dal 26 gennaio al 2 febbraio 2016, sempre a Roma, si svolgerà la settimana della vita consacrata, alla quale sono invitati a partecipare l’ordo virginum, gli istituti secolari, i nuovi istituti e le nuove forme, e le realtà della vita monastica. Saranno presenti rappresentanti dei rami maschile e femminile della vita contemplativa. Il 1° febbraio avrà luogo anche la veglia di ringraziamento nella basilica di San Pietro e il 2 febbraio la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco.
In che modo verranno coinvolte le anime di vita contemplativa? E i laici e le parrocchie?
Le contemplative verranno coinvolte in due modi: attraverso la catena mondiale di preghiera nei monasteri, che inizia il prossimo 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione, e con l’incontro delle presidenti delle federazioni e delle associazioni monastiche. I laici, invece, vogliamo siano coinvolti direttamente nelle diocesi. Per questo abbiamo invitato tutti i vescovi a programmare giornate sulla vita consacrata che non siano solo riservate ai religiosi, ma a tutto il popolo di Dio.
Papa Francesco mette in guardia continuamente dal rischio del clericalismo nella Chiesa. È un rischio presente anche nelle case di formazione e nei seminari religiosi?
Il rischio del clericalismo è una tentazione forte. Per contrastare questo fenomeno, credo si debba valorizzare la vita consacrata per quella che è, non soltanto per quello che fa. Occorre, quindi, puntare sull’identità e sulla missione propria, nella quale si fa presente anche la profezia.
Esiste una “cultura dello scarto” anche all’interno delle comunità religiose?
Direi di no. Certo, ci sono delle eccezioni. La mia esperienza è che gli anziani a volte sono vittime di questa cultura dello scarto nella nostra società. Al contrario, i religiosi e le religiose anziane vengono veramente curati con amore, con tanti sacrifici, sia economici, sia di personale. Conosco molte situazioni che potrebbero essere prese a esempio nella nostra società. Certamente, non tutto va bene: a volte ci sono ingiustizie, situazioni che non dovrebbero esserci. Pensando però all’insieme, non esiste la cultura dello scarto, anzi sono presenti molta fraternità e solidarietà.
Era stata annunciata una nuova costituzione apostolica sulla vita contemplativa dopo la Sponsa Christi. Quali punti necessitano maggiormente di essere rivisti?
Soprattutto la formazione, perché è il presente e il futuro dei cristiani in genere, ma in particolare della vita consacrata. In questo senso si deve insistere molto sulla formazione umana, cristiana e anche carismatica. Insieme con questa, ci sono altri temi da prendere in considerazione, come l’autonomia dei monasteri, la vita di clausura, ma tutto deve partire da una formazione adeguata per rispondere a una vocazione molto importante nella Chiesa e che certamente ha delle esigenze particolari.
Quanto ha inciso la globalizzazione nella riforma delle strutture per renderle funzionali alla missione?
In questo momento, riguardo alle strutture ci sono diverse cose da tenere presente. In primo luogo la riduzione dei membri degli istituti. Questo ha obbligato a un’opera di ristrutturazione. D’altra parte, poiché molte strutture servono per svolgere mansioni quotidiane o per compiti specifici, nei quali è necessaria una certa professionalità, è importante preservare queste realtà attraverso le quali i religiosi manifestano la loro missione. È vero assolutamente che le strutture devono essere riviste e messe al servizio della missione carismatica di ogni istituto.
È ancora attuale la richiesta di una qualità della vita religiosa?
È sempre attuale, perché la grande preoccupazione dei consacrati deve essere di passare dal bene al meglio. In questo non arriveremo mai alla meta. Insistere sulla qualità evangelica di vita è quanto mai urgente e necessario. 
L'Osservatore Romano