sabato 20 dicembre 2014

Dal pulpito non si improvvisa!




(Arthur Roche) Che cosa è l’omelia? Quali attenzioni esige? Dove attingerne i contenuti? Come articolarla? A queste e altre domande intende dare risposte e orientamenti il Direttorio omiletico, redatto dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, e inviato in questi giorni alle Conferenze dei vescovi. Ventilato in vari modi in anni recenti, il progetto di un documento sull’omelia ha preso concretamente avvio a seguito dell’esortazione apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI, che così ne parlava al n. 60: «Predicare in modo adeguato in riferimento al Lezionario è veramente un’arte che deve essere coltivata. Pertanto, in continuità con quanto richiesto nel precedente Sinodo, chiedo alle autorità competenti che (...) si pensi anche a strumenti e sussidi adeguati per aiutare i ministri a svolgere nel modo migliore il loro compito, come ad esempio un Direttorio sull’omelia, cosicché i predicatori possano trovare in esso un aiuto utile per prepararsi nell’esercizio del ministero».
Avviato il lavoro di redazione del testo, una spinta decisiva a portarlo in porto è venuta dall’attenzione specifica che Papa Francesco, nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, (Eg) ai numeri 135-159, ha voluto riservare proprio al tema dell’omelia e della preparazione della predicazione.
Raccomandata vivamente dai padri del concilio Vaticano II (cfr. Sacrosanctum concilium n. 52), l’omelia riveste a buon diritto la qualifica di “liturgica”, nel senso che ha un posto specifico dentro la celebrazione dei santi misteri, è richiesta da essa ed è al servizio della fruttuosa partecipazione a essa del popolo santo di Dio. Non è pensabile infatti un’omelia a sé stante, come un pezzo di oratoria, ossia disgiunta dalla divina Parola che risuona per la concreta assemblea raccolta per l’Eucaristia, a cui appunto è destinata. A tale proposito, Papa Francesco ricorda che «vi è una speciale valorizzazione dell’omelia, che deriva dal suo contesto eucaristico e fa sì che essa superi qualsiasi catechesi, essendo il momento più alto del dialogo tra Dio e il suo popolo, prima della comunione sacramentale» (Eg n. 137).
In questa luce l’omelia chiama in causa, in prima persona, il ministro ordinato che la pronuncia. Si deve riconoscere che per un vescovo e un sacerdote, specialmente se è parroco, la predicazione omiletica è la parte principale del suo magistero, cioè del ministero, elargitogli e accettato con l’ordine sacro, di annunciare l’Evangelo di Gesù Cristo, aiutando chi ascolta a ospitare sempre meglio nei propri cuori la Parola che trasforma la vita di chi la mette in pratica. Penso alle omelie di sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Leone Magno, eloquente testimonianza del loro magistero liturgico di Pastori dediti al gregge loro affidato. Similmente, per quanto gli compete, la predicazione omiletica è anche eccellente azione ministeriale per il diacono. 
Perciò l’omelia non può essere improvvisata. Occorre che l’omileta sappia e ravvivi incessantemente in sé la coscienza di che cosa la Chiesa gli chiede nel dargli mandato di spezzare il pane della divina Parola nell’assemblea eucaristica, che cosa prevedono i libri liturgici circa questa peculiare azione, che competenze egli debba coltivare, quali siano i reali bisogni e le attese della comunità riunita in preghiera ora e qui. Perciò, rammenta Papa Francesco, «la preparazione della predicazione è un compito così importante che conviene dedicarle un tempo prolungato di studio, preghiera, riflessione e creatività pastorale» (Eg n. 145). 
Come è sintetizzato nel decreto, il Direttorio si compone di due parti. La prima, concernente l’omelia e l’ambito liturgico, espone e illustra i criteri che, secondo la disciplina vigente, contribuiscono a qualificare la predicazione omiletica. La seconda parte, intitolata ars praedicandi, offre esemplarmente un’applicazione dei criteri ricordati, proponendo indicazioni di metodo e chiavi interpretative per l’omelia, percorrendo il ciclo domenicale-festivo dell’intero anno liturgico, a partire dal cuore che è il triduo pasquale, per considerare quindi il tempo pasquale, la Quaresima, l’Avvento, il Natale e il tempo durante l’anno, senza dimenticare di fare accenno alle messe feriali, di matrimonio ed esequiali. Ovviamente si è evitato di proporre esempi di omelie preconfezionate, pronte per l’uso. Si sono tenute presenti le indicazioni e le normative contenute nei libri liturgici come l’insegnamento del magistero in materia. Si sono evitate opinioni e gusti soggettivi.
Raccogliendo l’auspicio espresso nel n. 46 dell’esortazione apostolica Sacramentum caritatis, al fine di non far mancare, anche attraverso l’omelia, la debita formazione e informazione su tutto ciò che la Chiesa crede e vive, si sono segnalati in appendice i riferimenti tra il Catechismo della Chiesa cattolica e alcuni temi evidenziabili nelle letture domenicali dei tre cicli annuali.
I destinatari sono naturalmente i sacerdoti, ma anche i seminaristi. Spero che la formazione permanente del clero, negli incontri diocesani e di settore dove i preti si trovano riuniti, possa avvalersi anche di questo strumento e trarne giovamento concreto, a beneficio del popolo di Dio.
L'Osservatore Romano