lunedì 26 gennaio 2015

Bagnasco e l’impegno dei cattolici


di Mario Adinolfi

La prolusione del Cardinale Angelo Bagnasco al Consiglio permanente della Cei è stata di impressionante nettezza. Il richiamo alla «famiglia come baricentro esistenziale da preservare» è stato condito da una serie di affermazioni che tracciano la strada all’impegno dei cattolici italiani nell’immediato futuro. Afferma Bagnasco: «Si dice famiglia, ma si pensa a qualunque nucleo affettivo a prescindere dal matrimonio, che ne riconosce in modo impegnativo la pubblica valenza, e dai due generi». Per questo pensiero distorto il presidente della Conferenza episcopale italiana lancia l’allarme contro la “colonizzazione ideologica” in atto.
L’eco alle parole di Papa Francesco è evidente quanto letterale. Il tentativo sciocco di segnare una distinzione tra l’azione del Vescovo di Roma e quella dei Vescovi italiani si infrange su questa chiarezza persino testuale. I media laicisti anche ieri hanno provato a disegnare una Chiesa divisa tra un Papa che abbraccia un transessuale in udienza privata in Vaticano e un presidente della Cei che con nettezza prende posizione contro la cultura gender. Basterebbe andare a rileggere, senza fare troppa fatica, quello che ha appena detto proprio contro l’ideologia gender Papa Francesco durante il recente viaggio in Asia per avere contezza di quanto i cattolici si muovano con una sola voce e una sola intenzione dietro al Magistero di Pietro. La prolusione del presidente della Cei sul tema del gender è stata puntuale e preoccupata. Bagnasco si è chiesto se «i libri dell’Istituto Beck dal titolo accattivante “Educare alla diversità a scuola”» siano veramente scomparsi dalle scuole italiane. Bagnasco ha chiaro che con la loro diffusione «si vuole colonizzare le menti dei bambini e dei ragazzi con una visione antropologica distorta e senza avere prima chiesto e ottenuto l’esplicita autorizzazione dei genitori».
Questo passaggio di Bagnasco va scolpito nella dimensione di impegno dei cattolici italiani: «Non è inutile ricordare che, anche se la maggior parte dei genitori fosse d’accordo, chi non lo è ha il diritto di astenere i propri figli da quelle “lezioni” senza incorrere in nessuna forma, né esplicita né subdola, di ritorsione, come sta invece accadendo in qualche Stato vicino a noi. L’educazione della gioventù è talmente delicata e preziosa che non ammette ricatti o baratti di nessun tipo e in nessuna sede. Noi Vescovi su questo saremo sempre in prima linea a qualunque costo». Le parole del presidente della Cei sono state a tutto campo, hanno coinvolto tutti i fronti delle politiche famigliari e l’allarme è stato lanciato anche sul tema dell’aborto: «In Europa si vuole far dichiarare l’aborto come un diritto fondamentale così da impedire l’obiezione di coscienza e si spinge perché sia riconosciuto il cosiddetto “aborto post partum”». È evidente che un discorso così denso pronunciato dal presidente dei Vescovi italiani richiama tutti i cattolici a una dimensione di militanza non tiepida su questi argomenti. Bagnasco ha detto chiaramente che «l’impegno nella vita sociale è aspetto irrinunciabile della presenza dei cattolici nel nostro Paese». Era davvero necessario, forse, questo stimolo pronunciato con toni così netti. Camminiamo uniti dietro ai nostri pastori, sapendo che da Papa Francesco ai Vescovi italiani tutti si procede in spirito di accoglienza verso la complessità della natura umana, ma con nettezza rispetto ad alcuni principî che rischiano, se messi in discussione, di ledere i diritti dei più deboli.
26/01/2015