di Mario Adinolfi
La prolusione del Cardinale Angelo Bagnasco al Consiglio permanente della Cei è stata di impressionante nettezza. Il richiamo alla «famiglia come baricentro esistenziale da preservare» è stato condito da una serie di affermazioni che tracciano la strada all’impegno dei cattolici italiani nell’immediato futuro. Afferma Bagnasco: «Si dice famiglia, ma si pensa a qualunque nucleo affettivo a prescindere dal matrimonio, che ne riconosce in modo impegnativo la pubblica valenza, e dai due generi». Per questo pensiero distorto il presidente della Conferenza episcopale italiana lancia l’allarme contro la “colonizzazione ideologica” in atto.
Questo passaggio di Bagnasco va scolpito nella dimensione di impegno dei cattolici italiani: «Non è inutile ricordare che, anche se la maggior parte dei genitori fosse d’accordo, chi non lo è ha il diritto di astenere i propri figli da quelle “lezioni” senza incorrere in nessuna forma, né esplicita né subdola, di ritorsione, come sta invece accadendo in qualche Stato vicino a noi. L’educazione della gioventù è talmente delicata e preziosa che non ammette ricatti o baratti di nessun tipo e in nessuna sede. Noi Vescovi su questo saremo sempre in prima linea a qualunque costo». Le parole del presidente della Cei sono state a tutto campo, hanno coinvolto tutti i fronti delle politiche famigliari e l’allarme è stato lanciato anche sul tema dell’aborto: «In Europa si vuole far dichiarare l’aborto come un diritto fondamentale così da impedire l’obiezione di coscienza e si spinge perché sia riconosciuto il cosiddetto “aborto post partum”». È evidente che un discorso così denso pronunciato dal presidente dei Vescovi italiani richiama tutti i cattolici a una dimensione di militanza non tiepida su questi argomenti. Bagnasco ha detto chiaramente che «l’impegno nella vita sociale è aspetto irrinunciabile della presenza dei cattolici nel nostro Paese». Era davvero necessario, forse, questo stimolo pronunciato con toni così netti. Camminiamo uniti dietro ai nostri pastori, sapendo che da Papa Francesco ai Vescovi italiani tutti si procede in spirito di accoglienza verso la complessità della natura umana, ma con nettezza rispetto ad alcuni principî che rischiano, se messi in discussione, di ledere i diritti dei più deboli.
26/01/2015