sabato 31 gennaio 2015

Mattarella, scelta di altissimo profilo



Sergio Mattarella presidente della Repubblica italiana. Gli auguri del Papa per l’unità e la concordia del Paese
(Marco Bellizi) È Sergio Mattarella il nuovo presidente della Repubblica italiana. Il Parlamento riunito in seduta comune lo ha eletto questa mattina con 665 voti. Nella prima dichiarazione pubblica, dopo aver ricevuto formalmente la notizia dell’elezione da parte della presidente della Camera, Laura Boldrini, e della vicepresidente del Senato, Valeria Fedeli, il capo dello Stato eletto ha spiegato che in questo momento il suo pensiero va «alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini».
Al nuovo presidente il Pontefice ha inviato un messaggio: «Mi è gradito rivolgerle — scrive Papa Francesco — deferenti espressioni augurali per la sua elezione alla suprema magistratura dello Stato italiano e, mentre auspico che ella possa esercitare il suo alto compito specialmente al servizio dell’unità e della concordia del Paese, invoco sulla sua persona la costante assistenza divina per una illuminata azione di promozione del bene comune nel solco degli autentici valori umani e spirituali del popolo italiano. Con questi voti invio a lei e all’intera Nazione la benedizione apostolica».
Nato a Palermo il 23 luglio 1941 e fino a oggi giudice della Corte costituzionale, il nuovo presidente fu eletto per la prima volta deputato nel 1983 nelle fila della Democrazia cristiana (Dc), tre anni dopo l’assassinio per mano mafiosa del fratello Piersanti, presidente della Regione Sicilia, avvenuto il 6 gennaio 1980. Dal 1961 al 1964 Sergio Mattarella aveva militato in Azione cattolica e poi nella Federazione universitaria cattolica italiana. Rieletto deputato nel 1987, nello stesso anno fu nominato ministro per i Rapporti con il Parlamento nel Governo guidato da Giovanni Goria, incarico nel quale fu confermato anche l’anno seguente per l’Esecutivo guidato da Ciriaco De Mita. Nel 1989 divenne ministro della Pubblica Istruzione, nel sesto Governo Andreotti.
Nel 1990 si dimise, insieme con altri ministri della sinistra democristiana, in segno di protesta contro il disegno di legge Mammì dedicato al riassetto del sistema radiotelevisivo, un provvedimento molto contestato in quanto considerato troppo a favore del gruppo guidato da Silvio Berlusconi. Vicesegretario della Dc dallo stesso anno fino al 1992, quando gli venne affidata la direzione del quotidiano «Il Popolo», Mattarella fu relatore della legge elettorale approvata nel 1993, che introdusse il sistema maggioritario corretto da una componente proporzionale.
Dopo gli eventi legati allo scandalo di Tangentopoli fu tra i promotori del processo di rinnovamento della Dc, che condusse, nel 1994, alla fondazione del Partito popolare italiano, nelle cui liste venne eletto deputato nello stesso anno e poi nel 1996. In contrasto con la linea del partito, che nel frattempo si era progressivamente avvicinato alle posizioni del Popolo delle libertà, guidato da Berlusconi, Mattarella aderì alla coalizione di centrosinistra dell’Ulivo. Caduto il Governo Prodi, Mattarella assunse la carica di vicepresidente del Consiglio e poi di ministro della Difesa nei Governi D’Alema, incarico mantenuto anche nell’Esecutivo guidato da Amato. Nel 2001 è stato eletto deputato per La Margherita e nel 2006 nella coalizione dell’Ulivo. Nel 2008 non si è candidato e infine, nel 2011, è stato eletto dal Parlamento giudice costituzionale.
La figura del nuovo capo dello Stato, come si evince dalla biografia, è quella di un politico dal percorso molto coerente. Al nuovo presidente della Repubblica vengono inoltre riconosciuti uno stile sobrio e un’adesione ferma ai principi della Costituzione. In questo senso Sergio Mattarella è un successore naturale di Giorgio Napolitano, ed entrambi sono esponenti di una classe politica che, funestata dagli eventi di Tangentopoli, è stata comunque capace di esprimere statisti e uomini delle istituzioni del cui stile e dei cui valori spesso, negli ultimi decenni, si è avvertita la mancanza. Ed è in fondo proprio il riconoscimento comune della sobrietà e dell’equilibrio di Mattarella, oltre al grande numero di voti ricevuti, a rendere meno convincenti le argomentazioni di chi critica il metodo con il quale è stato eletto il nuovo capo dello Stato.
Che l’elezione di Mattarella sia avvenuta al quarto scrutinio, quando si richiede la maggioranza semplice dei voti, ma soprattutto il fatto che la candidatura avanzata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi sia stata posta al giudizio del Parlamento solo alla quarta votazione, senza dubbio hanno evitato che su un nome così largamente apprezzato si potessero esercitare i consueti rituali dei veti incrociati e dei tradimenti sottobanco. Sono del resto davvero molti a ritenere che il rispetto del dettato e dello spirito costituzionale sarà la via maestra del nuovo presidente della Repubblica, soprattutto in una fase in cui sarà necessario governare con sapienza una incisiva riforma della stessa Carta fondamentale.
È poi innegabile che, sotto l’aspetto degli equilibri politici, l’elezione di Mattarella possa avere effetti di qualche rilievo, considerata soprattutto la diversa posizione assunta dal Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, confluito sul nome fatto da Renzi, rispetto a Forza Italia che invece ha deciso di votare scheda bianca. Una spaccatura nel centrodestra, verificatasi anche all’interno dei partiti che, secondo alcune interpretazioni, potrebbe compromettere la collaborazione sulle riforme.

L'Osseravtore Romano

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Commenti da Avvenire

L'unica intervista (al Movimento studenti di Azione Cattolica) su Youtube

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Colle, il Papa: sia al servizio dell'unità

​Il telegramma del Pontefice con gli auguri al neopresidente.
Il messaggio della Cei: sostenga la fiducia e le attese di quanti ogni giorno si impegnano per una società più giusta.
Monsignor Galantino a Tv2000/Video.
La gioia di Azione Cattolica: una scelta felice
Le reazioni delle associazioni cattoliche

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Da Radio Vaticana
Molti messaggi al neo-presidente Mattarella sono arrivati anche da associazioni cattoliche.  Il presidente dell’Istituto Sturzo Nicola Antonetti:
R. – E’ un figlio di una cultura democratica, di democrazia politica a tutto tondo, dal tema sociale al tema delle istituzioni. Una bella giornata per la Repubblica Italiana, secondo me. E  ovviamente non solo per i cattolici, ma per il Paese, per l’intera Repubblica. E  mi sembra un po’ ozioso questo affannarsi nel dire “un uomo della Prima Repubblica, che chiude la Seconda Repubblica”: sono un po’ artifici giornalistici.
D. – Qualcuno dice che questa, tutto sommato, è una nuova vittoria di Renzi. Lei è d’accordo?
R. – Renzi, adesso, a prima vista, ha fatto un’operazione politica magistrale: il fatto di aver desacralizzato quello che i giornalisti sacralizzano come il “patto del Nazareno”. E questa scelta di Mattarella era, secondo me, la scelta contro la quale era molto difficile opporsi. Mi sembra che Forza Italia stia franando su questa scelta antimattarelliana fatta ieri. In mattinata si diceva: probabilmente adesso Renzi dovrà pagare ad una finestra interna per una revisione della legge elettorale… Però il canone fondamentale di una legge che vada dal bipolarismo al bipartitismo è questo. E non credo che Mattarella lo fermi, lo ostacoli. Lui conosce bene le dinamiche: il “Mattarellum” lo ha fatto lui, salvando una quota dei partiti attraverso il proporzionale, ma concentrando la maggior parte della legge sui collegi uninominali.
D. – Ma possiamo dire che ci sarà un serrato confronto tra il presidente Mattarella e Renzi, anche su un tema fondamentale come la legge elettorale?
R. – Mattarella è stato un teorico, sì, della collaborazione da parte del presidente della Repubblica con il governo e con il parlamento, ma anche il teorico della non prevaricazione sul parlamento. Probabilmente con un governo che, bene o male, ha una sua forza autonoma i poteri del presidente della Repubblica, in qualche modo, si ritraggono.
 Il rettore della Lumsa Francesco Bonini:
R. – E’ una scelta positiva, è una scelta serena, è una scelta seria. Credo che tra le persone di età – perché il presidente della Repubblica non può che essere una persona di età – e le persone di esperienza – perché il presidente della Repubblica deve avere una esperienza istituzionale – Sergio Mattarella sia certamente una scelta di altissimo profilo. Nonostante sia stata complessa, questa scelta, alla fine, però, è una scelta che vede un po’ tutti consapevoli e vede un po’ tutti partecipi.
D.  – Sergio Mattarella faceva parte di una delle tante correnti della Democrazia Cristiana, la corrente morotea, che era nota per unire la tensione morale alla ricerca di concretezza nella proposta sociale e culturale. Forse Mattarella ancora oggi raccoglie questo patrimonio e lo trasporta in questo terzo millennio …
R. – Io credo che questa scelta, anche tra vent’anni, sarà in certo qual modo emblematica di un ponte. Mattarella è noto ormai soprattutto per il cosiddetto “Mattarellum”, cioè la legge elettorale che si è incaricato di scrivere a conclusione della Prima Repubblica, ed è il primo presidente – probabilmente – di una nuova fase, che peraltro è tutta da inventare, ancora incertissima. E quindi, sicuramente porterà in questa nuova fase e in questo ruolo così importante che, con grande suffragio, gli è stato attribuito, porterà appunto i valori, ma anche lo stile, un certo stile, appunto quello stile moroteo che non è fatto di fanfare, di bande, di lustrini; non è fatto di immagini ma è fatto di sostanza ed è fatto di lavoro. In realtà, la gente e le persone, gli elettori, i cittadini italiani, dal presidente della Repubblica si aspettano che faccia molto bene il suo lavoro ma anche che risponda alle istanze della gente; e le istanze della gente, oggi, sono quelle di moralità, concretezza di risultati e di una politica che, appunto, lavori per il bene della gente e non semplicemente per auto-perpetuarsi.
D. – Il neo-presidente della Repubblica italiana, Mattarella, potrà dare al Paese quell’unità e quella serenità che anche la Chiesa auspica?
R. – E’ il quarto “fuciino” presidente della Repubblica, cioè c’è anche una storia personale di impegno cattolico, da cattolico. Credo che l’impegno dei cattolici nella vita pubblica, nelle istituzioni, non possa che essere proprio quello di dare corpo, di dare concretezza nella produzione legislativa e negli atti istituzionali, proprio a questa tensione al bene comune. Abbiamo una strana coppia ai vertici della nostra Repubblica: una figura, appunto, come Sergio Mattarella, come il grande pubblico sta cominciando a conoscerla e tutti noi la conoscevamo per questo suo rigore anche nell’aspetto, nel tratto, e invece poi un presidente del Consiglio esuberante. Credo che l’uno e l’altro saranno chiamati nei prossimi mesi a prendere delle decisioni importanti, proprio per cercare di risolvere i tanti problemi che sono nell’agenda dell’Italia e dell’Europa.
D. – Questo ci dice che Mattarella non sarà un presidente-notaio …
R. – Assolutamente no! E’ anche vero, però, che Giorgio Napolitano ha lasciato sottolineando che una figura del presidente della Repubblica come lui è stato per molti aspetti costretto ad interpretare, cioè un presidente della Repubblica molto interventista, molto presente, è un dato eccezionale. E quindi, il nuovo settennato incomincerà proprio riprendendo la grande tradizione dei presidenti della Repubblica che non sono notai, ma che sono in qualche modo registi e garanti dell’assetto istituzionale.
Radio Vaticana