sabato 23 maggio 2015

Economia francescana



Un convegno sulla dottrina sociale della Chiesa e il mondo degli affari. 

(Domingo Sugranyes Bickel) L’attualità economica, la disoccupazione e la fragilità di molte situazioni lavorative lasciano poco spazio all’ottimismo. Come cristiani attivi nel lavoro ascoltiamo con attenzione Papa Francesco quando parla di un’economia che esclude, di una cultura dello scarto. Ma non possiamo metterci la coscienza a posto imprecando contro l’avidità e la corruzione; abbiamo bisogno di un’analisi precisa e di programmi di riforma da attuare nella pratica.Qui sta il nocciolo della questione: è possibile tradurre gli insegnamenti sociali della Chiesa in programmi di riforma che siano fedeli all’ispirazione ed efficaci?
In molte scuole di business di stampo cattolico il problema viene affrontato dall’interno dell’azienda. Applicare la dottrina sociale della Chiesa nell’impresa significa rispettare la dignità di tutti, promuovere le opportunità di accedere a un lavoro soddisfacente, dare alla responsabilità sociale corporativa il suo significato più autentico e profondo. Si sono fatti dei passi avanti, come i progetti filantropici finanziati da società o i codici etici di condotta. Forse il mondo degli affari inizia a percepire la propria finalità in modo diverso; e se queste esperienze sembrano talvolta di facciata, forse stanno comunque a indicare una tendenza.
Quando si parla di azienda le idee portate avanti dai cattolici coincidono spesso con quelle sostenute da persone di appartenenze diverse. Issare la bandiera cattolica o cristiana spesso provoca reazioni negative, però è possibile trovare un terreno d’intesa con i colleghi non credenti: l’idea di ripensare gli obiettivi e le finalità del business è comune a molti, soprattutto dopo la recente crisi finanziaria che ha minato la fiducia nelle banche e nelle imprese.
Ma i mali del contesto economico attuale non possono essere risolti unicamente dalle imprese: anche se tutte le aziende adottassero una cultura a favore del bene comune, dovrebbero pur sempre lottare per la propria sopravvivenza e crescita. Nessuna impresa può assumere la responsabilità o sostenere dei costi che mettono a repentaglio il suo futuro. Quindi come affrontare i problemi della macroeconomia? Chi creerà posti di lavoro? Che tipo di formazione dovranno avere i lavoratori per adattarsi in un contesto di pressante cambiamento dove non si possono garantire le sicurezze di un passato corporativista? Chi sarà abbastanza creativo da mostrare anche oggi che il progresso tecnologico non significa la fine del lavoro, bensí una diversa tipologia di lavoro?
Per risolvere questi problemi le buone intenzioni e l’impegno volonteroso di pochi non bastano. Le soluzioni vanno cercate in programmi di riforma di ampio respiro dopo un lungo dibattito pubblico in cui il pensiero cattolico può e deve essere propositivo.
La Fondazione Centesimus Annus pro Pontifice riflette su queste problematiche da ventidue anni, fin dalla sua creazione voluta da Giovanni Paolo II. Se la dottrina della Chiesa non fornisce una teoria economica o un modello in senso stretto, può però essere una fonte d’ispirazione per chi ha il compito di analizzare la situazione economica e programmare le linee di condotta. Partendo da questa prospettiva la Fondazione intende diffondere la dottrina sociale della Chiesa confrontandola con le domande e le teorie proposte dal mondo accademico e dall’esperienza pratica. Siamo convinti che l’influenza della dottrina sociale della Chiesa possa essere rafforzata e ampliata. Per raggiungere lo scopo noi laici dobbiamo smettere di rifarci alle formule generiche per prendere di petto la realtà con nuove ricerche, nuove pubblicazioni e nuove casistiche.
Durante il convegno che si svolgerà in Vaticano dal 25 al 27 maggio saranno affrontate due domande che riguardano tanto le economie ricche quanto quelle povere: se sia possibile una crescita che non implichi necessariamente un consumo compulsivo e il futuro dell’occupazione e l’economia “informale”. Sono questioni di frontiera ma che toccano elementi chiave del nostro futuro, come il tipo di crescita che possiamo permetterci, la possibile ridefinizione dell’impiego e lo status del lavoro.
A conclusione del convegno, il 27 maggio si terrà sotto la presidenza del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin la cerimonia di consegna del Premio Economia e società attribuito a dei lavori che aprono nuove vie d’applicazione dei principi della dottrina sociale della Chiesa. Il premio principale sarà conferito al finanziere francese Pierre de Lauzun per il suo libro sulla finanza nell’ottica cristiana, in cui rilegge la storia e le riforme in corso ed elabora le caratteristiche di una nuova cultura etica; la laudatio sarà pronunciata dal presidente della giuria, il cardinale Reinhard Marx.
Nel medioevo la scuola economica francescana già sapeva che con l’elemosina si può aiutare a sopravvivere, ma per vivere bisogna produrre e vendere i prodotti, scambiandoli tra soggetti di pari dignità. Riscoprendo le vere virtù del mercato, del lavoro e della creatività si possono aprire delle strade di riforma; è un modo efficace di resistere alle tentazioni della rassegnazione, dell’assistenzialismo e della corruzione.
L'Osservatore Romano