giovedì 28 maggio 2015

Venerdì della VIII settimana del Tempo Ordinario




Solo uno sciocco e uno sfrontato
avrebbe l'ardire di presentarsi davanti al suo creatore con questa pretesa:
"lo non vengo qui a mendicare; ti amo disinteressatamente"

Clive Staples Lewis

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Dal Vangelo secondo Marco 11,11-26.

Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i Dodici diretto a Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: «Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti». E i discepoli l'udirono. Andarono intanto a Gerusalemme. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e comperavano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si portassero cose attraverso il tempio. Ed insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti? Voi invece ne avete fatto una spelonca di ladri!». L'udirono i sommi sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutto il popolo era ammirato del suo insegnamento.
Quando venne la sera uscirono dalla città.
La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: «Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato».
Gesù allora disse loro: «Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati».

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Anche questa "mattina", mentre si sta dirigendo a Gerusalemme per compiere la sua missione, Gesù "ha fame", e cerca un albero capace di saziarlo. Ma il suo è un cibo che neanche i suoi discepoli conoscono, che è compiere l'opera che il Padre ha preparato per Lui. Ma "il fico" in cui si imbatte "non ha frutto". Nella Scrittura e nella Tradizione ebraica la fecondità del fico è un'immagine profetica di Israele che ha conosciuto e accolto il Messia, i cui figli "siederanno tranquilli sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà" (Mi 4,3b ). Il fico sterile allora designa l'infedeltà di Israele al suo Dio e alla Torah: "Essi hanno rigettato la parola del Signore... dal piccolo al grande, tutti commettono frode... non c'è più uva nella vigna né frutti sui fichi; anche le foglie sono avvizzite". Gesù dunque non cerca frutti qualunque, ma quelli fuori stagione di un'elezione che va oltre i limiti imposti dal corso della natura. Israele, infatti, aveva visto e sperimentato cose che nessun altro popolo aveva potuto vedere - come l'acqua che aveva tratto dalla roccia e il pane deposto nella rugiada del mattino - perché attraverso la sua esperienza testimoniasse la presenza di Dio tra le nazioni. Ma Israele si è ribellato e ha indurito il cuore chiudendosi nell'incredulità di fronte al potere di Dio, frustrando così la sua missione. Come noi, nei quali Dio, attraverso la Chiesa, ha deposto il seme del suo amore perché dia i frutti soprannaturali capaci di sfamare chi ci è accanto. Quando il Signore viene a cercarli "fuori stagione", nelle situazioni in cui ad esempio siamo chiamati ad amare il nemico, ci ribelliamo perché ci sentiamo traditi e trattati ingiustamente. Pensiamo che Dio pretenda da noi, invece di provvedere alla nostra vita cambiando le circostante a nostro favore. Ma ribellandoci all'ingiustizia rifiutiamo la primogenitura e ricopriamo la nostra vita di foglie, pura apparenza come la relazione con Dio corrotta dei ladri che avevano pervertito il Tempio. E Gesù non può far altro che "maledire", "dire male" a te e a me di quell'albero tutto foglie e niente frutti che è il nostro uomo vecchio.

Ma coraggio fratelli, la maledizione di Gesù porta alla luce una realtà profonda, e spinge all'epilogo il processo di corruzione già iniziato nell'albero. Per puro amore Dio lascia e spesso spinge al limite le situazioni dove regna il peccato, e sembra che il demonio e il male abbiano la meglio. Ma è solo per "scacciare" il demonio che "vende e compera nel tempio" che siamo chiamati ad essere; per "rovesciare i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe" immagine del nostro cuore che cede ai compromessi affettivi con il prossimo, e così "impedire che si portino nel Tempio" le nostre preghiere incredule e idolatriche. Per questo la maledizione eterna che colpisce il fico senza frutti è oggi per noi una buona notizia! E' maledetto e seccato alle radici per l'eternità l'uomo vecchio che si corrompe e non può amare, perché la maledizione del fico è la porta alla benedizione di un albero nuovo, creato da Dio in Cristo, la vita nuova nella quale siamo chiamati a camminare per dare i frutti della fede adulta. E ciò si compie nel battesimo e in ogni sacramento che amministra la Chiesa, realizzando in noi l'opera di Dio compiuta da Cristo: Egli ha spinto la sua stessa vita sino a farsi "maledizione", la stessa inflitta al fico, per trasformarla in benedizione con la sua resurrezione, capovolgendo così la sorte di ogni uomo. Il Signore è venuto sulla terra per scendere nell'abisso della morte, giungere al fondo toccato dai peccatori per annunciare loro la Parola capace di risuscitarli. Nella Chiesa, infatti, Dio può fare di un drogato un sacerdote santo, può ricreare un matrimonio distrutto dal tradimento e dalla violenza, far apparire la vita nel grembo sterile di una donna che gettato la sua maternità nella pattumiera dell'egoismo per lunghi anni; può trasformare il peccatore più incallito in un'immagine cristallina del suo Figlio. Dio può "dire a questo monte", cioè a ogni superbo e orgoglioso: "Lèvati e gettati nel mare" e questi si immergerà nelle acque della misericordia per rinascere umile e capace di amare gratuitamente. Fratelli, siamo chiamati proprio a questo! A compiere in Cristo l'impossibile, a cambiare il corso della natura corrotta dal peccato! A "dire" cioè ad ogni albero" piantato in questa generazione di "gettarsi" nelle viscere misericordiose di Dio che sono nella Chiesa. "Per questo" Gesù ci dice oggi che "tutto quello che domanderemo nella preghiera, abbiamo fede di averlo ottenuto e ci sarà accordato". Non ti sei accorto che la "fame" di Gesù incarnato nei fratelli e in ogni persona che vive nel mondo, bussa ai rami della tua vita? Marito, moglie, figli, parenti, amici e colleghi, conoscenti e sconosciuti, vengono a cercare i frutti del "perdono" sulle tue braccia distese con Cristo sulla Croce! Il perdono, infatti, è proprio il "tutto" da domandare nella preghiera, perché i frutti che il prossimo ci "chiede" saranno sempre fuori stagione, fuori cioè dalla logica dell'affetto umano... Per questo abbiamo bisogno di crescere nella "fede" con la quale "chiedere" lo Spirito Santo che dia in noi i suoi "frutti" per sfamare chiunque si avvicini a noi, e fare della "casa" di Dio che è la sua Chiesa, "una casa di preghiera per tutte le genti", un luogo cioè dove conoscere il suo amore. Preghiamo allora, senza stancarci per crescere nella fede e nell'amore di Dio, per "perdonare chiunque abbia qualcosa contro di noi" perché "il Padre nostro che è nei cieli" continui a "perdonare i nostri peccati"; perché la maledizione destinata all'uomo vecchio è eterna, non dimentichiamolo, e chi rifiuta sino alla fine la benedizione dell'uomo nuovo nel perdono resta maledetto per sempre. Non è Dio a condannare, è l'uomo a chiamarsi fuori e frustrare la volontà misericordiosa di Dio!