mercoledì 29 luglio 2015

BZgA

BZgA_educazione


Torniamo per un momento ai famosi Standard per l’educazione sessuale in Europa, dell’ufficio regionale europeo dell’OMS e del BZgA.
Si tratta forse del documento sull’educazione sessuale che più ha fatto discutere, benché non sia nemmeno (a parere dello scrivente) quello più chiaramente ispirato alla teoria del gender.

Infatti dopo una prima parte in cui il documento spiega, in maniera dotta, il suo approccio “olistico” all’educazione sessuale, segue, come ormai tutti sanno, una seconda parte fatta da schede contenenti direttive da seguire  in base all’età dei “discenti”: si parte addirittura da zero anni di età: 0-4; 4-6; 6-9; 9-12 e così via.
Molti dei consigli pratici contenuti nelle schede avevano destato, come minimo, perplessità:
- dai 9 ai 12 anni: trasmettere informazioni su piacere, masturbazione, orgasmo; sulle differenze tra identità di genere e sesso biologico; sui diritti sessuali (secondo la definizione dell’IPPF …); mettere i bambini in grado di utilizzare preservativi e contraccettivi correttamente in futuro.
- dai 6 ai 9 anni: trasmettere informazioni su cambiamenti del corpo, mestruazioni, eiaculazione, …; i diversi metodi contraccettivi, …
- dai 4 ai 6 anni: trasmettere informazioni su amicizia e amore verso persone dello stesso sesso; sulle diverse concezioni di famiglia; aiutare i bambini a sviluppare rispetto per le differenti norme inerenti la sessualità.
In generale, le associazioni LGBT hanno difeso questo documento, dicendo o che coloro che si scandalizzavano erano arretrati, oppure, quando l’interpretazione data del documento corrispondeva effettivamente a qualcosa di troppo inquietante, che si dava una interpretazione sbagliata.
In particolare, il dibattito si è concentrato sulla fascia di età dai 0 a 4 anni, probabilmente perché fa un pochino impressione dover fare “educazione sessuale” a bambini così piccoli, ma soprattutto perché alcune delle direttive sembrano assurde: il bambino (ad esempio di 2 anni), dovrebbe essere informato dall’adulto sul suo “diritto di esplorare le identità di genere”. Ancora: ai bambini così piccoli si dovrebbero trasmettere informazioni pure sulla“gioia e piacere nel toccare il proprio corpo, masturbazione infantile precoce”.
Dall’altra parte del campo di battaglia si è detto e ripetuto che gli omofobi-bigotti-medievali come al solito non capivano niente: questo è un documento per “esperti” che sanno attuare benissimo queste direttive nel miglior interesse del bambino. Si tratterebbe semplicemente di “trasmettere informazioni” tenendo in conto, come dice la prima parte del documento, che l’educazione sessuale si realizza diversamente nelle diverse fasce d’età, che la sessualità infantile non è come quella adulta, ecc.
Molti (tra cui noi), poco rassicurati da queste spiegazioni, facevano notare che comunque le parole hanno un loro significato e che, aldilà delle migliori intenzioni che potevano avere gli “esperti”, era difficile immaginare un modo per “informare” un bambino di 2 anni, che non parla nemmeno, sul “piacere nel toccare il proprio corpo e sulla masturbazione infantile precoce”. In particolare, se consideriamo che la prima parte degli Standard riconosce che nei primissimi anni l’educazione sessuale si fa tramite messaggi “non verbali”, tramite gesti e azioni, molti si sono immaginati le cose più inquietanti … possibile? Possibile che degli esperti inducano a comportamenti che confinano con atti pedofili?


Erano ancora i pensieri dell’omofobo-bigotto-medievale (oltretutto) complottista. Gli psicologi illuminati spiegano che così non è, che si tratta di altro tipo di attività informativa, magari tesa a togliere importanza ad abitudini particolari che adottano alcuni bambini in modo del tutto innocente …
Chi potrebbe neanche lontanamente pensare che degli esperti così qualificati possano chiedere agli adulti di “toccare” le parti intime di bambini così piccoli, al fine di far loro scoprire il “piacere nel toccare il proprio corpo, masturbazione infantile precoce”?
Risposta: proprio l’ente stesso che ha contribuito a redigere gli Standard per l’educazione sessuale.
Come? Di cosa si parla? Di una vecchia storia. Come tutti sanno, co-autori degli “Standard” sono gli “esperti” del BZgA. Il BZgA è il Centro di Educazione alla Salute della Germania Federale (Bundeszentrale für gesundheitliche Aufklärung – BZgA).
Ebbene qualche anno fa il BZgA aveva pubblicato un paio di opuscoli indirizzati ai genitori, di una quarantina di pagine, intitolati: “Amore, Corpo e Gioco del Dottore”: il primo riguardante i bambini da 1 a 3 anni, il secondo relativo alla fascia da 4 a 6 anni di età (un po’ come gli Standard …). Ecco qualche citazione:
Bambine da 1 a 3 anni: “I padri non dedicano sufficiente attenzione al clitoride e alla vagina delle loro figlie. Le loro carezze troppo raramente riguardano queste regioni, mentre questo è il solo modo in cui le ragazze possono sviluppare un senso di orgoglio per il proprio sesso” (…) “Il bambino tocca tutte le parti del corpo del padre, a volte eccitandolo. Il padre dovrebbe fare lo stesso”. Si consigliava di consentire ai bambini “masturbazione illimitata” eccetto in caso di evidente danno fisico. Ai bambini da 4 a 6 anni, l’opuscolo raccomanda di insegnare i movimenti di copulazione.
La fissazione del BZgA su questo argomento traspare anche in un libro di canzoni destinato ai bambini dai quattro anni, che comprende brani come il seguente: “Quando mi tocco il corpo, scopro quello che ho. Ho una vagina, perché io sono una ragazza. La vagina non è solo per fare la pipì… Quando la tocco, sento un piacevole formicolio”.
Lo so. Neanche noi ci volevamo credere. Ma pare che tutto sia vero.
La notizia venne data nel luglio del 2007, tra gli altri, da LifeSiteNews, che dava voce alla denuncia contro gli opuscoli della sociologa tedesca Gabriele Kuby, benché gli opuscoli fossero stati pubblicati già da parecchio tempo. La denuncia di Kuby fu dapprima ripresa dal giornale tedesco “Die Junge Freiheit” e poi la vicenda interessò altri importanti giornali tedeschi. La notizia travalicò i confini apparendo sul quotidiano polacco “Rzeczpospolita”. Allora scoppiò il “caso” internazionale: a quel punto il Ministero tedesco competente per le politiche familiari, fu costretto aritirare gli opuscoli incriminati, sostenendo che non era a conoscenza del contenuto dei libretti.
Alla luce dei precedenti del BZgA ora rileggiamo le affermazioni controverse degli Standard per l’educazione sessuale. Senza voler sottovalutare tutte le altre gravi problematiche morali (ad esempio ai ragazzi di 15 anni si informa del “diritto all’aborto”), non diventa molto più verosimile lo scenario immaginato da chi, in quelle direttive, temeva il peggio? Dobbiamo ancora fidarci dello stesso gruppo di “esperti” che qualche anno prima scriveva cose tanto esplicite e aberranti?
Come dice il proverbio: a pensar male si fa peccato, ma …
Redazione notizie pro vita