giovedì 23 luglio 2015

La schiavitù del politicamente corretto



di Riccardo Cascioli
«L’ecologia è totale, è umana. E questo è quello che ho voluto esprimere nell’enciclica Laudato si’: che non si può separare l’uomo dal resto». Queste parole pronunciate da papa Francesco martedì 21 luglio ai 70 sindaci convocati dalla Pontificia Accademia delle Scienze e Scienze sociali per discutere di “Nuove schiavitù e cambiamenti climatici”, potrebbero rappresentare la critica più radicale all’ambientalismo. Il pensiero ecologista dominante infatti vede l’uomo in conflitto con “il resto”, cioè la natura che lo circonda, e per questo il cardine di ogni politica ambientalista è proprio il massimo limite possibile alla presenza umana: sia quantitativamente, con il controllo delle nascite; sia qualitativamente, con il freno allo sviluppo (che consuma risorse). Non è un segreto – è scritto in molti libri – che per gli ambientalisti il mondo sarebbe molto meglio, e ovviamente in equilibrio, senza la presenza dell’uomo, al punto che le correnti più radicali si spingono fino ad invocare l’autoestinzione del genere umano.
Le parole del Papa che, offrendo una chiave interpretativa alla sua enciclica (“sociale”, “non verde”, ha tenuto a precisare), ha riposto l’uomo al centro del Creato, potrebbero dunque essere la critica più radicale a questo ambientalismo. Potrebbero.

In effetti, il messaggio uscito dal convegno organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze è di tutt’altro segno, di oggettivo sostegno a un certo ambientalismo che attribuisce all’attività umana ogni genere di male possibile. E non poteva essere altrimenti, visto anche il bizzarro accostamento tra cambiamenti climatici e “nuove schiavitù” che dava il titolo al convegno stesso. La spiegazione del titolo sta nel fatto, diceva la presentazione del presidente della Pontificia Accademia monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, che «il riscaldamento globale è una delle cause della povertà e delle migrazioni forzate, e favorisce il traffico di esseri umani, il lavoro forzato, la prostituzione e il traffico degli organi». Affermazioni azzardate, peggiorate poi dal livello degli interventi che sull’onda dell’entusiasmo ha fatto del riscaldamento globale praticamente la causa principale se non unica delle nuove schiavitù.
Da qui anche la richiesta di un accordo globale sul clima che ci si aspetta venga siglato dai capi di Stato e di governo al summit di Parigi previsto per il prossimo dicembre.

Sarebbe davvero singolare se in Vaticano credessero sul serio che un accordo sulle politiche climatiche diminuirebbe la povertà, il flusso migratorio, la prostituzione e via dicendo. 
Significherebbe anzitutto che da quelle parti le idee sono piuttosto confuse riguardo alla realtà mondiale. Ad esempio la povertà, dal secondo dopoguerra ad oggi è notevolmente diminuita in tutto il mondo, se è vero – statistiche FAO – che la percentuale di sottonutriti nella popolazione mondiale è scesa dal 37% del 1970 all’11% attuale, il tutto mentre la popolazione raddoppiava (dai 3 miliardi e mezzo circa agli oltre 7 miliardi). E neanche a farlo apposta, un contributo importante per questo risultato lo si deve all’incremento di produzione agricola (tra il 25 e il 40%) favorito dall’aumento di concentrazione nell’atmosfera della tanto vituperata CO2 (anidride carbonica), che è un potente fertilizzante. Peraltro, ci sarà pure un motivo se gli storici del clima definiscono i periodi più caldi della storia – dato che il clima è in continuo cambiamento dall’origine del mondo – “optimum” (romano, medievale), intendendo con questo che sono storicamente i periodi più positivi per la vita umana.
Pensare poi che le migrazioni forzate siano dovute ai cambiamenti climatici causati dall’uomo non trova alcun riscontro nella realtà. È vero che nel corso dei secoli i cambiamenti climatici hanno favorito insediamenti umani (perfino in Groenlandia, il cui nome significa “Terra verde”) o li hanno scoraggiati (tra il XVI e il XVIII secolo, durante la “piccola era glaciale” diverse città delle Alpi svizzere furono cancellate dai ghiacci). Ma tutto ciò è nella natura delle cose. Dei 235 milioni di migranti attualmente costretti a lasciare il proprio paese, nessuno può essere definito un “profugo ambientale”, malgrado questa definizione stia diventando molto popolare. Non a caso nessuno di quelli che approda sulle nostre coste dichiara di essere fuggito dal proprio Paese a causa dell’aumento di uragani che gli impedisce di vivere nel proprio villaggio. Un eventuale accordo a Parigi non aiuterebbe il governo Renzi nell’affrontare l’emergenza sbarchi. 
E se pensiamo al traffico di esseri umani che c’è in Asia, soprattutto donne portate a forza in Cina da Vietnam e Corea del Nord, invece che prendercela con un leggero aumento di temperature dovremmo guardare agli effetti della “politica del figlio unico” in Cina che, provocando uno squilibrio demografico, fa sì che in quel Paese ci siano troppi maschi (già oggi circa 20 milioni) senza una femmina da sposare. Per queste povere donne un eventuale accordo a Parigi non solo non risolverebbe nulla, ma peggiorerebbe addirittura la situazione perché in cambio di una firma in calce all’accordo si perdonerebbe alla Cina anche più di quel che già oggi si fa finta di non vedere.
Che poi anche la prostituzione sia incrementata dai cambiamenti climatici – come si è sentito affermare in questi giorni - è decisamente risibile, a meno che non si intenda l’aumento di fatturato che si registra nelle città che di volta in volta ospitano le mega-conferenze sul clima.
Siccome la Chiesa è giustamente preoccupata dei tanti fenomeni di schiavitù che affliggono il mondo, meglio sarebbe affrontare le vere cause che sono molteplici: culturali, religiose (sarebbe interessante un focus su islam e schiavitù ad esempio), politiche, economiche, e così via.
Ma soprattutto ci si aspetterebbe, almeno in Vaticano, che una menzione – per quanto piccola – fosse riservata al peccato originale che, piaccia o non piaccia, è la “madre di tutte le schiavitù”, da cui tutto il resto discende. E da cui, tempo fa, è venuto Qualcuno a liberarci. Chissà se alla Pontificia Accademia delle Scienze si ricordano Chi è.

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Simposio su Prosperità, Popolazione e Pianeta nelle Città. Dichiarazione comune siglata dal Papa e dai Sindaci

Auotografo del Papa sulla versione spagnola  


Frase del testo autografo: "Ringrazio per questa dichiarazione. Desidero che faccia molto bene."
Noi sottoscritti, rappresentanti diverse culture e condizioni sociali, tispecchiando il comune andito dell'umanità verso la pace, la felicità, la prosperità, la giustizia e la sostenibilità ambientale, ci siamo riuniti presso le Pontificie Accademie delle Scienze e delle Scienze Sociali per affrontare due emergenze drammatiche interconnesse: i cambiamenti climatici indotti dall'uomo, e l'emarginazione sociale in termini di povertà estrema, schiavitù moderna e tratta di esseri umani. Sulla base di quanto affermato nell'Enciclica Laudato si', abbiamo tenuto conto delle inconfutabili prove scientifiche riguardanti il cambiamento climatico indotto dall'uomo, la perdita di biodiversità, e le vulnerabilità dei più poveri di fronte ai disastri economici, sociali e ambientali.

Dinanzi alle emergenze attribuibili ai cambiamenti climatici indotti dall'uomo, all'esclusione sociale e alla povertà estrema, uniti dichiariamo quanto segue. I cambiamenti climatici indotti dall'uomo sono una realtà scientifica, e il loro contenimento decisivo è un imperativo morale per l'umanità. In quest'ambito morale fondamentale le città svolgono un ruolo chiave. Ciascuna delle nostre tradizioni culturali afferma la dignità intrinseca a ogni individuo, legata al bene comune di tutta l'umanità. Fsse sottolineano la bellezza, la meraviglia, e la bontà intrinseca del mondo naturale, nconoscendo il prezioso dono che esso costituisce e che viene affidato alle nostre cure, traducendo in imperativo morale il rispetto e non la devastazione del giardino della nostra "casa comune".
I poveri e gli esclusi, nonostante incidano minimamente sul clima, sono i più esposti alle terribili minacce derivanti dalle perturbazioni del clima indotte dall'uomo come siccità sempre più frequenti, tempeste più distruttive, ondate di calore e l'inesorabile innalzamento del livello del mare. Oggi l'umanità ha alla sua portata le conoscenze tecnologiche e i mezzi finanzian per invertire tali cambiamenti climatici di origine an¬tropica, ponendo fine, allo stesso tempo, alla povertà estrema, attraverso soluzioni di sviluppo sostenibile tra cui l'adozione di sistemi energetici a bassa emissione di CO2, e con il supporto delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
Il finanziamento delle iniziative a favore dello sviluppo sostenibile, incluso il contenimento decisivo dei cambiamenti climatici indotti dall'uomo, dovrebbe essere rafforzato tramite ulteriori incentivi per la transizione verso produzioni di energia rinnovabile e con basse emissioni di CO2, e attraverso la ricerca incessante della pace, che consentirà inoltre una redistribuzione della spesa pubblica dalle spese militari in favore di investimenti urgenti per lo sviluppo sostenibile.
Il mondo dovrebbe prendere atto che il vertice sul clima che si terrà a Parigi a fine anno (COP21) potrebbe essere l'ultima effettiva possibilità di negoziare accordi che possano mantenere il riscaldamento globale indotto dall'uomo al di sotto dei 2°C, e dovrebbe puntare a rimanere per precauzione ben al di sotto dei 2°C. Eppure, la traiettoria percorsa finora potrebbe far raggiungere o superare, con conseguenze devastanti, i 4°C.
I leader politici di tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno una particolare responsabilità nel concordare presso COP21 un ambizioso accordo sul clima, che limiti il riscaldamento globale a un livello sicuro per tutta l'umanità, proteggendo i poveri e i vulnerabili dal pericolo mortale costituito dai cambiamenti climatici in atto. I paesi ad alto reddito dovrebbero contribuire a finanziare le spese volte alla mitigazione dei cambiamenti climatici nei paesi a basso reddito, come hanno promesso di fare.
La mitigazione dei cambiamenti climatici richiederà un rapido transito verso un mondo alimentato da energie rinnovabili e con basse emissioni di CO2, nonché una gestione sostenibile degli ecosistemi. Queste trasformazioni dovranno essere effettuiate nell'ambito di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile globalmente condivisi, di pari passo con la lotta alla povertà estrema, l'accesso universale garantito all'assistenza sanitaria, l'istruzione di qualità, l'acqua potabile e l'energia sostenibile cooperando nel contempo per porre fine alla tratta di esseri umani e ogni altra forma di schiavitù moderna. Come Sindaci ci impegniamo a favorire, nelle nostre città e negli insediamenti urbani, l'emancipazione dei poveri e di coloro che ver sano in condizioni di vulnerabilità, riducendone l'esposizione a eventi estremi e catastrofi derivanti da profonde alterazioni di natura ambientale, economica o sociale, che creano terreno fertile per la tratta di esseri umani e le migrazioni forzate.
Allo stesso tempo, ci impegniamo a porre fine agli abusi, allo sfruttamento, alla tratta delle persone e ogni forma di schiavitù moderna. Questi crimini contro l'umanità includono anche il lavoro forzato, la prostituzione, il traffico di organi e la servitù domestica, ci impegniamo altresì a sviluppare programmi di reinsediamento e integrazione sociale a livello nazionale, al fine di evitare il rimpatrio forzato delle vittime della tratta (cfr la revisione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'ONU, n. 162, effettuata dalla PASS)
Vogliamo che le nostre città e insediamenti urbani diventino sempre più socialmente inclusivi, sicuri, flessibili e sostenibili (cfr Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'ONU, n. 11). Tutti i settori e le parti interessate devono fare la loro parte e noi ci impegniamo pienamente in questo senso, come Sindaci e come persone.