domenica 27 settembre 2015

Filadelfia. VIII Incontro mondiale delle famiglie. Veglia di preghiera. Allocuzione di Papa Francesco. Testo consegnato. Non letto.

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Filadelfia. VIII Incontro mondiale delle famiglie. Veglia di preghiera. Allocuzione di Papa Francesco: "Spendersi per amore, non è di per sé una cosa facile. Come è stato per il Maestro, ci sono momenti in cui questo “spendersi” passa attraverso situazioni di croce. Momenti in cui sembra che tutto diventi difficile"
Testo consegnato. Non letto.
"Aiutiamoci affinché questo “spendersi per amore” continui ad essere possibile. Aiutiamoci gli uni gli altri, nei momenti di difficoltà, ad alleviare il peso. Facciamo in modo di essere gli uni sostegno degli altri, le famiglie sostegno di altre famiglie."
Cari fratelli e sorelle,
Care famiglie!
Voglio ringraziare prima di tutto le famiglie che hanno avuto il coraggio di condividere con noi la loro vita. Grazie per la vostra testimonianza! E’ sempre un regalo poter ascoltare le famiglie condividere le loro esperienze di vita; tocca il cuore. Sentiamo che ci parlano di cose veramente personali e uniche, ma che in una certa misura ci riguardano tutti. Ascoltando le loro esperienze possiamo sentirci coinvolti, interpretati come coniugi, come genitori, come figli, fratelli, nonni. Mentre le ascoltavo pensavo a quanto è importante condividere la vita delle nostre case e aiutarci a crescere in questo compito bello e impegnativo di “essere famiglia”.

Essere con voi mi fa pensare ad uno dei misteri più belli del cristianesimo. Dio non ha voluto venire al mondo se non mediante una famiglia. Dio non ha voluto avvicinarsi all’umanità se non per mezzo di una casa. Dio non ha voluto per sé un altro nome che “Emmanuel” (cfr Mt 1,23), è il Dio con noi. E questo è stato fin dall’inizio il suo sogno, la sua ricerca, la sua lotta instancabile per dirci: “Io sono il Dio con voi, il Dio per voi”. E’ il Dio che fin dal principio della creazione disse: «Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18) e noi possiamo proseguire dicendo: non è bene che la donna sia sola, non è bene che il bambino, l’anziano, il giovane, siano soli; non è bene. Per questo, l’uomo lascerà suo padre e sua madre, si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne (cfr Gen 2,24). I due saranno una sola dimora, una famiglia.
E così da tempi immemorabili, nel profondo del cuore, ascoltiamo quelle parole che toccano fortemente la nostra interiorità: non è bene che tu sia solo. La famiglia è il grande dono, il gran regalo di questo “Dio con noi” che non ha voluto abbandonarci alla solitudine di vivere senza nessuno, senza sfide, senza dimora.
Dio non sogna solamente, ma cerca di fare tutto “con noi”. Il sogno di Dio continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia.
Per questo la famiglia è il simbolo vivo del progetto d’amore che un giorno il Padre ha sognato. Voler formare una famiglia è avere il coraggio di far parte del sogno di Dio, il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo, che nessuno si senta superfluo o senza un posto.
Noi cristiani ammiriamo la bellezza e ogni momento familiare come il luogo dove, in modo graduale, impariamo il significato e il valore delle relazioni umane. Impariamo che amare qualcuno non è soltanto un sentimento potente, è una decisione, un giudizio, una promessa (cfr E. Fromm, L’arte di amare). Impariamo a spenderci per qualcuno e che ne vale la pena.
Gesù non è stato uno “scapolone”, tutto il contrario. Egli ha sposato la Chiesa, l’ha fatta suo popolo. Si è speso per quelli che ama dando tutto sé stesso perché la sua sposa, la Chiesa, potesse sempre sperimentare che Lui è il Dio con noi, con il suo popolo, con la sua famiglia. Non possiamo comprendere Cristo senza la sua Chiesa, come non possiamo comprendere la Chiesa senza il suo sposo, Cristo Gesù, che si è donato per amore e ci ha mostrato che vale la pena farlo.
Spendersi per amore, non è di per sé una cosa facile. Come è stato per il Maestro, ci sono momenti in cui questo “spendersi” passa attraverso situazioni di croce. Momenti in cui sembra che tutto diventi difficile. Penso a tanti genitori, tante famiglia a cui manca il lavoro, o hanno un lavoro senza diritti che diventa un vero calvario. Quanto sacrificio per procurarsi il pane quotidiano. Ovviamente, questi genitori, quando tornano a casa non possono dare il meglio di sé ai loro figli per la stanchezza che si portano addosso.
Penso a tante famiglie che non hanno un tetto sotto cui ripararsi, o vivono in situazioni di affollamento; che non possiedono il minimo per poter stabilire legami di intimità, di sicurezza, di protezione di fronte a tanti tipi di avversità.
Penso a tante famiglie che non possono accedere ai servizi sanitari di base. Che davanti a problemi di salute, specialmente dei bambini o degli anziani, dipendono da un sistema che non li tratta con serietà trascurando il dolore e sottoponendo queste famiglie a grandi sacrifici per poter rispondere ai propri problemi sanitari.
 Non possiamo pensare a una società sana che non dia spazio concreto alla vita familiare. Non possiamo pensare al futuro di una società che non trovi una legislazione capace di difendere e assicurare le condizioni minime e necessarie perché le famiglie, specialmente quelle che stanno incominciando, possano svilupparsi. Quanti problemi si risolveranno se le nostre società proteggeranno il nucleo familiare e assicureranno che esso, in particolare quello dei giovani sposi, abbia la possibilità di un lavoro dignitoso, un’abitazione sicura, un servizio sanitario che accompagni  la crescita della famiglia in tutte le fasi della vita.
Il sogno di Dio continua irrevocabile, continua intatto e ci invita a lavorare, ad impegnarci in favore di una società pro familia. Una società dove “il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo” continui ad essere offerto in ogni casa alimentando la speranza dei suoi figli.
Aiutiamoci affinché questo “spendersi per amore” continui ad essere possibile. Aiutiamoci gli uni gli altri, nei momenti di difficoltà, ad alleviare il peso. Facciamo in modo di essere gli uni sostegno degli altri, le famiglie sostegno di altre famiglie.
Non esistono famiglie perfette e questo non ci deve scoraggiare. Al contrario, l’amore si impara, l’amore si vive, l’amore cresce “lavorandolo” secondo le circostanze della vita che ogni famiglia concreta attraversa. L’amore nasce e si sviluppa sempre tra luci e ombre. L’amore è possibile in uomini e donne concreti che cercano di non fare dei conflitti l’ultima parola, ma un’opportunità. Opportunità per chiedere aiuto, opportunità per chiedersi in che cosa dobbiamo migliorare, opportunità per scoprire il Dio-con-noi che mai ci abbandona. Questo è un grande lascito che possiamo dare ai nostri figli, un ottimo insegnamento: noi sbagliamo, sì; abbiamo problemi, sì; però sappiamo che queste cose non sono la realtà definitiva. Sappiamo che gli errori, i problemi, i conflitti sono un’opportunità per avvicinarsi agli altri, a Dio.
Questa sera siamo radunato per pregare, per farlo in famiglia, per fare delle nostre famiglie il volto sorridente della Chiesa. Per incontrarci con il Dio che non ha voluto altra forma per venire al mondo che non fosse per mezzo di una famiglia. Per incontrarci con il Dio con noi, il Dio che sta sempre in mezzo a noi.