mercoledì 25 novembre 2015

Il miracolo dell’unità




Nell’opera dello Spirito Santo. 
L'Osservatore Romano
Tratti dal capitolo intitolato «L’unità plurale», pubblichiamo alcuni stralci del volume Visibilità dell’Invisibile. Dio con noi nella storia, a firma del cardinale presidente emerito del Pontificio Consiglio per la famiglia (Milano, Edizioni Ares, 2015, pagine 415, euro 18).
(Ennio Antonielli) A conclusione del discorso della montagna, Gesù ha messo a confronto l’uomo saggio che ha costruito la casa sulla roccia con l’uomo stolto che ha costruito la casa sulla sabbia. La prima casa, a differenza della seconda, è solida, affidabile, incrollabile. «Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia» (Matteo, 7, 25).
L’uomo saggio è chi ascolta le parole del Maestro e le mette in pratica; ma, prima ancora, è egli stesso. Gesù per primo ha voluto costruire la sua casa sulla roccia: «E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa» (Matteo, 16, 18). Ovviamente, la solidità incrollabile della Chiesa non deriva da Pietro, ma da Gesù stesso che lo sostiene e si serve della sua mediazione. Analogo sostegno egli assicura a tutti gli apostoli uniti a Pietro: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Matteo, 28, 20). Confidando nella fedeltà e nella protezione del Signore, la Chiesa crede fermamente che mai potrà essere distrutta e che la sua unità, essendo dono e opera di Dio, sussisterà sempre, «senza possibilità di essere perduta» (Unitatis redintegratio, 4).
A prima vista, la promessa del Signore sembra contraddetta dall’esperienza storica. Nel suo bimillenario cammino, il cristianesimo ha conosciuto, in misura impressionante, errori dottrinali e pratici, inimicizie, divisioni, aspre polemiche, perfino guerre di religione. Le cause sono sempre molteplici e difficili da individuare; la responsabilità va attribuita non solo ai fratelli separati, ma anche ai cattolici. Per esempio, sul finire del medioevo la corruzione di molti uomini e molte istituzioni della Chiesa ha ostacolato a lungo l’inizio di una riforma cattolica e ha dato occasione e incentivo alla riforma protestante. Gravissimi sono i danni arrecati alla vita di fede e all’evangelizzazione, la confusione e lo scandalo provocati, le ripercussioni culturali, sociali e politiche. Tuttavia, nonostante la separazione di immense folle e di interi popoli, la Chiesa cattolica crede che l’unità, voluta e garantita da Cristo, perdura stabilmente in essa con tutti gli elementi essenziali, mentre rimane solo parzialmente nelle altre confessioni cristiane. Non c’è stata dunque disgregazione totale, ma solo distacco di comunità particolari, purtroppo assai consistenti.
A conferma di questa perdurante unità si può addurre un fenomeno storico sorprendente: la costante coerenza dello sviluppo dogmatico nella Chiesa cattolica. È vero che si registrano molti errori non solo culturali, ma anche etico religiosi, non solo nei singoli cristiani, ma anche nelle istituzioni ecclesiali e nella mentalità diffusa.
Tuttavia la Chiesa non si è mai contraddetta nella professione della fede e nell’insegnamento solenne e definitivo di essa. Presunte contraddizioni a un esame più attento si sono rivelate inconsistenti, o perché frutto di errata interpretazione o perché non si tratta di insegnamenti emanati dalla suprema autorità in modo definitivo. Il caso più impressionante sembra essere la contraddizione, a prima vista evidente, tra il concilio di Firenze e il Vaticano II riguardo all'assioma extra ecclesiam nulla salus. Ma la contraddizione scompare, se si tiene conto della diversità delle prospettive culturali e dei contesti storici e religiosi. Allora si comprende che, al di là delle formulazioni apparentemente opposte, lo sviluppo dottrinale è stato coerente. Il concilio di Firenze ha inteso semplicemente affermare che la Chiesa, per volere di Cristo, è necessaria alla salvezza e chi colpevolmente la rifiuta o si separa da essa respinge il Salvatore e non può salvarsi. Il Vaticano II non ha affatto negato questo; ma ha collocato la necessità della Chiesa nella prospettiva della storia salvifica universale, come segno e strumento del regno di Dio e cooperazione con l’unico Salvatore alla salvezza di tutti gli uomini, anche di quelli che senza colpa rimangono fuori dei visibili confini ecclesiali.
L’unità della Chiesa risulta sorprendente anche per un altro motivo; per il comporsi in essa di aspetti difficilmente compatibili nelle società umane: autorità e fraternità, primato e collegialità, universalità e particolarità. Tale figura paradossale emerge dal Nuovo testamento e dalla tradizione della fede. D’altra parte appare pienamente rispondente all’esigenza di integrare la libertà e la creatività nel quadro della verità e della comunione. Oggi, per esempio, seguendo l’impulso dato dal Vaticano II, stanno crescendo la spiritualità e la cultura della comunione; si lavora per realizzare una prassi pastorale di comunione a tutti i livelli, individuando procedure, strutture e strumenti idonei. Inoltre, mentre si desidera edificare una Chiesa più unita, si coltiva anche — ulteriore paradosso — una più larga apertura verso tutti gli uomini: dialogo ecumenico con i cristiani non cattolici, dialogo interreligioso con i credenti delle religioni non cristiane, dialogo interculturale con le persone di buona volontà. In tutti i dialoghi l’impegno è quello di ascoltare con umiltà e rispetto, costruire relazioni di amicizia; conoscenza reciproca e collaborazione.
Per quanto riguarda il dialogo ecumenico con i cristiani non cattolici, la speranza è che, prima o poi, si possa costruire, per la potenza dello Spirito Santo, la piena unità, spirituale e visibile, secondo il testamento di Gesù nell’ultima cena: unità della fede e dell’amore, che valorizza le legittime differenze; non uniformità culturale, spirituale e pastorale. La Chiesa cattolica promuove per primo il dialogo della preghiera e della vita, perché senza la grazia di Dio e senza l’amore reciproco non si fa un passo avanti; promuove poi il dialogo teologico, anch’esso necessario per comprendersi, condividere le posizioni comuni, rispettare le differenze, cercare unicamente la volontà del Signore, senza negoziati e compromessi di politica ecclesiastica. Desidera donare agli altri gli elementi essenziali dell’unità ecclesiale che eventualmente avessero perso e, nello stesso tempo, desidera ricevere da loro quel potenziamento degli elementi che avessero compreso e vissuto meglio dei cattolici. Essa infatti, per la grazia dello Spirito Santo, non ha negato e perduto nessuna verità rivelata, ma i suoi membri possono non aver considerato e vissuto adeguatamente qualche verità.
L'Osservatore Romano