martedì 26 gennaio 2016

Con mamma e papà



(Matteo Matzuzzi) "I vescovi sono uniti e compatti nel condividere le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermarne la bellezza, la centralità e l' unicità: insinuare contrapposizioni e divisioni significa non amare né la chiesa né la famiglia". Il cardinale Angelo Bagnasco è stato chiaro nella prolusione tenuta in apertura del Consiglio permanente della Cei in corso a Roma. Il numero uno dei vescovi italiani non nomina mai il Family Day in programma sabato prossimo al Circo Massimo in opposizione al disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili, ma la posizione sul tema dell' episcopato è evidente quando sottolinea che "non solo crediamo che la famiglia è 'la Carta costituzionale della chiesa', ma anche sogniamo un 'paese a dimensione familiare' dove il rispetto per tutti sia stile di vita e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia".Quindi, ed è il passaggio che rende espli cito l' appoggio alla manifestazione - seppur indiretto, non essendo più tempo di "vescovi -pilota" - Bagnasco dice che "i credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo, come ha ribadito il Concilio Vaticano II: spetta ai laici di iscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Assumano la propria responsabilità alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione alla dottrina del Magistero". Nessun passo indietro, dunque, rispetto a quanto lo stesso arcivescovo di Genova aveva sostenuto una settimana fa, scatenando - secondo diverse fonti d' informazione - l' ira del Papa, che per tale ragione avrebbe cancellato l' udienza prevista con il capo della Cei. Bagnasco, tra l' altro, ha richiamato nella sua prolusione le parole pronunciate venerdì scorso da Francesco davanti alla Rota romana, ricordando che "non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione". Netta, poi, la presa di posizione contro la stepchild adoption: "Il vero bene dei figli - ha aggiunto l' arcivescovo di Genova - deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti. Non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre; hanno diritto a ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilità. Hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali, dove respirare un preciso respiro: i bambini hanno diritto di crescere con un papà e una mamma. La famiglia è un fatto antropologico, non ideologico". Nei giorni scorsi erano state le conferenze episcopali locali a schierarsi a favore del Family Day. Dopo i presuli umbri guidati dal cardinale Gualtiero Bassetti, era stata la volta di quelli piemontesi, che raccomandavano ai fedeli una "calorosa partecipazione" alla manifestazione. Sabato era toccato ai vescovi del Triveneto, che con una Nota collegiale avevano incoraggiato "tutte quelle iniziative che intendono offrire un contributo sereno e costruttivo al bene comune del nostro paese". Anche vescovi considerati meno propensi a sposare i riti di piazza s' erano espressi a favore - o quantomeno non contrari - al Family Day, purché fosse chiaro che si tratta d' un evento organizzato da laici e che non deve assumere toni esasperati. Questo, ad esempio, era stato l' auspicio di mons. Bruno Forte consegnato domenica al Corriere della Sera: "La tutela dei diritti delle unioni di fatto è una cosa", ma "ben altro è equipararle alla famiglia formata da uomo e donna, o pretendere che nella genitorialità e nell' educazione dei figli non debba valere il principio della reciprocità tra maschile e femminile. Inviterei ciascuno a stemperare i toni della polemica, dall' una e dall' altra parte". Il Foglio

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Bagnasco: i figli hanno bisogno di una mamma e un papà
La Stampa
(Andrea Tornielli) Il presidente della Cei: "Noi siamo rispettosi dei ruoli, ma avere dei bimbi non è un diritto". E aggiunge: "I vescovi sono uniti". Ha ricordato che i figli «non sono mai un diritto» e «non sono cose da produrre». Ha chiesto che non venga «mai meno l' identità propria e unica» della famiglia. Ma si è tenuto lontano da toni che facessero passare la sua prolusione per una discesa in campo politica, e non ha nominato il Family Day. Il cardinale Angelo Bagnasco all' apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei ha ribadito con le parole del Papa, che «non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione». Il porporato ha sottolineato la volontà di non ingerenza: «Ogni nostra parola vuole essere rispettosa dei ruoli». Ha affermato che la famiglia è importante «per la stabilità e lo sviluppo economico del Paese» e ricopre un «imprescindibile ruolo» nell' educazione. Essa rappresenta un «tesoro inesauribile» da promuovere con «politiche veramente incisive e consistenti», che sono la condizione «per aiutare la nascita dei figli». L' indice di natalità è «un segnale decisivo per valutare lo stato di un Paese». Secondo il Presidente della Cei la gente è convinta che la famiglia sia «il fondamento del tessuto sociale», come «prevede la Costituzione». Per questo «ogni Stato assume doveri e oneri verso la famiglia fondata sul matrimonio», riconoscendo in lei «la propria stabilità e prosperità». Il cardinale ha auspicato che «nella coscienza collettiva mai venga meno l' identità propria e unica di questo istituto» che «trova la sua legittimazione nella natura umana e non nel riconoscimento dello Stato». Citando l'«acceso dibattito» di queste settimane, Bagnasco ha ricordato che «i padri costituenti ci hanno consegnato un tesoro» da custodire, coscienti che «non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione». In questo scrigno, ha detto, riferendosi indirettamente alla step child adoption, c' è «una punta di diamante: i figli. Il loro vero bene deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti: non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre; hanno diritto ad ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilità». Hanno bisogno di crescere «con un papà e una mamma». Bagnasco ha negato divisioni tra i vescovi, che sognano «un Paese a dimensione di famiglia» dove «il rispetto per tutti sia stile di vita, e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia». Parole che non precludono alla possibilità di legiferare su certi diritti. Con un accenno riferibile al Family Day, mai nominato, il cardinale ha osservato: «I credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo», come ribadito dal Concilio. Un' indicazione in linea con Francesco, il quale ripete che spetta ai laici in quanto cittadini intervenire, senza bisogno di «benedizioni» dai vescovi «piloti». Significativi, inoltre, i due richiami alla «serenità di cuore» e allo «spirito costruttivo», lo stile che Bagnasco auspica per il Family Day. Ma Bagnasco ha parlato anche della ripresa economica che non si vede: «Siamo testimoni che, nelle nostre parrocchie e comunità, le ricadute sul piano concreto non si notano ancora». Ha citato i dati Istat sui quattro milioni di persone in assoluta povertà. Ha ricordato «l' umiliazione di giovani che bussano invano alla porta del lavoro» e «non riescono a farsi una famiglia» e gli adulti disoccupati che «da anni resistono grazie a lavori occasionali o alla provvidenza dei nonni». Anche questi sono temi legati alla famiglia.

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Unioni civili, l' affondo di Bagnasco: i figli hanno diritto a madre e padre
Corriere della Sera
(Gian Guido Vecchi) Il presidente Cei: la famiglia è un fatto antropologico, i bimbi non sono cose da produrre. Premette che «ogni nostra parola, come sempre, vuole essere rispettosa dei ruoli, e ha lo scopo di contribuire alla difficile costruzione del bene comune». Non nomina mai né il Family day né il ddl sulle unioni civili. Il cardinale Angelo Bagnasco ha limato il testo fino all' ultimo e il suo discorso attesissimo al Consiglio permanente della Cei è tanto equilibrato quanto attento a parlare con chiarezza e insieme evitare toni polemici «contro» qualcuno, secondo lo stile del Papa. Dice che i figli «non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre». E quando ricorda che «i bambini hanno diritto di crescere con un papà e una mamma» perché «la famiglia è un fatto antropologico, non ideologico», lo fa citando alla lettera le parole di Francesco. Il Papa ha detto che non c' è bisogno di «vescovi pilota» e il presidente della Cei non accenna alla manifestazione del 30 gennaio, ma richiama le espressioni conciliari della Gaudium et Spes per dire che «i credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo»: spetta ai laici «iscrivere la legge divina nella vita della città terrena: assumano la propria responsabilità alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione alla dottrina del Magistero». La parte forse più significativa è quando parla di diritti da riconoscere, ma su piani diversi: «Costituiti messaggeri e araldi del Vangelo della famiglia e del matrimonio, crediamo che la famiglia è "la Carta costituzionale della Chiesa" e sogniamo un "Paese a dimensione familiare", dove il rispetto per tutti sia stile di vita, e i diritti di ciascuno vengano garantiti su piani diversi secondo giustizia». I vescovi non vogliono che le unioni siano equiparate al matrimonio tra uomo e donna, alla famiglia come «soggetto titolare di diritti inviolabili» e «fondamento e centro del testo sociale, come prevede la nostra Costituzione», né che ci siano adozioni di sorta. «Sul fronte vitale della famiglia si è accesa una particolare attenzione e un acceso dibattito. I Padri costituenti ci hanno consegnato un tesoro preciso, che tutti dobbiamo apprezzare e custodire come il patrimonio più caro e prezioso, coscienti che "non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione"», dice Bagnasco attingendo ancora ad una frase di Francesco. Qui sta il punto: «Il vero bene dei figli deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti: non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre; hanno diritto ad ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilità. Hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali». Il cardinale nega divisioni: «I vescovi sono uniti e compatti nel condividere le difficoltà e le prove della famiglia e nel riaffermarne bellezza, centralità e unicità: insinuare contrapposizioni e divisioni significa non amare né la Chiesa né la famiglia». Bagnasco dedica ampio spazio ai temi della disoccupazione e della povertà crescente, alla «folla» di gente in difficoltà: si parla di ripresa ma «le ricadute sul piano concreto non si notano ancora». E rivolge un appello all' Europa: «I Paesi dell' Unione non si chiudano, limitando la libera circolazione e riducendo l' impegno condiviso dell' accoglienza».

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Lo stop di Bagnasco sulle adozioni gay. "Non sono un diritto"
La Repubblica
(Paolo Rodari) Il capo dei vescovi tace sul Family Day. "Priorità vera è il reddito di inclusione, non le unioni civili". I bambini «non sono mai un diritto» e «hanno bisogno di un microcosmo completo», ovvero di crescere con «un papà e una mamma». Due giorni dopo le parole del presidente della Camera Laura Boldrini per la quale le adozioni «devono essere un diritto », è il cardinale Angelo Bagnasco a entrare nel dibattito sulle unioni civili usando parole di segno opposto all' interno della prolusione tenuta ieri davanti al consiglio permanente della Cei. La famiglia, ricorda, «è centrale anche per la stabilità del Paese». Giovedì prossimo la discussione sul ddl Cirinnà entra in Senato. E il capo dei vescovi italiani rimane fermo sui princìpi rammentati anche da Francesco nel discorso alla Rota Romana. Ma nello stesso tempo mantiene una linea prudente sulla battaglia di piazza che molti cattolici intendono inscenare il prossimo 30 gennaio nel Family Day del Circo Massimo. Forse anche a causa del mancato confronto in merito con il Papa - l' udienza pre consiglio, solitamente di routine, è stata a sorpresa cancellata dall' agenda papale per altri impegni -, Bagnasco evita di citare direttamente la manifestazione per limitarsi a dire che «i credenti hanno il dovere e il diritto di partecipare al bene comune con serenità di cuore e spirito costruttivo ». Spetta ai laici, aggiunge, assumersi la propria responsabilità. All' interno della Cei il dibattito in merito all' opportunità di avallare o meno la piazza è aperto e anche vivace. E Bagnasco, non esprimendosi direttamente, ha probabilmente voluto rispettare lo stesso consiglio che soltanto nei lavori di questi giorni intende discutere in merito. Per i vescovi le unioni civili non sono assolutamente la priorità del Paese. I problemi sono altri, al di là di quanto dicono il governo e il premier Matteo Renzi. Le parrocchie, infatti, danno all' episcopato il polso della situazione facendo emergere altre emergenze. Bagnasco le ha elencate ricordando al mondo politico che la crisi economica ha ancora «ricadute sul piano concreto». E che «non si vedono i segni della ripresa annunciata». Non a caso la Chiesa, ricorda Bagnasco - intesa come Caritas, parrocchie, associazioni e istituti religiosi - ha fornito nel 2014 dodici milioni di pasti ad altrettanti indigenti. E contro la povertà Bagnasco chiede con forza «il reddito di inclusione sociale»: contrastare l' indigenza si deve fare, spiega, attraverso «l' integrazione di sostegno al reddito individuale, nonché tramite un' adeguata politica dei servizi come il lavoro, l' istruzione, la salute ». Non è da ieri che la Chiesa italiana batte sui temi sociali e, in particolare, sulle difficoltà economiche di tante famiglie italiane che non riescono ad arrivare alla fine del mese, o dei tanti giovani che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro. Bagnasco da tempo ricorda ai governi di turno che la vita di tante persone richiede azioni concrete e tempestive. E che discutere di altro, in questa fase così delicata, significa disconoscere il Paese reale.