mercoledì 24 febbraio 2016

Corpo dato per amore

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di Costanza Miriano
Quando è morta Elisa aveva 37 anni, quattro figli, un marito e centinaia di amici in tutto il mondo. Era il 28 febbraio 2015, ed Elisa stava partorendo Maddalena, che in questi giorni compie un anno. Una complicanza rarissima e imprevedibile del parto, tecnicamente una “coagulazione intravascolare disseminata” l’ha uccisa in poche ore, mentre il marito infermiere e i medici dell’ospedale di Orvieto ce la mettevano tutta per salvarla, e mentre in pochissime ore una rete di amici si era attivata nella preghiera da mezzo mondo. Io, ricordo, stavo andando a vedere Villa d’Este con marito e figli, e mi era arrivato un sms dalla Toscana. Poi avevo aperto la mail, e avevo trovato un messaggio analogo proveniente da Parigi. Tornata a casa mi ero sintonizzata su Mistero Grande, e ho scoperto che stavano pregando da Verona. Già questo può dare una piccola idea di chi fosse Elisa, di quanto bene avesse sparso e costruito nella sua vita da quel luogo piccolo e così poco metropolitano in cui viveva, Orvieto.
E a Orvieto, sabato e domenica prossimi, con il convegno dell’associazione in memoria di Elisa Lardani Marchi, Corpo dato per amore, si cominciano a cogliere un po’ dei frutti degli alberi piantati da Elisa. L’amore e la sofferenza saranno al centro della riflessione, per misurarsi con il dolore di chi rimane solo, per riflettere sul mistero della morte e su quello, potente allo stesso modo, dell’amore. Io avrei tanto, tantissimo voluto esserci, ma avevo già preso un impegno con gli amici di Fabriano, il 26 sera: consiglio però a chi può di non mancare assolutamente. Ci saranno tre dei sacerdoti migliori che conosco: don Luigi Maria Epicoco, monsignor Renzo Bonetti e don Luca Castiglioni. Uno meglio dell’altro, davvero, e darei chissà cosa per sentire cosa diranno (ma se non mi do una calmata rischio il divorzio). Ci sarà Luca, il marito di Elisa: se devo immaginare un san Giuseppe in carne ed ossa, ecco, ha il suo volto. Ci saranno testimonianze su Elisa, una donna che ne ha combinate di tutti i colori, poi però si è innamorata di Gesù, ed è fiorita in un modo così pieno e fecondo, da fare davvero della sua vita un capolavoro.
Perché mi sa che lei non era un tipo da mezze misure, era una donna profondissima e infuocata, e quando ha posto la sua anima inquietissima in Dio è diventata una meraviglia. È diventata sposa, quadrimamma, psicoterapeuta, ma anche donna di preghiera, di canto, amica, volontaria in carcere e in mille altre situazioni, e poi una figlia, una sorella sempre migliore… Io l’ho incontrata una sola volta, e come ho detto a Luca mi aveva molto colpito la sua capacità di essere totalmente presente nel presente, con uno sguardo aperto e un orecchio teso ad ascoltare veramente, a obbedire alla circostanza, ad accogliere e custodire nel suo cuore. Credo che ogni donna possa provare a rubarle un po’ della sua grazia, e consiglio a tutte le mie amiche di farsi un regalo, e andare a Orvieto in quei due giorni. Lo consiglio anche a tutti coloro che stanno vivendo un amore nonostante la persona amata sia morta, ciò che non rende più debole, ma anzi più forte il legame misterioso che unisce due persone per l’eternità.

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