mercoledì 24 febbraio 2016

Traditori

Senato
Se pure i vescovi ignorano la legge morale naturale
di Stefano Fontana

L’editoriale di domenica del direttore Cascioli finiva con una richiesta di chiarimento. Richiesta sincera e fondata, ma anche un po’ ingenua. Per due motivi. Il primo è che in questa strana fase della vita della Chiesa i Pastori sembrano voler smentire piuttosto che confermare. Vorrebbero, più che altro, che noi ci ponessimo domande. Per agevolarci le cose lo fanno loro per noi. Il secondo motivo è che chiedere un chiarimento su un punto comporta, a cascata, di doverlo chiedere su molti altri, con quello concatenati. È per questo che il chiarimento stenta ad arrivare, sarebbe operazione troppo complessa.
I chiarimenti del tipo di quello richiesto dal direttore riguardano ciò che viene insegnato oggi nella Chiesa in rapporto a quello che veniva insegnato fino a ieri. Qualunque alunno di una qualunque scuola elementare chiede alla maestra un chiarimento se oggi spiega diversamente da ieri la lezione di geometria. Se oggi la somma dei quadrati costruiti sui cateti non è più uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa come spiegato fino a ieri, bisognerebbe fornire un chiarimento e, se per caso le leggi sul triangolo fossero cambiate, bisognerebbe avvertire. Sugli insegnamenti del magistero i fedeli ci impostano la vita, perfino più che su quelli della maestra.
Per esempio: dobbiamo ancora pensare che esista una legge morale naturale? A guardare idocumenti usciti fino a ieri sembrerebbe di sì. A guardare cosa si insegna nelle istituzioni accademiche cattoliche sembrerebbe di no, e ormai da molti decenni. A guardare a come molti pastori e fette importanti di popolo di Dio affrontano il tema delle unioni civili tra persone omosessuali dovremmo confermare il no: non esiste più. Sostenere, come è stato sostenuto, che una unione omosessuale contribuisce al bene comune, significa sostenere che è possibile un bene comune contrario alla legge morale naturale. Fino ad oggi nessun documento ufficiale lo ha mai sostenuto. C’è da aspettarsi nel prossimo futuro qualche nuovo documento che, invece, parli del bene comune senza più alcun riferimento alla legge naturale? La richiesta dei chiarimenti, a quel punto, impazzirebbe. 
L’esistenza della legge morale naturale è contenuto di rivelazione (San Paolo ai Romani) e di catechismo (1901, 1952ss, 2036, 2070ss, 2235). Il decalogo la esprime in forma “privilegiata”. San Tommaso d’Aquino e altri ci hanno ben spiegato cosa essa sia e come la si conosca. Giovanni Paolo II ne ha parlato all’Onu nel 1995, Benedetto XVI e Papa Francesco lo hanno fatto nelle loro visite al Parlamento tedesco. Benedetto XVI, in particolare, vi ha dedicato molti discorsi tra cui, ad avviso di chi scrive, uno dei più importanti è stato quello ai vescovi degli Stati Uniti del 19 gennaio 2012, quando ha detto che la legge naturale è come una lingua che ci parla di noi e di come dobbiamo vivere. Non sono passati poi molti anni dalla pubblicazione del documento della Commissione teologica internazionale “Alla ricerca di un’etica universale. Nuovo sguardo sulla legge naturale”. Era infatti solo il dicembre del 2008. 
So bene che i filosofi moderni l’hanno contestata in ogni sua piega. Però ci si chiede: l’hannosostituita con qualcos’altro? So bene anche che i teologi moderni, per dialogare con i filosofi moderni, l’hanno fatta a brandelli. Ma anche qui la domanda: con che cosa l’hanno sostituita? Per dire di no al riconoscimento pubblico di qualcosa di sbagliato, a cosa altro ci si può rivolgere che non sia, naturalmente, la volontà del più forte, alla cui fattispecie va ascritta anche la volontà democratica della maggioranza? É un po’ come è successo per l’anima. I filosofi moderni, a cominciare da Kant, l’hanno contestata e i teologi moderni non ne parlano più. Ma con che cosa l’hanno sostituita? Dobbiamo pensare ancora che ci sia in noi un nucleo immateriale irriducibile che vive dopo la morte del corpo o no? Se sì, chiamiamola se volete in modo diverso da anima, ma chiamiamola in qualche modo. 
Tutti i tentativi di sostituire la legge morale naturale con qualcosa d’altro sono falliti. Uno che èandato molto vicino a riconoscerlo è stato Jürgen Habermas. Egli è infatti arrivato a dire che l’unico modo per evitare di cadere nelle trappole tiranniche della biopolitica è di fare appello ad una “natura” umana che non si presti a manipolazioni. Peccato che la natura umana fosse per lui non una realtà conoscibile dall’uomo ma un’ipotesi, un assunto funzionale a evitare le manipolazioni genetiche ed eugenetiche. Ma un’ipotesi è troppo poco per distinguere il bene dal male. 
Circa la legge Cirinnà, molti uomini di Chiesa hanno detto che bisogna con saggezza contemperarediritti e doveri. Sì, ma con quale criterio? Se si adopera a questo fine la legge  naturale allora ci sono diritti che non possono essere contemperati con niente, come quelli delle coppie omosessuali, in quanto non rientrano nella legge naturale. Ma tolto quel criterio, con quale altro si riuscirà nell’intento di contemperare diritti e doveri? Solo i vescovi del Triveneto hanno adoperato l’espressione «legge naturale» nel loro comunicato sulle unioni civili, ed era la parte più importane del comunicato.
Dall’atteggiamento di molti – uomini di Chiesa, associazioni e singoli fedeli – nei confronti della legge Cirinnà sembra che la legge naturale non esista più. È una dimenticanza o qualcosa di più serio? Urge chiarimento.

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Unioni civili, si va avanti. Il popolo del Family Day contro NCD e catto-dem: «Siete dei traditori»
di Riccardo Cascioli
Viene presentato oggi in Senato il maxi emendamento sulle unioni civili che poi verrà votato domani, con la fiducia che il governo ha posto. Confermato lo stralcio della stepchild adoption – prezzo che il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha deciso di pagare per arrivare in fretta all’approvazione delle unioni civili -, non è chiaro invece cosa avverrà sugli articoli 2 e 3, che nel ddl Cirinnà assimilano di fatto le unioni civili al matrimonio. Cognome comune, eredità, reversibilità della pensione, equivalenza tra coniugi del matrimonio e partner nell’unione omosessuale, sono solo alcune delle questioni più importanti per cui l'NCD aveva chiesto modifiche. Alfano aveva chiesto infatti di rendere evidente la differenza tra i due istituti, ma la minoranza dem sostiene che Renzi, per avere il suo appoggio, si è impegnato a non modificare nulla sul regime delle unioni civili.

Di sicuro c’è che Alfano non si preoccupa troppo di quegli articoli, ieri era gongolante per la “grande vittoria” ottenuta e non sembrava proprio che avesse in mente di chiedere altro. Nessun commento da parte del presidente e del segretario della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il cardinale Angelo Bagnasco e monsignor Nunzio Galantino, ma il quotidiano dei vescovi, Avvenire, era decisamente positivo anche se si aspetta sempre che il pacchetto venga perfezionato sistemando meglio la differenza tra unioni civili e matrimonio.
Si tratta di una posizione – lo ricordiamo – in palese contrasto con quanto insegnato autorevolmente dalla Chiesa. Se ancora ieri il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, rispondendo ad un lettore attribuiva alle unioni omosessuali un «incremento del tasso di solidarietà» nella nostra società, si dovrà ricordare che nella tante volte citata Nota del 2003 della Congregazione per la Dottrina della Fede si afferma invece l’effetto disgregante che le unioni omosessuali hanno per la società. «Le unioni omosessuali – afferma la Nota - non svolgono neppure in senso analogico remoto i compiti per i quali il matrimonio e la famiglia meritano un riconoscimento specifico e qualificato. Ci sono invece buone ragioni per affermare che tali unioni sono nocive per il retto sviluppo della società umana, soprattutto se aumentasse la loro incidenza effettiva sul tessuto sociale».
Niente di più lontano dalle posizioni di Avvenire e dei vescovi che ne dettano la linea. Lontanissimo anche dalle posizioni del popolo del Family Day che ieri è tornato a far sentire la sua voce attraverso una conferenza stampa del Comitato Difendiamo i Nostri Figli. Massimo Gandolfini, presidente del Comitato, pur affermando che il ritiro della stepchild adoption è comunque una piccola vittoria del popolo che ha riempito il Circo Massimo, ha affermato con chiarezza che «siamo assolutamente contrari a una legge sulle unioni civili, inutile e profondamente ingiusta. Se sul maxi-emendamento fosse posta la fiducia e attraverso di esso dovesse emergere un nuovo modello di famiglia, votarlo sarebbe un vero tradimento da parte di parlamentari che si definiscono cattolici. Questi parlamentari devono avere bene in chiaro quel che dicono la tradizione e il magistero della Chiesa. Sarebbe scandaloso che un testo che contenesse istanze opposte a quelle cattoliche passasse con il voto di tali parlamentari». 
Ancora più chiaro, se possibile, l’appello del Comitato Famiglia, Educazione, Libertà che ha promosso un appello ai senatori NCD perché abbiano «uno scatto d’orgoglio» e non votino la fiducia sul maxiemendamento. E a proposito degli ultimi sviluppi afferma che «presentarsi al popolo del Family Day quali vincitori della battaglia per l’eliminazione della stepchild adoption, millantando di avere colto le istanze del Circo Massimo, in realtà significa prendersene gioco e favorire l’altrui progetto di disgregazione della famiglia naturale, bene pubblico che il popolo del Family Day Vi chiede di tutelare, al di là di ogni tattica partitica».
Date le posizioni più volte espresse dai leder NCD, la possibilità che i senatori centristi votino contro il maxiemendamento “Alfano-Galantino” è vicina allo zero. Si tratta però di una responsabilità pesante, soprattutto perché – guardando alle divisioni all’interno del fronte pro-unioni civili e a quanto accaduto nelle ultime settimane - è chiaro che una posizione ferma sui princìpi da parte dell’NCD avrebbe potuto davvero affossare il ddl Cirinnà. Tanto più che una legge sulle unioni civili senza adozioni è una vittoria di Pirro. Il capogruppo PD al Senato, Luigi Zanda, ha detto ieri che il PD ha già pronto un altro ddl dedicato esclusivamente alla stepchild adoption, e l’ex procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, in una intervista a Repubblica, ha spiegato che sulla stepchild adoption ci penseranno comunque i giudici a decidere «facendo riferimento all’evoluzione interpretativa e ai princìpi dettati dalla Consulta e dalle Corti europee dei diritti». Messaggio chiarissimo; nessuno si illuda, nessuno provi a prenderci in giro.