martedì 24 maggio 2016

Intervista al Grand Imam di al-Azhar



Intervista al Grand Imam di al-Azhar 
Sala stampa della Santa Sede 


Ieri, dopo l’Udienza nel Palazzo Apostolico, il Grand Imam di al-Azhar, S.E. il Prof. Ahmad Al-Tayyib, ha concesso ai media vaticani una intervista esclusiva. Essa si è svolta presso la Residenza dell’Ambasciatore di Egitto presso la Santa Sede e vi hanno partecipato due redattori della Radio Vaticana, P. Jean-Pierre Yammine, Responsabile della Sezione Araba, e Cyprien Viet, della Sezione Francese, insieme a Maurizio Fontana dell’ Osservatore Romano. L’intervista è stata ripresa in audio e video da Radio Vaticana e Centro Televisivo Vaticano e si è svolta interamente in lingua araba. La traduzione italiana che pubblichiamo è stata curata dalla Sezione araba della Radio Vaticana.

1- Giovanni Paolo II è stato il primo Papa a visitare il Grand Imam di al-Azhar nel suo viaggio in Egitto nel quadro del Grande Giubileo del 2000 – Oggi il Grand Imam è il primo a visitare il Papa in Vaticano in occasione del Giubileo della Misericordia. Qual è il significato di questo eventi così importanti?
In nome di Dio Clemente e Misericordioso, all’inizio vorrei rivolgere un ringraziamento a Sua Santità il Papa del Vaticano, Papa Francesco, per avermi accolto con la mia delegazione di Al-Azhar, e per la buona accoglienza e l’affetto caloroso che mi ha riservato. Oggi facciamo questa nostra visita con una iniziativa di Al Azhar e l’organizzazione tra Al-Azhar e il Vaticano per proseguire la nostra missione sacra, che è la missione delle religioni “rendere felice l’essere umano ovunque”. Al-Azhar ha un dialogo o meglio una commissione di dialogo interreligioso con il Vaticano che si era sospeso per delle circostanze precise, ma adesso che queste circostanze non ci sono più, noi riprendiamo il cammino di dialogo e auspichiamo che sia migliore di quanto lo era prima. E sono felice di essere il primo Sheikh di Al-Azhar che visita il Vaticano e si siede con il Papa in una seduta di discussione e di intesa.

2- Poco fa il Grand Imam ha incontrato il Papa Francesco in Vaticano. Che cosa ci può dire su questo incontro e l’atmosfera in cui si è svolto?
La prima impressione, che è stata molto forte, è che quest’uomo è un uomo di pace, un uomo che segue l’insegnamento del cristianesimo, che è una religione di amore e di pace; e seguendo Sua Santità abbiamo visto che è un uomo che rispetta le altre religioni e dimostra considerazione per i loro seguaci, è un uomo che consacra anche la sua vita per servire i poveri e i miseri e che si prende la responsabilità delle persone in generale; è un uomo ascetico, che ha rinunciato ai piaceri effimeri della vita mondana. Tutte queste sono qualità che condividiamo con lui e per questo ci siamo sentiti desiderosi di incontrare quest’uomo per lavorare insieme per l’umanità in questo vasto campo comune.
3- Quali sono i doveri delle grandi autorità religiose e dei responsabili religiosi nel mondo di oggi?
Sono responsabilità pesanti e gravi nello stesso tempo perché sappiamo - come ci siamo detti anche con Sua Santità - che tutte le filosofie e le ideologie sociali moderne che hanno preso in mano la guida dell’umanità lontano dalla religione e lontano dal cielo hanno fallito nel fare felice l’uomo e nel portarlo lontano dalle guerre e dallo spargimento di sangue. Credo che sia giunto il momento per i rappresentanti delle Religioni Divine di partecipare fortemente e concretamente per dare all’umanità un nuovo orientamento verso la misericordia e la pace, affinché l’umanità possa evitare la grande crisi della quale siamo soffrendo adesso. L’uomo senza religione costituisce un pericolo per il suo simile e credo che la gente adesso, in questo ventunesimo secolo, abbia cominciato a guardarsi intorno e a cercare le guide sagge che la possano guidare nella giusta direzione. E tutto ciò ci ha spinti a questo incontro e a questa discussione e all’accordo di cominciare il passo giusto nella direzione giusta.
4- L’Università di Al-Ahzar è impegnata in un importante lavoro di rinnovamento dei testi scolastici. Ci può dire qualche cosa di questo impegno?
Sì, noi li rinnoviamo nel senso che chiarifichiamo i concetti musulmani che sono stati deviati da coloro che usano violenza e terrorismo e dai movimenti armati che pretendono di lavorare per la pace. Abbiamo identificato questi concetti sbagliati, e li abbiamo proposti - all’interno di un curriculum - ai nostri studenti nelle scuole medie e superiori, abbiamo fatto vedere il lato deviato e la comprensione deviata e nel contempo abbiamo cercato di far comprendere agli studenti i concetti corretti, dai quali questi estremisti e terroristi hanno deviato. Abbiamo fondato un osservatorio mondiale, che compie un monitoraggio in otto lingue del materiale diffuso da questi movimenti estremisti e delle idee avvelenate che deviano la gioventù. E questo materiale viene oggi corretto e poi tradotto in altre lingue. E tramite la “Casa della Famiglia Egiziana” - che riunisce i musulmani con tutte le confessioni cristiane in Egitto, ed è un progetto comune tra Al-Azhar e le Chiese - cerchiamo di dare una risposta a coloro che colgono le occasioni e aspettano in agguato per seminare disordini, divisioni e conflitti tra cristiani e musulmani. Abbiamo anche il Consiglio dei Saggi Musulmani, presieduto dallo Sceicco di Al-Azhar, e questo Consiglio manda delegazioni di pace nelle diverse capitali del mondo e svolge un’attività importante in favore della pace e nel far conoscere l’Islam genuino. Abbiamo tenuto in passato, circa un anno fa, una conferenza a Firenze, proprio qui in Italia, sul tema “Oriente e Occidente”, ossia “La collaborazione tra Oriente e Occidente”. Inoltre riceviamo ad Al-Azhar gli imam delle moschee che si trovano in Europa, nel quadro di un programma della durata di due mesi per offrire formazione al dialogo, svelare i concetti sbagliati e trattare l’integrazione dei musulmani nelle loro società e nazioni europee affinché possano essere una risorsa per la sicurezza, la ricchezza e la forza di quei paesi.
5- Il Medio Oriente è soggetto a grandi difficoltà. Quali messaggi vuole darci a questo proposito in occasione di questa sua visita in Vaticano?
Certamente. Io vengo dal Medio Oriente dove vivo e subisco, insieme agli altri, le conseguenze dei fiumi di sangue e cadaveri, e non c’è nessuna causa logica per questa catastrofe che viviamo giorno e notte. Certamente ci sono motivazioni interne ed esterne la cui convergenza ha infiammato queste guerre. Oggi mi trovo nel cuore dell’Europa e vorrei approfittare della mia presenza in questa istituzione così grande per i cattolici - il Vaticano - per lanciare un appello al mondo intero affinché possa unirsi e serrare i ranghi per affrontare e porre fine al terrorismo, perché credo che se questo terrorismo viene trascurato, non solo gli orientali ne pagheranno il prezzo, ma orientali e occidentali potrebbero soffrire insieme, come abbiamo visto. Pertanto questo è il mio appello al mondo e agli uomini liberi del mondo: mettevi d’accordo subito e intervenite per porre fine ai fiumi di sangue. Permettetemi di dire una parola in questa dichiarazione: Sì, il terrorismo esiste, ma l’Islam non ha niente a che fare con questo terrorismo e questo vale per gli Ulema musulmani e per i cristiani e musulmani in Oriente. E quelli che uccidono i musulmani, e uccidono anche i cristiani, hanno frainteso i testi dell’Islam sia intenzionalmente sia per negligenza. Al-Azhar ha convocato un anno fa una Conferenza Generale per gli Ulema musulmani, sunniti e sciiti, e sono stati invitati i leader delle Chiese orientali, di diverse religioni e confessioni, e persino gli Yazidi hanno mandato un loro rappresentante a questa conferenza tenutasi sotto l’egida di Al-Azhar. E tra i punti più salienti della dichiarazione comune si è detto che l’Islam e il Cristianesimo non hanno nulla a che vedere con quelli che uccidono, e abbiamo chiesto all’Occidente di non confondere questo gruppo deviato e fuorviato con i musulmani e abbiamo detto con una sola voce, musulmani e cristiani, che siamo padroni di questa terra e siamo partner e ognuno di noi ha diritto a questa terra. Abbiamo respinto l’emigrazione forzata, la schiavitù e la compravendita delle donne nel nome dell’Islam. Qui vorrei dire che la questione non deve essere presentata come una persecuzione nei confronti dei cristiani in Oriente, al contrario, ci sono più vittime musulmane che cristiane, e noi tutti subiamo insieme questa catastrofe. In breve vorrei concludere su questo punto dicendo che non possiamo colpevolizzare le religioni a causa della deviazione di alcuni dei loro seguaci, perché in ogni religione esiste una fazione deviata che ha alzato il vessillo della religione per uccidere nel suo nome.
6- Prima di concludere vuole aggiungere qualcosa?
Esprimo nuovamente i miei vivi ringraziamenti, l’apprezzamento e la speranza - che porterò con me - di lavorare insieme, musulmani e cristiani, Al-Azhar e Vaticano, per sollevare l’essere umano dovunque sia, a prescindere dalla sua religione e dal suo credo e salvarlo dalla crisi delle guerre distruttive, della povertà, dell’ignoranza e delle malattie.


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Il Pontefice ha incontrato la più alta autorità sunnita, portatrice di un modello egiziano di convivenza tra cristiani e musulmani
Corriere della Sera
(Andrea Riccardi) Il Papa ha incontrato in Vaticano il grande imam dell' Università cairota di Al Azhar, Ahmed Al Tayyib. È un passo importante, ma non l' inizio d' una «santa alleanza» tra religioni. L' incontro è stato a lungo ricercato dal Vaticano: c' era incomprensione tra le due parti dopo l' incidente di Ratisbona nel 2006, quando Benedetto XVI citò una frase dell' imperatore bizantino Manuele Paleologo su Maometto, apparsa offensiva a molti musulmani (causa di proteste e di qualche atto violento verso i cristiani). Al Tayyib è divenuto grande imam nel 2010 e ha ereditato la tensione con il Vaticano. È consapevole, nonostante il carattere schivo, di essere la più alta autorità sunnita e ha voluto un incontro non formale con il Papa. Al Azhar è il massimo riferimento per i sunniti, dopo che Kemal Atatürk abolì il califfato nel 1924. Non a caso, novant' anni dopo quel fatto, nel 2014 al-Baghdadi s' è proclamato califfo. Al Azhar, da parte sua, ha condannato l' Isis. La più che millenaria Università ospita studenti da tutto il mondo islamico e l' imam è la personalità più autorevole tra i sunniti. Beninteso questo mondo non ha gerarchie, come invece quello sciita. Spesso i leader sunniti denunciano la tendenza dei religiosi (fondamentalisti), senza studi, ad autoproclamarsi guide. Tayyib ha studiato in Egitto e in Francia. Non è un modernista filoccidentale: il suo linguaggio e il suo pensiero sono interni al mondo orientale. Respinge la qualifica di «musulmano moderato» (una creazione massmediatica per marcare la differenza dagli estremisti). Ma ha un' ascendenza sufi e spirituale, provenendo da una confraternita popolare del Sud Egitto, tutt' oggi guidata da suo fratello. Un fatto biografico rilevante. Del resto ha mostrato la sua fibra spirituale, dimettendosi da gran muftì d' Egitto, poco dopo la nomina, per non validare le pene capitali. Durante il governo dei Fratelli Musulmani, non nascondeva le perplessità sull' Islam politico. Il prestigio dell' Università di Al Azhar è cresciuto con la sua guida. Nel Novecento i re egiziani e Nasser l' avevano messa sotto controllo. La nomina del grande imam era governativa. Ora Tayyib ha imposto che sia elettiva da parte dei leader religiosi, il che rafforza Al Azhar nel mondo. Buoni sono i rapporti di Tayyib con i cristiani in Egitto. Ha visitato il patriarca copto per Pasqua. Compare spesso accanto a lui e ad altri religiosi, quasi come un comitato per i momenti di crisi. Conosce il mondo cristiano e segue Francesco, che stima molto. È arrivato lentamente all' incontro con lui per il suo stile ma anche per il rifiuto della politica della photo opportunity . L' incontro vaticano tra i due leader ha avuto il carattere di colloquio spirituale e d' amicizia. Entrambi non credono alla «santa alleanza» delle religioni, ma agiscono per accrescere la simpatia tra i credenti. Oggi l' Islam vive una crisi lacerante: i musulmani si uccidono tra loro (sunniti e sciiti; sunniti contro sunniti). Sembra la fitna , implosione e guerra interna, parola araba per indicare una situazione molto negativa dell' Islam. Tayyib invece opera per rafforzare una piattaforma religiosa, critica della violenza e verso l' integrismo dei Fratelli Musulmani e dei salafiti, fondata sulla tradizione e sul consenso della comunità islamica. È protagonista di un paziente lavoro tra i musulmani, fatto di viaggi, studi, incontri. Sa che il dialogo con l' Occidente è necessario: «L' Occidente si liberi della sua arroganza, l' Oriente del suo sospetto» - ha auspicato a Firenze nel 2015. Il dialogo tra cristiani e musulmani resta difficile. Non può essere sui temi teologici, come s' è visto a Ratisbona. Non consiste in manifestazioni o manifesti, che fanno clamore sui media ma non sono incisivi nell' opinione musulmana. Il settantenne imam è però portatore d' un modello egiziano di convivenza tra cristiani e musulmani. Tensioni non sono mancate in Egitto, ma lui ha difeso il «vivere insieme». Francesco è l' interlocutore adatto: a Buenos Aires, ha praticato l' amicizia spirituale e s' è fatto accompagnare nel viaggio in Terra Santa da un rabbino e un imam. Non ci si deve aspettare una svolta clamorosa da questo incontro vaticano, ma il rafforzamento dello spirito di simpatia. Del resto sono ormai trent' anni dalla preghiera della pace voluta da Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986: gli incontri sono stati tanti, ma c' è oggi la necessità di legami veri e responsabili tra religiosi in un mondo inquinato di violenza, spesso in nome della fede. E quello tra Francesco e Tayyib segna un passo nel senso di un colloquio vero.