giovedì 23 giugno 2016

Imparare a pregare 3



Capitolo 1: Le poste in gioco della preghiera

"La nostra vita varrà quello che varrà la nostra orazione"
MARTHE ROBIN

 5. Conoscenza di Dio e conoscenza di sè.

a) Uno dei frutti della preghiera è il fatto di entrare progressivamente in una conoscenza di Dio e in una conoscenza di se stessi.
La preghiera ci introduce a poco a poco in una vera conoscenza di Dio, non di un Dio astratto, lontano, non il Dio dei filosofi e neanche quello di una certa teologia fredda e cerebrale, ma il Dio personale, vivente e vero, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Padre del Signore nostro Gesù Cristo.
La preghiera ci permette di passare dalle nostre idee su Dio a una esperienza di Dio, cfr. Gb. 42, 5: " Io ti conoscevo per sentito dire, 
ma ora i miei occhi ti vedono".
L'oggetto principale di questa rivelazione personale di Dio è conoscerlo come Padre. Per mezzo di Cristo, nella luce dello Spirito, Dio si rivela come Padre, cfr. Rm. 8, 15-16:
"E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abbà, Padre!". 
Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio". 
La paternità di Dio per noi è la realtà più profonda che esista, la più ricca e inesprimibile, un abisso inconcepibile di vita e di misericordia. Non c'è nulla di più felice che essere figli. In ogni istante della nostra vita, attendere tutto con fiducia dal dono di Dio. "Com'è dolce chiamar Dio Padre nostro", diceva Teresa di Lisieux, versando lacrime di felicità.

b) La conoscenza di Dio dà anche accesso alla vera conoscenza di sè. L'uomo può conoscersi davvero solo nella luce di Dio. Tutto ciò che può conoscere di se stesso mediante mezzi umani (esperienze della vita, psicologia, scienze umane...) non è da disprezzare, beninteso. Ma ciò dà solo una conoscenza limitata e parziale del suo essere. Egli ha accesso alla sua identità profonda solo nella luce di Dio. 
Questa conoscenza ha due aspetti, un aspetto sulle prime negativo, ma che sfocia poi in qualcosa di estremamente positivo.
L'aspetto negativo riguarda il nostro peccato, la nostra miseria profonda. Dinanzi a Dio non ci sono menzogne possibili, nessuna scappatoia, giustificazione, non ci sono più maschere. Siamo proprio costretti a riconoscere chi siamo, con le nostre ferite, le nostre fragilità, le nostre incoerenze, i nostri egoismi, le nostre durezze di cuore, le nostre complicità segrete con il male....
Non è cosa da poco essere esposti alla luce della parola di Dio:

"Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore. Non v'è creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto" (Eb.4, 12-13). 

Per fortuna Dio è tenero e misericordioso, e mette in luce le cose solo progressivamente, man mano che noi siamo capaci di sopportarlo. Dio ci mostra il nostro peccato solo rivelandoci simultaneamente il suo perdono. Scopriamo la tristezza della nostra condizione di peccatori, ma anche la nostra povertà assoluta come creature: abbiamo solo ciò che abbiamo ricevuto da Dio, e se lo abbiamo ricevuto è per pura grazia, senza che noi possiamo assolutamente attribuirci niente o gloriarci di alcunchè.
Questa tappa di verità è necessaria: non c'è guarigione senza conoscenza della propria malattia. Solo la verità rende liberi. Per fortuna però le cose non si fermano qui. Sfociano in qualcosa di più profondo e infinitamente bello: al di là dei nostri peccati e delle nostre miserie, la scoperta della nostra condizione di figli di Dio. Dio ci ama così come siamo, di un amore assolutamente incondizionato, ed è questo amore che ci costituisce nella nostra identità più profonda.

C'è come un nucleo intatto, più profondo e più essenziale dei nostri limiti umani e del male che ci colpisce: la nostra identità di figli di Dio. Sono un essere sporcato, ho un urgente bisogno di purificazione e conversione, come ha ricordato Papa Francesco ieri mattina. Eppure c'è dentro di me qualcosa di assolutamente puro ed intatto: l'amore che Dio nutre per me in quanto Creatore e Padre.

c) Ogni uomo,ogni donna è alla ricerca della sua identità, della sua personalità profonda. Chi sono io? (1). Talvolta è una domanda che ci poniamo con angoscia a metà della vita. Ho cercato di costruirmi una personalità, di realizzarmi secondo le mie aspirazioni intime, o anche secondo i criteri del successo proposti dal contesto culturale in cui vivo. mi sono immedesimato nel lavoro, nella famiglia, nelle relazioni, in varie responsabilità. Fino allo sfinimento, talvolta... Eppure resto in qualche misura vuoto, insoddisfatto, perplesso: chi sono io veramente? Tutto quello che ho vissuto fino ad oggi esprime davvero ciò che io sono?
C'è tutta una parte della mia identità che deriva dalla mia storia, dalla mia eredità, dalle cose che ho subito e dalle decisioni che ho preso, ma NON è la cosa più profonda. Questa si rivela e si dispiega solo nell'incontro con Dio, che mi purifica da tutto ciò che c'è di artificiale nella mi identità per farmi accedere a ciò che io sono veramente. La nostra vera personalità non è tanto una realtà da costruire quanto un dono da ricevere. Non si tratta di conquistare nulla, ma solo di lasciarsi generare, cfr. Lc. 3, 22: "Tu sei mio Figlio, in te ho posto il mio compiacimento". Tali parole, dette dal Padre a Gesù nel momento del battesimo, possiamo assolutamente farle nostre in virtù del nostro battesimo!


L'essenza della mia personalità consiste in due realtà che sono chiamato a scoprire poco a poco, semplici ma di una ricchezza infinita: l'amore unico che Dio ha per me e l'amore unico che io posso avere per lui. La preghiera e  l'incontro con Dio mi fanno scoprire l'amore unico che Dio ha per me. Per ogni uomo (e ancor più per ogni donna!) è un'aspirazione profonda sentirsi amato in un modo unico. Noi non vogliamo essere amati in una maniera generale, come un elemento tra gli altri di un gruppo più ampio. L'esperienza amorosa è così affascinante esattamente perchè fa intravvedere questo: un essere acquista per me un valore che non ha nessun altro e in cambio io ho ai suoi occhi un valore unico.
Questo è ciò che realizza l'amore del Padre. Sotto il suo sguardo ciascuno di noi può sperimentare di essere amato in una maniera assolutamente personale. Ciascuno di noi ha il diritto di dire: Dio mi ama come non ama nessun altro al mondo! Dio non ama due persone nello stesso modo, poichè il suo amore è proprio ciò che crea la nostra personalità, che è diversa per ciascuno.
Tale amore unico include in cambio il dono di una risposta unica. In molti santi (e soprattutto sante!) si trovano parole di questo genere: "Gesù, vorrei amarti come ancora non ti ha amato nessuno! Fare per te follie che ancora non ha mai fatto nessuno!".
Davanti a queste parole ci sentiamo assai poveri, sappiamo che non potremo mai superare l'amore di tutti color che ci hanno preceduto. Eppure questo desiderio non è vano e può realizzarsi nella vita di ogni persona: anche se non sono Teresa D'Avila o Francesco D'Assisi posso dare a Dio un amore che nessuno ha ancora dato. Quello che mi spetta offrire IN RISPOSTA all'amore che egli mi testimonia e che ricevo da lui. Ho nel cuore di Dio, nel mistero della Chiesa un posto unico, un ruolo insostituibile che non può essere assunto da nessun altro.
Ricevere come frutto della preghiera questa duplice certezza - essere amato in modo unico e poter amare in modo unico,malgrado la mia debolezza e i miei limiti - è un dono preziosissimo. E' così che si costruisce il nucleo più profondo e più solido della mia identità.

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(1): Vedi:  Direttorio Catechetico del Cammino Neocatecumenale, Vol. 1, Catechesi del 5 giorno: "Chi sono io?"