mercoledì 22 giugno 2016

La riforma costituzionale su cui voteremo al referendum: scheda informativa

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In ottobre saremo chiamati a pronunciarci sulla riforma costituzionale voluta dall’attuale maggioranza. Cominciamo a conoscerla con questa scheda informativa.
La riforma costituzionale su cui voteremo al referendum:
scheda informativa
Il Senato
Il Senato diventerà un’assemblea rappresentativa degli enti locali. Sarà costituito da 100 membri non eletti direttamente, ma designati dai Consigli regionali tra i propri componenti. In particolare ci saranno 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 membri nazionali (tra ex Presidenti della Repubblica e Senatori a vita). A 10 regioni e province (Valle d’Aosta, Bolzano, Trento, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata) spettano 2 seggi, e a Calabria e Sardegna ne spettano 3.
Il Senato vorrebbe essere una Camera delle Regioni. Ma i consiglieri regionali-senatori e i sindaci-senatori, non essendo stati eletti direttamente da tutti i cittadini della regione e non avendo vincolo dimandato, saranno espressione solo di una parte del territorio regionale.
Il nuovo Senato non avrà funzione politica, ossia non voterà la fiducia al Governo, e non svolgerà attività legislativa, cioè non discuterà e non approverà le leggi. Questi due compiti saranno competenza esclusiva della Camera. Il Senato potrà discutere e votare leggi solo in due casi: leggi di modifica costituzionale oppure di tutela delle minoranze.
I senatori non saranno pagati, ma riceveranno solo rimborso spese.
Pur non essendo stato eletto direttamente dal popolo, il Senato eleggerà due membri della Corte Costituzionale e, in seduta comune con i Deputati, contribuirà all’elezione del Presidente della Repubblica.
La Camera
La Camera dei Deputati voterà la fiducia al governo e discuterà e approverà le leggi. La Camera eleggerà tre membri della Corte Costituzionale, alcuni componenti del Consiglio superiore della magistratura e le Autorità indipendenti e, in seduta comune con il Senato, eleggerà il Presidente della Repubblica, nella cui elezioni avrà un peso maggiore che nel passato, essendo che il numero dei senatori è diminuito.
Il Presidente della Repubblica
Viene eletto a Camere riunite da 730 Grandi elettori (anziché gli attuali 1008). Spariscono anche i 58 delegati regionali, già rappresentati dai senatori. I deputati avranno un peso maggiore rispetto al passato, in quanto i senatori saranno diminuiti di numero. Data la possibilità fornita dalle nuova legge elettorale che un solo partito abbia la maggioranza alla Camera, può accadere che il Presidente della Repubblica venga eletto da un solo partito, quello che è al governo e che controlla la maggioranza della Camera.
Diversamente da oggi, la seconda carica dello Stato non sarà più il Presidente del Senato ma il Presidente della Camera.
La legge elettorale “Italicum”
La legge elettorale non rientra nella riforma costituzionale che si voterà al referendum di ottobre. Però quel voto dovrà tenerne conto in quanto da essa deriva la concreta distribuzione politica del potere nel nuovo quadro istituzionale previsto dalla riforma. Senza esaminare la legge elettorale il discorso si fa astratto.
L’Italicum prevede le elezioni per liste parzialmente bloccate. Saranno bloccati i capilista, che saranno designati dal partito, ossia dal suo leader, e che potranno presentarsi in più circoscrizioni elettorali. Nei loro confronti l’elettore non potrà esprimere la preferenza. Da questo punto di vista non cambierà molto rispetto alla precedente legge elettorale, il Porcellum.
Le elezioni saranno in due fasi. Se una lista supera il 40 per cento dei voti ottiene un premio di maggioranza di 340 deputati. Se la soglia non viene superata si va al ballottaggio. Per ottenere il premio di maggioranza al ballottaggio non è prevista nessuna soglia. Il vincitore lo prende con qualsiasi numero di voti. E’ possibile che una lista ottenga il premio di maggioranza anche con un numero limitato di voti, per esempio il 25 per cento.
Poteri del Governo                  
La riforma costituzione non cambia i poteri del Governo, ma cambia il potere del governo, nel senso che lo accresce. Il nuovo sistema istituzionale e l’equilibrio dei poteri va a tutto vantaggio dell’Esecutivo.
A seguito della nuova legge elettorale vista sopra, un solo partito potrà avere in mano la Camera, che è l’unica a legiferare. Inoltre la riforma prevede per il governo alcune “corsie preferenziali a data certa”, con l’obbligo per i deputati di pronunciarsi entro un certo tempo. Tali corsie si possono applicare a tutte le leggi tranne che a quelle costituzionali, elettorali, di bilancio, i trattati internazionali, amnistia e indulto. Controllando la Camera, il governo esercita un notevole peso sulla elezione del Presidente della Repubblica, dato che ora la Camera conterà più del Senato dopo la riduzione del numero dei senatori, sulla Corte Costituzionale (la Camera elegge tre suoi membri), del Consiglio superiore della Magistratura e delle Autorità indipendenti, che saranno quindi meno indipendenti dal governo.
L’accentramento amministrativo
Ritornano nelle mani dello Stato le infrastrutture, le grandi reti di trasporto, produzione e distribuzione dell’energia.
Viene introdotta la “clausola di supremazia”: lo Stato può intervenire in materie non riservate alla sua gestione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’interesse nazionale.
Tutte le regioni verranno depotenziate, comprese quelle cosiddette “virtuose”. Vengono mantenute le Regioni a statuto speciale.
La democrazia diretta
Viene modificato il quorum richiesto per il referendum abrogativo: se chiesto da oltre 800 mila firme il quorum scende dal 50 per cento degli aventi diritto al voto come è attualmente alla maggioranza dei votanti alle ultime elezioni alla Camera.
Si prevede il referendum propositivo e di indirizzo. Il primo pone all’attenzione dell’elettorato alcune specifiche proposte di legge. Il secondo indica la possibilità di fare qualcosa. Però per questi due tipi di referendum ci sarà bisogno di una nuova legge elettorale e poi di una legge ordinaria.
I costi della politica
La riforma costituzionale non taglia granché dei costi della politica. I 100 Senatori non saranno retribuiti ma percepiranno comunque dei rimborsi spese e il funzionamento del Senato dovrà essere ugualmente garantito. La soppressione del CNEL e dei suoi 64 consiglieri è di entità limitata anche se simbolica.