sabato 23 luglio 2016

L'eredità di Carmen



Nella cattedrale dell’Almudena, a Madrid, l’ultimo saluto a Carmen Hernandez, 85 anni, iniziatrice, insieme a Kiko Argüello, del Cammino Neocatecumenale. Anima limpida, teologa attenta, dopo una laurea in chimica, la Hernandez, negli anni ’60, ha iniziato la sua opera di evangelizzazione nella periferia di Madrid. Il Papa in un messaggio la ricorda per la sua ansia evangelizzatrice e l'ardore apostolico. 
“Ho appreso con emozione la notizia della morte di Carmen Hernandez, sopraggiunta al termine di una lunga esistenza, segnata dal suo amore per Gesù e da un grande slancio missionario. In quest’ora di doloroso distacco, sono spiritualmente vicino, con affetto, ai familiari e all’intero Cammino Neocatecumenale, di cui lei è stata co-iniziatrice, come pure a quanti hanno apprezzato il suo ardore apostolico, concretizzato soprattutto nell’indicare un itinerario di riscoperta del Battesimo e di educazione permanente alla fede. Ringrazio il Signore per la testimonianza di questa donna, animata da sincero amore per la Chiesa che ha speso la sua vita nell’annuncio della Buona Novella in ogni ambiente, anche quelli più lontani, non dimenticando le persone più emarginate. Affido la sua anima alla Divina Bontà affinché la accolga nel gaudio della Pasqua eterna e incoraggio coloro che la hanno conosciuta, e quanti aderiscono al Cammino Neocatecumenale, a mantenere viva la sua ansia evangelizzatrice, operando in fattiva comunione con i vescovi e i sacerdoti ed esercitando la pazienza e la misericordia con tutti” .
Così, Papa Francesco, si è rivolto, in un messaggio, ai fedeli riuniti a Madrid per le esequie di Carmen Hernandez.  
A presiedere la Messa funebre, l’arcivescovo della capitale spagnola, mons. Carlos Osoro Sierra. Insieme con lui il cardinale Antonio María Rouco Varela, arcivescovo emerito di Madrid, il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, il cardinal Ricardo Blázquez Pérez, presidente della Conferenza episcopale spagnola, il cardinal Carlos Amigo Vallejo, arcivescovo emerito di Siviglia, e molti altri vescovi e prelati. Mons. Osoro Sierra ha ricordato in questo modo la figura della Hernandez:
“Credere nella resurrezione ha provocato in Carmen una spinta missionaria irresistibile. Lei ha sentito il desiderio di dare una testimonianza valorosa, con un carattere franco e un linguaggio diretto. Ha vissuto tutto questo con un  grande amore per la chiesa, soprattutto nella redazione dello Statuto del Cammino, approvato dalla sede apostolica”
Kiko Argüello ha espresso, con commozione, il suo sentito pensiero per questa sua compagna di viaggio:
“Dice San Paolo: 'Non so che desidero di più, se vivere per aiutarvi o morire, che è meglio: perché morire è stare con Cristo. Ora Carmen è felice, mentre noi qui stiamo soffrendo. Cosa posso dire di Carmen, potete immaginarlo: senza di lei il cammino non esisterebbe, lei ha portato la ricchezza del Concilio”.
E Kiko ha poi affidato al canto i sentimenti di questo momento di sofferenza, invitando anche gli itineranti e gli altri fedeli presenti ad accompagnare la sua voce, rotta dall’emozione:
(Kiko canta)
Padre Mario Pezzi, dal 1970 al fianco di Carmen e Kiko, ha tracciato un ricco resoconto del percorso della co-iniziatrice del Cammino e ha concluso menzionando i messaggi di vicinanza inviati dalle comunità ebraiche:
“Prima di tutto, penso che gli storici approfondiranno questo fatto: la fondazione di una realtà ecclesiale compiuta da un uomo e una donna che hanno collaborato costantemente insieme. Voglio dire poi che Carmen è stata innamorata di Dio, e Dio innamorato di lei, perché già da piccola le ha conquistato il cuore, quando voleva partire missionaria in India, e per questo una volta è scappata da casa. Lei ha collaborato con Kiko, portando su un vassoio, come diceva lei, il rinnovamento del Concilio Vaticano II, che si fonda soprattutto sulle tre costituzioni: Liturgia, Parola di Dio e Chiesa. Carmen ha combattuto molto per ciò che riteneva fondamentale per l’attuazione del Concilio: la Veglia pasquale, con tutto il suo splendore. In questo mons. Casimiro Morcillo l’ha aiutata. Inoltre, ha voluto recuperare la ricchezza del Battesimo, come dice molte volte Papa Francesco, attraverso un percorso graduale, progressivo, di conversione, durante il quale le persone, colpite dall’annuncio del Kèrigma, dall’amore di Dio, lasciano che esso generi un cammino sotto la Parola. E infine qui ci sono molte sorelle, molte donne. Una cosa che ha permesso a Carmen e Kiko di collaborare in questi anni, da quello che posso vedere io, è il fatto che fossero radicati in Dio, nell’amore di Dio. E quella realtà di carattere di entrambi ha aiutato molte donne a essere libere, a dire la verità di fronte ai loro mariti. Perché, come ha detto Benedetto XVI e ora ha ripetuto Francesco in “Amoris laetitia”: l’amore è rispetto dell’alterità, l’altro è una persona, non c’è amore senza libertà, senza verità”.
Un amore che ha dato i suoi frutti. Oggi, come ha ricordato Kiko, il Cammino Neocatecumenale conta 30 mila comunità in tutto il mondo, un milione e mezzo di fratelli, in 128 nazioni, 107 seminari "Redentoris Mater", 6.800 parrocchie. 
Roberto Piermarini ha chiesto al cardinale Paul Joseph Cordes, che è stato Incaricato di San Giovanni Paolo II per l’Apostolato del Cammino, cosa ha rappresentato Carmen per il Cammino neocatecumenale:
R. - Carmen è stata una donna molta importante per l’iniziativa della nuova evangelizzazione. Kiko è il catechista, ma Carmen, con tante ispirazioni teologiche ed ecclesiali, lo ha molto aiutato; conosceva come pochi i documenti del Concilio Vaticano II; conosceva tutti i discorsi di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI, di Francesco. Per me era un po’ come la mente teologica del Cammino: posso affermare che è per merito suo che ho potuto studiare molto bene la teologia. Ho sempre ammirato la conoscenza e l’insistenza di Carmen sulla verità della fede.
D. - Che eredità lascia al Cammino Carmen Hernandez?
R. - Come donna ha avuto un ruolo molto importante nella Chiesa e ha dato un modello a tutte le donne del Cammino neocatecumenale: essere ispiratrici della fede e della pietà per il Cammino e per la Chiesa. Questo a livello pedagogico. A parte questo, la sua ispirazione, dei tanti discorsi che ha fatto – ho accompagnato per tanti anni il Cammino – ne ho sempre notato la profondità. A parte questo modello antropologico è anche una spinta, perché la Chiesa ha bisogno della verità della fede. La fede non nasce nel cuore dell’uomo: nasce dalla Parola di Dio e il Cammino, e in particolar modo Carmen, ha conosciuto la Scrittura. Questo è molto importante, perché mostra la grande forza di Carmen nel non nascondere la verità della fede. Quando ho conosciuto il Cammino, ho ammirato molto anche la conoscenza del Vecchio Testamento che anche noi della Chiesa, i pastori, abbiamo un po’ dimenticato. E così verso tutta la rivelazione, Carmen l'ha articolata contro una sensibilità che oggi abbiamo diffuso ai fedeli: nel mio cuore so ciò che Dio vuole. Questo non è vero! Dio ha parlato! Dio ha insistito che si diventa santi tramite la volontà di Dio. Questo è importantissimo! Così per me Carmen è una figura che ha sottolineato e che sottolinea anche nel futuro la dipendenza dell’uomo dalla rivelazione, dalla volontà di Dio se questo uomo, questa donna vogliono essere missionari e diffondere la verità della fede nella società di oggi.
D. - Il modo di relazionarsi di Carmen era spesso molto schietto e diretto. Che cosa nascondeva?
R. - Sono stati i tratti principali che l’hanno accompagnata per tutta la vita. Carmen ha cercato la sua strada partendo dalla base della rivelazione e ha dovuto lottare molto. È stata membro di una congregazione e poi in una baraccopoli  di Madrid. Veniva da una famiglia molto ricca, molto stimata in Spagna. Così ha praticato sempre una verità della chiarezza, della sincerità che ha applicato davanti a tutti le persone con le quali si rapportava. Qualche volta sembrava che questo offendesse le persone, ma io ho visto sempre un grande amore da parte di Carmen. Non ha utilizzato la diplomazia per nascondere qualcosa come si fa spesso: non diciamo più la verità perché non vogliamo offendere nessuno, ma così la verità si nasconde. Invece Carmen era sincera per il bene dell’altro. Qualche volta la verità ci scomoda: Carmen ha voluto il bene dell’altro utilizzando questa “verità che scomoda” e non nascondendo la verità coprendo tutto con una 'salsa dolce'. Lei non faceva questo. Era un grande bene, per la sincerità del contatto di un uomo con l’altro anche nella nostra chiesa. Quando vedo i nostri ambienti ecclesiali: quanto si nasconde! Quanto si parla in modo discreto, di nascosto, magari si parla male dell’altro, … Anche Papa Francesco lo ha detto. Carmen non aveva questa 'malattia'. Così ammiravo il suo coraggio e la sua sincerità.
D. - Che cosa perde la Chiesa con la sua morte?
R. - La morte di una grande donna è sempre una grande perdita per la Chiesa. Ho sempre detto: “Carmen adesso continua ad ispirare il Cammino”. Io non ho tanta paura della perdita di Carmen perché credo fortemente che anche dal cielo ci ispirerà con le sue tracce. Se posso fare un paragone un po’ rischioso: Giovanni Paolo II è morto, ma continua ad ispirare la Chiesa; così le grandi figure della Chiesa, che hanno fatto la loro opera nel senso di Dio, continuano anche ad ispirare da morti, perché dal cielo hanno un grande potere. Noi, non a caso, chiediamo alle persone grandi che sono morte, di continuare ad aiutarci. Così penso anche che la perdita di Carmen umanamene è una sofferenza ma non vuol dire che smetterà di ispirare il Cammino Neocatecumenale. RV