domenica 23 ottobre 2016

Sepoltura e conservazione delle ceneri: le nuove linee guida del Vaticano



(Massimo Introvigne)


Quella della cremazione è una scelta sempre più comune anche tra i cattolici praticanti. È uno sviluppo sorprendente, se si considera che dal Risorgimento in poi la cremazione era una scelta polemica nei confronti della Chiesa, praticata soprattutto da mangiapreti anticlericali, una specie di proclamazione al mondo che il defunto non credeva nella dottrina cattolica secondo cui anche i corpi risorgeranno alla fine del mondo. Ma non siamo più ai tempi in cui la cremazione era diventata la bandiera di una certa massoneria particolarmente anticlericale. In verità già dal 1963, con papa Paolo VI, la Chiesa ha permesso ai suoi fedeli la scelta della cremazione. Ora la Santa Sede ha annunciato per martedì prossimo una istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede sulla cremazione e la conservazione delle ceneri. Perché la Chiesa oggi permette la cremazione? E perché si rende necessario un nuovo documento? Occorre anzitutto precisare che nella tradizione cattolica la cremazione non è stata sempre vietata. Era comune nelle epidemie e in caso di calamità naturali e di guerre, e questo dall’Alto Medioevo fino all’epoca napoleonica. È dunque evidente che la Chiesa non vedeva contraddizioni fra la cremazione e la dottrina della resurrezione dei corpi alla fine del mondo. I teologi hanno sempre spiegato che il corpo che risorgerà sarà qualcosa di qualitativamente diverso dal corpo mortale, pur mantenendo lo stesso legame unico con l’anima e con quella specifica persona, e che Dio non ha bisogno dei nostri poveri resti per il miracolo della resurrezione. Se fosse diversamente, chi è morto in un incendio o in un’esplosione che ha lasciato poco o nulla del suo corpo sarebbe escluso dalla resurrezione finale, il che per un cattolico è teologicamente assurdo. Nell’Ottocento, però, soprattutto per opera di certi settori della massoneria dell’Europa continentale, la cremazione è stata sventolata come un vessillo dell’anti-cattolicesimo. La corposa indagine “La morte laica”, pubblicata nel 1998 e curata con altri da Fulvio Conti e Augusto Comba, ha mostrato lo strettissimo legame fra cremazione e anticlericalismo in Italia nell’Ottocento e fino ai primi decenni del Novecento. La stessa inaugurazione dei crematori nei nostri cimiteri era spesso una cerimonia pubblica con uno specifico contenuto anticlericale. È per questa ragione che la Chiesa, che pure aveva accettato la cremazione nei secoli precedenti, ha finito per vietarla nel XIX secolo. Ma nel Nord Europa o negli Stati Uniti la cremazione non ha mai avuto un significato anti-cristiano o anti-clericale. E anche da noi l’anticlericalismo, pur non venendo completamente meno, ha assunto profili diversi e attenuati nel Novecento. Così si è arrivati allo sdoganamento della cremazione da parte di Paolo VI nel 1963. Ma tutto questo non è avvenuto senza problemi. Sociologi come Rodney Stark hanno fatto notare come, a prescindere da ogni problema teologico, il venire meno di caratteri distintivi del cattolicesimo come il rifiuto della cremazione o l’astensione dalla carne il venerdì ha eliminato un segnale della diversità cattolica rispetto alle tante comunità protestanti che rendeva la Chiesa cattolica immediatamente riconoscibile e, per alcuni, attraente. In Paesi dove la cremazione non era comune, i cattolici che l’hanno scelta hanno poi mutuato da altri pratiche come la conservazione delle ceneri in casa o la loro dispersione in mare o altrove che, per quanto poetiche, rischiano di fare venire meno il tradizionale senso cristiano della distinzione fra la sfera dei vivi e quella dei morti, e della venerazione e della preghiera come atteggiamento proprio nei confronti della seconda. Sullo sfondo vi sono questioni molto più complesse sul senso della morte e del rapporto con i morti che cambia in modi non previsti e spesso non accettabili per la Chiesa. Tornano, specie fra i giovani, forme di spiritismo e le indagini sociologiche mostrano come molti cattolici accettino la dottrina della reincarnazione che la Chiesa considera incompatibile con il cattolicesimo. Così vescovi di diversi Paesi hanno chiesto a Roma di ribadire che la cremazione è permessa ai cattolici – anche se l’inumazione rimane una scelta tradizionale carica di specifici significati, che va incoraggiata – ma le ceneri vanno poi deposte in un cimitero o sacrario, non conservate in casa né disperse. Vedremo a breve quali norme la Santa Sede riterrà di prescrivere. Eppure a modo suo la vicenda mostra che il tabù della cremazione è stato superato anche tra i cattolici e anche in Italia, e che la Chiesa di Papa Francesco insieme comprende e s’interroga con qualche preoccupazione sul nuovo rapporto che i nostri contemporanei intrattengono con la morte. (Massimo Introvigne – Il Mattino)