mercoledì 3 maggio 2017

Se gli vuoi veramente bene digli la Verità



di Costanza Miriano
La quantità di commenti ricevuti al post sugli auguri fatti ai buddisti per una loro festa dal pontificio consiglio interreligioso mi ha fatto venire voglia di tornarci su. Non per rispondere a tutti perché non riesco, anche perché molti commenti contenevano spunti interessantissimi e di alto livello, alcuni certamente più alto del mio testo iniziale. Non riesco, dicevo, per motivi di tempo, energie, competenze.
Ma vorrei tornare a ragionare sul tema. C’è stato un tempo, non lontano, in cui un gesto come quello di fare gli auguri ai buddisti è stato prezioso. Era il tempo in cui la Chiesa sedeva sull’alto scranno di un vero peso culturale, non un’egemonia, questo no, ma una grande autorevolezza sì. Un tempo in cui l’Occidente era fondatore di senso, anche e soprattutto grazie alla Chiesa e alla cultura cristiana. Riconoscere che anche nelle altre religioni c’è un riverbero della verità era una mano tesa, un gesto di umiltà molto eloquente.
Oggi – in questi quaranta anni sono cambiate più cose che in tre secoli – siamo in un’epoca liquida, in cui solo dentro la Chiesa non ci siamo resi conto di quanto poco significativi, cioè facitori di senso, siamo fuori. Le chiese sono vuote, e anche i loro frequentatori hanno le idee abbastanza confuse sugli elementi base, ma proprio base base, non si parla di alta teologia. Fuori della Chiesa la maggior parte della gente ci ignora, e non perché veda muri, ma perché proprio è disinteressata, totalmente indifferente. La colpa è mia, è di ognuno di noi che non si è reso abbastanza attraente. È mia per ogni volta che non ho sorriso, che non ho amato e non ho dato qualcosa oltre al livello base minimo richiesto dalla convivenza civile. La colpa è delle mie mancanze umane, non di certo dei muri ideologici, perché questi muri non ci sono più da tempo, e anzi la gente – come dei ciechi che non sanno cosa c’è intorno, se un baratro o un incendio o un lago limaccioso – cerca muri a cui appoggiarsi, per non perdersi, non liquidità. Non commettiamo l’errore di arrivare a saldi finiti, come spesso capita agli uomini di Chiesa, molti dei quali magari cresciuti in un clima culturale diversissimo,in un altro momento storico, e forse non consapevoli di come vive la gente fuori, qui, oggi. Non facciamo che ci sforziamo di aprire varchi quando la gente se ne sta già tutta fuori da un pezzo, e se gli parli di non farsi condizionare dal giudizio cattolico non sa neanche di cosa stai parlando. Andiamo a ricercarla questa gente, uno per uno, conquistando un cuore alla volta, ma una volta riconquistato, con un amore di carne, che ci costi qualcosa, riportiamoli dentro i muri, perché i muri custodiscono e proteggono. I muri sono la casa, i muri impediscono di seguire le emozioni del momento, di fare cavolate, di prendere decisioni senza l’orientamento dei punti cardinali. E obbedire, si sa, è meglio.
Tornando agli auguri per la festa buddista, di per sé non sono sbagliati, ma, ecco, esattamente, sono l’ultima cosa di cui c’è bisogno oggi. È un gesto di apertura totalmente irrilevante, come dire a un compagno delle medie che, sì, va bene, dopo molto meditare per questa volta invitiamo pure lui alla festa. Peccato che lui, no grazie, non ci pensa proprio a venire. Tutte queste aperture verso il mondo, al mondo non servono a niente perché il mondo oggi è un posto dove le mamme portano le figlie adolescenti o poco più a farsi prescrivere la pillola dalla ginecologa, e non solo non avvertono le posizioni della Chiesa come ostili, ma le ignorano totalmente, contribuendo alla rovina di una generazione intera, privata di sogni e desideri e obiettivi alti. Il mondo è un posto dove a riunioni di cattolici seri e impegnati in un cammino da quaranta anni ci si chiede seriamente se sia il caso di lasciare la moglie per la donna che “finalmente ci corrisponde”, perché “rimanere per costrizione non è vero amore”, e non c’è nessuno che si alzi e sbatta al muro quell’uomo prendendolo a schiaffi, che a volte custodiscono più delle carezze. Il mondo è un posto dove le aristocrazie finanziarie lavorano per impoverirci e renderci individui senza appartenenza, lavorano per sfruttare la povertà dei paesi poveri e il nostro rammollimento, lavorano per farci credere che un paese in cui tutti i down vengono sterminati è civile, lavorano contro la famiglia e a favore dell’ammore libero e dell’utero in affitto, in cui dei magistrati della repubblica prima che la repubblica emani leggi in merito dicono che £il suicidio assistito non viola il diritto alla vita” e che due maschi possono comprare figli all’estero e sono genitori legittimi, invece quella che compra un bambino a Latina per 22mila euro viene perseguita (com’è, c’è il tariffario? 22mila erano pochi?), e noi mentre la marea ci travolge ci preoccupiamo di non scandalizzare il mondo con le nostre porte chiuse. Il mondo se ne infischia se noi apriamo, perché è girato dall’altra parte, e ci considera irrilevanti. Se ne sbatte delle aperture ecumeniche, perché tanto anche chi si dice cattolico lotta per il divorzio e l’eutanasia, paga a spese dei cittadini l’eterologa, e allora dei cattolici così sono perfetti, non danno fastidio a nessuno. Fanno anche la differenziata. Non sporcano e non fanno rumore. Più ecumenici di così si muore.
E quindi torniamo lì, la colpa è mia che non ho amato abbastanza, ma mentre amo devo continuare ad annunciare la ragionevolezza della fede, “e da ultimo la ragione stessa della Chiesa nel mondo”. Altrimenti “la Chiesa diventerebbe così non protagonista ma cortigiana della storia culturale, sociale e politica”. (don Luigi Giussani) Noi non vogliamo una Chiesa cortigiana. Serva degli uomini sì, ma non delle loro idee cattive, e soprattutto non cortigiana. Se dimentichiamo che c’è una rottura profondissima tra essere del mondo ed essere cristiano, non serviamo più a niente. Se ci preoccupiamo di sottolineare ciò che ci unisce quando da tempo non ci divide più nulla dagli altri non è ecumenismo, è frullato. Se dimentichiamo che la salvezza è qui, oggi, e che la fede salva la vita anche terrena delle persone, non serviamo a niente.
Io a un buddista direi: sono convinta che nella tua fede ci sia una scintilla di verità perché il cuore dell’uomo è creato da Dio, e porta la sua immagine, quindi tutte le persone di buona volontà che cercano sinceramente Dio trovano qualcosa di buono. Vorrei anche sapergli dire che può contare su di me, umanamente. Però certo gli direi che la Verità tutta intera è Gesù Cristo, unito al Padre e allo Spirito Santo, e vorrei dargli la buona notizia: che non deve cercare una buona reincarnazione, ma il battesimo, cioè l’unica cosa che lo può introdurre alla vita di Cristo. Che Cristo è Dio, morto per amore nostro, di chiunque voglia accoglierlo, ed è risorto, cioè ha vinto la morte. Questa è la buona notizia, perché la morte è il problema ultimo di tutti gli uomini, l’ultimo nemico. Se voglio veramente bene a quel buddista, non posso non dirglielo.