giovedì 7 settembre 2017

Santa Messa nel Parco Simón Bolívar di Bogotá. OMELIA DEL SANTO PADRE.

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Viaggio Apostolico del Santo Padre Francesco in Colombia (6-11 settembre 2017) – Santa Messa nel Parco Simón Bolívar di Bogotá 
 
Sala stampa della Santa Sede
[Text: Italiano, Français, English, Español, Português]

Lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si reca in auto al Parco Simón Bolívar di Bogotá. Al Suo arrivo, dopo alcuni giri in papamobile tra i fedeli, il Papa è accolto da un gruppo di disabili che hanno partecipato all’incontro sulla difesa della vita svoltosi in preparazione alla Celebrazione Eucaristica. Alle ore 16.30 ha luogo la Santa Messa votiva per la pace e la giustizia. Tra i fedeli sono presenti gruppi di bambini in difficoltà e disabili. A conclusione della Celebrazione, l’Arcivescovo di Bogotá, Card. Rubén Salazar Gómez, saluta il Santo Padre.
Dopo la benedizione finale, Papa Francesco rientra in auto alla Nunziatura Apostolica davanti alla quale sono riuniti gruppi di bambini, anziani e disabili a cui impartisce la benedizione. Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa pronuncia dopo la proclamazione del Santo Vangelo:  
Traduzione in lingua italiana 
L’Evangelista ricorda che la chiamata dei primi discepoli avvenne sulle rive del lago di Genesaret, lì dove la gente si affollava per ascoltare una voce capace di orientarla e illuminarla; è anche il luogo dove i pescatori terminano le loro faticose giornate, in cui cercano il sostentamento per condurre una vita senza penurie, dignitosa e felice. E’ l’unica volta in tutto il Vangelo di Luca nel quale Gesù predica presso il cosiddetto mare di Galilea. Nel mare aperto si confondono l’agognata fecondità del lavoro e la frustrazione per l’inutilità degli sforzi vani. Secondo un’antica interpretazione cristiana, il mare rappresenta anche l’immensità dove convivono tutti i popoli. Infine, a causa della sua agitazione e oscurità, esso evoca tutto quello che minaccia l’esistenza umana e che ha il potere di distruggerla. Noi usiamo espressioni analoghe per definire le moltitudini: una marea umana, un mare di gente. Quel giorno, Gesù si trova ad avere alle spalle il mare e di fronte una moltitudine che lo ha seguito perché sa della sua commozione davanti al dolore umano e delle sue parole giuste, profonde, sicure. Tutti vengono ad ascoltarlo; la Parola di Gesù ha qualcosa di speciale che non lascia indifferente nessuno; la sua Parola ha il potere di convertire i cuori, di cambiare piani e progetti. E’ una Parola confermata dall’azione, non sono conclusioni scritte a tavolino, espressioni fredde e staccate dal dolore della gente, e perciò è una Parola che serve sia per la sicurezza della riva sia per la fragilità del mare. Questa amata città, Bogotá, e questo bellissimo Paese, la Colombia, presentano molti degli scenari umani descritti nel Vangelo. Qui si trovano moltitudini che anelano a una parola di vita, che illumini con la sua luce tutti gli sforzi e mostri il senso e la bellezza dell’esistenza umana. Queste moltitudini di uomini e donne, bambini e anziani abitano una terra di inimmaginabile fecondità, che potrebbe dare frutti per tutti. Ma anche qui, come in altre parti del mondo, ci sono fitte tenebre che minacciano e distruggono la vita: le tenebre dell’ingiustizia e dell’inequità sociale; le tenebre corruttrici degli interessi personali o di gruppo, che consumano in modo egoista e sfrenato ciò che è destinato al benessere di tutti; le tenebre del mancato rispetto per la vita umana che miete quotidianamente l’esistenza di tanti innocenti, il cui sangue grida al cielo; le tenebre della sete di vendetta e di odio che macchia di sangue umano le mani di coloro che si fanno giustizia da soli; le tenebre di coloro che si rendono insensibili di fronte al dolore di tante vittime. Tutte queste tenerbre, Gesù le disperde e le distrugge con il suo comando sulla barca di Pietro: «Prendi il largo» (Lc 5,4). Noi possiamo invischiarci in discussioni interminabili, fare la conta dei tentativi falliti ed elencare gli sforzi finiti nel nulla; come Pietro, sappiamo cosa significa l’esperienza di lavorare senza nessun risultato. Anche questa Nazione conosce questa realtà, quando per un periodo di sei anni, al suo inizio, ebbe 16 presidenti e pagò caro le sue divisioni (la “patria boba” [lett. “patria tonta”]); anche la Chiesa in Colombia ha fatto esperienza di impegni pastorali vani e infruttuosi..., però come Pietro, siamo anche capaci di confidare nel Maestro, la cui Parola suscita fecondità persino là dove l’inospitalità delle tenebre umane rende infruttuosi tanti sforzi e fatiche. Pietro è l’uomo che accoglie con risolutezza l’invito di Gesù, che lascia tutto e lo segue, per trasformarsi in un nuovo pescatore, la cui missione consiste nel condurre i suoi fratelli al Regno di Dio, dove la vita diventa piena e felice. Ma il comando di gettare le reti non è rivolto soltanto a Simon Pietro; a lui è toccato di prendere il largo, come quelli che nella vostra Patria hanno per primi riconosciuto quello che più urge, quelli che hanno preso iniziative di pace, di vita. Gettare le reti comporta responsabilità. A Bogotá e in Colombia si trova in cammino un’immensa comunità, che è chiamata a diventare una rete robusta che raccolga tutti nell’unità, lavorando per la difesa e la cura della vita umana, particolarmente quando è più fragile e vulnerabile: nel seno materno, nell’infanzia, nella vecchiaia, nelle condizioni di disabilità e nelle situazioni di emarginazione sociale. Anche le moltitudini che vivono a Bogotá e in Colombia possono diventare vere comunità vive, giuste e fraterne se ascoltano e accolgono la Parola di Dio. In queste moltitudini evangelizzate sorgeranno molti uomini e donne divenuti discepoli che, con cuore veramente libero, possano seguire Gesù; uomini e donne capaci di amare la vita in tutte le sue fasi, di rispettarla, di promuoverla. C’è bisogno di chiamarci gli uni gli altri, di mandarci dei segni, come i pescatori, di tornare a considerarci fratelli, compagni di strada, soci di questa impresa comune che è la patria. Bogotá e la Colombia sono, nel medesimo tempo, riva, lago, mare aperto, città attraverso la quale Gesù è passato e passa, per offrire la sua presenza e la sua parola feconda, per farci uscire dalle tenebre e portarci alla luce e alla vita. Chiamare gli altri, tutti, perché nessuno rimanga in balìa delle tempeste; far entrare nella barca tutte le famiglie, santuario di vita; fare spazio al bene comune al di sopra degli interessi meschini o particolari, farsi carico dei più fragili promuovendo i loro diritti. Pietro sperimenta la sua piccolezza, la grandezza della Parola e dell’azione di Gesù; Pietro conosce le proprie fragilità, il suo buttarsi in avanti e tirarsi indietro, come lo conosciamo noi, come lo conosce la storia di violenza e di divisione del vostro popolo che non sempre ci ha trovati disponibili a condividere la barca, le tempeste, le disavventure. Ma, come fece con Simone, Gesù ci invita a prendere il largo, ci spinge a condividere il rischio, a lasciare i nostri egoismi e a seguirlo; ad abbandonare paure che non vengono da Dio, che ci paralizzano e ritardano l’urgenza di essere costruttori della pace, promotori della vita.
SPAGNOLO 
El Evangelista recuerda que el llamado de los primeros discípulos fue a orillas del lago de Genesaret, allí donde la gente se aglutinaba para escuchar una voz capaz de orientarles e iluminarles; y también es el lugar donde los pescadores cierran sus fatigosas jornadas, en las que buscan el sustento para llevar una vida sin penurias, digna y feliz. Es la única vez en todo el Evangelio de Lucas en que Jesús predica junto al llamado mar de Galilea. En el mar abierto se confunden la esperada fecundidad del trabajo con la frustración por la inutilidad de los esfuerzos vanos. Según una antigua lectura cristiana, el mar también representa la inmensidad donde conviven todos los pueblos. Finalmente, por su agitación y oscuridad, evoca todo aquello que amenaza la existencia humana y que tiene el poder de destruirla. Nosotros usamos expresiones similares para definir multitudes: una marea humana, un mar de gente. Ese día, Jesús tiene detrás de sí, el mar y frente a Él, una multitud que lo ha seguido porque sabe de su conmoción ante el dolor humano... y de sus palabras justas, profundas, certeras. Todos ellos vienen a escucharlo, la Palabra de Jesús tiene algo especial que no deja indiferente a nadie; su Palabra tiene poder para convertir corazones, cambiar planes y proyectos. Es una Palabra probada en la acción, no es una conclusión de escritorio, de acuerdos fríos y alejados del dolor de la gente, por eso es una Palabra que sirve tanto para la seguridad de la orilla como para la fragilidad del mar. Esta querida ciudad, Bogotá, y este hermoso País, Colombia, tienen mucho de estos escenarios humanos presentados por el Evangelio. Aquí se encuentran multitudes anhelantes de una palabra de vida, que ilumine con su luz todos los esfuerzos y muestre el sentido y la belleza de la existencia humana. Estas multitudes de hombres y mujeres, niños y ancianos habitan una tierra de inimaginable fecundidad, que podría dar frutos para todos. Pero también aquí, como en otras partes, hay densas tinieblas que amenazan y destruyen la vida: las tinieblas de la injusticia y de la inequidad social; las tinieblas corruptoras de los intereses personales o grupales, que consumen de manera egoísta y desaforada lo que está destinado para el bienestar de todos; las tinieblas del irrespeto por la vida humana que siega a diario la existencia de tantos inocentes, cuya sangre clama al cielo; las tinieblas de la sed de venganza y del odio que mancha con sangre humana las manos de quienes se toman la justicia por su cuenta; las tinieblas de quienes se vuelven insensibles ante el dolor de tantas víctimas. A todas esas tinieblas Jesús las disipa y destruye con su mandato en la barca de Pedro: «Navega mar adentro» (Lc 5,4). Nosotros podemos enredarnos en discusiones interminables, sumar intentos fallidos y hacer un elenco de esfuerzos que han terminado en nada; igual que Pedro, sabemos qué significa la experiencia de trabajar sin ningún resultado. Esta Nación también sabe de ello, cuando por un período de 6 años, allá al comienzo, tuvo 16 presidentes y pagó caro sus divisiones («la patria boba»); también la Iglesia en Colombia sabe de trabajos pastorales vanos e infructuosos, pero como Pedro, también somos capaces de confiar en el Maestro, cuya palabra suscita fecundidad incluso allí donde la inhospitalidad de las tinieblas humanas hace infructuosos tantos esfuerzos y fatigas. Pedro es el hombre que acoge decidido la invitación de Jesús, que lo deja todo y lo sigue, para transformarse en nuevo pescador, cuya misión consiste en llevar a sus hermanos al Reino de Dios, donde la vida se hace plena y feliz. Pero el mandato de echar las redes no está dirigido sólo a Simón Pedro; a él le ha tocado navegar mar adentro, como aquellos en vuestra patria que han visto primero lo que más urge, aquellos que han tomado iniciativas de paz, de vida. Echar las redes entraña responsabilidad. En Bogotá y en Colombia peregrina una inmensa comunidad, que está llamada a convertirse en una red vigorosa que congregue a todos en la unidad, trabajando en la defensa y en el cuidado de la vida humana, particularmente cuando es más frágil y vulnerable: en el seno materno, en la infancia, en la vejez, en las condiciones de discapacidad y en las situaciones de marginación social. También multitudes que viven en Bogotá y en Colombia pueden llegar a ser verdaderas comunidades vivas, justas y fraternas si escuchan y acogen la Palabra de Dios. En estas multitudes evangelizadas surgirán muchos hombres y mujeres convertidos en discípulos que, con un corazón verdaderamente libre, sigan a Jesús; hombres y mujeres capaces de amar la vida en todas sus etapas, de respetarla, de promoverla. Hace falta llamarnos unos a otros, hacernos señas, como los pescadores, volver a considerarnos hermanos, compañeros de camino, socios de esta empresa común que es la patria. Bogotá y Colombia son, al mismo tiempo, orilla, lago, mar abierto, ciudad por donde Jesús ha transitado y transita, para ofrecer su presencia y su palabra fecunda, para sacar de las tinieblas y llevarnos a la luz y la vida. Llamar a otros, a todos, para que nadie quede al arbitrio de las tempestades; subir a la barca a todas las familias, santuario de vida; hacer lugar al bien común por encima de los intereses mezquinos o particulares, cargar a los más frágiles promoviendo sus derechos. Pedro experimenta su pequeñez, lo inmenso de la Palabra y el accionar de Jesús; Pedro sabe de sus fragilidades, de sus idas y venidas, como lo sabemos nosotros, como lo sabe la historia de violencia y división de vuestro pueblo que no siempre nos ha encontrado compartiendo barca, tempestad, infortunios. Pero al igual que a Simón, Jesús nos invita a ir mar adentro, nos impulsa al riesgo compartido, a dejar nuestros egoísmos y a seguirlo. A perder miedos que no vienen de Dios, que nos inmovilizan y retardan la urgencia de ser constructores de la paz, promotores de la vida.  
FRANCESE 
L’Evangéliste rappelle que l’appel des premiers disciples eut lieu sur les rives du lac de Génésareth, là où les gens se rassemblaient pour écouter une voix capable de les orienter et de les éclairer ; c’est aussi le lieu où les pêcheurs finissent leurs fatigantes journées durant lesquelles ils cherchent la subsistance pour mener une vie sans pénuries, digne et heureuse. C’est la seule fois, dans tout l’Evangile de Luc, que Jésus prêche près de la mer dite de Galilée. Sur la mer ouverte, s’entremêlent l’espérance d’un travail fécond et la frustration due à l’inutilité des efforts vains. Selon une ancienne interprétation chrétienne, la mer représente aussi l’immensité où cohabitent tous les peuples. Enfin, par son agitation et son obscurité, elle évoque tout ce qui menace l’existence humaine et qui a le pouvoir de la détruire. Pour définir les multitudes, nous utilisons des expressions comme celles-ci : une marée humaine, une mer de gens. Ce jour-là, Jésus a derrière lui la mer, et, devant lui, une multitude qui l’a suivi parce qu’elle connaît son émotion devant la souffrance humaine… et ses paroles justes, profondes, appropriées. Ils viennent tous l’écouter ; la Parole de Jésus a quelque chose de spécial qui ne laisse personne indifférent. Sa Parole a le pouvoir de convertir les coeurs, de changer les plans et les projets. Elle est une Parole confirmée par les actes, elle n’est pas une conclusion de bureau, d’accords froids et éloignés de la souffrance des gens ; c’est pourquoi elle est une parole qui sert autant à la sécurité du rivage qu’à la fragilité de la mer. Cette chère ville, Bogota, et ce merveilleux pays, la Colombie, ressemblent beaucoup à ces décors humains présentés dans l’Evangile. Il y a ici des multitudes qui attendent une parole de vie qui illumine de sa clarté tous les efforts et qui montre le sens et la beauté de l’existence humaine. Ces multitudes d’hommes et de femmes, d’enfants et de personnes âgées, habitent une terre d’une inimaginable fécondité qui pourrait donner du fruit pour tous. Mais ici aussi, comme en d’autres lieux, il y a d’épaisses ténèbres qui menacent et détruisent la vie : les ténèbres de l’injustice et de l’inégalité sociale ; les ténèbres corruptrices des intérêts d’individus ou de groupes qui consomment de manière égoïste et démesurée ce qui est destiné au bien-être de tous ; les ténèbres de l’irrespect envers la vie humaine qui fauche quotidiennement l’existence de tant d’innocents dont le sang crie vers le ciel ; les ténèbres de la soif de vengeance et de la haine qui tache de sang humain les mains de ceux qui se rendent justice eux-mêmes ; les ténèbres de ceux qui deviennent insensibles face à la souffrance de tant de victimes. Jésus dissipe et détruit toutes ces ténèbres par son ordre dans la barque de Pierre: « Avance au large » (Lc 5, 4). Nous pouvons nous perdre dans des discussions interminables, accumuler des tentatives manquées, et faire une liste d’efforts qui n’ont rien donné ; de même que Pierre, nous savons ce que signifie l’expérience de travailler sans aucun résultat. Cette nation en sait quelque chose, quand, sur une période de 6 ans, en ces temps-là, à ses débuts, elle a eu 16 présidents et a payé cher ses divisions (« la patrie stupide »). L’Eglise en Colombie aussi a l’expérience de travaux pastoraux vains et infructueux…, mais, comme Pierre, nous sommes aussi capables de nous en remettre au Maître dont la Parole suscite la fécondité même là où l’inhospitalité des ténèbres humaines rend infructueux beaucoup d’efforts et de fatigues. Pierre est l’homme qui accueille résolument l’invitation de Jésus, qui laisse tout et le suit, pour devenir un nouveau pêcheur dont la mission consiste à porter à ses frères le Royaume de Dieu où la vie est pleine et heureuse. Mais la demande de jeter les filets n’est pas adressée seulement à Simon Pierre ; il lui a été demandé d’aller au large, comme ceux qui, dans votre patrie, ont vu en premier ce qui presse le plus ; ceux qui ont pris des initiatives de paix, de vie. Jeter les filets entraîne une responsabilité. A Bogota et en Colombie pérégrine une immense communauté qui est appelée à devenir un solide filet qui rassemble tout le monde dans l’unité, en travaillant à la défense et à la sauvegarde de la vie humaine, en particulier quand elle est plus fragile et vulnérable : dans le sein maternel, dans l’enfance, dans la vieillesse, dans les conditions de handicap et dans des situations de marginalisation sociale. Les multitudes qui vivent à Bogota et en Colombie peuvent aussi devenir de vraies communautés vivantes, justes et fraternelles si elles écoutent et accueillent la parole de Dieu. Dans ces multitudes évangélisées surgiront beaucoup d’hommes et de femmes devenus disciples qui, d’un coeur vraiment libre, suivront Jésus ; des hommes et des femmes capables d’aimer la vie en toutes ses étapes, de la respecter et de la promouvoir. Nous devons nous appeler les uns les autres, nous faire signe, comme les pêcheurs, recommencer à nous considérer comme des frères, des compagnons de route, des membres de cette entreprise commune qu’est la patrie. Bogota et la Colombie sont, en même temps, rivage, lac, mer ouverte, ville où Jésus est passé et passe pour offrir sa présence et sa Parole féconde, pour nous tirer des ténèbres et nous porter à la lumière et à la vie. Appeler les autres, tous les autres, pour que personne ne dépende de l’arbitraire des tempêtes ; faire monter sur la barque toutes les familles, sanctuaires de la vie ; faire place au bien commun qui est au-dessus des intérêts mesquins ou particuliers, porter les plus fragiles en promouvant leurs droits. Pierre fait l’expérience de sa petitesse, de l’immensité de la Parole et de l’action de Jésus ; Pierre connaît ses fragilités, ses hésitations…, comme nous connaissons les nôtres, comme les connaît l’histoire de violence et de division de votre peuple qui ne nous a pas toujours trouvés partageant la barque, la tempête, les malheurs. Mais comme Simon, Jésus nous invite à aller au large, il nous pousse au risque partagé, à laisser nos égoïsmes et à le suivre ; à nous défaire des peurs qui ne viennent pas de Dieu, qui nous immobilisent et qui retardent l’urgence d’être des constructeurs de la paix, des promoteurs de la vie.  
INGLESE 
The Gospel writer tells us that the calling of the first disciples happened along the shore of Lake Gennesaret, where the people came together to hear a voice capable of guiding them and illuminating them; it was also the place where fishermen used to bring their tiring days to an end, where they looked for sustenance in order to live a dignified and happy life, one not lacking the basic necessities. It is the only time in the whole Gospel of Luke that Jesus preaches near the Sea of Galilee. On the open sea their hopes for a bountiful catch are turned into frustration with what seem to be pointless and wasted efforts. According to an ancient Christian interpretation, the sea also represents the vastness where all peoples live; because of its turmoil and darkness, it evokes everything that threatens human existence and that has the power to destroy it. We use similar expressions to define crowds: a human tide, a sea of people. That day, Jesus had the sea behind him, and in front of him a crowd that followed him because they knew how deeply moved he was by human suffering… and they knew of his impartial, profound, and true words. Everyone came to hear him; the word of Jesus has something special that leaves no one indifferent; his word has the power to convert hearts, to change plans and projects. It is a word demonstrated by action, not academic findings, cold agreements, removed from people’s pain; for his is a word valid both for the safety of the shore and the fragility of the sea. This beloved city, Bogotá, and this beautiful country, Colombia, convey many of the human scenarios presented by the Gospel. Here too the crowds come together, longing for a word of life to englighten all their efforts, and to indicate the direction and beauty of human existence. These crowds of men and women, the young and the elderly, dwell in a land of unimaginable fertility, which could provide for everyone. But here, as in other places, there is a thick darkness which threatens and destroys life: the darkness of injustice and social inequality; the corrupting darkness of personal and group interests that consume in a selfish and uncontrolled way what is destined for the good of all; the darkness of disrespect for human life which daily destroys the life of many innocents, whose blood cries out to heaven; the darkness of thirst for vengeance and the hatred which stains the hands of those who would right wrongs on their own authority; the darkness of those who become numb to the pain of so many victims. Jesus scatters and destroys all this darkness with the command he gives to Peter in the boat: “Put out into the deep sea” (Lk 5:4). We can get tangled up in endless discussions, adding up failed attempts and making a list of all the efforts that have ended in nothing; just like Peter, we know what it means to work without success. This nation knows this all too well, given that in a period of six years, from its beginning, there were sixteen presidents, and the country paid dearly for its divisions (the “foolish homeland”); the Church in Colombia knows also about unsuccessful and fruitless pastoral work…, but, like Peter, we too are able to trust the Master, whose word is fruitful even where the hostility of human darkness renders so many attempts and efforts fruitless. Peter is the man who resolutely accepts Jesus’ invitation, to leave everything and follow him, to become a new fisherman, whose mission is to bring to his brothers the Kingdom of God, where life is made full and happy. But the command to cast out the nets is not directed only to Simon Peter; he was directed to put out into the deep, like those in your homeland who first recognized what is most compelling, like those who took the initiative for peace, for life. Casting out the nets involves responsibility. In Bogotá and in Colombia a vast community journeys forwards, called to conversion in a healthy net that gathers everyone into unity, working for the defense and care of human life, especially when it is most fragile and vulnerable: in a mother’s womb, in infancy, in old age, in conditions of incapacity and in situations of social marginalization. Great multitudes of people in Bogotá and in Colombia can also become truly vibrant, just and fraternal communities, if they hear and welcome the Word of God. From these evangelized multitudes will arise many men and women transformed into disciples, who with a truly free heart, follow Jesus; men and women capable of loving life in all its phases, of respecting and promoting it. We need to call out to one another, to signal each other, like fishermen, to see each other again as brothers and sisters, companions on the way, partners in this common cause which is the homeland. Bogotá and Colombia are at the same time the shore, the lake, the open sea, the city through which Jesus has passed and passes, to offer his presence and his fruitful word, to call out of darkness and bring us to light and to life. He calls everyone, so that no one is left to the mercy of the storms; to go into the boat of every family, that sanctuary of life; to make space for the common good above any selfish or personal interests; to carry the most fragile and promote their rights. Peter experiences his smallness, the immensity of the word and the power of Jesus; Peter knows his weakness, his ups and downs…, as we all know our own, as is known in the history of violence and division of your people, a history which has not always found us sharing the boat, the storm, the misfortunes. But in the same way as Simon, Jesus invites us to put out into the deep, he prompts us to take shared risks, to leave behind our selfishness and to follow him; to give up our fears which do not come from God, which paralyze us and prevent us becoming artisans of peace, promoters of life.  
PORTOGHESE 
O evangelista recorda que a chamada dos primeiros discípulos teve lugar nas margens do lago de Genesaré, onde as pessoas se reuniam para ouvir uma voz capaz de as orientar e iluminar; e é também o lugar onde os pescadores concluem a sua jornada fatigante, durante a qual buscam o sustento para levar uma vida sem penúrias, digna e feliz. É a única vez, em todo o evangelho de Lucas, que Jesus prega junto do chamado mar da Galileia. No mar aberto, confundem-se a esperada fecundidade do trabalho com a frustração pela inutilidade dos esforços vãos. Segundo uma antiga interpretação cristã, o mar também representa a vastidão onde convivem todos os povos. Finalmente, pela sua agitação e obscuridade, evoca tudo aquilo que ameaça a existência humana e que tem o poder de a destruir. Usamos expressões semelhantes para definir multidões: uma maré humana, um mar de gente. Naquele dia, Jesus tem atrás d’Ele o mar e, à sua frente, uma multidão que O seguiu ao ver como Ele Se comove perante o sofrimento humano... e as suas palavras justas, profundas, seguras. Todos vêm ouvi-Lo; a Palavra de Jesus tem algo de especial que não deixa ninguém indiferente. A sua Palavra tem o poder de converter os corações, mudar planos e projetos. É uma Palavra corroborada pela ação, não são conclusões redigidas no escritório, expressões frias e distantes do sofrimento das pessoas; por isso, é uma Palavra que serve tanto para a segurança da margem como para a fragilidade do mar. Esta querida cidade, Bogotá, e este belo país, a Colômbia, têm muito destes cenários humanos apresentados pelo Evangelho. Aqui vivem multidões que anseiam por uma palavra de vida, que ilumine com a sua luz todos os esforços e mostre o sentido e a beleza da existência humana. Estas multidões de homens e mulheres, crianças e idosos habitam uma terra de fertilidade inimaginável, que poderia dar frutos para todos. Mas também aqui, como noutras partes do mundo, há densas trevas que ameaçam e destroem a vida: as trevas da injustiça e da desigualdade social; as trevas corrutoras dos interesses pessoais ou de grupo, que consomem, egoísta e desaforadamente, o que se destina para o bem-estar de todos; as trevas da falta de respeito pela vida humana que diariamente ceifa a existência de tantos inocentes, cujo sangue brada ao céu; as trevas da sede de vingança e do ódio que mancha com sangue humano as mãos de quem faz justiça por sua conta; as trevas de quem se torna insensível ao sofrimento de tantas vítimas. Todas estas trevas, as dissipa e destrói Jesus com o seu mandato na barca de Pedro: «Faz-te ao largo» (Lc 5, 4). Nós podemos enredar-nos em discussões intermináveis, somar tentativas fracassadas e fazer um elenco de esforços que acabaram em nada; tal como Pedro, sabemos o que significa a experiência de trabalhar sem resultado algum. Esta nação também sabe disso, quando nos inícios, durante um período de seis anos, teve dezasseis Presidentes e pagou caro as suas divisões («a pátria tonta»); também a Igreja na Colômbia sabe de trabalhos pastorais vãos e infrutuosos..., mas, como Pedro, também somos capazes de confiar no Mestre, cuja Palavra suscita fecundidade mesmo onde a inospitalidade das trevas humanas torna infrutíferos muitos esforços e fadigas. Pedro é o homem que acolhe, decidido, o convite de Jesus, que deixa tudo e O segue para se transformar num novo pescador, cuja missão é levar os seus irmãos ao Reino de Deus, onde a vida se torna plena e feliz. Mas o mandato de lançar as redes não é dirigido apenas a Simão Pedro; a ele, coube-lhe fazer-se ao largo, como aqueles que na vossa pátria foram os primeiros a ver o que era mais urgente fazer, aqueles que tomaram iniciativas de paz, de vida. Lançar as redes implica responsabilidade. Em Bogotá e na Colômbia, peregrina uma comunidade imensa, que é chamada a tornar-se uma rede vigorosa que congregue a todos na unidade, trabalhando na defesa e cuidado da vida humana, particularmente quando é mais frágil e vulnerável: no seio materno, na infância, na velhice, nas condições de invalidez, e nas situações de marginalização social. Também as multidões que vivem em Bogotá e na Colômbia podem tornar-se verdadeiras comunidades vivas, justas e fraternas, se escutarem e acolherem a Palavra de Deus. Nestas multidões evangelizadas, hão de surgir muitos homens e mulheres tornados discípulos que, com um coração verdadeiramente livre, sigam a Jesus; homens e mulheres capazes de amar a vida em todas as suas fases, de a respeitar e promover. É necessário chamar uns pelos outros, fazermos sinais como os pescadores, voltar a considerar-nos irmãos, companheiros de estrada, sócios desta empresa comum que é a pátria. Bogotá e a Colômbia são simultaneamente margem, lago, mar aberto, cidade por onde Jesus passou e passa para oferecer a sua presença e a sua palavra fecunda, para nos fazer sair das trevas e conduzir-nos para a luz e a vida. Chamar os outros, chamar a todos para que ninguém seja deixado ao arbítrio das tempestades; fazer entrar na barca todas as famílias, santuário de vida; colocar o bem comum acima dos interesses mesquinhos ou particulares, ocupar-se dos mais frágeis promovendo os seus direitos. Pedro experimenta a sua pequenez, a grandeza da Palavra e da ação de Jesus; Pedro sabe das suas fraquezas, das suas hesitações..., como o sabemos nós, como o sabe a história de violência e divisão do vosso povo que nem sempre nos encontrou disponíveis para compartilhar a barca, as tempestades, os infortúnios. Mas Jesus, como a Simão, convida-nos a fazer-nos ao largo, impelenos a compartilhar o risco, a deixar os nossos egoísmos e a segui-Lo; convida-nos a perder medos que não vêm de Deus, que nos paralizam e atrasam a urgência de ser construtores da paz, promotores da vida.