mercoledì 13 settembre 2017

Se si perde la sacralità del mondo...



Avidità umana e crisi culturale all’origine della questione ecologica.

(Bartolomeo, Patriarca ecumenico di Costantinopoli) Ogni azione offre sicurezza, se la sua qualità è sostenibile nell’ambiente. Ne consegue che la rinnovata attenzione per la nostra “casa comune” non è appannaggio solo di alcuni, ma è l’assoluta capacità di ogni essere umano di farsi promotore della vita e della vita dei tempi che verranno. La Chiesa ortodossa, con le iniziative del patriarcato ecumenico fin dal 1989, ha cercato di comprendere la dimensione spirituale della crisi ecologica, individuando il legame teologico tra la natura delle cose e la loro appartenenza a Dio.
Un lungo processo di analisi e di superamento dei concetti filosofici antichi che opponevano la materia allo spirito, sviluppatosi soprattutto in occidente nel medioevo, ma che avevano influenzato l’intero cristianesimo, ha indotto la nostra Chiesa a ritrovare le radici scritturistiche più profonde della patristica, esprimendosi nei termini di creato-increato. Si trattava in definitiva non soltanto di curare i sintomi della crisi ambientale, ma di comprenderne le cause, di superare il mito della civiltà fondata solo sul progresso continuo, sulla sovranità della ragione e della crescita illimitata e di esprimere la crisi ecologica come «la crisi di una cultura che ha perso il senso della sacralità del mondo, poiché ha perso il suo rapporto con Dio» (Ioannis Zizioulas).

Si è formata pertanto in tale prospettiva la coscienza che questa crisi ha radici profondamente spirituali, la riscoperta della sacralità del cosmo e la sua dimensione sacra in rapporto all’uomo. Per l’identità cristiana, il Dio-Uomo assume la natura in Cristo e la trasfigura. Salvaguardare pertanto l’ambiente significa salvaguardare la vita. Ci sono responsabilità e risposte che devono essere condivise in quanto «tutti siamo collettivamente responsabili del modo in cui la nostra avidità ha devastato la diversità e diminuito le risorse del nostro pianeta» (Ioannes Chrissavgis). 
Ne consegue che, come dice anche il nostro fratello Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, il preservare la natura e il servizio del prossimo sono inseparabili. Vi è un profondo legame tra la giustizia ambientale e la giustizia sociale. L’abominio dell’egoismo umano nei confronti della creazione ha portato alle più grandi crisi umanitarie, dove i poveri sono diventati più poveri a scapito di una piccola élite mondiale. Come ha sottolineato il santo e grande concilio della Chiesa ortodossa nel giugno 2016 a Creta, «il divario tra ricchi e poveri si è drammaticamente aggravato a causa della crisi economica, che normalmente è il risultato della speculazione sfrenata da parte di fattori finanziari, della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi e di attività economiche perverse che, prive della giustizia e sensibilità umanitaria, alla fine non servono le reali necessità dell’umanità. Un’economia sostenibile è quella che combina l’efficienza con la giustizia e la solidarietà sociale» (La missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo, cap. f, 4).
Di conseguenza il concilio ha opportunamente affermato che «la crisi ecologica, essendo collegata ai cambiamenti climatici e al riscaldamento del pianeta, rende imperativo il dovere della Chiesa di contribuire, attraverso i mezzi spirituali a sua disposizione, a proteggere la creazione di Dio dalle conseguenze dell’avidità umana. L’avidità per soddisfare i bisogni materiali porta a un impoverimento spirituale dell’essere umano e alla distruzione dell’ambiente. Non dobbiamo dimenticare che le risorse naturali della terra non sono proprietà dell’uomo, ma del Creatore: “La terra è del Signore, e tutta la sua pienezza, il mondo, e quelli che abitano in essa” (Salmo 23, 1). Pertanto, la Chiesa ortodossa pone l’accento sulla salvaguardia del creato di Dio attraverso la cultura della responsabilità dell’uomo davanti al nostro ambiente dato da Dio e attraverso la promozione delle virtù della frugalità e della moderazione. Siamo costretti a rammentare che non solo le generazioni attuali ma anche quelle future hanno il diritto di godere dei beni naturali, donati a noi dal Creatore» (La missione della Chiesa ortodossa nel mondo contemporaneo, cap. f, 10).
Il mondo della fede può essere veramente un potente alleato negli sforzi per affrontare tutte le crisi che attanagliano le nostre società: la giustizia ambientale, la giustizia sociale, il combattere fondamentalismo e razzismo, la capacità di accoglienza cosciente e sostenibile, la salvaguardia della cultura e delle tradizioni, il valore della biodiversità e della salvaguardia biologica. Siamo stati opportunamente informati dell’alto valore che questa Regione dà all’ambiente e alla salvaguardia di tutti quei prodotti che la caratterizzano, della tradizione che li accompagnano e della sostenibilità della loro produzione. Sappiamo del progetto, che sta diventando realtà in questa città, di una vasta area di divulgazione e conoscenza dell’agroalimentare, seguendo la prospettiva sopra esposta: la cultura, la bellezza della biodiversità, e i saperi, espressione di una conoscenza profonda e radicata nel contesto ambientale. Ce ne rallegriamo e auguriamo agli organizzatori del progetto, ma anche a voi che tessete le regole del convivere sociale, un successo non solamente economico ma di coscienza umana e di capacità di incontro con un mondo che deve diventare migliore, sapendo percepire in esso il soffio della vita che viene dall’alto.
Nell’enciclica finale del santo e grande concilio, la nostra Chiesa ha affermato tra le altre cose che «la rottura nel rapporto tra l’uomo e la creazione è una perversione dell’uso autentico della creazione di Dio. L’approccio al problema ecologico, sulla base dei principi della tradizione cristiana, richiede non solo il ravvedimento per il peccato dello sfruttamento delle risorse naturali del pianeta, vale a dire, un cambiamento radicale di mentalità e di comportamento, ma anche un ascetismo, come antidoto al consumismo, alla divinizzazione dei bisogni e all’atteggiamento di possesso. Presuppone anche la nostra più grande responsabilità per tramandare alle future generazioni un ambiente naturale vivibile e il suo uso conforme alla volontà divina e benedizione. Nei sacramenti della Chiesa, la creazione si afferma e l’uomo è incoraggiato ad agire come economo, custode e “sacerdote” della creazione, portando davanti al creatore in modo glorificante “il Tuo dal Tuo, a Te offriamo in tutto e per tutto”, e coltivando un rapporto eucaristico con la creazione. Questo approccio ortodosso, evangelico e patristico attira anche la nostra attenzione alle dimensioni sociali e alle tragiche conseguenze della distruzione dell’ambiente naturale» (Enciclica, cap. iv, 14). E questo manifesta oggi la salvaguardia dell’ambiente come salvaguardia della vita.
La vostra assemblea legislativa oggi ci onora di un grande riconoscimento, l’assegnazione alla nostra modestia del «Mosaico concittadino dell’Emilia–Romagna». Vi ringraziamo, accettandolo con grande rispetto, perché crediamo che questo onore vada a tutto il nostro patriarcato ecumenico, che da sempre lavora e prega per la salvaguardia del creato e che da più di ventotto anni ha istituito il 1° settembre, inizio dell’anno ecclesiastico, come giorno di preghiera per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente naturale e di tutto ciò che esso contiene, giorno ora dedicato a ciò da tutte le Chiese ortodosse, dalla sorella Chiesa romano-cattolica, dalla Chiesa anglicana e da numerose Chiese protestanti. Auguriamo a tutti voi e a tutti i cittadini di questa Regione progressi sociali, culturali e spirituali in tutti i campi della vita civile, testimoni privilegiati della possibilità di crescita in armonia con il creato, donatoci da Dio.
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Il patriarca ecumenico a Bologna 
Il patriarca ecumenico, arcivescovo di Costantinopoli, è a Bologna per una visita di tre giorni (13-15 settembre) durante la quale parteciperà a una serie di incontri e celebrazioni. Dopo la cena informale, ieri sera, con i sacerdoti ortodossi e cattolici, nella mattinata di oggi, mercoledì 13, ha offerto una meditazione sullo Spirito santo nel mistero della liturgia della Chiesa nella cappella del seminario arcivescovile dove si sta svolgendo la tre giorni del clero. Ha poi visitato la Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, mentre, nel pomeriggio, presso l’assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, tiene la lectio magistralis dal titolo «Salvaguardia dell’ambiente, salvaguardia della vita», che pubblichiamo quasi per intero. In serata il patriarca celebrerà il vespro nella chiesa greco-ortodossa di San Demetrio e incontrerà i fedeli ortodossi di Bologna. 
Il 14 settembre, giorno in cui cattolici e ortodossi festeggiano l’Esaltazione della santa croce, presiederà la divina liturgia nella cattedrale di San Pietro alla presenza dell’arcivescovo Matteo Maria Zuppi e dei sacerdoti della diocesi. Dopo una visita informale al monastero di Monte Sole, in serata, presso la parrocchia del Corpus Domini, l’arcivescovo di Costantinopoli incontrerà i fedeli bolognesi del vicariato e di varie comunità, con un piccolo momento conviviale. Infine, il 15 settembre, il primate ortodosso si recherà al liceo Malpighi per incontrarsi con docenti e studenti in occasione dell’inizio dell’anno scolastico. 
È la seconda volta che il patriarca ecumenico visita la diocesi di Bologna dopo che nel 2005 era stato accolto dall’allora arcivescovo Carlo Caffarra e aveva celebrato un vespro solenne nella basilica di San Petronio. L’arcidiocesi segnala negli ultimi anni la forte crescita numerica delle comunità ortodosse presenti nel capoluogo. 
L'Osservatore Romano